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Autore: Annie B    08/11/2014    3 recensioni
-Otto graffi paralleli sulla schiena, sorellina. Stai dicendo che non sei stata tu a farli?-
La scena della lotta tra Clary e Sebastian, prima della battaglia al Burren. Ma dal POV di Sebastian.
Genere: Dark, Fantasy, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Clarissa, Sebastian Verlac
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Incest, Violenza
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I dialoghi riportati nella OS, sono gli originali di Cassandra Clare, tratti da “Città delle anime perdute” l'unica cosa che ho cambiato è stato il POV, ho voluto provare ad interpretare la scena dal punto di vista di Sebastian.
Nella speranza che il lavoro sia riuscito bene, vi auguro buona lettura. Lasciatemi un commento e fatemi sapere se vi è piaciuto o meno! Ci tengo molto!
Un bacio a tutte e buon week-end!
Annie :*
 
 
-Insomma- dico entrando in camera e piazzandomi in mezzo alla porta. Fisso Clary, mi diverte il modo in cui cerchi di fregarmi, ma non funziona. È chiusa qui dentro con me, e lo sa. La osservo con attenzione, è a disagio -Sarebbe un dejavù se ti chiedessi cosa stai facendo nella mia stanza, sorellina?-
La vedo deglutire, è tesa, mi guarda scrutando l'uscita alle mie spalle. Quando mi risponde non crede nemmeno lei a quelle parole. -Cercavo te?-
Le sorrido, è così ingenua, crede ancora di potersela cavare -Sei seduta sul mio letto- dico -Pensavi che fossi sotto?-
-Io...- non sa come rispondermi, entro nella stanza sicuro di me, so cosa trama e presto si pentirà di aver anche solo pensato di potermi imbrogliare.
-E allora perché mi stavi cercando? E perché non ti sei cambiata per la cerimonia?- Chiedo osservando l'abito che ho scelto per lei che giace sul letto ignorato. Il solo pensiero di vederla con quello addosso mi incendia il sangue, ma non lo do a vedere, posso controllarmi, posso controllare ogni cosa, niente mi domina.
Lei arrossisce, credo sia perché sta mentendo, sto iniziando a capire il suo corpo ormai, non mi guarda e sussurra -Il vestito...non mi sta.-
-Ma certo che sì- Ribatto sedendomi accanto a lei, la porterò a cedere, è sempre tesa quando mi avvicino troppo, le basterà un momento di distrazione e si tradirà da sola.
-Tutti gli altri vestiti in quella cabina armadio ti andavano bene. Quindi dovrebbe essere così anche per questo.- dico con noncuranza.
-È di seta e chiffon. Non si allarga.- ribatte lei.
Non si rende conto di quanto sia bella, di quanto sia esile e delicato il suo corpo e questo la rende ancora più interessante per me.
-Sei uno scricciolo. Non c'è bisogno che si allarghi!- le dico stringendole il polso nella mia mano senza problemi. Esercito una lieve pressione, Clarissa sta cercando di stringere il pugno. Quasi mi viene da ridere, non lo sai che io so sempre cosa trami sorellina? Sono curioso di vedere come cercherà di venirne fuori.
La sua pelle chiara, ma non diafana come la mia, è fredda a contatto con la mia mano, per lei deve essere quasi doloroso sentire il bruciore della mia pelle a contrasto con la sua. Ma non mi importa, presto anche lei sarà come me.
-Il Settimo Sito Sacro- mi dice interrompendo i miei pensieri -è lì che è andato Jace?-
-Sì, l'ho mandato avanti. Sta già predisponendo tutto per il nostro arrivo. Ci incontreremo là.- glielo dico in modo freddo, deve capirlo, questa volta Jace non arriverà a salvarla.
Il suo viso svela più delle sue parole -Non torna?- mi chiede con una punta di dolore nella voce.
-Non prima della cerimonia.- le rispondo. Questa volta non riesco a trattenere un sorriso, ha voluto lei questo gioco. Poteva andare diversamente, ma se ha preferito così, peggio per lei.
