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Autore: Redhaired    08/11/2014    2 recensioni
I due Fulimini precedenti e poi ancora quattro avevano colpito il centro del bosco alla sua destra, dove sapeva esserci la radura di Merlino.
Smontò da cavallo e si agitò indeciso.
Sei fulmini avevano preso in pieno quella radura.
Sette
Presto avrebbe preso fuoco
Otto
Non poteva entrare, davvero non poteva rischiare così tanto
Nove
Ma se Merlino fosse stato lì?Era in pericolo , se non già..
Dieci.
Morto.
Si lanciò fra gli alberi, gli stivali completamente impantanati ma gli alberi almeno lo riparavano un poco dalla pioggia, solo in quel momento si rese conto di quanto l'acqua fosse stata violenta sul suo viso.
Ma l'avrebe sentito, oh se l'avrebbe sentito!
Undici
Non era normale, non lo era per nulla.
-Merlino!-
Genere: Angst, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Merlino, Principe Artù | Coppie: Merlino/Artù
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
Capitoli:
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Capitolo 1 ATTENZIONE : questo è uno stile un po' diverso dal mio solito. Tutta la storia è raccontata dal punto di vista di Arthur, e il povero asino vive uno shock dopo l'altro, quindi ci saranno parti scritte con un senso mentale tutto loro, poche parti di lucidità. ma volevo che si capisse che lui non sta ragionando, sta solo sentendo e reagendo a ciò che prova.
E che non sta capendo un emerito fagiolo di quello che il suo servitore e il suo cuore gli stanno giocando.
Detto questo, scusate se ho cominciato questa cosa senza andare avanti con le altre storie, ma è scoppiato un temporale fortissimo e io mi sono ritrovata questa storia davantio agli occhi. Sorry. Mi farò sentire presto su rosso, merthur songs ecc ecc.
Prometto.
Questa storia ha solo due capitoli, già finiti entrambi, li scrivo qui su nvu e posto. e poi torno a concentrarmipromessissimo!
detto questo.
Buona lettura
Red.

The Storm
Capitolo 1


Artù rabbrividì.
Certo erano passati gli anni in cui si nascondeva sotto alle coperte ripetendosi che no, un principe non ha mai paura, neanche dei tuoni.
Neanche se ha solo sei anni.
Ricordò con calore quella candela che la balia gli lasciava accesa sul comodino, ripetendogli che certo, sapeva benissimo che lui non aveva paura, e che quella candela serviva solo a lei per raggiungere la porta senza inciampare.
Che poi quella luce spuntasse solo nelle notti di tempesta era un dettaglio.
Poi c'era stata l'età idiota, quelle delle corse con gli amici, le sfide di coraggio e le strigliate del padre.
Ora era maturo abbastanza da conoscere il giusto modo di temere i remporali, sopratutto se di quella portata.
I campi avrebbero sicuramente avuto danni, per non parlare delle strade, della città e le case.
Il vento fece tremare i vetri sottili alla finestra da cui osservava l'acqua scendere impietosa
Pensò ai suoi sudditi, non tutti così fortunati da avere vetri, o almeno imposte, che li proteggessero da quella tempesta.
Si allontanò dal davanzale senza smettere di guardare fuori, il vento piegava gli alberi in lontananza e ne spezzava molti rami, che andavano a disegnare immagini preoccupanti nel cortile.
Merlino!
La sua camera era completamente esposta al vento e lui non aveva vetri, nessuna finestra dell'appartamento del cerusico le aveva, solo rotoli di pelli che certamente avevano già ceduto alla la prepotenza di quel vento.
Doveva chiamarlo in un qualche modo.
Anche Gaius, non era più quello di una volta, avranno avuto abbastanza legna? no, comunque quella stufetta non sarebbe bastata.
Doveva pensare davvero ad una soluzione migliore se non voleva vederli entrambi malati.
Prese la giacca dalla sedia e spalancò la porta, fu subito investito dal vento gelido che gli si infilò sotto i vestiti, fece un cenno alle guardie che battevano i denti accanto alla sua porta
- torno tra pochi minuti, andate a prendervi un altro mantello ..- i due cavalieri si inchinarono grati e corsero nella direzione opposta di quella che prese lui.
