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Autore: Rosiephel    06/11/2014    3 recensioni
La mancanza era una congettura umana che Yifan non aveva mai assaporato, prima d'allora.
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【side!taoris | kaisoo
Genere: Fluff, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Kris, Kris
Note: Missing Moments, OOC | Avvertimenti: nessuno
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NOTE: Y E H E T ! ! ! ! ! ! Hey belle, come state? Stasera non ho in programma di pubblicare il seguito di qualche fanfiction, nessun nuovo capitolo e niente angst.
Prima di incominciare vorrei fare gli AUGURI PIU' SINCERI (anche se in ritardo) al nostro dolciosissimo Yifan che oggi (cioè ieri in Corea/Cina) compie venticinque anni. Per me lui rimarrà per sempre uno degli EXO e quindi questa fanfiction è il mio regalo per supportarlo anche se ora è lontano. (nello spazio autrice finale ci sarà un regalino per voi *w*)
Questa oneshot è molto diversa dalle altre soprattutto perché riguarda una tematica che non ho mai affrontato. Ho cercato di immedesimarmi in Yifan per poter scrivere ogni riga di questo testo e, dopo essere rimasta sveglia per notti intere davanti al pc, sono riuscita a pubblicarla oggi stesso. (Sono tornata alla vecchia casa solo per poterla pubblicare TWT)

Quindi spero con tutto il cuore che lo apprezzerete e che darete una chance a questo mio piccolo spazio di EXOL.
Gomawo! Buona lettura!

ps: Consiglio di leggere la oneshot ascoltando "Only One" di Alex Band.

Rating: Giallo come il sole che risplende in cielo dopo un lungo temporale.

Disclaimer: i personaggi non mi appartengono (peccato).
Fanfiction senza alcuno scopo di lucro.











Chiudo gli occhi e vivo. I muscoli si rilassano, il petto si abbassa e si alza regolarmente e l’ansia si affievolisce sempre di più fino a trasformarsi in stanchezza.

Sono trascorsi sei mesi e la mia vita è rimasta completamente sommersa da eventi che avrei dovuto sicuramente prevedere. Eppure è accaduto tutto in un lampo ed ora mi ritrovo qui, a vivere a pieno la realtà come un dandy alla ricerca del piacere assoluto.



Ora sono un attore.


Canto le canzoni che davvero mi appartengono.


E sono felice.


Addirittura ho più successo di prima.


Le mie carissime fan mi supportano anche ora che non sono più Kris ma soltanto Yifan.


Cosa potrei desiderare di più?


Eppure, mentre mi siedo sul comodo divano che troneggia nel salone e chiudo gli occhi per assaporare con ogni cellula del mio corpo la nuova realtà che sto vivendo, dentro di me riecheggiano i ricordi di risate cristalline, di abbracci calorosi e di sospiri sussurrati all’orecchio.

Un debole torpore mi attanaglia il petto e travolto dai frammenti di vita che albergano in ogni singolo spazio di questa casa, che non ha nulla da invidiare a quella di prima così affollata e troppo rumorosa, il vuoto mi distrugge.





ಞಞಞ






Mi alzo lentamente e con passo lento mi dirigo in cucina. Lì, seduto a tavola, vedo l’ombra di Kyungsoo intento a tagliuzzare la verdura con la sua espressione concentrata. Poi, nell’intimità del momento il gufetto sobbalza sentendo delle braccia sfiorargli le spalle. Si volta e le labbra di Jongin gli rubano un fugace bacio.

«Kai!» grida il più grande ed aggrottando la fronte lo fulmina con quel suo sguardo terribilmente spaventoso da far scoppiare in una candida risata il più piccolo. Le loro labbra si separano di nuovo con uno schiocco di lingue e Jongin, sedendosi a fianco di Kyungsoo, lo osserva cucinare sognante.





«Sehun, lascia stare Luge!» la voce di Minseok rimbalza adirato tra le pareti del corridoio e quando mi volto lasciando gli altri due nell'intimità di un ricordo vedo il maknae uscire da una camera trascinando Lu Han per un braccio. Minseok li insegue.

