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Autore: The Writer Of The Stars    06/11/2014    1 recensioni
". Eppure lo ha fatto. Ha offerto ospitalità a quel mercenario assassino. E non sa nemmeno lei il perché. Adesso, a bordo del veivolo di suo padre, diretti verso la Capsule Corporation, gli lancia un’occhiata sfuggente. Lui sta seduto in fondo a tutti, da solo, le braccia conserte e perso nelle sue elucubrazioni. E guardandolo, capisce di aver fatto la cosa giusta. Sente che la sua vita sta per cambiare. E chissà, che quel Sayan non c’entri qualcosa...
"Vegeta invece, non sa cosa dire. Sa solo che la vita gli sta incredibilmente dando una seconda possibilità. Alza un attimo lo sguardo, puntandolo sulla terrestre dai capelli azzurri, intenta a parlare con un vecchio alla guida del mezzo. E infondo, non rimpiange poi tanto quella scelta. La vita gli sta dando una seconda possibilità; perché non approfittarne?"
One shot su Bulma e Vegeta ... ambientata durante la saga di Namecc.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bulma, Vegeta | Coppie: Bulma/Vegeta
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Vita. Non c’è parola più bella. Sono solo quattro lettere, eppure al loro interno racchiudono l’intera esistenza di un essere vivente. Può essere lunga centinaia di anni, o breve pochi mesi. Ma è pur sempre una vita. è venire al mondo. L’amore, l’amicizia, la felicità, sono importanti si, ma sono un’altra cosa. Sono tutte conseguenze della vita, dell’esistenza di un uomo. E si, sembra un pensiero banale e scontato, eppure pensateci: senza vita, non c’è niente. La vita ha un inizio e una fine, per questo è tanto preziosa, per questo deve spingerci a dare il meglio di noi sempre, vivendo ogni giorno come se dovesse essere l’ultimo. Vivere con il sorriso sulle labbra. Perché, come diceva qualcuno, un giorno senza un sorriso, è un giorno perso. E io espando questo pensiero: una vita senza sorrisi, senza amore, è una vita persa. La vita è un dono. È il dono più grande che potremmo mai ricevere.


E se la vita è un dono, Vegeta avrebbe tanto voluto trovare questo generoso dispensatore di esistenze, per tirargli in faccia e restituirgli il suo bel regalo. Avrebbe forse dovuto ringraziare quel qualcuno? Avrebbe forse dovuto dirgli: “Sai, vivo al servizio di una lucertola spietata e priva di compassione. Gli faccio da schiavetto personale, navigo in giro per lo spazio, a conquistare pianeti per quel viscido essere. E tutto questo perché tu mi hai dato la vita. Grazie mille, davvero.” Ma sarebbe stato inutile. Lamentarsi era da deboli, da codardi. Lui era un Principe, il principe della più potente razza guerriera mai esistita. E mai e poi mai, avrebbe ammesso la sua sofferenza.  

Eppure adesso, alla ancora giovane età di venticinque anni, ha deciso che non gli importa più di niente. Facendo violenza al suo incrollabile orgoglio, che mai si sarebbe aspettato un tale affronto da parte del Principe, Vegeta ammette che ormai non gli importa più di vivere. O meglio, sopravvivere. Perché se dover passare la propria esistenza al servizio di un essere che lo ha privato di tutto è il piano progettato per la sua vita, allora Vegeta preferisce morire. Meglio marcire all’inferno, piuttosto che fare da schiavetto ad una lucertola. Vorrebbe morire, eppure stavolta l’orgoglio riesce a riemergere, ad urlare più forte di prima: lui non deve morire, lui vivrà. In eterno. E lui sconfiggerà Freezer, costi quel che costi. Per questo ora si trova su quell’insulso pianetino verde e azzurro. Per trovare le famose sfere, la sua opportunità di riscattarsi da una vita di ingiustizie, di umiliazioni. L’orgoglio dice questo. Ma Vegeta, non è del tutto sicuro di voler continuare a vivere.


