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Autore: Anmami    06/11/2014    2 recensioni
-E allora vattene per favore, io sto per sposarmi, ho un uomo fantastico al mio fianco, andiamo d'accordo, siamo felici.-
-Quindi ti annoi a morte.-
-Come scusa? Andare d'accordo e non passare il tempo ad insultarsi non è sinonimo di noia! Ho litigato più con te in un mese che con lui in sei! Te ne rendi conto?-
-E tu ti rendi conto che io passerei la vita a litigare con te?-
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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PASSEREI LA VITA A LITIGARE CON TE.

-Ehi ma vuole stare attenta? Vuole farsi ammazzare?-
-Se lei guidasse in modo più prudente non si troverebbe in queste situazioni, lo sa? La colpa è la sua.-
-Senta se lei è frustrata vada a sfogarsi con qualcun'altro! Zitella acida!-
-Come si permette, mi ha quasi investito ed ora mi insulta?-
-Se lei guardasse dove cammina, io non l'avrei quasi investita. E poi ha detto bene, QUASI, non è successo! Perciò mi lasci andare che ho da fare.-
-Come osa? Come si permette di dare la colpa a me? Pirata della strada!-
-Ma vada al diavolo!- dissi sbattendo la portiera della macchina e sgommando via.
Quella giornata era iniziata in modo pessimo, prima mia madre che non faceva altro che ripetermi che dovevo trovarmi una moglie, poi quella pazza che mi aveva urlato contro in mezzo alla strada ed il massimo era avvenuto verso sera, quando il mio migliore amico mi aveva convinto ad incontrare un'amica della sua fidanzata. Una ragazza intelligente e carina aveva detto. Esattamente la sera dopo, Steve, la sua compagna Gloria ed io eravamo lì, davanti ad una porta bianca con uno strano batacchio a forma di leone, ad aspettare Sandy l'oggetto del mio appuntamento al buio. Ma a cosa diavolo stavo pensando? Come mi era venuta in mente l'idea di accettare questo incontro? In quel momento pensai di andarmene, ma la porta che si apriva mi fece desistere.
Ci avvicinammo tutti e tre alla ragazza, stavano per presentarmela, quando osservandola meglio inorridii.
-Tu!- urlai indicandola.
-Oh no, ditemi che è uno scherzo...- affermò colpendosi la fronte con il palmo della mano.
-Vi conoscete?- chiese Steve sorpreso.
-Si purtroppo, questo idiota qui ha rischiato di investirmi perché è incapace di frenare al momento giusto.- rispose con un tono di sufficienza che mi fece saltare i nervi.
-Beh ragazzi, grazie del pensiero, ma io non intendo fare da valvola di sfogo a questa zitella acida e frustrata. Vi saluto.- mi voltai e dopo aver raggiunto la mia auto me ne tornai a casa.
Avevo sprecato metà serata per incontrare quella specie di arpia. Una volta a casa mi lanciai sul letto senza neanche togliermi i vestiti.
La mattina seguente mi alzai presto, era domenica, il giorno della nonna.
Mia nonna Francine era la donna più importante della mia vita. Tutto l'appoggio e l'affetto che non avevo ricevuto da mia madre, me lo aveva dato lei. Mi aveva cresciuto ed insegnato a vivere.
La mia bellissima nonnina di novant'anni, portati benissimo, passava le sue giornate a ricamare e giocare a canasta con i suoi amici della casa di riposo. Aveva deciso lei di trasferirsi alla "Casa dei Gigli" circa due anni prima, per non dipendere dai suoi figli e da noi nipoti.
Ogni domenica mi recavo da lei e passavamo la giornata insieme.
Entrai nel grande giardino che circondava la casa di riposo e notai nonna Francine seduta su una panchina, dandomi le spalle, vicino ad una ragazza dai capelli biondi.
Mi avvicinai e lei mi accolse con un gran sorriso allargando le braccia per chiedere un abbraccio.
