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Autore: Heavenly    08/11/2014    2 recensioni
"Il vociare dei suoi compagni di tavolo, ed in generale della mensa, non l'aiutava affatto; ma d'altra parte sapeva bene di non poterli obbligare a portare quel peso così grande che le attanagliava lo stomaco.
Loro non avevano alcuna colpa. Pensandoci bene però, nemmeno lei era la responsabile; e nemmeno lui."
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Sorpresa
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Vi consiglio di ascoltare mentre leggete:  https://www.youtube.com/watch?v=CXrIod5siWk


My Fault




Era ancora presto; non potevano essere che le sette e trenta, forse le otto. Eppure il buio aveva già avvolto tutto, tingendo il cielo di un blu così scuro da sembrare notte inoltrata.
Si erano riuniti tutti per cena da un po' di tempo, ma lei aveva saputo sin dall'inizio che non avrebbe toccato cibo: infatti, il suo piatto era rimasto perennemente vuoto per tutta la serata. Era troppo impegnata a pensare a ciò che doveva fare; a ciò che poteva fare. Per lui.
Il vociare dei suoi compagni di tavolo, ed in generale della mensa, non l'aiutava affatto; ma d'altra parte sapeva bene di non poterli obbligare a portare quel peso così grande che le attanagliava lo stomaco. Loro non avevano alcuna colpa. Pensandoci bene però, nemmeno lei era la responsabile; e nemmeno lui.
Sospirando, prese il bicchiere, l'unica cosa che aveva riempito, e se lo portò alle labbra. Bruscamente, si bloccò, guardando con occhi sgranati e feriti il contenuto: del liquido blu. Non se ne era nemmeno resa conto. Un nodo alla gola. 
Posò il bicchiere così violentemente da far quasi rovesciare il tutto, guadagnandosi un'occhiata dubbiosa da uno dei suoi fratelli che le sedeva vicino. Lo ignorò: in fondo, tutti sapevano. Ma nessuno osava parlarne.
Stanca di restare lì, senza un fine concreto, decise di alzarsi per andarsene. Prima di dileguarsi, però, cercò lo sguardo di Chirone: era pur sempre la sua figura di riferimento. Il centauro la guardò sconsolato, ma annuì. E lei uscì, seguita da altri sguardi muti.

Tenendo lo sguardo basso, puntato sull'erba verde del Campo, scese il lungo pendio e si incamminò verso la sua cabina. Se lei era sempre stata una persona metodica e pratica, ora si sentiva come in balia di un uragano. Aveva provato raramente così tante emozioni; mai così negative. Non riusciva a riordinare i mille pensieri che le affollavano la testa: era come se una nebbia pesante fosse calata sulla sua mente e non le lasciasse mettere insieme i pezzi del puzzle. Sbuffò, frustrata, e chiuse gli occhi cercando di riprendere il controllo del cervello, la sua unica arma.
Fu colta di sorpresa quando, al posto del terreno solido, il suo piede affondò in qualcosa di meno stabile. Si accorse allora che le sue gambe l'avevano portata dall'altra parte del Campo: era arrivata fino alla spiaggia. Un sorriso sghembo e pieno di amarezza si dipinse sul suo volto: quanta ironia in quella situazione.
Il mare era calmo, quella sera. L'Oceano non sembrava turbato da ciò che stava succedendo là sulla terra ferma. Eppure, un padre avrebbe dovuto preoccuparsi per un figlio; poi si ricordò che qui si parlava di dei, e che gli dei non erano proprio genitori modello. Anche un buon padre come il dio del mare non poteva essere perfetto.
Alzando lo sguardo verso la città lontana, notò come anche New York, per coincidenza, fosse avvolta da una fittissima nebbia: si potevano scorgere solo le punte dei grattacieli più alti. Oh, questa sì che era una scena da soap-opera: voleva quasi ridere, da quanto trovava quel momento così ridicolo.
Però, al posto di una risata, si sentì emettere un singhiozzo, e avvertì gli occhi inumidirsi.

Se qualcuno avesse visto Annabeth Chase in quel modo, non avrebbe saputo dire se fosse stata davvero lei. Probabilmente nessuno sarebbe andato a metterle una mano sulla spalla, a tranquillizzarla. Ma ancora, non era colpa loro: lei aveva costruito quella barriera, perché la debolezza nella sua vita non era ammessa. La colpa era sua.

Il profumo di salsedine le ricordò di nuovo lui: una misera consolazione per il fatto che non fosse lì. E pensando a Percy, iniziò a chiedersi se non fosse davvero lei la responsabile della sua scomparsa.
Forse era lei la causa per cui in quel momento si ritrovava a piangere in silenzio il suo ragazzo, sparito da qualche giorno senza traccia. Forse tutta quell'assurda situazione era una punizione divina perché non aveva saputo contraccambiare ciò che Percy faceva per lei: lui era sempre premuroso, e si preoccupava anche troppo; lei in cambio lo rimproverava per il suo comportamento un po' immaturo. Ma lei amava quella sua parte: amava quando si comportava da ragazzino, quando se ne usciva con le sue battute stupide, quando la sorprendeva con un bacio o un abbraccio, quando nei suoi occhi c'era la luce di un coraggio che solo un eroe può possedere. Certo, era consapevole del fatto che non riuscisse ad esternare tutto ciò che provava per quel ragazzo, ma era davvero necessario portarlo via? Non era chiaro, guardando quegli occhi grigi e arrossati, quanto profondo fosse il suo sentimento?

La ragazza si lasciò cadere sulla sabbia, esausta emotivamente e mentalmente. Si sentiva in gabbia, con un faro puntato dritto in faccia come in uno di quei polizieschi: non aveva un alibi, non sapeva cosa fare.
Con sguardo vuoto, rivolto ancora verso l'oceano, si pose nuovamente quella domanda:

«È colpa mia?»

 

 


Se qualcuno avesse visto Annabeth Chase in quel modo, non avrebbe saputo dire se fosse stata davvero lei.
Ma se avesse prestato attenzione a quegli occhi tempestosi, l'avrebbe sicuramente riconosciuta. Perché solo gli occhi di una persona innamorata possono versare tante lacrime e allo stesso tempo mostrare una forza inaudita.

E Annabeth Chase amava davvero Percy Jackson.  

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E sono di nuovo qui, con una nuova OS!
Sì, in pratica io pubblico solo in questo fandom, ahahah
Dopo un lungo periodo di pausa, sono tornata, ispirata ancora una volta dagli ID. Sempre loro, che ce devo fa'?
Ahahah, parlando seriamente: la canzone mi ha ispirata moltissimo per una Percabeth -otp5ever-.
È ovviamente ambientata qualche giorno dopo la scomparsa di Percy, proprio il giorno prima che Annabeth incontri Piper, Jason e Leo.
Pensavo di iniziare una serie di OS/Flash ispirate dagli ID, siccome aveva già pubblicato quella di Nico. Ditemi cosa ne pensate!

Beh, credo sia tutto! 
Perciò ringrazio come sempre gli ID, perché sono l'amore; Rick, perché senza di lui non vivrei;
ma soprattutto ringrazio voi che avete speso il vostro tempo leggendo. 
Grazie davvero. 


Heavenly

P.S: Nel caso in cui non l'aveste letta e siate curiosi, vi linko l'os di Nico: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2154540&i=1

  
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