Ormai fatico a trattenere le risate, sforzandomi aggiungo -E va bene così, perché rimarrebbe molto deluso se gli dicessi di questo...- velocemente faccio scivolare la mia mano sulla sua e senza sforzo, le apro le dita strette a pugno. Vedo l'anello d'oro che stava nascondendo, sperava davvero che non lo sapessi? Stupida ragazzina, imparerà a capire chi sono molto presto.
-Pensi che non sappia riconoscere l'opera delle fate? Pensi che la Regina sia così stupida da mandarti a recuperare i suoi anelli senza sapere che li avresti tenuti per te? Lei voleva che tu lo portassi qui, dove io lo avrei trovato.- con un sorriso beffardo la prendo in giro, poi velocemente le strappo l'anello dalla mano.
-Eri in contatto con la Regina?- mi chiede incredula -E come?-
-Proprio tramite questo anello- mormoro soddisfatto. Non sai ancora quanti alleati potenti ci sono nelle mie fila Clarissa, non ne hai idea.
-Credi davvero che ti avrebbe lasciato mettere le mani su qualcosa capace di comunicare coi tuoi amichetti senza che lei potesse sentirvi? Da quando te l'ho preso, ho parlato con lei e lei con me. Sei stata una stupida a fidarti, sorellina. Alla regina Seelie piace stare dalla parte di chi vince. E quella parte sarà la nostra, Clary. La nostra.-
Ne sono certo, è così che andrà e la mia Clarissa verrà con me, che lo voglia o meno. Ho così tanto da offrirle, il mondo intero...come può non vederlo?
-Dimenticali, i tuoi amici Shadowhunters. Il tuo posto è con noi. Con me. Il tuo sangue rivendica potere, come il mio. Qualsiasi cosa abbia fatto tua madre per plagiarti la coscienza, tu sai ancora chi sei. Jocelyn ha preso soltanto decisioni sbagliate; si è alleata con il Conclave e contro la sua famiglia. Questa è la tua chance per rimediare al suo errore.-
Deve capirlo, deve rendersi conto che ho ragione, si ostina a credere di essere un angelo, ma io lo so cosa c'è dentro il suo cuore, l'ho visto. Le tenebre la attirano, so che mi vuole.
-Lasciami andare, Sebastian. Dico sul serio.- mi dice minacciosa. Non mi fa paura, è così piccola, non può fare proprio niente.
-Sei proprio uno scricciolo.- le dico con un mezzo sorriso mentre le mie dita bollenti circondano il suo avambraccio -Chi avrebbe mai detto che eri anche così aggressiva? Specialmente a letto...-
Vedo il suo viso gelarsi in una maschera di incredulità e consapevolezza -Cos'è che hai detto?- mi urla saltando via dal letto come un gattino arrabbiato.
Non si rende conto che in questo modo rende tutto più divertente per me?
-Tutto ciò che marchia Jace, marchia anche me, anche le tue unghie.- sto ridendo, non posso farne a meno, ricordo ancora quello che ho provato quella notte. Non aveva idea che lo avrei sentito anche io...?
-Otto graffi paralleli sulla schiena, sorellina. Stai dicendo che non sei stata tu a farli?-
Sono divertito, è umiliata e arrabbiata, non se lo aspettava. Il suo viso viene attraversato da una sfilza di emozioni che non riesco a decifrare del tutto, all'improvviso mi strappa l'anello dalle mani e lo getta a terra, non ho il tempo di fare niente, la sua scarpa preme già contro l'oro delicato mandandolo in frantumi e facendolo accartocciare su sé stesso. Questa non la dovevi fare Clarissa.
-Tu...- ma di nuovo, quella piccola forza della natura mi sorprende, nessuno ci era mai riuscito per due volte di seguito.
Un pugno allo stomaco mi colpisce all'improvviso e non ero pronto, mi piego in avanti per un riflesso involontario e tossisco per riprendere fiato. Bastano pochi secondi e Clary mi strappa lo stilo dalla cintura e scappa via.
Mi riprendo rapidamente, non è certo il pugno di un gattino arrabbiato che mi può arrecare danno, sono infinitamente più forte di lei, più veloce. Non andrai da nessuna parte, sorellina. Tu sei mia. Mettitelo in testa.