-Oh il mio Trevor! Ti aspettavo sai? Volevo presentarti Sandy, mi ha tenuto compagnia tutta la settimana, una cara ragazza. Sandy questo è Trevor, mio nipote, ti ho parlato tanto di lui, ricordi?-
Tesi la mano verso la ragazza e mi presentai:
-Piacere Tr... eh no! Ancora? Di nuovo tu!-
-Oh vi conoscete già? Che coincidenza!- disse nonna Fran.
-Si, Fran, ci conosciamo di vista, però non sapevo il suo nome, ci siamo trovati insieme una sera, ma è andato via presto e non ha fatto in tempo a presentarsi.-
La nonna mi guardò con il suo sguardo più severo e mi colpì la nuca.
-Ahi! Nonna che ti prende?-
-Che mi prende? Esci con una ragazza così carina e non ti presenti? Questo non fa parte della buona educazione che ti ho insegnato. Ora non comportarti da babbuino e scortaci dentro, è quasi ora di pranzo e voi pranzerete con me.-
-Ma nonna...-
-Ab ab bà bà! Silenzio! Si farà così e basta.-
Non avevo mai capito cosa volesse dire quel "Ab ab bà bà", tuttavia sapevo che quando saltava fuori quella specie di formula magica, conveniva stare zitti e fare come diceva lei se non si voleva rischiare di farla arrabbiare e non ci tenevo proprio a vedere la mia tenera nonnina trasformarsi in una belva assetata di sangue.
Passai quasi tutta la durata del pranzo in silenzio mentre quelle due continuavano a parlare, annuendo di tanto in tanto per risposta alle domande di mia nonna che cercava di inserire anche me nella conversazione.
Quando arrivò, finalmente, l'ora di tornare a casa tirai un respiro di sollievo.
Salutai e feci per andarmene senza degnare Sandy di uno sguardo, ma la nonna mi prese per un orecchio facendomi voltare verso la ragazza.
-Saluta, da bravo. Non è così che ci si comporta razza di cafone.- mi ammonì.
-Ciao Sandy.- dissi usando un tono leggermente antipatico nel dire il suo nome.
-E...?- fece la nonna.
-E cosa?- chiesi io.
-Cosa si fa quando si saluta una donna? Oh santa polenta! Sei diventato un caprone ragazzo mio.-
-No, non le farò il baciamano!- sbuffai sonoramente.
-Lo farai eccome, perché lo dico io! Ora salutala per bene.-
Mi avvicinai a Sandy e la salutai con un baciamano, lei ricambiò il saluto con un sorriso imbarazzato e finalmente la nonna fu soddisfatta e mi lasciò andare.
Quel strana giornata mi aveva spossato terribilmente. Arrivai finalmente nel mio appartamento e ad accogliermi trovai Brutus il mio bellissimo e temibilissimo... Pincher.
-Domani devi portare Brutus da Frankie! E' tempo della sua toelettatura mensile.- urlò mia madre dalla cucina.
-Ok, ma non urlare.- risposi scuotendo la testa.
Cenai in silenzio come al solito e poi andai in camera mia con una gran voglia di dormire per finire in fretta quella bizzarra giornata.
Il giorno dopo io e Brutus eravamo in macchina e ci stavamo dirigendo verso il negozio di Frankie.
Parcheggiai come al solito davanti alla vetrina ed entrai.
Ciò che trovai all'interno mi sconvolse. Al bancone del negozio c'era lei, Sandy, che mi guardò con disgusto.
-Ma che vuoi da me si può sapere signor "Baciamano"?- chiese infastidita.
-Non è colpa mia se tu sei ovunque. Oltre a rompere le scatole agli automobilisti, fai la volontaria in una casa di riposo, lavi cani e cos'altro?-
-Innanzi tutto io non "lavo cani" come dici tu, ma sono la figlia del proprietario.-
-Sei la figlia di Frankie? Seriamente un uomo così simpatico ha generato una come te?-
-Si, Frankie è mio padre. E tu non sai se sono simpatica o no, non mi conosci, ti sei solo basato sull'apparenza.-
-E mi è bastata. Ora devo andare, passo a prendere Brutus più tardi, trattalo bene, mi raccomando.-
Uscii più veloce che potevo da quel negozio e nel pomeriggio, quando tornai a riprendere il cane, Sandy fortunatamente era stata sostituita da Frankie. Lo salutai e corsi a casa a lasciare Brutus a mia madre.
