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Autore: Anmami    07/11/2014    1 recensioni
-Amen fratello! Che ci posso fare se sono un, come mi hai definito? Fenomeno! Senti vado a fare una doccia, sbarazzati di quella tizia per me, ti spiace? Puoi farle credere di essertela portata a letto se ti piace, consideralo un regalo da parte mia.-
-Dovrei prendermi i tuoi scarti?-
-Dove sarebbe la novità?-
-Ok! Ci sto! Mi occupo io di lei.-
-Bravo, visto? Sono generoso, divido le mie cose con gli amici.-
-Divideresti con me anche la tua Ferrari?-
-Non pensarci, un conto è passarti una donna qualunque, un altro è dividere con te l'amore della mia vita. Non potrei mai farle questo.-
Genere: Drammatico, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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-Steven! Chi cazzo è quella tizia nel mio letto?- 
-Oh ben svegliato amico mio, passato una buona notte?-
-Ripeto... chi cazzo è quella nel mio letto?-
-Dylan sei un fenomeno... te la sei portata a letto e non sai neanche il suo nome. E' Samantha. L'hai conosciuta ieri sera al bar.-
-Quanto mi hai fatto bere ieri sera, stronzo?-
-Non più del solito. Non c'entra nulla l'alcol. E' normale per te comportarti così, dai amico non ti ho mai visto due sere di fila con la stessa donna.-
-Amen fratello! Che ci posso fare se sono un, come mi hai definito? Fenomeno! Senti vado a fare una doccia, sbarazzati di quella tizia per me, ti spiace? Puoi farle credere di essertela portata a letto se ti piace, consideralo un regalo da parte mia.-
-Dovrei prendermi i tuoi scarti?-
-Dove sarebbe la novità?-
-Ok! Ci sto! Mi occupo io di lei.-
-Bravo, visto? Sono generoso, divido le mie cose con gli amici.-
-Divideresti con me anche la tua Ferrari?-
-Non pensarci, un conto è passarti una donna qualunque, un altro è dividere con te l'amore della mia vita. Non potrei mai farle questo.-
-Sai sei uno stronzo eppure le donne ti amano. Come diavolo è possibile?-
-I soldi, un cognome famoso, una ferrari e questa bellissima casa. Ecco come. Ora vado sotto la doccia, occupati dei miei affari ok?-
-Consideralo fatto.-
Quanto diamine avevo bevuto quella sera? Di solito ricordavo almeno i volti di quelle che mi portavo a letto. Avrei dovuto darci un taglio con tutte quelle sbronze, il mio fegato era sul punto di scoppiare. 
La mia vita era perfetta. Una valanga di soldi, un cognome rinomato che mi apriva tutte le porte, ville sparse un po' ovunque, un garage pieno di automobili di lusso ed uno stuolo di donne pronte ad accontentare tutti i miei capricci.
Da quando i miei genitori si erano trasferiti a Las Vegas la villa ad Hollywood era diventata la mia residenza. Vivevo lì con Steven, mio amico di infanzia e socio in affari. Eravamo famosi in tutto il mondo per le nostre applicazioni per smartphone. Lui ci metteva le idee ed io il portafoglio. Era iniziato tutto nella mia stanza ed ora avevamo circa settanta succursali sparse in tutto il mondo da oltre centocinquanta dipendenti l'una.
Feci la doccia, e poi uscii dal bagno con l'asciugamano avvolto in vita.
-Tutto fatto, l'ho mandata a casa. Ha brontolato un po', sai pensava di piacerti, lei non era ubriaca ieri sera quando ha deciso di venire a casa con te, ha lasciato il suo numero sul tuo comodino.-
-Cazzi suoi! Io lo ero eccome! Puoi buttarlo via il suo numero, non chiamo mai nessuna, lo sai.-
-Beh ecco... per farlo dovrei buttare via il comodino.-
-Che cosa è successo al mio comodino Steven?-
-Beh mi ha detto che andava a vestirsi in camera e quando sono tornato lei aveva inciso il suo numero di telefono sul tuo comodino.-
-Basta dire la parola comodino! Cazzo! Ha inciso il suo numero di telefono?- 
-Già...-
-Oh merda. Credo di dover fare più attenzione a chi mi porto a letto.-
-Come hai detto? Una frase del genere non può essere uscita dalle labbra del mio amico Dylan. Che ne hai fatto di lui demone? Esci da questo corpo!-
-Dai, sono serio. Non voglio ritrovarmi con un numero di telefono inciso sul culo la prossima volta. Le donne sono matte.-
-Sono matte loro o sei tu che le porti ad esserlo?-
-Come prego? Io non prometto niente a nessuna. Sai che l'amore non è cosa per me.-
-Lo so amico, ma abbiamo quasi trent'anni, non senti la necessità di mettere radici?-
-Oddio no! Perché tu si?-
-Beh non mi dispiacerebbe avere una famiglia, una donna che mi aspetta a casa, dei figli ai quali insegnare ad andare in bici.-
-Oh! Mi serve un drink ed anche bello forte. Abbiamo una vita fantastica, soldi a palate e donne pronte ad aprire le gambe ad ogni nostro minimo cenno, cosa ti manca?-
-Mi manca essere indispensabile per qualcuno.-
-Amico stasera usciamo e ti troverò una sventola o magari due con le quali divertirti, ne hai bisogno.-
Tutti quei discorsi mi avevano stordito. Amore, famiglia, figli... mai! La libertà, l'avventura e il divertimento ecco cosa faceva per me.