«Ti salverò, Luge!» il più grande scatta e gonfiando le guance paffute afferra per il polso il ragazzo conteso. Sehun, sentendosi privato del suo giocattolo preferito, assottiglia lo sguardo e mette il broncio.

Lu Han, liberandosi dei due litiganti che nel frattempo hanno iniziato a lanciarsi ogni sorta di oggetto della casa, sospira e si avvicina a me con un grande sorriso. Sbatte le sue lunghe ciglia e mi chiama con quella sua voce vellutata e gentile che mi ricorda casa.

«Yifan, Zitao ti sta cercando»





ಞಞಞ






La suoneria del cellulare mi riporta bruscamente alla realtà e, scuotendo il capo, mi rendo conto di trovarmi in camera da letto.

Stropiccio gli occhi ancora pesanti con il dorso della mano e sbadigliando scrollo le spalle per far scivolare via la stanchezza. Mi chiedo cosa abbia fatto la sera prima e mentre mi dirigo in salotto per rispondere, la chiamata si interrompe.

Piego la testa di lato respirando piano ed afferro il cellulare per sapere il nome di chi mi ha appena chiamato. Tuttavia sullo schermo compare soltanto un numero privato.

Sospiro pesantemente infilando il cellulare in tasca, mi volto ed afferro la maniglia della porta. La giro e seduto su una poltrona Joonmyun mi sorride solare.

«Ti stavamo aspettando, Yifan» osservo nostalgico i suoi occhi ed annuendo, mi accomodo al suo fianco. La sua mano si posa sulla mia spalla e con la sua solita premura da leader, mi chiede come sto. Io gli rispondo che tutto mi appare surreale e la sua risata riscalda il mio cuore assopito da lunghi secoli.

Poi una leggera melodia si propaga nella stanza e sentendomi irrimediabilmente sprofondare nella tristezza guardo le dita affusolate di Yixing sfiorare le corde di una chitarra.

Un tenue dolore si accende proprio al centro del mio petto e stringo i pugni per lenire quel fuoco che da tempo immemore tormenta le mie notti.

I loro visi si moltiplicano, le loro risate si trasformano in grida ed i loro nomi incominciano a vorticare senza sosta su ogni oggetto che mi circonda. Premo i palmi delle mani sulle tempie e chiudendo gli occhi caccio via quel tremendo ricordo sussurrato dalle labbra di Yixing.

«Ci manchi, gege»





ಞಞಞ






I raggi del sole si proiettano debolmente sulle pareti della camera e creando ombre di memorie perdute, socchiudo gli occhi incapace di affievolire il vuoto che mi divora il petto.

Passo le dita tra le ciocche scure sul mio volto e stropicciando gli occhi con il dorso della mano mi alzo dal letto. Sento il corpo infinitamente pesante come in un dopo sbornia ancora in corso eppure non dovrei sentirmi così.


Dovrei essere felice.


Dovrei sentirmi più leggero.


Allora cos’è questa incessante inerzia che mi schiaccia a terra e mi priva di qualsiasi bel ricordo?





ಞಞಞ






Il battere senza sosta di una porta spezza il mio monologo interiore e, sospirando, mi dirigo verso l’origine del suono. Giro la maniglia ed il postino mi porge un paio di lettere: una richiesta di partecipazione ad un evento, una lettera da una fan e della pubblicità.

Simulando un sorriso lo ringrazio della cortesia e chiudo la porta, forse, con troppa forza. Stringo le missive fino a quando non si creano delle orribili pieghe sugli indirizzi e le ripongo insieme a tutte le altre che per sei mesi non hanno fatto che aumentare.

Ma cosa sto aspettando?

Cos’è questa mia illusoria speranza di vedere quei nomi sul retro di una lettera?

Cosa desidero davvero? Essere Yifan o essere Kris?

Dalla mia gola scivola un singhiozzo strozzato e sulle mie mani protese verso l’ignoto si infrange una goccia calda di sale.


E poi un’altra.


E poi un’altra ancora.





Mordo il labbro inferiore fino a quando non sento scivolare in gola il dolce calore del sangue ed inginocchiandomi sul freddo suolo del corridoio mi abbandono a quel tiepido calore che mi ricorda cosa ho perso dopo la mia partenza.


E fa male.


Un dolore pari soltanto alla morte.