Quella sera avevo un importante impegno: la recita della mia principessa, la mia nipotina Lily.
Mi cambiai e raggiunsi l'oratorio in fretta perché volevo sedermi in un buon posto per poter ammirare la mia stellina per bene.
Entrai nel piccolo teatro, mi avvicinai il più possibile al palco e mi sedetti in seconda fila.
Una volta che tutti gli spettatori si furono accomodati, la recita cominciò. Guardai la donna seduta al pianoforte e... riguardai di nuovo la donna seduta al pianoforte e... oh ma seriamente? Ma come cazzo era possibile? Anche lì?
Chiesi a mia sorella informazioni sulla pianista e lei mi disse che era l'insegnante di canto dell'oratorio.
Quindi ricapitolando: volontaria presso la casa di riposo, lava cani, insegnante di canto, notevole rompi coglioni, beh ammirevole per una persona sola. 
Alla fine della recita lei si accorse di me e alzò gli occhi al cielo. Nessuna donna mi faceva girare le scatole e mi infastidiva in quel modo e non sapevo spiegarmi il perché, in fondo non la conoscevo neanche.
Immerso nei miei pensieri non mi resi conto che lei si era seduta affianco a me.
-Sai, dovremmo fare qualcosa! Non possiamo continuare ad incontrarci così, non ti pare?-
-Già, ma cosa? Tu frequenti tutti i posti che frequento io, non posso mica trasferirmi in un'altra città solo perché non ho voglia di averti sempre tra i piedi!-
-Beh... io pensavo a qualcosa di meno drastico a dire il vero.-
-Ah si? Dai illuminami.-
-Dovremmo uscire insieme.- sganciò quella bomba con tono compiaciuto.
-Come scusa? Ma dico sei matta?-
-Ci incontriamo continuamente ed ovunque, dovremmo provare a conoscerci.-
-Sei seria?- chiesi alzando un sopracciglio.
-Si che lo sono, ma non importa dai, era solo un'idea, se vuoi ti aiuto ad organizzare il tuo trasferimento, mi hanno detto che il Messico sia un bel posto...-
-Ok.- risposi io stupendo anche me stesso.
-Ok cosa?- mi domandò.
-Ok, usciamo, ma non aspettarti fiori o cioccolatini o un'uscita romantica.-
-Oh per l'amor del cielo, lungi da me volere un'uscita romantica con te!-
-Allora se siamo d'accordo... ci vediamo domani sera alle otto davanti alla pizzeria Napoly e vedi di portarti dei contanti, non ho nessuna intenzione di offrire io.-
-Per carità, non avevo dubbi. Alle otto, perfetto.-
-Si, cerca di essere puntuale perché non sopporto chi arriva tardi.-
Non sapevo bene cosa stessi facendo, tuttavia stuzzicarla mi divertiva troppo e decisi che la sera del nostro appuntamento non avrei fatto altro.
Arrivai, puntuale come mia abitudine, davanti al ristorante e lei era già lì, seduta su un muretto ad aspettarmi. Era vestita esattamente come il giorno prima, stessi jeans e stessa canotta bianca che faceva intravedere il reggiseno, era leggermente spettinata e non aveva neanche un filo di trucco.
-Oh quanta eleganza!- dissi io avvicinandomi a lei.
-Questa non è un'uscita romantica, perciò vado benissimo così.-
Andammo verso il ristorante camminando a circa un metro di distanza l'uno dall'altra. Non sembravamo per niente ad un appuntamento.
Ci punzecchiammo tutta la sera e, quando fu il momento di salutarci ero incazzato e divertito allo stesso tempo.