Il vento gli entrava nelle ossa e per un qualche astruso motivo l'immagine di un Merlino raggomitolato in un bozzolo di coperte troppo leggere gli fece stringere il cuore.
Corse giù dalle scale mentre il cuore sembrava stretto stretto, pochi istanti dopo era davanti alla porta del cerusico
-Sire!- Gaius aprì poco dopo, stretto in una coperta evidentemente poco confortevole
-state male? avete bisogno?- Artù si sentì per un attimo un po' idiota, la bocca asciutta, scosse la testa
-salite con me, avete bisogno di un posto più caldo.. Merlino?- guardò all'interno della piccola stanza, la porticina che dava sulla camera del servitore era aperta e vuota
-lui.. lui non è qui Sire, ma tornerà a momenti..- Artù si guardò attorno
-non è qui?-Gaius sembrò affaticarsi molto a non alzare il sopracciglio
-no sire..- Artù strinse le labbra infastidito
-non sai dov 'è ?- Gaius sospirò
-no sire..ma non preoccupatevi.. tornerà a momenti..- lui gli lanciò un'ochiataccia che però non sembrò scalfire il vecchio
-sono tranquillissimo... presto, sali Gaius, io... vado... a controllare le stalle..- disse, come se non  avesse decine di persona che sarebbero potute andare a controllare le stalle al posto suo.
Gaius non disse nulla, come tante altre volte, ma il suo sopracciglio arrivò a livelli storici.
Lo guardò per un attimo senza sapere cosa dire, poi decise che il re non doveva spiagazioni a nessuno e si allontanò velocemente, uscendo nel cortile.
La pioggia lo investì come in un unico getto, appiccicandogli i capelli sulla fronte e la camicia addosso, che diavolo faceva ? non poteva permettersi di ammalarsi.
Eppure l'idea di Merlino da solo da qualche parte, magari impanteanato nel fango delle strade lo agitava.
Ma lo avrebbe sentito, oh se lo avrebbe sentito!
Corse nello spiazzo guardandosi attorno, le lanterne avevano ceduto alla forza della tempesta, rendendo le arcate voragini buie
-Merlino! Merlino!! - urlò inutilmente, un tuono sovrastò la sua voce mentre la pioggia gli gocciolava in bocca, girò su se stesso non sapendo dove guardare
-Sire!- una guardia si avvicinò correndo, che ci faceva lì? cosa voleva da lui?
-Merlino! il mio servitore! l'hai visto?- la guardia si guardò attorno perplesso
-Cercatelo! Ditegli di raggiungere Gaius nelle mie camere - i due braceri accanto alle porte delle mura erano le uniche luci, forti abbastanza da resistere al temporale, corse fuori, le pietre della strada lastricata rese scivolose dall'acqua, quasi perse l'equilibrio, percorse tutta la città alta e ne giunse alla fine, due guardie si scaldavano sotto agli archi con un fuoco che fu quasi fastidioso sugli abiti completamente fradici
-Avete visto Merlino, il mio servitore?- annuì
-è passato una ventina di minuti fa- quasi gli scappò un ringhio: venti minuti prima diluviava già in quel modo da almeno mezz'ora.
Corse fuori dalla cittadella, si guardò attorno perso, c'erano due strade , una portava nella città bassa, l'altra fuori da Camelot
-Sire a Destra!- la voce della sentinella superò a fatica lo scroscio continuo dell'acqua, si voltò, l'uomo gli si fermò accanto, lo guardò strano, poi gli allungò una briglia
-prendete il mio cavallo..- il Re annuì riconoscente, poi partì al galoppo, l'animale faticava nel fango ma era robusto e Artù riuscì senza troppa fatica a guardarsi attorno, seppur la pioggia gli creasse davanti un muro opaco
-Merlino!- la sua voce si sparse tutto attorno.
Un lampo illuminò il bosco poco davanti a lui.
Quel Bosco.
Radura
Merlino.
La radura di Merlino.
Lui capiva l'amore per la pioggia, davvero, e anche che a qualcuno potesse piacere il temporale ,sul serio.
Ma avrebbe ucciso quel cretino.
Se l'ennesimo fulimine che cadde nel bosco non lo avesse preceduto.
Panico.
I due fulimini precedenti e poi ancora quattro avevano colpito il centro del bosco alla sua destra, dove sapeva esserci la radura di Merlino.
Smontò da cavallo e si agitò indeciso.