La sera mi preparai sfoggiando il mio look da rimorchio, e decisi di uscire con il mio grande amore: la mia Ferrari rossa fiammante. 
-Steven sei pronto? Dai, ti presto la Lamborghini se ti muovi.- dissi entrando nella sua stanza mentre mi annodavo la cravatta.
-No, io non vengo stasera, non ho voglia di uscire, vai tu alla festa di Patrick.-
-Come? Come? E' il nostro sponsor di punta, non puoi mancare. E poi hai un disperato bisogno di scopare.-
-Vengo, ma ad una condizione, stasera niente donne a casa.-
-Oh ma sei serio? Ho una reputazione da difendere. E tante donne da soddisfare.-
-Allora va da solo e spiega a Patrick perché il tuo socio non è con te.-
-E va bene, sei un rammollito comunque, sappilo. 
E quando questa sera una gnocca si renderà disponibile e tu vorrai portartela a letto io ti ricorderò del nostro patto e rimarrai a bocca asciutta. Poi però non dire che non ti avevo avvisato.-
-Dai andiamo Casanova. Questa sera ci comporteremo da bravi ragazzi. Comunque la Lamborghini la voglio lo stesso.-
Uscimmo di casa e ci avviamo all'hotel, location della festa. La Pat&Pat era un'azienda di moda famosa a livello internazionale ed era anche uno dei nostri sponsor più importanti. Patrick, il capo, ormai faceva parte del nostro giro di amicizie e ci aveva procurato parecchie distrazioni, tutte modelle delle sue sfilate.
-Oh! Finalmente la festa può cominciare! Dylan e Steven sono qui!- disse Patrick accogliendoci calorosamente.
-Ehi bello! Come procede?- chiesi io stringendogli la mano.
-Tutto bene, voi ragazzi?-
-Tutto perfetto, siamo sempre schifosamente ricchi.- risposi con un ghigno.
-Alla grande.- disse Steven con meno entusiasmo avviandosi verso il bar.
-Dylan, ho un favore da chiederti. E' un grosso favore, te ne sarò grato per sempre.-
-Pat sai che siamo amici e puoi chiedermi tutto.-
-Bene, di sopra c'è mia nipote ed è pazza di te, quando le ho detto che ci saresti stato anche tu è voluta venire alla festa a tutti i costi, solo che è molto timida e si vergogna.-
-Ed io che dovrei fare?- chiesi confuso.
-Beh ecco se potessi andare di sopra e magari che so, portarle da bere. Parlare un po' con lei. Ha dei grossi problemi di autostima e mia sorella ed io siamo molto preoccupati per lei.-
-Oh ma dai... Pat. Non sono bravo in queste cose.-
-Ascoltami, sali e guardala almeno da lontano, se ti sembra una cosa impossibile da fare, potrai tornare qui e ti darò il numero delle mie nuove modelle, ci stai?-
-Eh sia! Ma voglio almeno dieci numeri di telefono.-
-Andata!- disse Patrick stringendomi la mano.
Salii le scale ed arrivai sulla terrazza.
Dove mi aveva indicato Pat, trovai una ragazza con un paio di jeans chiari ed una camicia bianca, tutta rannicchiata su una poltrona intenta a leggere un libro.
Era longilinea e sembrava essere molto alta da quello che potevo vedere, con dei lunghi capelli biondi, gli occhiali con una montatura un po' antiquata sul naso ed era scalza con le gambe incrociate, mentre le scarpe erano sul pavimento disposte disordinatamente.
Certo, magari c'era un po' da lavorare, ma la base di partenza era sicuramente buona. 
Ad un tratto si rese conto di essere osservata e si ricompose, rimettendosi le scarpe ed arrossendo per l'imbarazzo.
Sorrisi a quel gesto e le feci un cenno di saluto con la mano.
Lei stupita si voltò per guardare se stessi salutando qualcuno alle sue spalle e, non vedendo nessuno, si indicò guardandomi con fare interrogativo.
Vedendo lo stupore nei suoi occhi, feci di si con la testa per farle notare che stavo salutando lei e mi avvicinai.
Mi sedetti sulla poltrona vicina alla sua e le sorrisi. Lei rispose al sorriso e poi abbassò lo sguardo.
-Ciao, sono Dylan Rochester, piacere di conoscerti, tu sei la nipote di Patrick vero?- dissi porgendole la mano.
Lei molto cautamente come se avesse paura di scottarsi la strinse e rispose:
-Si, lo so chi sei, lo so benissimo.- diventando rossa.
-Ehm... ma io non so chi sei tu.-
-Oh si, scusa. Mi chiamo Brenda Smith.- disse continuando a stringermi la mano.