-Beh ciao eh!- dissi io dopo averla accompagnata alla macchina. Era insopportabile, ma non ero tipo da far andare in giro una donna da sola la sera tardi.
-E' il nostro primo appuntamento, dici che dovremmo salutarci baciandoci?- chiese lei all'improvviso.
-Vuoi che ti baci?- le domandai sorpreso.
-Beh era giusto per sapere come la pensi tu a riguardo.- puntualizzò.
-Io penso che un ciao vada più che bene.-
-Si, anch'io lo penso.- affermò sollevata.
-Bene.- io.
-Bene.- lei.
-Bene.- io.
-L'hai già detto.- lei.
-Detto cosa?- io.
-Bene.- lei.
-Oh al diavolo!- dissi prendendole il viso tra le mani e baciandola prepotentemente. 
Dopo il bacio mi staccai e lei rimase ferma a scrutare ogni mia mossa.
-Perché l'hai fatto?- mi domandò dubbiosa.
-Dovevo pure fare qualcosa no? Tutti quei "bene" mi stavano dando alla testa!- le risposi.
-Beh allora ci vediamo in giro signor Baciamano.-
-Già, è inevitabile a quanto pare.-
Ci salutammo così, lei salì in macchina ed io mi avviai verso la mia.
Passammo insieme molti giorni e molte notti da quella nostra prima uscita, ma le cose tra noi non cambiarono di molto. Sempre i soliti battibecchi, sempre la solita ironia, sempre i soliti noi.
Niente amore, niente sentimenti, solo una frequentazione divertente che molto spesso mi faceva saltare i nervi, ma alla quale per qualche strana ragione che ancora mi sfuggiva, non volevo rinunciare.
Eravamo stati chiari, niente passeggiatine mano nella mano, niente regalini romantici e libertà assoluta. 
Il nostro strano rapporto durò per circa un mese e si interruppe per volere suo.
Un giorno arrivai a casa sua e lei mi accolse con un'aria molto seria.
-Sai, ho conosciuto un ragazzo. Sabato sera usciremo insieme. E' una brava persona ed io gli piaccio sul serio-
-Oh buon per te, ora possiamo andare di sopra in camera tua?-
-No, non possiamo più fare così, sabato uscirò con lui e voglio davvero che la cosa funzioni, credo che dovremmo finirla qui con questo, non so come definirlo... beh insomma... con qualunque cosa ci sia tra noi.-
-Non c'è problema, spero che le cose vadano bene con il tuo principe azzurro! Ora credo sia il caso che io vada, ciao donna impossibile.-
-Ciao signor Baciamano.-
Uscii da casa sua molto in fretta e tirai un respiro di sollievo, finalmente ero libero.
Quella sera feci il giro di tutti i bar della zona e tornai a casa ubriaco con circa dieci numeri di telefono di dieci diverse donne con le quali avevo flirtato. Non ne chiamai nemmeno una.
Passai il mese successivo completamente da solo, mi costava una gran fatica ammetterlo, ma sentivo la mancanza dei miei battibecchi con quella bisbetica rompi scatole.
Steve e la sua compagna avevano finalmente deciso di andare a vivere insieme e quella sera mi avevano invitato a cena per inaugurare la casa nuova.
-Trevor! Benvenuto!- disse Gloria aprendomi la porta di casa.
-Signorina Gloria, buonasera.- risposi facendole il baciamano.
-Ehi! Giù le mani dalla mia fidanzata.- intervenne Steve.
-Ciao amico! Grazie dell'invito.- lo salutai porgendogli una bottiglia di vino rosso che avevo portato come regalo per i padroni di casa.
Mangiai fino a scoppiare, Gloria era una cuoca straordinaria oltre ad essere una donna fantastica, simpatica e affascinante. Steve era molto fortunato.
Dopo cena ci accomodammo in salotto per il caffè e, mentre Gloria riordinava la cucina, io e Steve facemmo due chiacchiere.