ಞಞಞ






Stringo al petto le mani e verso lacrime per qualcosa che ho deciso io stesso di lasciarmi alle spalle. È stata la scelta più giusta che io potessi mai fare eppure, mentre quel fiume di nomi si riversa sulle mie fragili spalle, nel dolore non riesco a vedere alcuna luce.

«Gege, andrà tutto bene. Io sarò sempre al tuo fianco. Sempre» la voce di Zitao riempie per un istante il vuoto che mi circonda e mentre alzo lo sguardo per perdermi nella dolcezza di quei suoi occhi incorniciati da profonde occhiaie, il mio cuore cessa di battere.

Mi alzo per sovrastarlo con la mia figura ed allungo le braccia per stringerlo forte con tutta la forza che ho in corpo. Le nostre labbra si sfiorano in uno di quei contatti celestiali ed anche se le sue sono fredde quanto l'inverno e la sua pelle è levigata da fiocchi di neve, il dolore che mi ghermisce il petto si affievolisce passo dopo passo.

Le mie mani scivolano dalle sue guance umide ai suoi fianchi stretti e con un colpo di bacino le sue lunghe gambe si allacciano intorno alle mie cosce. I suoi occhi si socchiudono e nella tristezza straziante che mi trasmettono, io vedo il nostro passato riflesso sulle sue iridi.

Con le mani separa i nostri due corpi dal respirare a vicenda e singhiozzando forte mi pugnala proprio lì dove il mio cuore sta battendo senza freni per l'intensità della vita.

«Perché te ne sei andato? Perché mi hai lasciato da solo?» allungo una mano per trascinarlo di nuovo tra le mie braccia ma quando la mia pelle sfiora la sua, l'immagine di Zitao si dissolve in piccoli atomi di passato ed il suo sorriso triste, le lacrime che ha versato durante l’ultimo Happy Camp ed il dolore trapelato goffamente nei suoi singhiozzi mi schiacciano a terra con la forza di un uragano.


Spazzano via tutto.


Annientano ogni felicità.


E fa male.





ಞಞಞ






La sua voce vellutata mi accarezza e nell’attimo in cui la mia mente si risveglia, pezzi lontani si ricongiungono uno ad uno formando un mosaico di cui avevo dimenticato l’esistenza.

Gridavo, mano per mano ai miei compagni, che saremmo stati sempre un’unica entità.

“We are one!” era il nostro motto eppure nella fragilità della vita, quella nostra unità si è sgretolata frammento dopo frammento.



Perché me ne sono andato?


Perché li ho traditi?


È tutta colpa mia, vero?


Mi penseranno almeno la metà di quanto i loro visi affollano la mia mente?


Si ricorderanno ancora di me?





ಞಞಞ






Passa un’altra settimana e tra il lavoro, gli impegni della premierè e molte, anzi infinite interviste, non ho avuto il tempo per rispondere alle altre dieci chiamate ricevute dallo stesso numero sconosciuto.

Non ho dato peso a nulla in questi sette giorni se non alla grande stanchezza che pompa dentro il petto ed oggi, la vigilia del mio venticinquesimo compleanno, sono qui a fissare assente lo schermo nero della televisione.

Domani sarà un giorno importante eppure sarò costretto a vivere la stessa routine di sempre: intervista la mattina, photoshoot il pomeriggio e la sera, dopo essermi commiserato per il tradimento, una risanante dormita.

Ormai il presente è così simile al domani ed al ieri che nel nero della luce penso al caos che in questo momento staranno scatenando quei undici pazzoidi dei miei vecchi amici.





ಞಞಞ






Chanyeol e Yixing staranno componendo una nuova melodia ed il più piccolo appunterà il loro lavoro in quel suo taccuino logoro per paura di non ricordarsene domani.

E mentre loro discuteranno sull'accordo successivo, Sehun, Lu Han e Jongin staranno nella sala prove per migliorare una coreografia, tentando ad ogni passo di toccare il cielo con le dita.

Kyungsoo, Jongdae e Baekhyun, invece, saranno sul divano a conversare sul più ed il meno mandandosi frecciatine e si sfogheranno intervistando gli altri membri, creando gag su gag e riempiendo la casa di risate e vitalità.