-Bene, posso riavere la mia mano?- chiesi sorridendo.
-Accidenti! Sono sempre la solita imbranata.-
-Sta tranquilla, puoi tenerla se vuoi, io ne ho un'altra.- la rassicurai ricordando le parole di Pat sulla bassa autostima della ragazza.
-No, te la restituisco. Scusa.-
-Bella serata vero?- cercai di fare conversazione, ma lei era troppo in imbarazzo per parlare e rispondeva a monosillabi.
Dopo un po' di silenzio si fece scura in volto e disse:
-Tanto so che è stato zio Pat a dirti di venire a parlare con me. So che lui è il tuo sponsor di punta, puoi pure andare ora, tranquillo, gli dirò che sei stato un cavaliere e mi hai fatto compagnia tutta la sera. Mi dispiace che tu sia costretto a passare del tempo con me, non sono alla tua altezza. Beh ciao.- 
Si alzò e se ne andò lasciandomi da solo sulla terrazza.
A quel punto avrei voluto seguirla per scusarmi, ma non essendone capace, mi diressi di sotto a cercare Steven. 
Tornai a casa intorno alle undici di sera, come non succedeva da quando frequentavo le medie.
Mi versai da bere e mi sedetti sul divano.
-Che hai amico? Ancora arrabbiato per la storia del mio divieto di scopare di stasera?-
-No, si tratta di una ragazza, la nipote di Pat...-
Raccontai gli avvenimenti della serata a Steven e lui mi guardò allibito e scoppiò a ridere.
-Cioè Dylan e Brenda? E dove cazzo siamo finiti? A Beverly Hills 90210?-
-Dai, non fare il cazzone. Sono serio. E' una ragazza carina...-
-No, frena frena frena... tu stai dicendo che hai conosciuto una ragazza e che ti è sembrata carina? Davvero?-
-Cosa c'è di strano se un uomo parla con una ragazza è la trova carina?-
-Se stessimo parlando di un uomo non ci sarebbe nulla di insolito, ma qui stiamo parlando di te.-
-Vuoi dire che non sono un uomo? Vuoi vedere cos'ho nei pantaloni?-
-Eccolo qui! Sei tornato il solito stronzo! Mi stavi facendo preoccupare. Comunque, con lei non puoi fare come al solito sai, meglio lasciarla perdere, Pat è troppo importante per noi.-
-Vuoi dire che i suoi soldi sono troppo importanti per noi.-
-Esatto... lascia perdere, non puoi fartela.- disse lui sorseggiando il suo drink.
-E chi ti dice che voglio solo farmela?-
Steven sputo il suo whisky rischiando seriamente di soffocarsi.
-Amico ma che cavolo ti prende? Non puoi sganciare queste bombe mentre sto bevendo del pregiato whisky da cento dollari a bottiglia.-
-Secondo te non posso voler soltanto uscire con una ragazza, passare del tempo insieme a lei e vedere cosa succede?-
-Ti sei drogato non è vero?-
-No! Sono lucido, stranamente. Donami chiederò a Pat il numero di Brenda, deciso.- dissi alzandomi e sistemando il mio bicchiere.
-Sai almeno quanti anni ha?- mi fermò Steven.
-A dire il vero no.- risposi.
-Beh ne ha diciannove, è all'ultimo anno di liceo. Tu ne hai solo otto in più, davvero Dylan con lei non si scherza.-
-Oh beh, è maggiorenne no?- dissi con un'alzata di spalle.
Dopo aver augurato la buonanotte a Steven me ne andai nella mia stanza e preparai un piano per il giorno dopo.
Al mio risveglio feci colazione e dopo essere passato dall'ufficio per sbrigare delle faccende burocratiche, salii sulla mia testa rossa e chiamai Patrick.
-Pat ciao, scusa il disturbo, avrei una cosetta da chiederti. Posso?-
"Si, dimmi pure, Brenda mi ha raccontato di quanto tu sia stato gentile con lei, volevo ringraziarti." disse dall'altro capo del telefono.
-E' stato un piacere. A questo proposito, dove studia? Sai vorrei passare a prenderla a scuola per farle una sorpresa.-
"Oh davvero? Ma è fantastico, se ti presenterai tu con la tua macchina di lusso alle sue compagne di classe prenderà un colpo e la smetteranno di insultarla. Va alla Milton High, esce intorno alle quattro il giovedì."
-Grazie Pat, a presto.- lo salutai chiudendo la conversazione.
Alle quindici e cinquanta ero fuori dalla sua scuola a braccia incrociate e con gli occhiali da sole appoggiato alla mia Ferrari.
Attirai molto l'attenzione e le ragazzine che passavano mi lanciavano delle occhiate lascive.
Intorno alle sedici un gruppetto di studentesse vestite come donne di facili costumi, passò di fronte a me chiacchierando.
-Oddio ma ci pensate che la verginella Brenda-Tenda è nipote del fondatore della Pat&Pat? Suo zio si vergognerà tremendamente di lei e dei gonnelloni assurdi con i quali va in giro, per non parlare dei suoi capelli, quel biondo così scialbo.- a parlare era stata quella che sembrava essere la leader del gruppo.
