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Autore: Nic87    05/11/2014    5 recensioni
Cell ha indetto il suo torneo. I guerrieri Z hanno a disposizione 10 giorni per prepararsi alla lotta più cruenta e difficile di tutti i tempi. Ma cosa è successo la notte prima del torneo? REVISIONATA
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bulma, Chichi, Goku, Vegeta | Coppie: Bulma/Vegeta, Chichi/Goku
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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L’ultima notte:

 

 

 

Cell ha indetto il suo torneo. I guerrieri Z  hanno a disposizione 10 giorni per prepararsi alla lotta più cruenta e difficile di tutti i tempi. Ma cosa è successo la notte prima del torneo?

 

Storia vecchia, ritrovata per caso. Riletta, digerita e revisionata. Grazie per l’attenzione. Buona lettura.

 

 

 

 

Erano passati nove giorni da quando Cell si era intrufolato nella sede della televisione, seminando panico e terrore fra i terrestri, per annunciare un torneo di arti marziali.

Chichi si era chiusa in cucina già dal primo pomeriggio, armeggiando fra pentole, padelle, mestoli e salatieri: aveva preparato i piatti preferiti dei suoi due ragazzi. Diverse pietanze, dall’aspetto squisito, occupavano il grande tavolo rotondo al centro della sala. Le sembrò il minimo da fare per coccolare suo marito e suo figlio, in vista della giornata importante che li aspettava l’indomani. Non era molto favorevole alla partecipazione di Gohan al torneo. Suo figlio doveva diventare uno studioso importante e di fama mondiale, ma quando Goku insistette, non riuscì a negarglielo, anche perché venne fatta una importante promessa: sarebbe stata l’ultima volta. L’ultima volta che Gohan sarebbe stato distratto dallo studio e dal suo brillante futuro.

Sospirò amaramente mentre finiva di mescolare energicamente l’impasto per il dessert.

 

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Una fresca brezza si era da poco sollevata: accarezzava l’erba verde e soffice della pianura e increspava leggermente la superficie del fiumiciattolo che scorreva nei pressi. Sdraiati scompostamente, fianco a fianco, un padre e un figlio si godevano il venticello in totale relax.

La giornata era passata molto velocemente, si erano divertiti molto insieme: avevano giocato con i loro amici dinosauri, avevano pescato, arrostito e mangiato i pesci presi.

Era giunto dunque il momento per la pennichella pomeridiana, visto che gli allenamenti previsti per i due si limitavano a mantenere la trasformazione in super sayan notte e giorno, e il connesso controllo della forza. Stranezze proposte da Goku, che Gohan aveva comunque accettato con un pochino di stupore, ma nutrendo piena fiducia nei confronti del padre, si limitò a sorridere e ubbidire.

Il bambino interruppe il silenzio circostante chiedendo in un soffio: << Papà, credi che domani ce la faremo a sconfiggere quel mostro di Cell? >> tradendo la sua apprensione, più che giustificata, essendo solo un bambino.

Goku sospirò. << Non lo so, figliolo >>  Si mise su in fianco e proseguì: << Sono certo che se daremo il massimo potremo sconfiggerlo >>.

<< Mi impegnerò al massimo, papà! >> replicò orgoglioso Gohan.

Di rimando, Goku allungò la mano e accarezzò il capo del bambino, in un gesto tenero e amorevole, che sembrò durare un’eternità. Il piccolo chiuse gli occhi, godendo di quel momento padre e figlio di cui troppo spesso, aveva sentito la mancanza.

<< Figliolo, si è fatto tardi, torniamo a casa, o la mamma non ci aprirà la porta! >> scherzò Goku, mentre si grattava la nuca.

 

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Un profumino invitante pervadeva tutte le stanze della casa. Chichi fece accomodare i suoi due uomini nella grande tavola al centro della sala: << Mangiate tutto senza fare complimenti, mi raccomando, dovete essere in forze per domani >>. Premura in un certo senso inutile, visto che ormai era abituata alla voracità con la quale i due sayan si avventavano sul cibo. Una pila incredibile di piatti sporchi iniziò ad accumularsi nel lavabo, nella credenza e nel tavolo della cucina.

Conclusa la cena, Chichi rimase in cucina a lavare le stoviglie, mentre Goku e Gohan si avviarono verso il soggiorno per guardare insieme un po’ di televisione. La donna volle rimanere sola, nonostante il figlio, sempre molto premuroso, si fosse offerto di darle una mano. Secondo Chichi era giusto che Gohan rimanesse con suo padre per la maggior parte possibile. Domani sarebbe stata una giornata campale. Non era sicura che ce l’avrebbero fatta. Suo marito era l’uomo più forte di tutta la galassia, questo era un dato di fatto: fin da bambino si era dimostrato coraggioso e forte, proprio per questo, si era innamorata di lui. Mentre lavava le stoviglie si ritrovò a pensare  ad eventi passati.  Iniziò a contare, sovrappensiero, tutti i nemici che hanno periodicamente minacciato la Terra. Dall’Esercito del Fiocco Rosso ai cyborg, senza dimenticare Al Satan oppure Freezer, come non rammentare, poi, quando arrivò Radish.