La raggiungo velocemente al piano di sotto. Non avevo dubbi, sta cercando di aprire la porta e fuggire, ma io sono già dietro di lei. Le afferro la giacca e la stacco dalla parete su cui stava applicando la runa.
Sento il sangue che mi pompa nelle vene, spinto dalla rabbia, la afferro con forza e la scaravento contro il muro, mi sembra quasi di sentire il suo respiro spezzarsi, bene.
Getto una rapida occhiata al suo lavoro, un sorriso mi si apre spontaneo e crudele sul viso, illusa, sei solo un illusa, sorellina.
-La runa di apertura?- le sibilo all'orecchio avvicinandomi a lei -E non l'hai nemmeno finita. Non che conti qualcosa. Pensi davvero che esista un posto sulla Terra dove potresti andare senza che io riesca a trovarti?-
Tu sei mia, non andrai da nessuna parte senza il mio permesso, ti troverò sempre, non puoi scapparmi.
Mi risponde con un insulto, spera di spaventarmi? Riesce solo a scatenare in me un altro eccesso di risate. Di nuovo mi coglie alla sprovvista, la sua piccola mano delicata mi colpisce al viso con tutta la forza che ha, credo si sia fatta più male lei di me. La sua mano sulla mia pelle mi provoca sensazioni che non riesco a capire, mi rende pazzo, la voglio, ora. Non voglio più aspettare.
La vedo che cerca di raggiungere la camera del piano di sotto, non mi scappi sorella. Non questa volta.
Le sono di fronte in meno di un secondo, il sangue di Lilith, mia madre, mi rende potente, veloce... nessuno può combattermi e uscirne vincitore, lo hanno capito anche i Nephilim ormai, possibile che proprio lei che ne ha avuto più dimostrazione di tanti altri, ancora si ostini a credere di avere una possibilità contro di me? Ma è proprio questo forse che mi fa dire che ho ragione...sei tenace, sorellina. Non ti arrendi mai, proprio come me, devo riuscire a farti capire che questo mondo ti appartiene, puoi esserne la regina. Al mio fianco.
La tengo imprigionata con il mio corpo contro il muro, non può muoversi, non abbastanza comunque.
-Cosa c'è che non va, sorellina? Sembri turbata.- le dico beffardo e freddo. Il controllo mi sta lasciando, sento solo la sua pelle contro la mia, non riesco a resisterle.
Con la voce spezzata, forse a causa del mio corpo che la preme contro il muro, riesce appena a miagolare -Mi sono scheggiata...lo...smalto, schiaffeggiando la tua...faccia schifosa. Vedi?-
trovando ancora la forza per fare dell'ironia mi mostra il dito medio, apprezzo la sua tenacia, ma sta esagerando ora.
-Carino.- dico cercando di trattenermi. -Sai perché sapevo che ci avresti traditi? Che non avresti resistito? Perché tu mi somigli troppo.-
Mi premo di più contro di lei, la sua schiena scricchiola contro il muro, mentre il suo petto è inchiodato al mio, il mio respiro si fonde con il suo da quanto siamo vicini.
È in trappola, la vedo piccola e indifesa imprigionata dalle mie braccia.
-Io con te non c'entro per niente. Lasciami andare.- soffia quasi senza fiato contro le mie clavicole.
Mi avvicino al suo collo, quasi lo sfioro con le labbra mentre le ringhio all'orecchio -Tu con me c'entri per tutto. Sei un infiltrata. Hai finto amicizia, hai finto affetto.- È fondamentale che lo capisca, non sono più disposto a sopportare la sua ostinazione nel negare l'evidenza.
-Non ho mai avuto bisogno di fingere affetto per Jace.-
Solo sentire quel nome posato sulle sue labbra mi infuoca il sangue, c'è qualcosa di sbagliato nel modo in cui lei lo desidera, non è lui quello per lei, perché non lo capisce? Lo ucciderò con le mie mani, quando non mi servirà più mi sbarazzerò di lui e tu sarai solo mia. Mia. Non di quel maledetto angelo pieno di sé.