-Sai, sono andato a pescare con Carl due giorni fa.- disse Steve.
-E chi sarebbe Carl?- chiesi.
-Ah pensavo lo sapessi, è il fidanzato di Sandy.-
-Oh... capisco, l'idiota che mi ha portato via il giocattolo.- affermai io sorseggiando il mio brandy.
-Sei geloso! Tu sei geloso di Sandy!- 
-Ma figuriamoci! Solo che mi da fastidio che qualcuno si intrometta nelle mie questioni-
-Oh oh... a quanto vedo sei molto geloso!-
-Forse dovrei chiamarla, non mi dispiacerebbe se ci insultassimo un po'.-
A questa mia affermazione Steve e Gloria che nel frattempo ci aveva raggiunti in salotto, si scambiarono uno sguardo preoccupato.
-Cos'era quello?- chiesi io.
-Quello cosa?- fece Gloria.
-Quello sguardo che vi siete scambiati, cos'era?-
-Niente di cui preoccuparsi, ma non chiamare Sandy, Trevor, amico, dico sul serio. Lei è felice. Carl la rende felice a differenza...- si intromise Steve.
-A differenza mia vorresti dire?- domandai alzando la voce piuttosto adirato.
-Si, esatto! A differenza tua razza di idiota! E non alzare la voce in casa mia.- rispose Gloria con rabbia.
-Ehi ehi ehi... stiamo calmi, va bene? Non la chiamerò, farò come volete, certo che siete strani però eh... cosa vi importa di quello che succede tra me e quella donna, insopportabile tra l'altro?-
-Oh adesso basta! Steve io glielo dico!- sbotto Gloria.
-No, tesoro non mi sembra il caso.- cercò di fermarla lui.
-No, deve sapere!- ribadì lei.
-Sapere cosa? Di che diavolo state parlando?- urlai io.
-Sapere quanto sei stupido! Ecco cosa! Tu non la chiamerai, non la chiamerai perché quanto è vero che mi chiamo Gloria io ti ucciderò se solo proverai a farlo, tu non le telefonerai, non le scriverai, anche i piccioni viaggiatori sono esclusi. Trevor sono seria. Lei è la mia migliore amica e non starò a guardare mentre tu la distruggi, sia chiaro.-
-Ma di che cazzo stai parlando?- urlai.
-Sto parlando di Sandy e del male che le hai fatto.-
-Senti piantala di dire stronzate, io non ho fatto del male a nessuno!-
-Ah no? Allora non era Sandy quella seduta proprio dove stai tu ora, a piangere perché un certo imbecille non aveva neanche tentato di impedirle di uscire con Carl. No, era proprio lei invece! E l'imbecille in questione eri tu! Ma dico come hai fatto a non accorgerti dei suoi sentimenti nei tuoi confronti? Sei stupido o cosa? E' stata male per giorni, ho dovuto rubarle il telefono per fare in modo che non ti chiamasse. E Dio solo sa quanto ci ho messo a convincerla ad uscire davvero con Carl, tu non rovinerai tutto!-
-Eravamo d'accordo, niente cose romantiche.- dissi secco io, chiudendo la questione.
Mi alzai dal divano e uscii dalla porta senza neanche salutarli.
Lei aveva sofferto per me? Era così masochista da volere al suo fianco un uomo come me, nonostante non facessimo altro che insultarci?
Certi giorni quel rapporto di amore-odio che si era creato tra di noi mancava anche a me, facendomi sentire vuoto, ma non ero sicuro che questa sensazione volesse dire qualcosa di più.
Decisi che avrei dovuto andare avanti con la mia vita avrei dovuto lasciarmela alle spalle.
Non la vidi più per altri sei mesi. Non la incontrai alla casa di riposo, né al negozio di Frankie, né all'oratorio e non rischiai neanche più di investirla. Uscii insieme ad alcune donne, ma nessuna aveva il suo senso dell'umorismo e nessuna di loro era in grado di starmi sulle scatole come sapeva fare lei.