-Hai ragione Vicky! Tu si che saresti la nipote perfetta per lui.- dissero in coro le altre tre.
Dopo aver sentito quella conversazione mi venne una gran voglia di spaccare la faccia a quelle galline, ma mi limitai a farle ingelosire un po'.
Le fermai arrivando davanti a loro e, togliendomi gli occhiali per mostrare i miei occhi di ghiaccio, le salutai.
-Scusate signorine, sapete dirmi tra quanto uscirà Brenda Smith? La sto aspettando per portarla a fare un giro sulla mia macchina.- dissi indicando la mia auto.
Le ragazze si voltarono tutte verso la loro leader a bocca spalancata, stavano per dire qualcosa, ma lei con un gesto della mano le azzittì.
-Beh, sai Brenda di solito esce per ultima, ci mette sempre un sacco a sistemare i suoi libri nell'armadietto. Ma se vuoi rimango io a farti compagnia e vengo io con te sulla tua macchina.- disse giocando con i capelli e leccandosi le labbra maliziosamente.
Io distolsi lo sguardo per evitare di riderle in faccia e, davanti alla scalinata vidi Brenda con un gonnellone a fiori azzurro e una canotta bianca alle prese con gli appunti che le erano caduti fuori dallo zaino.
-Scusate signorine, ma ho trovato la mia ragazza.- dissi avviandomi verso di lei.
Attraversai il cortile e la raggiunsi. Da vicino mi accorsi delle sue scarpe di tela bianche e sorrisi all'idea di quello strano abbinamento.
-Serve una mano?- chiesi accovacciandomi ed aiutandola a sistemare quei fogli che stavano svolazzando ovunque.
Lei mi guardò e mi diede un pizzicotto.
-Ahi! Ma perché l'hai fatto?- domandai strofinandomi il braccio destro.
Lei, che ancora non aveva parlato, si diede un pizzicotto sul braccio.
-Oddio sono sveglia.- sussurrò sconvolta.
-Beh mi pare di si. Ciao!-
-Ciao...- rispose imbarazzata.
-Allora sei pronta, ti porto a fare un giro.- dissi porgendole la mano per aiutarla ad alzarsi.
-Come mai sei qui?-
-Beh, ho chiesto a tuo zio quale liceo frequentassi perché volevo venire a prenderti per farti una sorpresa. Visto? Stavolta sono stato io a chiedere di poter passare del tempo con te.-
-Ah... non me l'aspettavo. Ma... puoi spiegarmi perché il gruppo delle serpi dalla lingua biforcuta ci sta fissando?- disse indicando le ragazze vicine alla mia macchina.
-Oh beh... prima ho chiesto loro dove fossi e forse accidentalmente mi è sfuggito che sei la mia ragazza.-
-Seriamente hai detto questo?- chiese fissandomi.
-Si, mi spiace.-
-Grazie!- disse avvicinandosi a me e baciandomi su una guancia.
-Prego.- risposi sorridendo.
-No, seriamente, tu non hai idea di che inferno sia la mia vita a scuola con quelle arpie, non fanno altro che chiamarmi...-
-Verginella Brenda-Tenda, le ho sentite. Sono solo delle stupide, non starle a sentire.- affermai mettendole una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
.Non è semplice...-
-Scusa... il verginella lo capisco, Brenda è il tuo nome, ma Tenda per cosa sta?-
-Mi piacciono le gonne lunghe, questa è una delle prime creazioni dello zio Pat.- rispose abbassando lo sguardo verso la sua gonna.
-Sei alta e slanciata, ti donano le gonne lunghe, sei molto bella oggi.- dissi sorridendole.
-Si, conosco la tua fama, potresti avere tutte le donne che vuoi, magari dici la stessa cosa a tutte.-
-Ti sei risposta da sola, potrei avere tutte, ma sono qui davanti alla tua scuola con un branco di liceali che mi fissa, questo dovrebbe farti capire molte cose. Ora andiamo a fare un giro?- dissi prendendole lo zaino.
-Devo avvisare zio Pat prima.-
-Lo sa già, l'ho chiamato io. Non hai scuse, ti toccherà passare un pomeriggio con me.-
-Non volevo trovare scuse, solo che mi sembra così surreale...-
-Come posso convincerti che è tutto vero? I pizzicotti non sono contemplati, sappilo.-
Lei rimase in silenzio a fissarmi ed io mi avvicinai a lei sfiorandole la punta del naso con le labbra.
-Sei convinta ora?- chiesi sghignazzando e mettendole un braccio sulle spalle.
-Se non ti crea troppi problemi, potremmo passare camminando così davanti alle quattro streghe? Voglio vedere le loro facce.- mi domandò arrossendo imbarazzata.
Io come risposta la strinsi a me ancora di più e ci avviammo verso la macchina.
Arrivati a pochi metri dalla mia Ferrari, il gruppetto di ragazzine si avvicinò a noi e la leader si rivolse a Brenda dicendo:
-Oh sei patetica, chi è lui? Uno dei modelli di tuo zio? L'hai pagato per fare finta di essere il tuo ragazzo? Non ci casca nessuno sfigata.- sputò con cattiveria.