Sorrise amaramente.

Lo spettro di un nuovo allontanamento dal suo uomo la metteva in agitazione. Era sempre riuscita a cavarsela, avendo un carattere molto forte, ma ora che lui era finalmente tornato non se ne voleva separare. Il destino li aveva divisi fin troppe volte, conseguenza per aver sposato un uomo generoso, pronto a sacrificarsi per il prossimo.

Egoisticamente si chiese perché sempre la Terra dovesse essere bombardata o conquistata, perché sempre i terrestri dovessero subire angherie o essere sterminati. La galassia, dopotutto, era veramente vasta.

Queste cose potevano anche accadere ad altri popoli e altre genti, perché solo ai terrestri?

Imprecò sommessamente, continuando a sfregare le pentole, in maniera quasi maniacale.

Era il turno di una grande teglia che presentava diverse incrostazioni. Chichi prese il detersivo per i piatti, all’odore di limone, e ne distribuì una generosa quantità nella spugna abrasiva e iniziò a sfregare.

Ebbe un lieve sussulto quando due braccia poderose le cinsero la vita sottile. Non l’aveva sentito arrivare, quando voleva, sapeva essere silenzioso.

<< Che c’è? >> chiese la donna, mentre il suo flusso di pensieri svanì immediatamente come una nuvola di fumo.

Goku non rispose. Si limitò a infilare le mani dentro il lavandino pieno di acqua e sapone, cercando, in mezzo alle posate e ai piatti, le mani della moglie. Quando le trovò le intrecciò alle sue e fece aderire il suo corpo a quello della moglie, dando un lieve bacio sulla nuca liscia e bianca della donna.

Chichi socchiuse gli occhi, assaporando avidamente un momento di tenerezza coniugale che da troppo tempo non riceveva. Passarono infiniti secondi, finché la donna non si girò verso il marito. Rimasero a guardarsi fissi negli occhi, sempre in silenzio, finché Goku non le sorrise.

<< Chichi, so bene di non essere stato un buon marito e un buon padre…>>

La donna lo interruppe subito, mettendo le mani ancora umide, sul petto dell’uomo.

Si ritrovò a giustificarsi, tentando di biascicare qualcosa. Si sentiva in colpa per aver pensato certe cose. Il pensiero che il marito avesse potuto leggere nei suoi occhi quei pensieri, la fece tremare.

Goku, di rimando, l’avvicinò a sé e la strinse leggermente, poi continuò a parlarle:

<< Tesoro, mi sei mancata molto. Tu, nostro figlio, questa casa, questi luoghi. Ciò che mi ha fatto andare avanti, siete stati voi. Il pensiero che finalmente potessimo essere una famiglia unita >>.

A quelle poche parole, Chichi iniziò a piangere sommessamente.

L’uomo, la strinse ancora e continuò: << So perfettamente di essere stato spesso assente, ma sono consapevole di aver lasciato tutto in ottime mani. Forza, asciugati le lacrime! Sei una donna forte, e non lo intendo solo fisicamente, eh! Sai, Cara, ogni tanto penso che tu sia una sayan proprio come me! >>

 

Risero entrambi e insieme per quella battuta. Si unirono in caldo abbraccio. Quando si staccarono, si guardarono nuovamente negli occhi e Goku ruppe nuovamente il silenzio:

<< Stanotte voglio stare con te. Gohan dorme già da un po’… >>.

Sorrise nel dirlo, e divenne rosso. La moglie, anche se poco avvezza a sentire certi inviti, comprese immediatamente il desiderio del marito. Lo prese per mano e in silenzio si diressero verso la camera da letto. Erano rimasti troppo tempo distanti, anche se non lo sapevano, quella, per loro, sarebbe stata l’ultima notte. Era giusto che esprimessero il loro amore che, nonostante si basasse su una promessa fra due bambini, inconsapevoli della vita, era amore vero.

 

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 Il corridoio, quella sera, le sembrò più lungo del solito. Lo percorse molto lentamente, con passi piuttosto grevi. Era stata una giornata normale, senza nessun avvenimento particolare, tutto era andato come al solito. Il problema, effettivamente, sarebbe stato l’indomani. Era l’ultima notte prima del Cell Game. Un senso di paura la pervase.

Arrivata alla porta automatica, si vestì del suo sorriso migliore, bussò due volte, e tese l’orecchio, in attesa di risposta.