Sei fulmini avevano preso in pieno quella radura.
Sette
Presto avrebbe preso fuoco
Otto
Non poteva entrare, davvero non poteva rischiare così tanto
Nove
Ma se Merlino fosse stato lì? Era in pericolo , se non già..
Dieci.
Morto.
Si lanciò fra gli alberi, gli stivali completamente impantanati ma gli alberi almeno lo riparavano un poco dalla pioggia, solo in quel momento si rese conto di quanto l'acqua fosse stata violenta sul suo viso.
Ma l'avrebe sentito, oh se l'avrebbe sentito!
Undici
Non era normale, non lo era per nulla.
-Merlino!-
Più volte era andato con il suo servitore in quella radura, Merlino lo convinceva sempre ad accompagnarlo, ogni volta che lo vedeva particolarmenteteso o stanco.
Quella era la loro radura.
Dodici.
E non gli era mai sembrata così distante dalla strada. Il fango ormai alle ginocchia, la pioggia, i tuoni che gli vibravano nel petto e i lampi.
Tredici.
E tutti lì, al centro del bosco.
Se il suo orribile presentimento fosse stato giusto per Merlino non ci sarebbe stato nulla da fare.
La voce di Leon lo raggiunse dal sentiero
-Sire! Sire dove siete!- bene, aveva le spalle coperte.
Quattordici.
Si bloccò, non poteva ascoltarlo, mancavano pochi passi alla radura, doveva sapere, doveva vedere.
Se Merlino era lì, se era vivo.
Il quindicesimo lampo colpì il lago al centro della radura, illuminando tutto attorno e nascondendogli per un attimo la figura al centro dell'acqua.
Il mondo si fermò.
Tutto divenne silenzioso, anche i tuoni e l'acqua che di nuovo scendeva forte su quel petto nudo e bianco al centro del lago.
Persino il sedicesimo lampo, e il diciottesimo, che colpirono ancora il lago.
Anche la sua voce che gridò qualcosa.
Merlino era in acqua, nudo, il capo alzato verso il cielo, rilassato.
Le labbra rosse e legermente dischiuse e le braccia aperte, come ad accogliere quella pioggia e quei fulmini.
Lampi ancora, chissà quanti.
Era bellissimo.
Era magia.
Ed era perfetto e bianchissimo, e sembrava illuminare la radura più di tutti i lampi che continuavano a colpirlo.
Merlin era potente.
Quasi gli tremarono le ginocchia.
Fortuna che era un re, e ai re non tremano le ginocchia.
Senza neanche accorgersene fece qualche passo avanti, incerto, Merlino si mosse, raddrizzò lentamente la testa e la girò verso di lui, poi aprì gli occhi.
Oro.
Oro, lampi, acqua, ancora acqua, quel petto, Oro?
-Sire?- La voce di Merlin era diversa, ma era la sua.
Tutto era diverso, ma era lui.
Era bello, e potente e incredibilmente affascinante.
Ma era Merlino, il suo Merlino.
Suo?
Il moro uscì lentamente dall'acqua, le spalle dritte, un re che esce dalla sala del trono.
Oro. Blu.
Merlin era completamente nudo.
Era una creatura dell'acqua da cui era uscito, del vento fortissimo che sembrava solo accarezzarlo, della terra che calpestava a piedi nudi e del fuoco nei suoi occhi.
Oro.
Era asciutto e indossava le braghe di sotto..
ma lo guardava, ancora.
Pochi passi tra loro.
-sire , non dovreste essere qui- cos'era tutto quello? Merlino aveva dei muscoli?
-non dovevate vedere..- disse, la voce bassa, carezzevole.
Sembrava superiore a tutto, sembrava guardarlo dall'alto
-sire non adesso, non sono io in questo momento ... lo.. lo vedete..- l'aura di potenza si affievolì un poco, quasi uscì dall'incanto.
Chi era? cosa faceva? come si permetteva di.. dolore, un dolore atroce alla mano, gli aveva tirato un pugno? e allora come era possibile che solo lui si fosse fatto male? Merlino non si era spostato neanche di mezzo centimetro.