Un desiderio oscuro si impossessa di me, ho avuto tante femmine con cui divertirmi, ma mai nessuna mi ha mai fatto l'effetto che scatena lei in me. Poggio le mie labbra sulla pelle vellutata della sua guancia e sussurro rabbioso -Tu ci hai fottuto- lascio che la mia mano scorra lungo il suo braccio, lo stringo...- anzi, con Jace l'hai fatto letteralmente.-
Non ne sono certo, ma la sua reazione me lo conferma e la mia rabbia monta senza possibilità di ritorno dall'abisso, il sangue mi pulsa contro le orecchie martellandomi nelle tempie.
-Allora è vero, sei andata a letto con Jace.- Non riesco a tollerarlo, perché lui sì? Perché è sempre lui il privilegiato per ottenere ciò che spetta a me di diritto?
-Non sono affari tuoi.- mi ringhia in faccia umiliata. Ma non ha ancora visto niente, ti piegherò, sorellina. Lui non ti merita.
Le prendo il viso spingendole con prepotenza le dita sotto il mento -Non puoi scopare qualcuno per farlo diventare buono. Bella mossa senza cuore, comunque.- sorrido, non un sorriso vero, sento il fuoco del mio sangue che mi scorre dentro a ondate incendiandomi, ma le mie labbra, come le mie emozioni, sono fredde e calcolate, ti spezzerò sorella è solo questione di tempo. -Sai che non si ricorda niente, vero? Ti ha fatto divertire, almeno? Perché io l'avrei fatto.-
Puoi giurarci Clarissa, non te ne saresti dimenticata, ma rimedierò a breve.
-Tu sei mio fratello.- Bisbiglia contro la mia spalla.
-Parole che, almeno in questo caso, non significano niente. Noi non siamo umani. Le loro regole non ci riguardano. Stupide regole su come può mischiarsi il DNA! Che ipocrisia, davvero, se ci pensi. I sovrani dell'antico Egitto si sposavano tra fratelli, sai? Anche Cleopatra lo fece. Rafforza la linea di discendenza.-
Il tuo sangue è troppo puro, troppo prezioso, come il mio...perché possa essere sprecato con qualcuno di indegno come Jace.
Vedo il disgusto attraversare il suo viso, proprio non vuole capire -Già lo sapevo che eri pazzo, ma non avevo capito che eri totalmente, assurdamente uscito fuori da quella cavolo di testa.- si oppone con la voce distorta dalla rabbia. Ma trema, lo sento...
-Oh, non c'è niente di assurdo. Con chi dovremmo stare, se non uno con l'altra?- le chiedo persuasivo.
-Jace.- ringhia. -Il mio posto è con Jace.- Ancora lui, sempre Jace. Bene, se è ciò che vuole, che sia, ma alle mie condizioni.
Sbuffo infastidito -Te lo puoi anche tenere.-
-Pensavo che avessi bisogno di lui.- mi dice sorpresa.
-Sì. Ma non per il tuo stesso motivo.- le dico con un mezzo ghigno. Le afferro la vita e la stringo contro il mio corpo -Possiamo dividercelo. Non mi importa quello che fate. Purché tu sappia che appartieni a me.- le sussurrò contro la guancia. Quasi sfiorandole le labbra. Sono un invito al quale non so quanto ancora potrò resistere.
Le mani esili e deboli, della mia sorellina cercano di allontanarmi, ma non può, non ci riesce.
-Io non ti appartengo. Io appartengo a me stessa.- lo dice con la voce rotta, quasi sperasse di convincersene.
-Potresti fare di meglio.- le dico in un basso ringhio che mi sale dalla gola. Non riuscendo più a trattenermi, premo con insistenza le mie labbra sulle sue, morbide e umide, tremanti.
La sento contorcersi e dimenarsi contro il mio corpo, cercando di respingermi, ma non le do tregua, quante volte ho sognato di risentire il sapore dolce-amaro della sua piccola bocca, quel piacere misto a dolore, ogni volta che il ricordo del primo bacio che le avevo dato torna a tormentarmi... l'avevo così confusa...
Un dolore tagliente mi riscuote dal mio inferno di fuoco, quella piccola stronza mi ha morso. Il mio labbro sanguina lasciando colare una scia di sangue lungo il mento.
La guardo incredulo e un urlo mi esce dalle labbra prima che possa reprimerlo.