Io tolsi il braccio dalle spalle di Brenda e le presi la mano che lei strinse forte come se in quella stretta vi fosse tutta la sua frustrazione.
-Grazie per il complimento, sono bello, ma addirittura modello... sono Dylan Rochester piacere di conoscervi. Si, sono il capo della "Rochester App.", sono sicuro che nei vostri cellulari ci sia almeno un'applicazione creata da me e dal mio socio. Ora scusate, ma io e Brenda dobbiamo andare.- dissi compiaciuto tirando leggermente Brenda per farmi seguire.
Sembrava che la ragazzina si fosse arresa, sembrava che avessimo vinto ed invece continuò ad inveire su di noi.
-Ma che brava la nostra Brenda-Tenda! L'hai addestrato bene! Se è il tuo ragazzo perché non vi siete nemmeno dati un bacio? Te lo dico io perché! Uno come lui non starebbe con una come te neanche se fossi l'ultima rimasta sulla faccia della Terra. Forse avresti dovuto pagarlo di più, avrebbe recitato in modo più credibile.-
Mi voltai verso Brenda che continuava a stringere furiosamente la mia mano e notai una lacrima che le scendeva lungo la guancia. Era davvero troppo. Mi avvicinai a lei e prendendole il viso tra le mani la baciai con dolcezza. Quando ci staccammo la guardai negli occhi e notai un misto di stupore e felicità.
-Stai bene?- sussurrai ad un centimetro dalle sue labbra.
-S-si... mi tremano un po' le gambe però...- rispose nascondendo il viso sulla mia spalla.
Le aprii la portiera e la feci accomodare al posto del passeggero.
-Scusami un secondo eh. Risolvo una cosetta e torno.-
Aggirai la mia auto e mi parai davanti al gruppetto delle piccole snob.
-Da ora in poi voi lascerete in pace Brenda e sta sicura che lo farete. Sono certo di questo perché sono uno degli uomini più potenti della città, giusto ieri ho parlato al telefono con il figlio del Presidente, mio caro amico, sarebbe sufficiente soltanto un mio segno per rendervi la vita un inferno. State certe che troverei qualcosa su di voi, anche solo un libro restituito in biblioteca con un giorno di ritardo potrebbe bastarmi per farvi finire nei guai. Perciò da questo momento Brenda è intoccabile chiaro? Non vorrei dovervi fare di nuovo questo discorso. Ah dimenticavo... c'è una bella differenza tra l'essere sexy ed essere sgualdrine, vediamo se siete abbastanza sveglie da capire di quale categoria fate parte voi.-
Dopo questo mio monologo, che mi lasciò profondamente soddisfatto, salii in macchina e partii sgommando facendo sorridere di gusto Brenda.
Passammo il pomeriggio insieme in modo spensierato tra gelato, passeggiate e qualche timida effusione.  
La sera la invitai a casa mia. Cenammo insieme a Steven che la osservava curioso.
-Andiamo  di là? Vuoi?- chiesi raggiungendola sul divano dopo che il mio amico ci lasciò da soli.
-Ehm dovrei tornare a casa veramente...-
-Dai, non puoi restare ancora un po?- cercai di convincerla baciandole una spalla.
-Dylan, dico davvero, devo tornare a casa. E poi questa sera non verrò a letto con te. Se vorrai continuare a vedermi dovrai renderti conto del fatto che con me non funziona come con le ragazze facili con le quali hai a che fare di solito.-
-Non voglio portarti a letto. Cioè non è corretto dire così. Tu mi piaci e quindi è naturale che vorrei, però mi sto sforzando. Conosci la mia reputazione, non posso cambiare atteggiamento da un giorno all'altro, ma ci proverò, cercherò di non comportarmi da stronzo. Ora vuoi che ti porti a casa?-
-Si, te ne sarei grata, grazie.-
Le baciai la punta del naso e scendemmo in garage, dopodiché salimmo sulla mia Smart e la riaccompagnai a casa.
-Sai questa è la mia macchina preferita. Sto lavorando per potermela comprare, zio Pat voleva regalarmela, ma io ho rifiutato, voglio guadagnarmela, è di sicuro più soddisfacente.-
-Vero. Le cose sudate sono le migliori. Oh cavolo! Non abbiamo mangiato il dolce... oh si! Lì nel portaoggetti ci sono dei cioccolatini, prendili pure se vuoi.-
-Ehm... sono allergica al cioccolato.-
-Veramente? Beh, dovrò ricordarmelo, niente cioccolatini allora. Cos'altro?-
-Beh vediamo... mi piacciono le piante, ma i fiori recisi mi danno sui nervi.-
-Ok, niente mazzi di fiori, mi toccherà regalarti dei gioielli allora... colore preferito?-
-Azzurro e lilla, comunque quasi tutte le tonalità pastello escluso il rosa.-
-Perfetto! Tutto registrato.-
-Bene, eccoci, casa mia è quella.-
-Ti accompagno alla porta, posso?-
-Volentieri. Sai sono stata molto bene oggi, grazie di tutto. Il modo in cui hai messo a tacere quelle arpie è stato mitico. Sono il mio tormento dall'asilo.-
-Tranquilla, credo che non ti disturberanno più dopo oggi.-
L'accompagnai alla porta e ci baciammo per qualche minuto. Le augurai la buonanotte e aspettai che entrasse in casa. Poi salii in auto e tornai alla villa. 