Persi di vista anche Steve e Gloria dopo la nostra brutta litigata e decisi che piano piano avrei provato a recuperare il rapporto almeno con loro due.
Una mattina, mia madre, che si era alzata particolarmente gentile, mi svegliò con il caffè a letto ed il giornale.
Sorseggiai il mio caffè leggendo il giornale e per caso mi trovai sulla pagina degli annunci matrimoniali.
"Carl Witman e Sandy Dalton annunciano il loro matrimonio."
Sandy... la mia donna impossibile si sposava con quello.
Mi alzai dal letto contrariato e dopo essermi vestito mi avviai verso la casa di riposo.
Trovai mia nonna seduta sulla solita panchina, ma questa volta non c'era Sandy a tenerle compagnia.
Chiacchierammo per un po' del tempo, dell'ultima mostra che avevo organizzato e di mia madre.
-Caro sai che Sandy si sposa?- disse la nonna sorridendo.
-Si, l'ho letto sul giornale nonna Fran.- dissi cercando di nascondere il mio fastidio per quella notizia.
-Sai, con me è inutile fingere. Ti conosco come le mie tasche, ti ho cresciuto.-
-Che intendi dire?-
-A te piace quella ragazza.-
-Nonna ma che dici? E' insopportabile, è impossibile e petulante.-
-Già. Ed io non lo sono?- 
-No, che dici? Tu sei meravigliosa!-
-Trevor Trevor Trevor. Quante cose che ancora non sai della vita. Io e tuo nonno siamo stati sposati e innamorati per quasi settant'anni, lo sapevi?-
-Si, eravate bellissimi insieme.-
-Bellissimi? Oh Cielo! Bellissimi! Neanche per idea! Ci prendevamo in giro di continuo. Al nostro primo appuntamento litigammo e lui mi rovesciò addosso tutto il frullato al cioccolato che mi aveva offerto. Abbiamo passato settant'anni a mandarci a quel paese, ma sapevamo benissimo di non poter fare a meno l'uno dell'altra. Anche perché il bello di litigare è fare la pace. Darei tutto ciò che ho per poterlo insultare ancora una volta.-
-Nonna è diverso. Voi vi amavate.-
-Perché voi no?-
-Certo che no!-
-Sono balle è tu lo sai!-
-Ma nonna... non la vedo da sette mesi, mi avrà dimenticato.-
-E tu l'hai fatto? Tu l'hai dimenticata?-
-Io...- cercai invano le parole, ma la nonna mi aveva messo all'angolo.
-Ecco appunto. Vedi che ho ragione? Nonna Fran ha sempre ragione. Ora razza di invertebrato, va da lei e riprenditela come farebbe un vero uomo per l'amor del Cielo!-
-Ma lei sta per sposarsi! Non posso rovinarle la vita e poi non so nemmeno se è quello che voglio davvero.-
-Ab ab bà bà lo vuoi eccome! Te lo dico io! E basta discussioni! Chiaro? Finiscila ed ora vattene, ho un torneo di canasta da vincere, salutami Sandy!-
Salutai nonna Fran e me ne andai confuso. Sarei stato in grado di essere un fidanzato? Ma soprattutto problema principale, sarei stato in grado di farle cambiare idea riguardo al suo matrimonio?
Pensai ai miei nonni in quel momento, al loro grande amore e allo strano modo che avevano di dimostrarselo ed in me crebbe una consapevolezza: non avevo un minuto da perdere, non potevo permettere che si sposasse con quel Carl.
Salii di corsa sulla mia macchina e mi diressi verso casa sua.
Bussai alla porta ed in quel momento realizzai che non avevo pensato a niente da dirle, mi ero precipitato lì senza un piano, senza un'idea, sapevo soltanto che era una donna impossibile, ma era la mia donna impossibile.
Venne ad aprirmi vestita con i jeans e la canotta, gli stessi del nostro primo appuntamento.
Mi osservò per un attimo in silenzio senza sapere cosa dire. Io rimasi pietrificato, squadrandola mi soffermai sull'anello che portava all'anulare sinistro ed un nodo si formò nel mio stomaco.