E poi, nella palestra adiacente alla casa, ci saranno Zitao, Joonmyun e Minseok, ognuno concentrato nel proprio esercizio con la stessa determinazione di chi non si arrende mai, migliorando e rialzandosi ad ogni caduta.





Eppure in quella quotidianità così variopinta, nelle loro vite da individui e nelle loro diversità, gli EXO sono sempre un gruppo formato da persone che hanno trovato in quelle tre lettere un modo per essere loro stessi.



Nessuno è più importante di un altro.


Ognuno è sia uno che tutti.


Gli EXO sono questo.


Gli EXO sono una famiglia.





ಞಞಞ






Il ticchettio dell’orologio mi risveglia dall'ennesima avventura onirica della notte e, sbagliando, osservo quel cinquantanove trasformarsi in due zeri.

«Auguri a me!» esclamo con un sorriso amaro e, sospirando pesantemente, mi dirigo in camera. Accendo la luce e rimango senza respiro capendo che mai quella casa si sarebbe riempita di risate cristalline, di abbracci calorosi e di sospiri sussurrati all'orecchio.

Poi, ad un tratto, mentre apro l’armadio per prendere il pigiama, il campanello trilla impazzito da una stanza della casa all'altra. Bofonchio un’imprecazione desiderando con tutto me stesso di non incontrare nessuno e, percorrendo a grandi falcate il corridoio, apro la porta di casa gridando a squarciagola quale razza di folle potrebbe mai essere il tipo che a quell'ora della notte non ha nient'altro da fare che disturbarlo.



We are ONE, gege.





ಞಞಞ






Un milione di coriandoli colorati ricadono sul mio viso ancora sorpreso e nel vuoto che riempie lo spazio tra questi infiniti fiocchi di ricordi, undici visi mi sorridono e mi circondano con quel calore perduto che per sei mesi ho desiderato di nuovo provare. Il mio cuore perde battiti e l'aria dentro i miei polmoni incomincia a bruciare lasciandomi senza respiro.

Cado a terra sbattendo il sedere sul freddo pavimento e schiacciato da undici corpi caldi vengo sovrastato da voci familiari che gridano il mio nome.

Dal mio viso si riversano lacrime.

Ma non di tristezza.

«Buon compleanno, Yifan»

Le mie labbra si piegano in un sorriso.





ಞಞಞ






L’eco di una chiamata risuona di nuovo dalla mia camera ma non rispondo nemmeno questa volta. Esso riecheggia senza sosta per vari minuti fino a quando non tace ed il silenzio viene riempito dalle nostre risate cristalline, dai nostri abbracci calorosi e da infiniti sospiri sussurrati all'orecchio.



Questa volta, però, c’è un numero a cui rispondere.


E quelle poche cifre hanno anche un nome.





Mi volto posando lo sguardo su Zitao che, nel frattempo, sta digitando qualcosa sullo schermo del cellulare.

«Cosa stai facendo?»

Il panda sobbalza al suono della mia voce e nascondendo, poi, il dispositivo in tasca si alza e si siede sulle mie gambe allacciando le braccia intorno al mio collo.

E poi sorride e in questo frangente di tempo penso a quanto sia bello.

«Nulla, gege. Nulla d'importante»

Le sue labbra hanno il sapore di vita, di un passato che non vorrò mai dimenticare.





THE END





NOTE: O H O R A T ! ! ! ! ! Se siete arrivate fin qua vuol dire che questa fanfiction non è un obbrobrio di lacrime e lacrime (perché io, di lacrime, ne ho versate un sacco mentre la scrivevo). Ovviamente non vuol dire che piacerà a tutte (sono pronta a ricevere ogni tipo di vegetale in testa). A parte gli scherzi vorrei ringraziare tutte coloro che hanno letto la oneshot in silenzio e non. Poi voglio ringraziare coloro che recensiranno, seguiranno, preferiranno e ricorderanno. Non ho molto da dire perché la storia parla da sè. Vi lascio con il mio regalino per il piccolo Yifan.
Grazie ancora per tutto!!! Alla prossima! Chu Chu :*





Auguri, WU YIFAN!!!
Tu sarai sempre uno dei miei amati EXO!

  
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