Entrai fischiettando e sul divano ad aspettarmi trovai Steven con una strana espressione sul viso.
-Allora? Sei andato in buca?- chiese ghignando.
-Non sono affari che ti riguardano.-
-Non dirmi che ti ha respinto? E brava la nostra ragazzina. Le hai già dato il benservito per questo vero?-
-No. Domani andrò a prenderla a scuola, pranzeremo e poi passeremo il pomeriggio insieme. Ho già organizzato la giornata e le sto preparando una sorpresa.-
-Oh che mi venga un colpo! Quella ragazzina ti ha accalappiato! Tu ti sei innamorato!-
-Non ti pare di esagerare, dopo un solo appuntamento parlare d'amore mi sembra prematuro.-
-Mai sentito parlare di colpo di fulmine?-
-Si, ma non c'entra nulla con me, sai che io non sono un tipo tutto sentimenti e stronzate simili.-
-Ah no? Hai appena chiamato "appuntamento" un pomeriggio con una ragazza, non ti sentivo usare quella parola da... non ti ho mai sentito usare quella parola! Fai attenzione ok? Niente stronzate. Buonanotte amico.-
-'Notte Stev.-
La mattina dopo, con una precisione al secondo, le feci recapitare il mio regalo.
Erano bastate un paio di telefonate e, nonostante fossero le tre di notte, riuscii a realizzare la mia idea. 
Eh il potere dei soldi!
Quella mattina, uscita di casa per andare a scuola in autobus, Brenda trovò ad attenderla una Smart azzurra  personalizzata con il suo nome e superaccessoriata, con un grosso fiocco lilla sul tetto.
Alle sette e trenta, il mio telefono squillò.
"Tu sei matto! E' stupenda!"
-Sono felice che ti sia piaciuta, volevo farti un regalo per farti sapere che è stato un bellissimo primo appuntamento.-
"Wow! Ed hai pensato di regalarmi una macchina? E ti ho solo baciato! Se verrò a letto con te cosa mi regalerai? Una casa?"
-Vuoi una casa? Faccio un paio di telefonate et voilà. Chiedi e ti sarà dato, ti vizierò come non ho mai fatto con nessuna.-
"Tu sei matto! Però grazie, nessuno aveva mai fatto una cosa tanto stupida quanto romantica per me. Ora però devo andare a scuola, tra poco passerà l'autobus."
-Ehi ti devo ricordare che ti ho appena regalato una macchina? Vai a scuola con quella!-
"No! Non andrò a scuola in macchina!"
-E perché no se posso saperlo?-
"Se andassi a scuola in macchina tu non avresti motivo di venire a prendermi."
-Va a scuola in macchina, all'una sarò lì davanti ad aspettarti. Ed andremo a pranzo insieme. Promesso. Buona giornata.-
"Va bene, mi fido. A dopo. Buona giornata anche a te."
Appoggiai il telefono sul mio comodino sfregiato e mi lasciai cadere sul cuscino sorridendo.
Guardai il soffitto per un po' con un'espressione ebete stampata in volto senza riuscire a smettere di sorridere.
-Oh cazzo amico. Sei messo malissimo! Le hai regalato una macchina?- disse Steven appoggiato alla porta della mia stanza.
-Da quanto tempo sei lì?- chiesi sorpreso.
-Da abbastanza per dirti che non ti riconosco più! Non scopi con nessuna da quasi tre giorni ed hai appena regalato una macchina ad una ragazza.-
-Non ce l'aveva e poi è allergica al cioccolato.-
-E tu hai pensato che il regalo adatto dopo un'uscita sola fosse una Smart... beh certo, molto ragionevole da parte tua. Non credi di correre troppo? Stai perdendo la testa.-
-Ma di che parli? E poi non eri tu quello che si lamentava perché voleva una famiglia? Io ora voglio una ragazza fissa, che c'è di male?-
-Assolutamente niente, se sai cosa stai facendo... non è un giocattolino lo sai vero? E' una ragazza con dei sentimenti ed è anche la nipote di Pat, fa attenzione, te lo ripeto per l'ennesima volta.-
-Non voglio farla soffrire o comportarmi da stronzo se è quello che pensi.-
-Veramente ho più paura che lei faccia soffrire te.-
-Ma cosa dici? Non ti seguo.-
-Non hai mai amato nessuna, potrebbe essere devastante per te.-
-Vorrei ripeterti di nuovo che non sono innamorato di lei, praticamente non la conosco quasi.-
-Ah davvero? Io non ne sarei così sicuro, non hai ancora cercato di portartela a letto, per te è un chiaro gesto di affetto.-
-Esci di qui!- dissi tirandogli il cuscino che lui schivò chiudendo la porta velocemente.