 Un flebile “avanti” la indusse a schiacciare il pulsante per aprire la porta.

<< Ciao tesoro, tutto bene? Sono passata a darti la buonanotte >>

<< Ciao mamma >> rispose imbarazzato il giovane ragazzo venuto dal futuro.

Sorrise. << Mi rendo conto che sia un po’ strano che tu mi chiami mamma, però mi piace molto! >> ammise Bulma, strizzando l’occhio.

Rimasero in silenzio qualche secondo, poi la donna attraversò la stanza e si diresse verso il letto, per sedersi accanto a Trunks. Gli prese la mano, in maniera affettuosa, e gli chiese:

<< Sei preoccupato per domani? >>

<< A dire la verità…un po’. Ma nella mia epoca ho visto morte e distruzione >>  strinse leggermente più forte la mano della madre << Adesso sono pronto a tutto pur di salvare la vostra dimensione! >> concluse il giovane.

Bulma sorrise teneramente e gli accarezzò la guancia.

 << Sei il degno figlio di tuo padre! In un certo senso sei anche mio figlio, sappi quindi che ti voglio bene, come ne voglio a quella piccola peste che ora dorme nella culla. Qualsiasi cosa dovesse succedere io sarò disposta a fare di tutto per aiutare te e tuo padre in questa lotta, anche cercare, a piedi, per tutto il pianeta, le sfere del drago! >> concluse risoluta Bulma alzando un pugno verso l’alto.

Trunks si mise a sorridere. << Mamma >> disse fieramente << Ti voglio bene anche io! >> e abbandonando ogni sorta di timidezza e di imbarazzo, dettati dalla giovane età della madre, l’abbracciò.

La donna uscì felice dalla stanza, pensando, con una punta di orgoglio, che anche nel futuro aveva fatto un ottimo lavoro con suo figlio.

La donna si avviò verso la sua stanza, piuttosto pensierosa. Era sicuramente felice della chiacchierata appena fatta con suo figlio, ma al contempo, la parte più difficile doveva arrivare. Cosa avrebbe detto a Vegeta?

Effettivamente lui era tornato a stare alla Capsule Corporation da poco tempo. Il loro equilibrio era ancora troppo precario, non voleva rovinare tutto, non quella notte.

Entrò nella sua stanza, accese l’abat-jour e si mise il pigiama con gesti molto lenti e meccanici.

Dette una rapida occhiata al piccolo Trunks che dormiva beatamente nella culla.

Si diresse poi verso il bagno privato,  aprì lo sportello del mobile bianco sopra il lavandino e tirò fuori lo spazzolino e il dentifricio. Iniziò dunque la pulizia del cavo orale, guardandosi allo specchio, notando, con un lieve disappunto, due occhiaie verdastre.

Mentre spazzolava con cura l’arcata superiore dentale, si ritrovò a pensare nuovamente a Vegeta.

Effettivamente non sapeva bene come affrontalo, cosa dirgli, come rassicurarlo, ma soprattutto se lui ne aveva reale bisogno. Il suo essere orgoglioso e presuntuoso, in un certo senso lo proteggeva, creava una spessa corazza intorno a lui, ma Cell era un mostro senza precedenti. Già una volta aveva sconfitto sia Vegeta che Trunks, nonostante gli estenuanti allenamenti nella Stanza dello Spirito e del Tempo. Fosse stato per lei, avrebbe agito d’impulso, sarebbe corsa in camera sua e senza dirgli niente l’avrebbe abbracciato e baciato, solo per stargli vicina quella notte.

Si chinò per risciacquarsi la bocca, quando si rialzò e si guardò allo specchio, alle sue spalle apparve l’immagine del suo uomo.

Poggiato allo stipite della porta, con le braccia conserte, Vegeta osservava la sua compagna, in silenzio, con la sua solita espressione indecifrabile.

Stupita da quella visita inaspettata, non riuscì a nascondere la sua meraviglia che si tradusse in un lancio casuale dello spazzolino dentro il mobiletto e tre lunghe falcate che la portarono a pochi centimetri dall’uomo.

Si guardarono per pochi istanti. Bulma ebbe una sensazione di soffocamento, quegli occhi neri così profondi, così indecifrabili, la fecero quasi annegare. Avrebbe dato qualsiasi cosa per capire a cosa stesse pensando lui. Nei suoi occhi cercava un solo segno che le potesse suggerire il da farsi, ma, ovviamente, non trovò nessun indizio, nessun aiuto.

L’uomo, con una mossa fulminea, afferrò con poco garbo, l’esile polso di della donna, senza mai smettere di guardarla. Bulma fremette, ma per niente intimorita, sostenne lo sguardo.

<< Vieni a letto >>. Un ordine più che un invito.

<< Aspetta >> disse Bulma << Vorrei che prima parlass…>> non riuscì a concludere la frase.