Bulma invece era l’opposto. Bulma amava la sua vita. Bulma era drogata di vita, di felicità, di spensieratezza. Forse, fin troppa. Perché a Bulma importava solo di sé stessa. Certo, amava coloro che le stavano accanto, la sua famiglia, i suoi amici, il suo fidanzato. Teneva a loro. Eppure, Bulma era egoista. Fin troppo, egoista. La principale preoccupazione di quella ragazza, ruotava attorno alla decisione di cambiare acconciatura per l’ennesima volta. E si, anche la scienza. Bulma era un genio, non nascondiamolo. Sarebbe inoltre impossibile, dacché l’inesistente modestia di Bulma ha fatto si che la ragazza si sia vantata più volte di essere una delle menti più brillanti sulla terra, se non LA mente. Fifona e alle volte tediante, non c’era però nessun uomo che non avesse girato la testa, vedendola passare. Bulma era una ragazza bellissima, lo sappiamo. E i complimenti eccessivi da parte della  facilmente eccitabile componente maschile, aveva fatto si che la vanità di Bulma accrescesse ogni giorno di più.
 

Anche adesso, arrivata su Namecc insieme a quel nanetto di Crilin e al piccolo Gohan, è sempre lei, la solita Bulma. Nascosta in quella grotta, in attesa del ritorno dei suoi compagni di viaggio, continua ad imprecare da sola e mandare improperi verso coloro che hanno abbandonato una “povera e bellissima ragazza indifesa” come lei, su un pianeta sconosciuto, sapendolo soggiogato da diverse creature aliene tutt’altro che amichevoli. E mentre lei continua il suo imperioso monologo, fuori dal suo riparo, nel verde cielo di Namecc, Vegeta sfreccia alla velocità della luce, alla ricerca delle sfere del drago. Senza accorgersi l’uno della presenza dell’altro, continuano ad affogare nei loro pensieri, nei loro dubbi ed incertezze. Sono solo perfetti estranei, ora. Ma non sanno, che da quell’avventura, le loro vite cambieranno per sempre.


Vegeta non riesce a crederci. È accaduto tutto così in fretta … ha combattuto contro Freezer. È stato ucciso da Freezer. È stata quell’infima mezza classe a distruggere il suo incubo più grande, il terrore di tutta una vita. E adesso lui, dopo aver conosciuto la morte, viene riaccolto tra le braccia della vita. Appoggiato al tronco di quell’albero, si perde nelle sue elucubrazioni, ancora incredulo. Ma soprattutto, furioso. Non è possibile. Freezer è morto, ma non è stato lui ad ucciderlo. E la cosa lo rende incredibilmente arrabbiato. Si sente umiliato. Non è riuscito a fare fuori lui stesso colui che lo ha tormentato per tutta una vita. A questo punto, vivere non ha poi così senso. E poi sente una voce tediante e incessante, parlare senza sosta. Disturbato da quel continuo via vai di parole, alza lo sguardo, puntandolo su quel disco rotto. E la vede. È la terrestre dai capelli azzurri, la compagna di viaggio del tizio pelato e del figlio di Kaarot. E ora che ci ripensa, è la stessa ragazza che (quanti giorni prima ormai?), ha minacciato di uccidere, prima di battersi nuovamente contro quell’effeminato di Zarbon. Precedentemente non l’aveva guardata bene, ma ora si concede il lusso di scrutare quel viso di porcellana. Il piccolo nasino all’insù si arriccia infastidito, le labbra carnose si aprono e si chiudono al ritmo delle sue parole, che in quel momento gli arrivano come un accozzaglia di lettere smodate. Non riesce a guardarla bene negli occhi, poiché è girata di profilo. Chissà come sono i suoi occhi. Gli sembra di ricordarli blu, o qualcosa di simile. Ghigna leggermente. Qualunque colore essi siano, li aveva visti solamente ottenebrati di terrore, nel momento in cui stava per mettere fine alla sua vita. Un sorriso sadico si dipinge sul suo volto. Detesta la sua vita. Ma inspiegabilmente, prova un’appagante sensazione di soddisfazione nel spezzare quelle altrui.