E se mi fossi innamorato davvero di lei come diceva lui? Non ero sicuro di saper gestire quell'eventualità.
A metà mattinata ero in ufficio con Steven e stavamo controllando gli ultimi bilanci, quando il mio telefono vibrò e si illuminò. Non feci in tempo ad afferrarlo per leggere il messaggio che lui si allungò sulla scrivania e sbirciò sullo schermo prendendomi in giro.
-Ehi ciao! Sono in pausa, manca il professore di chimica. Tu che fai? Progetti qualche altro regalo folle da farmi?- lesse Steven ad alta voce con una vocetta acuta per imitare Brenda.
-Dai, restituiscimi il telefono, sono cose private.-
-Tra rose e fiori vedi arrivar. Dylan e Brenda si vanno a sposar!- 
-Oh bravo, comportamento da vero uomo maturo, complimenti. Quando hai finito di fare il coglione ti sarei grato se mi restituissi il cellulare.- dissi ironico.
-Certo, ecco a te Romeo! Oh Brenda Brenda perché sei tu Brenda?-
-Sai secondo me è tutta invidia la tua...-
-Hai ragione, sono molto invidioso di te, dai, l'hai vista? E' splendida! E la cosa bella è che non se ne rende nemmeno conto.-
-Togliti tutte le strane idee dalla testa, chiaro?-
-Oh oh! Il nostro playboy è geloso! Tranquillo, ha occhi solo per te.-
-Come fai a dirlo? Forse dovrei finirla qui, prima di finirci dentro. L'anno prossimo andrà al college...-
-Ci sei già finito dentro amico!- disse mettendomi una mano sulla spalla e uscendo dall'ufficio, lasciandomi ai miei pensieri.
Appoggiai la testa al vetro della scrivania con un sonoro grugnito. Erano bastati pochi momenti con lei a sgretolare le mie sicurezze da latin lover, come poteva essere successo?
Lessi ancora il suo SMS ritrovandomi di nuovo a sorridere con lo sguardo ebete.
Le risposi e poi ritornai a lavoro.
Alle tredici in punto ero davanti a scuola ad aspettarla accanto alla sua Smart.
Corse verso di me fermandosi a pochi centimetri non sapendo forse come comportarsi. Oggi niente gonnellone, un paio di jeans stretti, una camicetta leggermente scollata, le ballerine ed i suoi immancabili occhiali.
Mi guardò arrossendo come se stesse aspettando una mia mossa.
-Ehi non mi merito un bacio? Ti ho regalato una macchina per la miseria! Cosa devo fare per ottenere un po' di affetto? Donna con il cuore di pietra!- scherzai.
Lei si avvicinò a me allacciando le braccia dietro il mio collo. La osservai da vicino e mi accorsi che quel giorno si era anche truccata.
Forse lo aveva fatto per me, ma il pensiero che altri potessero notare quanto fosse bella mi fece ribollire il sangue.
Si allungò verso di me baciandomi timidamente. A quel punto io le passai un braccio dietro la schiena e una mano dietro la nuca per avvicinarla al mio petto il più possibile.
-Oh adesso si che ragioniamo, da oggi in poi voglio essere salutato così, chiaro?- 
-Certo, niente da obbiettare.- disse lei con un sorriso.
-Beh a dire il vero io qualcosa da obbiettare ce l'avrei!-
-Cosa succede?- chiese allarmata.
-Allora quei jeans ti mettono in mostra troppo il sedere, la camicia è troppo scollata e... ti sei truccata! Non mi sta affatto bene- risposi con un finto tono arrabbiato.
-Questa poi, Dylan Rochester geloso di me, di una insignificante e bruttina come me, sicuro di non aver perso una scommessa?-
-Ma la smetti? Tu sei bella! Inizia a crederci per favore.-
-Sei il solo a pensarlo.- affermò triste.
-E non ti basta?- domandai giocando con un suo ricciolo ribelle.
-Si, però fatico a crederci.- rispose distogliendo lo sguardo. 
A quella affermazione le presi il viso tra le mani per obbligarla a guardarmi negli occhi e dissi:
-Non costringermi a portarti a casa mia per dimostrarti quanto sei bella.-
-Oh oh! E' una minaccia?- chiese maliziosa.
-No, una promessa. Comunque andiamo a pranzo ora?- dissi prendendola per mano.
-Si, dov'è la tua macchina?-
-No, niente macchina, sono venuto in taxi. Andiamo in giro con la tua. Oggi guidi tu!-
-Sei serio?- domandò alzando un sopracciglio.
-Mai stato più serio, guidi e decidi anche dove andare, oggi comandi tu!-
-Bene, allora sali. Ti porto in un posto.-
Mise in moto e partimmo, attraversammo mezza città e dopo un giro infinito, si fermò davanti all'ingresso della mia villa. Non riuscii a capire perché avesse scelto quella meta, quindi una volta varcato il cancello, restai in attesa di una sua spiegazione.
