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Autore: Zaffiro    22/10/2008    1 recensioni
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Rinoa81, assistente amministratrice.

la neve è candida, fa sognare, ma quando arriva all'inizio d'estate fa venire qualche dubbio
un'innoquo thriller che si snoda tra cielo e terra
un agente un po' scavezzacollo molto curioso
macchine che escono direttamente dai sogni e finiscono in realtà occultate da pareti di cemento
questa fanfic vi interesserà all'inizio, vi appassionerà a metà e non vorrete che ci sia una fine
commentate, commentate e commentate, se solo vi è interessata vi sfornerò i capitoli al ritomo di tre o più alla settimana per quello che spero vi piacerà
Genere: Azione, Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Con le ali d’acciaio

Con le ali d’acciaio

Neve in piena estate

Che giornata incredibilmente tersa che era, il cielo azzurro scuro era interrotto dal verde degli alberi all’orizzonte, in questo sfondo due signore parlavano dei fatti loro e T.K. le ignorava, pensando ai fatti suoi, preoccupato per lo più dell’esame che lo attendeva oltre il muro cui era appoggiato, dopo quasi un anno era stato ammesso e ora nulla avrebbe più potuto farlo ritardare, non era molto decoroso essere uno dei pochi agenti speciali a cui avevano tolto la certificato di pilotaggio, doveva sempre chiedere un passaggio a qualche collega molto meno testa calda, e così si doveva innervosire ogni volta che non poteva andare oltre i limiti di velocità, se non in caso di emergenza, ma per lui era sempre emergenza, non riusciva a capacitarsi che un agente alle volte doveva andare tranquillo, ma lui era sempre pronto, l’inazione lo innervosiva, anche quell’attesa lo rendeva irritato, ci era nato.

Sembrava il momento, entrò dentro la sala d’esame passando per una scala poco illuminata, benché fuori ci fosse parecchia luce, dovendo togliere così gli occhiali da sole, che gli oscuravano la vista.

Oltre a lui c’erano molte altre persone, che, come lui erano venute a conseguire il certificato, troppe, e troppo nervose, quasi tutte si mangiavano le unghie, mordevano le biro o sbadigliavano. All’arrivo dell’esaminatore ci fu un silenzio estremo, e tutti si erano resi immobili.

«      Salve a tutti iniziò come già sapete la prova avrà luogo in quest’aula, e sarà della durata di cinquanta minuti, non è permesso usare dispositivi di ricezione e o trasmissione, non è permesso usare penne all’infuori di quella blu o nera…»

Quante volte l’avrà già sentita quel discorso, e quante volte gli avevano ritirato il brevetto? All’ultima domanda T.K. non sapeva rispondere, in effetti la sua guida non era delle migliori.

«      Dato che il numero dei partecipanti a questa sessione è abbastanza alto vi abbiano diviso in due turni, prego tutti coloro che sentiranno chiamare il proprio nome di entrare in sala e di presentare un documento di identità, grazie.»

Questa non ci voleva, se non fosse stato preso subito avrebbe impiegato un’ora in più del previsto, i nomi scorrevano, lettera A, lettera B, lettera C e così via, lui, T.K. Melf, era giusto a metà dell’alfabeto, e con la sua solita fortuna aspettò la fine dell’appello. Dopo il nome di un certo Lemm l’esaminatore disse:

«      Bene, questo era l’ultimo, a tutti coloro che sono nel secondo turno chiedo di tornare più tardi per essere presenti all’esame, tra circa cinquanta minuti, grazie. »

La tensione degli ultimi rimasti sembrò diminuire, meglio così, avrebbe avuto più tempo per ripassare, e con gli altri ritornò di sotto, all’aperto.

C’era chi andava al bar a prendersi una birra fredda, chi si fermava sotto una pianta a chiacchierare e a prepararsi meglio, mentre T.K. ritornò ad appoggiarsi sul muretto di prima, almeno lì c’era un po’ di corrente. Si fermò a fissare il pavimento, ripassando mentalmente il programma.

Il filo dei suoi pensieri venne interrotto quando alzò la testa, un dettaglio che era appena apparso nell’aria gli aveva attirato l’attenzione, della strano lanugine aveva chiazzato leggermente il cielo, sembrava neve, leggera, volteggiava nel vento, trasportata dalle correnti, era quasi poetica. C’era solo un dettaglio che appariva alquanto strano, era estate, cosa ci faceva nell’aria quella specie di neve? Con la mano inguantata, i guanti facevano parte della divisa, anche se erano superflui, prese un fiocco, e lo osservò. Era leggero, impalpabile, da vicino assomigliava proprio ad un batuffolo di cotone, ma era comunque strano, non esisteva nessun tipo di pianta sul pianeta che potesse produrre tale cosa, ed anche le industrie hanno impianti di smaltimento che non consentono la produzione di quella roba.

All’improvviso un grido lo scosse, una della due donne che stavano parlando vicino a lui si piega stringendo forte il braccio, dolorante, T.K. gli si avvicina velocemente.

«      Si calmi, cos’ha, mi dica cosa c’è. »

«      Ah, il braccio lo diceva in modo strozzato, in preda al dolore ed al panico hoho toccato uno dei fiocchi di neve. »

«      Presto, un medico, qualcuno chiami l’ospedale. »

L’agente prese il braccio della donna, lo guardo bene, cercò il punto dove era partito il dolore. Lo trovò, era una specie di bruciatura, molto profonda, da cui fuoriusciva del sangue, gli venne un dubbio, anzi, no, n’era sicuro, quella neve n’era la responsabile, ma, peggio, cominciava a cadere in gran quantità e allora una forte paura gli venne a stringergli il petto. Lì c’erano centinaia di persone.

Si alzò e grido a pieni polmoni:

«      Presto, scappate, mettetevi al riparo, non toccate la neve. »

Aveva impiegato troppo a capirlo, già altre due persone stavano urlando di dolore. Prese in spalla la signora che era stata colpita al braccio, coprendola con la sua giacca, anch’essa parte della divisa, e la portò al coperto. Ritornò all’aperto e prese un bambino che si copriva alla bella e meglio con un giacchettino, fortunatamente le persone avevano tentato di trovare riparo e si erano aiutate l’un l’altre, cosicché a T.K. non restò che fare solo un paio di altri salvataggi e aspettare che arrivassero i soccorsi e che la neve calasse e sparisse del tutto, il tutto rigorosamente al coperto, negli edifici dell’avioscuola.

  
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