-non sono io... andate via..- vibrava Artù, ma non per l'ennesimo tuono, per la rabbia, avrebbe voluto urlare, picchiarlo, andarsene, invece non riusciva a muoversi
-cosa sta succedendo?- Merlino alzò gli occhi al cielo, serafico
-utilizzo l'energia di questa tempesta, la mia magia si nutre della forza della natura. E questa tempesta è fortissima e io ne sono quasi ubriaco.
Non sono io, andatevene ,non voglio che mi vediate così... non volevo mi vedeste così..- Artù ancora non si mosse, gli stivali come impantanati nel fango, Merlin posò di nuovo gli occhi blu su di lui, sta volta allarmato, infastidito, potente e spaventato.
E Artù sapeva benissimo che una persona potente poteva essere spaventata
-Andatevene, non dovevate scoprirmi così, avrei voluto piangere, implorarvi, ma ora non posso farlo! Non capite? In queste condizioni non posso inchinarmi a nessuno! Anche se lo vorrei Artù, lo vorrei davvero.-
Non sapeva se ridere o piangere
-E allora torna in te! Perchè abbiamo giusto due o tre cose di cui parlare..- esclamò non sapendo più che fare, le braccia calate lungo i fianchi, disarmato -è.. è un ordine!- aggiunse poi, poco convinto, il mago rise tristemente
-è quello che cerco di fare da quando vi ho sentito uscire da palazzo, stupido Asino!- il re strinse le labbra, sentendole completamente bagnate, la pioggia ancora non sembrava voler cedere
-vedo che ci stai riuscendo..- Merlino in tutta risposta incurvò le spalle e guardò per terra
-siete voi... siete sempre stato voi..- mormorò prima di cadere con le ginocchia nel fango e scoppiare in lacrime.
La calma.
O almeno, un forte ma normalissimo temporale, i lampi che si erano concentrati tutto il tempo su quella radura si dispersero nel cielo, come se fossero stati liberati dal richiamo del mago.
Ai suoi piedi Merlino.
Lo guardò dritto negli occhi, le ginocchia nel fango, si allungò cauto verso di lui, come a volerlo toccare, ma senza averne davvero il coraggio
-sire mi dispiace, mi dispiace che l'abbiate scoperto così, che mi abiate scoperto in questo modo che... che io sia così..-Artù cadde di nuovo in dietro, seduto sui talloni.
Si stropicciò gli occhi
-cosa ti hanno promesso Merlino? Io posso aiutarti! Perchè ci sei finito in mezzo?- il mago sorrise amaramente alzando lo sguardo su di lui.
- io non ci sono finito in mezzo. Non ho cominciato a studiare la magia perchè  la natura ha deciso che forse ce l'avrei fatta, come gli altri. Io sono nato così.- Artù lo guardò severo
-non mentirmi ancora. Posso aiutarti ma solo se sei sincero con me. Io posso tirartene fuori..- il mago davanti a lui lo guardò con dolcezza
-no Sire. Non potete. Non tutti prima studiano e poi diventano maghi, o almeno, non io... io sono diverso... da chiunque..- e lui davvero volle spintonarlo, prenderlo a schiaffi, farlo ragionare. Ma se non era riuscito a sopportare l'idea di saperlo al freddo come poteva sopportare quel dolore ? Quelle voragini che erano i suoi occhi?
Sospirò sentendo la voce di Leon nel bosco
-siamo qui! Leon! siamo qui! - gridò alzandosi e togliendosi dalla fronte i capelli fradici, Merlino guardò tra gli alberi, poi piantò gli occhi nei suoi, blu, liquidi. Le lacrime che si mischiavano alla pioggia
-Arthur solo una cosa. dovete credermi. Dovete farlo. Io vi amo, vi amo e non vi tradirei mai... è vero vi ho nascosto il mio segreto, ma solo perchè sapevo che non avrei sopportato il vostro guardo disgustato. Solo... non volevo perdervi..mi dispiace..-
Aprì la bocca, acqua, la richiuse.
Rivoli di pioggia lungo la spina dorsale. Rabbrividì.
Leon che parlava. Merlino che gli sorrise, come per salutarlo un ultima volta, Merlino lo superò e andò verso il cavaliere. Merlino fu vestito, in un attimo, Artù non poteva vederlo ma gli occhi di Merlino sicuramente erano diventati dorati.
Merlino abbassò la testa e allungò i polsi uniti al cavaliere
-Portatemi via...-
Merlino.







  
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