Mille cose mi passarono per la testa in quei pochi istanti. Il pensiero più prepotente di tutti fu che lei mi avesse accompagnato a casa perché non era entusiasta all'idea di passare del tempo con me. 
Mi diedi dello sciocco da solo per tutte quelle paranoie ed aspettai che mi desse una spiegazione, guardandola con un'espressione interrogativa.
-Bene, siamo arrivati.- disse sorridendomi.
-Perché siamo qui?- chiesi curioso.
-L'hai detto tu...- buttò lì lasciando la frase in sospeso.
-Non capisco a cosa ti riferisci, scusami...-
-Beh, siamo a casa tua, ora devi dimostrarmi quanto sono bella...- 
Con fare sensuale scese dalla macchina lasciandomi lì sul sedile come un ebete.
Mi risvegliai da quella specie di torpore che aveva assopito il mio cervello e la seguii di corsa.
Lei era lì, appoggiata al muro vicino al mio portone d'ingresso ed io mi fermai qualche passo più indietro ed iniziai a scrutarla a fondo.
Altre mille paranoie affollarono la mia mente.
Quel suo gesto era un chiaro segnale, voleva approfondire il nostro rapporto, ma io lo volevo? Sapevo fin dall'inizio che con lei le cose sarebbero state diverse, non era certo come tutte quelle ochette che mi ero fatto fino ad allora e, in un certo senso, ne ero spaventato. Se non fossi stato all'altezza? E poi un altro tarlo si insinuò nella mia testa: aveva già avuto altre esperienze? E in caso negativo, sarei stato in grado di essere il suo primo uomo? Lei vedendomi indeciso afferrò le mie chiavi di casa, aprì la porta e dopo avermi preso per mano mi guidò all'interno del mio salone.
Quel pomeriggio facemmo l'amore e fu la prima volta per entrambe.
In poco tempo Brenda era entrata nel mio cuore scalfendolo e rendendomi un uomo migliore.
La nostra storia d'amore durò un anno. 
Dopo essersi diplomata con la media di voti più alta di tutta la scuola, decise di prendersi un po' di tempo prima di cominciare il college ed iniziò a lavorare con suo zio Pat nell'atelier.
In quel anno meraviglioso capii di non poter vivere senza di lei e decisi di chiederle di vivere insieme nella casa che le avevo regalato per il diploma.
Quella sera di ottobre andò via da casa mia particolarmente tardi, io provai ad insistere affinché si fermasse a dormire da me o che perlomeno mi consentisse di riaccompagnarla a casa, ma lei testarda come sempre, non aveva voluto sentire ragioni.
Erano circa le tre di quella maledetta notte di ottobre quando vidi per l'ultima volta il suo sorriso. 
Due ore più tardi mi trovavo in ospedale accanto ad un corpo freddo ed un viso tumefatto di quella che circa sette mesi più tardi sarebbe dovuta diventare la madre di mio figlio. 
Quella maledetta notte di ottobre il mio cuore aveva smesso di battere insieme ai loro. 
Quella maledetta notte di ottobre, su quella maledetta Smart, contro quel maledetto muro, a causa di quel maledetto colpo di sonno, ero morto anch'io.
Restai con loro fino al giorno dopo, a nulla erano valsi i tentativi di Steven e dei miei genitori per farmi allontanare da quella stanza. Quando l'impresa di onoranze funebri arrivò per procedere sul suo cadavere, dovettero sedarmi affinché io mi staccassi dalla sua mano.
Restai chiuso in casa per i tre mesi successivi al funerale, meditando sulle mie colpe. Brenda era morta a causa mia, così come il nostro bambino non avrebbe mai visto la luce. Se solo le avessi regalato un gioiello al posto di quella maledetta macchina. Il dolore per la perdita ed i sensi di colpa mi stavano lacerando dentro e nulla per me aveva più senso. Steven aveva provato ripetutamente a convincermi della mia innocenza, ma con scarsi risultati, io sapevo di essere il colpevole della loro morte. Mio figlio. Sarebbe stato maschio o femmina? Sarebbe stato biondo come la madre o castano come me? Una cosa era certa: lo avrei amato più della mia vita. 
Lo stato di disperazione in cui ero caduto non mi consentiva di essere sufficientemente lucido per gestire i miei affari.
Decisi di lasciare il controllo della società a Steven e di passare a lui anche la proprietà della villa e mi trasferii nella casa che avrei dovuto dividere con Brenda. 
Passai tappato in casa sei mesi in totale, fino a quando un giorno di aprile presi la decisione più importante.
Quella sera mi vestii con il mio abito più elegante, cenai abbondantemente e mi scolai la bottiglia di vino più costosa di tutta la mia cantina.
Dopo quel lauto pasto, presi carta e penna e scrissi. Scrissi ai miei genitori, scrissi a Pat e soprattutto scrissi a Steven, a lui che era a tutti gli effetti mio fratello.
Quando ebbi esaurito le parole mi sedetti sulla poltrona, afferrai la mia pistola, caricai il colpo e...
-Arrivo amore, aspettami.-
...poi buio.
  
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