-Tu...- Ma non faccio in tempo a finire che lei girandosi come una furia mi colpisce con un calcio allo stomaco, nello stesso punto in cui poco prima mi aveva colpito con il pugno. Mi piego su me stesso giusto il tempo di riprendere fiato, speri davvero di fermarmi due volte con la stessa mossa? I tuoi pugni mi fanno il solletico, sorellina.
La vedo correre verso le scale, ma in un secondo le sono già addosso, basta giocare ora.
La prendo con forza per il bavero della giacca e sfruttando la forza dei miei muscoli la faccio roteare scaraventandola contro la parete. La vedo rimanere un attimo intontita, poi crolla sulle ginocchia senza fiato, questo lo ha sentito. Con il viso distorto dalla rabbia mi avvento di nuovo su di lei, deve imparare qual'è il suo posto.
Mi abbasso rapidamente per afferrarla, ma ancora una volta mi stupisce. Vedo sul suo viso la paura che scompare per lasciare il posto a una fredda determinazione. Salta verso l'alto e schiva le mie braccia. Le sue gambe allungandosi mi colpiscono facendomi perdere l'equilibrio, espiro bruscamente per donare nuovo ossigeno ai muscoli e rotolando di lato mi rialzo velocemente.
Non mi da il tempo di avvicinarmi, che afferrando il vaso di vetro che c'è sul tavolo, me lo tira in testa con una rabbia cieca.
Non sento niente, ormai il mio corpo è entrato in modalità “lotta”, non puoi fermarmi Clarissa. Non sei abbastanza forte. Non ancora.
L'impatto mi lascia un momento stordito, sento un filo di sangue caldo che mi scende tra i capelli, penso al caro Jace, si starà domandando cosa stia succedendo? Forse, ma tanto non gli importa!
Mi do lo slancio necessario e con un ringhio, buttando fuori l'aria, carico il mio corpo saltando addosso a Clary. Perdiamo l'equilibrio e con il mio peso a schiacciarla, cade all'indietro sfondando il tavolino in una pioggia di schegge. Sono certo che il dolore inizi a farsi sentire, non le darò il tempo di colpirmi ancora. Questa volta non mi fermerò, la avrò, che lei lo voglia o meno.
La sento gridare dal male, ma non mi importa, il dolore esiste solo nella mente, ti insegnerò a essere forte, sorella.
Carico un pugno e la colpisco al viso, il sangue schizza dalla sua tempia alla mia mano, poi le cola lungo l'occhio accecandola momentaneamente. Con la sua tipica tenacia però lei non molla, con le ultime forze che le sono rimaste, mi tira una ginocchiata nello stomaco. Quasi non me ne accorgo.
Devo ammettere che è migliorata però. Con un leggero fiatone, mi chino su di lei e le immobilizzo i polsi lungo i fianchi nella stretta delle mie mani.
-Clary, Clary, Clary...non male. A Idris non eri una grande combattente.- le dico con un ghigno ironico.
Mi chino su di lei, il suo sangue mi chiama, come fa a non sentirlo anche lei? La lingua scivola tra le mie labbra, mentre raggiungo la sua guancia. Cerca di divincolarsi, ma non può muoversi.
Lecco lentamente il rivolo di sangue che le cola lungo la pelle rosata e morbida, è così dolce.
Mentre sorrido assaporando il sapore della sua pelle, il labbro mi si spacca facendo colare altro sangue tra noi. Non mi importa, ogni goccia versata per lei non è sprecata.
-Mi hai chiesto a chi appartengo.- le sussurro contro le labbra, ricordando la conversazione fatta non troppo tempo fa. -Io appartengo a te. Il tuo sangue è il mio sangue, le tue ossa sono le mie ossa. La prima volta che mi hai visto, avevo un aria familiare, vero? Come tu l'avevi per me...-
So che è così, ricordo il modo in cui mi ha guardato. Era lo sguardo di qualcuno che ha appena ritrovato l'altra metà di sé, ed è la stessa sensazione che ho provato io.
Ma lei ancora non lo ammette. -Tu sei pazzo.- mi dice con la voce distorta dal dolore e la paura.