Parlando con i Namecciani ritornati in vita, si sforza di trovare una soluzione a quanto accaduto. Goku è morto, e lei non ha idea di come restituire la vita al suo migliore amico. Continua a riflettere, a dispensare pensieri ed idee impossibile all’aria, di fronte al popolo di alieni dalla pelle verde e al figlio dell’eroe scomparso. E poi, mentre è ancora persa nelle sue elucubrazioni, sente una voce alle sue spalle.
“Tsk! Perché non fate funzionare il vostro cervello?!” si volta leggermente spaesata, verso la provenienza di quella voce. E lo vede. Appoggiato alla corteccia di un albero poco distante, il terribile principe dei Sayan li scruta con aria di sufficienza. Si ferma un attimo a guardarlo: aveva minacciato di ucciderla, e in quel momento non si era concessa il lusso di guardarlo con attenzione, giacché convinta che la sua fine fosse vicina. Ma adesso, lo scruta con attenzione. Non è molto alto, ha una statura piccola ma non per questo meno paurosa, selvaggi capelli scuri rivolti verso l’alto, a sfidare ogni legge fisica in quale ha sempre creduto. E gli occhi. Sono due tizzoni ardenti, profondi e misteriosi. Suo malgrado, Bulma si ritrova a pensare che il ragazzo che ha davanti, esercita un fascino magnetico irresistibile. Vorrebbe punirsi per quei pensieri impudici verso il suo quasi assassino. Eppure non può far altro che fissarlo a bocca aperta, frastornata. “Con un desiderio potreste provare a richiamare le loro entità sulla terra, e poi richiamarle da lì, no? Dovrebbe funzionare.” Continua il sayan, lo sguardo impassibile. Bulma impiega diversi secondi,prima di rendersi conto di ciò che il sayan ha appena detto. Sgrana gli occhi sorpresa, per poi esultare entusiasta:  “Giusto! Questa si che è un’idea! Grazie mille Vegeta, non ci avevo pensato!” esclama, voltandosi nuovamente verso il suo interlocutore.
Ed è un attimo. In un momento, i loro occhi si incontrano per la prima volta. Vegeta rimane immobile, fissando le iridi cristalline di lei, specchiandosi in quelle gemme. Bulma invece si sente persa, come risucchiata da quei buchi neri a far da iridi al Sayan. In un attimo il tempo si ferma, e nessuno dei due sa come agire, entrambi preda da emozioni inspiegabili, assurde in un certo senso. Ed è Vegeta finalmente ad interrompere quello scambio di sguardi, abbassando leggermente la testa. Sembra quasi imbarazzato. Bulma si volta verso il gruppo di Namecciani in attesa di un responso. Dentro di lei, uno strano calore ad invaderla. E li sente: occhi di brace, puntati su di lei.


E adesso, non sa perché lo ha fatto. Non capisce quale assurdo pensiero, quale irragionevole idea l’ha spinta a tanto. Eppure lo ha fatto. Ha offerto ospitalità a quel mercenario assassino. E non sa nemmeno lei il perché. Adesso, a bordo del veivolo di suo padre, diretti verso la Capsule Corporation, gli lancia un’occhiata sfuggente. Lui sta seduto in fondo a tutti, da solo, le braccia conserte e perso nelle sue elucubrazioni. E guardandolo, capisce di aver fatto la cosa giusta. Sente che la sua vita sta per cambiare. E chissà, che quel Sayan non c’entri qualcosa …
 

Non riesce ancora a spiegarsi perché ha accettato. In un primo momento, quella terrestre gli era sembrata pazza: offrire ospitalità a lui, al terribile Principe dei Sayan? Doveva essere davvero fuori di senno. Ma adesso, è lui a chiedersi per quale motivo ha accettato la proposta di quella terrestre svitata. Per convenienza, ovvio. Dice l’orgoglio. Vegeta invece, non sa cosa dire. Sa solo che la vita gli sta incredibilmente dando una seconda possibilità. Alza un attimo lo sguardo, puntandolo sulla terrestre dai capelli azzurri, intenta a parlare con un vecchio alla guida del mezzo. E infondo, non rimpiange poi tanto quella scelta. La vita gli sta dando una seconda possibilità; perché non approfittarne?
 

Nota Autrice:
salve a tutti! Allora, premetto che non so da dove sia saltata fuori questa storia: mi è balenata in testa e l’ho buttata subito giù, perciò non è niente di speciale. Questa one shot introspettiva è ambientata, come avrete capito, durante la saga di Namecc, e ha ovviamente come protagonisti Bulma e Vegeta. So che probabilmente il loro amore non sia nato in questo momento, ma durante il periodo in cui Vegeta viene ospitato alla CC, ma ho sempre pensato che quel momento su Namecc fosse particolarmente importante. Insomma, è l’inizio di tutto. Probabilmente OOC, spero comunque che questo strambo lavoro vi sia piaciuto, in caso contrario non vi biasimo,  non convince molto nemmeno me …  Se volete farmi sapere la vostra opinione, positiva o negativa che sia, lasciate un commentino, mi farebbe piacere sapere cosa ne pensate. ;) alla prossima!
saluti
TWOTS
   
 
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