Inaspettatamente Vegeta catturò la sua bocca, intrappolandola in un bacio rude. Nonostante lo stupore, Bulma rispose prontamente al bacio, poggiando la mano libera dalla morsa ferrea, sul petto di lui.

 Quel contatto fece staccare l’uomo, che guardò severamente la donna: << Ho detto: vieni a letto. Bulma, sai che odio ripetere le cose cento volte >>. Detto ciò la tirò verso la camera da letto.

La donna lo assecondò senza protestare. Vegeta aveva decodificato tutti i suoi pensieri, sapeva già che cosa voleva dirgli e probabilmente non ne aveva bisogno. Niente parole, ma solo fatti. Decise che era giusto stargli vicino in un modo diverso, sperando che anche lui avrebbe conservato con cura i ricordi di quella notte insieme.

Il lettone grande e comodo ospitò la coppia che non tardò ad unirsi in un unico abbraccio e in una cosa sola.

 

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L’alba era arrivata. Goku si era sciolto dall’abbraccio della moglie ed era andato alla ricerca di una delle sue tute da combattimento. Seduto di fronte all’armadio aperto, iniziò a mettere a soqquadro tutti i ripiani. Non riusciva mai a raccapezzarsi nell’ordine, soprattutto in quello meticoloso della moglie.

<< Tieni >> disse una voce alle sue spalle.

Goku fu felicemente sorpreso di vedere una bellissima tuta tenuta da due mani candide e un po’ ruvide dai lavori domestici.

<< L’ho confezionata per te >> sorrise Chichi.

L’uomo prese la tuta e con il braccio libero cinse i fianchi della moglie e l’attirò a sé per baciarle la fronte.

<< Grazie tesoro. Ti prometto che tornerò vincitore. Proteggerò Gohan, te e chi nascerà >> concluse avvicinando la mano al ventre della moglie.

Quelle parole le riecheggiarono nella mente per diversi minuti, ma solo quando il marito uscì insieme a loro figlio, dette la giusta importanza alle parole del marito. Corse immediatamente fuori dalla casa, in cerca di spiegazioni o forse di un ultimo abbraccio, compreso il nuovo impegno che avrebbe dovuto portare avanti, probabilmente da sola. Purtroppo era troppo tardi. Vide solo due piccoli puntini nel cielo limpido e azzurro.

 

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 Le prime luci dell’alba illuminarono anche la Capsule Corporation.

Vegeta si alzò silenziosamente, con passo felpato, raggiunse la sedia dove era ordinatamente disposta la sua battle suite. Si vestì velocemente, senza fare il minimo rumore, non voleva svegliare la donna. Si voltò a guardarla. Dormiva sempre in maniera scomposta: supina, con il lenzuolo attorcigliato al corpo, ma con le gambe scoperte e semidischiuse, il capo appoggiato solo in parte sul cuscino. Quella notte aveva deciso di rimanere con lei.

Non riuscì a darsi una vera e propria spiegazione, né, ovviamente, la dette alla donna.

Quest’ultima infatti, dopo la passione consumata, si aspettava un grugnito o un brontolio, prima di vedere la figura del proprio uomo alzarsi, passarle davanti e andare verso la porta. Quando questo non accadde, passò infiniti secondi a fissalo, con aria interrogativa e stupita, tanto da farlo sentire in leggero imbarazzo e costringerlo a voltarle le spalle, non prima, ovviamente, di sentire uno dei suoi brontolii.

Ricordando la notte, sul viso di Vegeta apparve un leggero sorriso.

Si diresse verso la porta, ma dovette passare davanti alla culla di Trunks. Gli dette una fugace occhiata, dormiva supino beatamente. Si avvicinò, come se fosse stato attratto da qualcosa, come una falena è attratta dalla luce. Tese una mano, per accarezzarlo, ma poi la ritrasse immediatamente.

Non c’era motivo o bisogno di salutarlo. Lui sarebbe tornato. Lui doveva tornare.

Si girò un’ultima volta verso la moglie e un’espressione di stupore si dipinse sul suo volto.

Bulma era sveglia.

Si perse per un istante nei suoi occhi azzurri, poi attese. Si sentì di dover attendere qualcosa.

Per tutta risposta, la donna alzò il pollice destro e gli dedicò uno dei suoi sorrisi più smaglianti.

Uscì dalla stanza con una sensazione di calore che lo pervase in tutte le sue membra. Non era certo di sapere cosa fosse, o forse non lo voleva ancora ammettere a se stesso. Risoluto attraversò i corridoi della Capsule Corporation, era pronto per quella nuova sfida.

 

 

 

 

                                               FINE

 

 

Grazie a chi leggerà la mia storia e a chi lascerà una recensione.

Nic.

 

  
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