-Vedo che non sei cambiata, hai ancora un'innata eleganza.- dissi io con tono ironico.
-Ed io noto con piacere che sei sempre il solito stronzo.- disse rispondendomi per le rime come sapeva fare solo lei.
Quanto mi era mancata. Quanto mi era mancato il nostro modo di comunicare.
-Che ci fai qui?- aggiunse.
-Volevo vedere se eri ancora la solita donna impossibile di un tempo. E poi dovevo portarti i saluti di nonna Fran-
-Oh no, lei è...-
-No no no! Sta benissimo, ha la pellaccia dura ed uno spirito da combattente, solo che oggi sono andato a trovarla e mi ha detto di salutarti e così ho pensato di passare da qui.-
-Trevor che cazzo ci fai qui?- chiese seria.
-Non mi avevi mai chiamato per nome prima d'ora.- le feci notare.
-Dico sul serio, che ci fai qui? Dopo sette mesi? Che vuoi da me?-
-Non lo so cosa voglio, Sandy, non lo so.-
-E allora vattene per favore, io sto per sposarmi, ho un uomo fantastico al mio fianco, andiamo d'accordo, siamo felici.-
-Quindi ti annoi a morte.-
-Come scusa? Andare d'accordo e non passare il tempo ad insultarsi non è sinonimo di noia! Ho litigato più con te in un mese che con lui in sei! Te ne rendi conto?-
-E tu ti rendi conto che io passerei la vita a litigare con te?-
-Trevor ti prego, lasciami in pace.-
-No, dico sul serio, tra noi non c'è mai stato un amore come quelli dei film o dei romanzetti rosa e non credo nemmeno che ci potrà mai essere perché non penso di esserne capace, ma quello che è certo è che il nostro, come lo vogliamo chiamare, sentimento, era molto più forte e reale di quanto mi potessi immaginare. Preferirei passare la vita con te ad insultarci piuttosto che senza di te o con una "donna zerbino" incapace di farmi incazzare come sai fare tu. Come ti ho già detto tu sei una donna impossibile, ma sei la mia donna impossibile ed ora ti sarei grato se mi dicessi dov'è quel tipo, quel Carl, ho un disperato bisogno di spaccargli la faccia per averti portato via da me.-
-Trevor ti scongiuro...-
-Ok, dimmi che non provi nulla per me ed io sparirò, non mi vedrai mai più.-
-Non provo nulla per te. Ora va via.- disse ed una lacrima le rigò la guancia.
Rientrò in casa e chiuse la porta alle sue spalle.
A quel punto mi girai e tornai verso la mia macchina, mi fermai davanti al bidone dell'immondizia e con un calcio lo feci rotolare sul marciapiede.
Come avevo potuto anche solo pensare che lei mi volesse ancora? 
La rabbia mi colse un'altra volta e presi di nuovo a calci il bidone che continuò a rotolare.
-Hai finito di fare l'idiota?- un voce alle mie spalle.
-Scusa, vado via.- dissi tenendo lo sguardo basso per l'imbarazzo e la delusione.
-No, aspetta. Ho una cosa da chiederti.-
-Ti ascolto.- risposi sempre evitando di incrociare il suo sguardo.
-Dici che... dovremmo salutarci baciandoci?-
-No, io penso che un ciao vada più che bene!- dissi prima di correre verso di lei, che fece lo stesso verso di me e si lanciò tra le mie braccia e ci baciammo finalmente. Dopo un paio di minuti, lei si stacco e mi diede un pugno sulla spalla.
-Sei comunque uno stronzo, mi hai fatto la dichiarazione d'amore peggiore della storia delle dichiarazioni d'amore, te ne rendi conto?-
-Lo so, ma non so fare meglio di così. Ti ho detto che passerei la vita a litigare con te, per me vale più di mille ti amo!- dissi baciandola ancora.
-Anch'io passerei la vita a litigare con te.-
  
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