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Autore: Fiamma Erin Gaunt    06/11/2014    1 recensioni
Clarisse è coraggiosa, non teme nulla. Questo è quello che tutti i semidei pensano di loro. Quello che non sanno è che esiste qualcosa che Clarisse teme ed è proprio ciò che riesce a influenzare anche Reyna.
[Partecipante al contest "Call of Judges: La chiamata alle armi" indetto da Encha e Kaika sul forum di EFP]
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, FemSlash | Personaggi: Chris Rodriguez, Clarisse La Rue, Reyna, Silena Beauregard
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Nome autore (su efp e sul forum):  Fiamma Erin Gaunt (EFP)/Kyra Nott (Forum)
Titolo storia: Philophobia
Breve introduzione: Clarisse è coraggiosa, non teme nulla. Questo è quello che tutti i semidei pensano di loro. Quello che non sanno è che esiste qualcosa che Clarisse teme ed è proprio ciò che riesce a influenzare anche Reyna.
Note Autore (se necessarie): Il titolo è il nome di una fobia, precisamente la paura d’amare, che è un po’ il filo conduttore della storia. “Lo spettro del suo stesso dolore” negli occhi di Reyna è dovuto al dolore per la morte di Piper durante la guerra.
Genere: Introspettivo; Angst
Avvertimenti: Femslash – What if
Personaggi: Clarisse/Reyna; accenni Clarisse/Silena; accenni Clarisse/Chris; accenni Reyna/Piper.
Pacchetto (specificare in questa voce gli elementi utilizzati -prompt,limitazione, obbligo-): Falce – utilizzati tutti gli elementi

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Philophobia

 

 

 

 

 

 

 

Tre mesi.

Erano passati tre lunghi mesi dalla fine della guerra.

Ancora adesso, sdraiata sul suo letto nella Casa Cinque, Clarisse non riusciva a credere al delirio in cui era caduta la sua vita in quegli ultimi anni.

Aveva perso la sua unica migliore amica. Ancora adesso faticava a capire perché una figlia di Ares si fosse trovata legata indissolubilmente a una di Afrodite. Erano gli scherzi del destino.

Quello stesso destino che le aveva fatto capire di amare quella bellissima semidea dalla liscia chioma corvina e gli occhi blu. Consapevolezza che era durata poco, appena lo sfiorare fugace di due paia di labbra prima che Silena le voltasse le spalle e tornasse a combattere. Il campo di battaglia non era mai stato il suo posto, armi e gloria non le interessavano, eppure aveva messo in gioco se stessa per togliersi di dosso l’onta del tradimento.

Era un’eroina la sua dolce Silena.

Era un eroe, seppur a modo suo, anche Chris.

Loro tre avevano formato un bel gruppo fin dal primo momento in cui avevano messo piede al Campo Mezzosangue. Si erano trovati subito e a Clarisse non era sfuggito il modo in cui il figlio di Ermes la guardava. Sorrideva in modo dolce, ammiccava maliziosamente, e la coinvolgeva nei suoi innumerevoli scherzi.

Nessuno avrebbe mai pensato che si sarebbe ripreso dopo essere scampato al labirinto di Dedalo, ma ce l’aveva fatta. Era un ragazzo forte, molto più di quanto tutti gli altri pensassero, e lei lo sapeva bene. Bisognava per forza essere forti quando la tua ragazza piangeva disperatamente la morte di una persona che non eri tu.

Perché Clarisse era certa che Chris avesse sempre saputo, nel profondo, che tra lei e Silena non c’era solo una forte amicizia. Che avesse saputo leggere gli sguardi d’amore che si scambiavano quando credevano che nessuno prestasse loro attenzione. Non aveva mai detto nulla, però, e si era limitato ad accettare l’amore fraterno che Clarisse gli aveva donato.

E avrebbe quasi potuto non sentirsi troppo in colpa nei suoi confronti se non avesse agito in modo tanto stupido.

Quella freccia era diretta a lei, ma Chris si era messo in mezzo. Aveva sgranato appena gli occhi mentre la punta penetrava nella carne e il sangue cominciava a zampillare copiosamente. L’aveva tenuto stretto tra le sue braccia finchè non aveva emesso l’ultimo respiro.

Aveva sofferto. Era stato un dolore intenso quasi quanto quello che aveva provato quando Silena l’aveva lasciata. E insieme al dolore era giunta una nuova consapevolezza: l’amore era uno schifo.

Si era fatta una promessa: non si sarebbe mai più innamorata.

Aveva sofferto abbastanza nell’arco della sua giovane vita a causa di quello spietato sentimento e mai più avrebbe permesso alla felicità di sconvolgerla per poi abbandonarla con la rapidità di un battito di ciglia.

Mai più.

Non importava quanto fossero profondi gli occhi di quella figlia di Bellona, che celavano lo spettro del suo stesso dolore, né quanto fosse bella la sua carnagione dorata.

Pensare a lei le causava una strana sensazione.

Quando immaginava Reyna stretta tra le sue braccia, ansimante per il piacere della loro pelle nuda a contatto, oltre al desiderio avvampava in lei uno stato ansioso. La nausea l’assaliva e il cuore prendeva a martellarle nel petto. Aveva già avuto le farfalle nello stomaco, ma nulla si riconduceva a ciò che provava in quei momenti.

Era panico.

Una strana forma in effetti, mista a un desiderio bruciante, ma pur sempre panico.

Non voleva amarla.

Non voleva provare più niente.

Si rigirò tra le mani la spada.

Era stato un dono di suo padre. Quando Ares gliel’aveva porta le aveva detto che l’avrebbe aiutata in ogni modo possibile.

Forse era arrivato il momento di smettere di avere paura.

Forse la lama l’avrebbe davvero aiutata … l’avrebbe salvata e avrebbe scacciato via quella paura.

Si inginocchiò, puntando la lama verso l’alto come facevano i guerrieri nell’antichità, e si lasciò cadere a peso morto.

Il dolore fu intenso solo ma durò solo una manciata di secondi.

Poi tutto ciò che avvertì fu l’oblio.

Lei era Clarisse la Rue, orgogliosa figlia di Ares, e non temeva la morte … la sua unica paura era l’amore.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

[696 parole]

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice:

Sinceramente non so neanche io come mi sia venuta in mente una cosa del genere. Mah, ho una mente tanto contorta …

Coooomunque, spero che questa brevissima storia non vi abbia fatto troppo schifo e che vogliate farmi  sapere che ne pensate. Alla prossima.

Baci baci,

Fiamma Erin Gaunt

  
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