-Sta scritto nella Bibbia.- le dico sperando di farle capire la profondità delle mie ragioni, la verità delle mie parole... -Tu mi hai rapito il cuore, o mia sorella, sposa mia; tu mi hai rapito il cuore con un solo sguardo dei tuoi occhi, con uno solo dei monili del tuo collo.- Il suo collo...così pallido, delicato. Così delicato ed esile che potrei spezzarlo tra le mie dita senza sforzo. La sento tremare, mentre le mia dita si infilano sotto la catenella che regge l'anello di famiglia. L'anello dei Morgenstern.
-Io dormo, ma il mio cuore veglia: è il mio diletto che bussa. “Aprimi, sorella mia, mia amica, mia colomba, mia perfetta.”-
La sento irrigidirsi, il mio sangue le sta colando sul viso, le mie mani non possono fermarsi. Accarezzo la sua gola, il collo, scendo lungo la vita sfiorando il suo piccolo corpo indifeso. Finalmente raggiungo il bordo dei jeans, la sua pelle è fredda, come congelata dalla paura, ma le mie mani sono calde, sto bruciando. Infilo con una leggera pressione le dita sotto i jeans, accarezzandole la pelle.
-Tu non mi ami.- mi dice flebilmente. Lo sento, quasi non può respirare tanto è forte la pressione del mio corpo. Cerca di muovermi a compassione forse? Non c'è niente qui dentro piccola, inutile che ci provi.
Con un sorriso freddo le rispondo -E a te non importa il fatto che io sono tuo fratello. So quello che provavi per Jace, anche quando pensavi che fosse tuo fratello. Tu non puoi mentirmi.- le dico continuando a toccarla, godendo della freschezza della sua pelle di velluto sotto le mie dita.
Ammetti la verità Clary, ammettilo, sarà meglio per tutti e due poi, ti darò cose che nemmeno immagini, ti innalzerò come una regina sul tetto del mondo. Perché ti ostini a restare tra la cenere quando puoi vivere tra le stelle?
Con un filo di voce, sussurra -Jace è molto meglio di te.-
La rabbia torna di nuovo ad offuscarmi la vista. Quel mezzo angelo non è niente, niente! Io sono Jonathan Christopher Morgenstern, ciò che voglio me lo prendo, sempre.
-Nessuno è meglio di me.- le dico sorridendo in mezzo al sangue. -Giardino chiuso tu sei, sorella mia, sposa, giardino chiuso, fontana sigillata. Ma non più vero? A quello ci ha pensato Jace.-
ringhio contro le sue labbra mentre continuo ad armeggiare con il bottone dei suoi jeans.
L'hai avuta per primo, ma io sarò l'ultimo, fratellino. Penso con un ghigno prima di sentire il bottone cedere sotto le mie dita. Finalmente...
Un dolore tenue ma pungente, mi colpisce all'improvviso alla spalla. Clarissa regge in mano una scheggia di vetro. Più per la sorpresa di trovarla ancora così agguerrita, che per il dolore, con un urlo indietreggio un momento. Lei rapidamente, torna ad avventarsi su di me, mi infila il vetro nella coscia, indietreggio per sottrarmi ai suoi attacchi, ma lei velocemente riesce a piantarmi il gomito sotto la gola facendomi cadere. Si butta di me, sento il suo piccolo corpo che cerca di imprigionarmi.
Con lo sguardo rabbioso e determinato, mi punta la lama alla gola, proprio dove le vene del mio collo pulsano più vitali.
Il mio corpo non si trattiene, inizio a ridere divertito, sul serio Clarissa? Credi davvero di spaventarmi in questo modo?
La sua figura delicata, bianco latte e rosso sangue, trema sopra di me mentre la mia cassa toracica è scossa dalle risate.
Apro le braccia, le do libero accesso al mio corpo, può fare ciò che vuole, ma so che non mi ucciderà. Non può.
-Uccidimi, sorellina. Uccidimi, e ucciderai anche Jace.- le dico in un sussurro spietato e inevitabile.
Vedo la rabbia e la frustrazione solcare il suo viso, ho vinto ancora, sorellina. Vincerò sempre.
Non puoi uccidermi senza uccidere il tuo angioletto. Arrenditi, prima o poi sarai mia.

 

   
 
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