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Autore: BrokenArrow    09/11/2014    3 recensioni
Si era illuso che una volta tornato da lui le cose sarebbero rimaste come prima. Che avrebbe ritrovato John esattamente dove lo aveva lasciato, al 221b di Baker Street, stravaccato sulla poltrona del soggiorno, la stessa che aveva tolto dalla sua vista, poiché gli ricordava dolorosamente John ogni volta il suo sguardo cadeva su di essa. Se lo immaginava su quella poltrona logora, intento a sfogliare il Times, con indosso uno dei suoi soliti maglioni dall'aria alquanto discutibile. Una volta tornato nella sua vita però, la realtà lo aveva colpito duramente in faccia.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Salve a tutti Johnlock shippers! Vorrei spendere due paroline in breve con voi. Innanzitutto grazie per aver notato la mia storia. Sono nuova nel fandom, ho finito proprio ieri gli episodi e sono ufficialmente entrata nello hiatus infinito che caratterizza questa serie >.<
Questa è la mia prima ff in questo fandom, quindi siate gentili!
Dopo aver visto la 3x02, The Sign of Three, ho sentito il bisogno di soffermarmi sulle emozioni che deve aver provato e quali siano stati i pensieri di Sherlock nell’ultima scena straziante in cui si rende conto che le cose tra lui e John stanno cambiando e non è più sicuro che il loro legame durerà per sempre. La sua tristezza è così palese e devastante quando poi capisce di essere solo in quella stanza circondato da tutte quelle persone felici  che ballano e non può più sopportare di restare e se ne va, scappando da tutto quello.
Avrei voluto stringerlo forte e dirgli che non è solo c.c
Cercando di non divagare troppo, ho amato la Johnlock fin dalla prima scena in laboratorio. Io davvero non riesco a descrivere la perfezione di questi due. Sono troppo canon. Troppo belli insieme, in ogni cosa che fanno e dicono *^* per non parlare di come si guardano e non sanno che cosa sia lo spazio personale ahah
Come avrete già notato sotto al titolo e alla foto vi è un passo di una canzone di Taylor Swift che ho voluto citare. Ora, lasciate perdere se vi fa schifo Taylor, e leggete semplicemente le parole di questa canzone meravigliosa. Mi ha ricordato troppo la Johnlock e il loro rapporto… Vi consiglio di ascoltarla per intero ^^
Credo di aver finito con le cose che volevo dire... perdonatemi il papiro xD
 
BUONA LETTURA!
 
 

The best you ever had
                                                                                         


 
 


Morning, his place
Burnt toast, Sunday
You keep his shirt
He keeps his word
And for once you let go
Of your fears and your ghosts
One step, not much, but it said enough
You kissed on sidewalks
You fight and you talk
One night he wakes, strange look on his face
Pauses, then says, you're my best friend
And you knew what it was, he is in love
 
(You are in love, Taylor Swift)
  
 
 
Il matrimonio era andato meglio di quello che si era immaginato, se non si tenevano in considerazione un discorso del testimone alquanto insolito, un bicchiere rotto e un tentato omicidio di uno degli invitati. Quando Sherlock si era esibito nel componimento che aveva composto apposta per John e Mary, egli aveva avuto l'illusione di trovarsi esattamente nel posto in cui voleva essere.
Le note che sgorgavano dalle corde del suo violino avevano creato come un incantesimo intorno a lui e alla coppia felice che ballava un lento in mezzo alla sala da ballo. In quel momento gli altri invitati sembravano non essere mai esistiti e Sherlock aveva sentito quella rara sensazione di calma e tranquillità che solo la musica era in grado di trasmettergli.
Ma quando le sue dite avevano smesso di pizzicare le corde e l'archetto aveva smesso di vibrare, l'incantesimo si era infranto. Gli invitati erano ricomparsi davanti a lui come per magia e una musica moderna e vuota aveva preso il posto di quella melodia malinconica.
E Sherlock, vedendo tutte quelle persone felici che ballavano, vedendo quei sorrisi sui loro volti, gli occhi fissi in quelli di qualcun altro, si era sentito totalmente estraneo, come se si fosse trovato nel luogo sbagliato, a una festa a cui non era stato invitato.
Circondato da tutte quelle persone, si era sentito come al centro di un ciclone, nel punto più calmo e sicuro, ma anche lontano da quel vortice di emozioni e sentimenti, lontano dalla vita stessa.
Non era come quelle persone e mai lo sarebbe stato. Lo aveva sempre saputo dentro di lui, ed era una sensazione che non lo abbandonava mai.
Ma in quel momento, per la prima volta nella sua vita desiderò essere una persona qualunque. Una persona normale, con preoccupazioni normali e pensieri normali. Una persona fatta per la vita di tutti i giorni, senza bisogno di un libretto di istruzioni che gli insegnasse come vivere.
Invidiava ognuna di quelle persone, qualunque fosse il loro quoziente intellettivo o la loro capacità di deduzione. Invidiava il loro essere semplice, ordinario. Invidiava la loro umanità. A volte pensava quasi di non esserlo lui stesso. Umano. Ma soprattutto invidiava Mary, la donna con cui John avrebbe probabilmente passato il resto della sua vita.
"Il matrimonio cambia tutto, Sherlock."
Mrs Hudson, se ne rese conto solo in quel momento, aveva avuto ragione.
Non poteva fare a meno di pensare che John si sarebbe allontanato da lui sempre di più, piano piano, in modo quasi impercettibile, ma che a lui non sarebbe di certo sfuggito. Lo aveva già capito da tante piccole cose.
Si chiese che cosa sarebbe successo se non se ne fosse mai andato via da Londra. Se non avesse mai finto la sua morte, uscendo dalla sua vita. Forse le cose sarebbero andate in maniera diversa.
Durante la sua assenza John era profondamente cambiato. Lui stesso sapeva di averlo cambiato dal momento in cui si erano conosciuti, e ora era arrivato il turno di Mary.
Si era illuso che una volta tornato da lui le cose sarebbero rimaste come prima. Che avrebbe ritrovato John esattamente dove lo aveva lasciato, al 221b di Baker Street, stravaccato sulla poltrona del soggiorno, la stessa che aveva tolto dalla sua vista, poiché gli ricordava dolorosamente John ogni volta che il suo sguardo cadeva su di essa. Se lo immaginava su quella poltrona logora, intento a sfogliare il Times, con indosso uno dei suoi soliti maglioni dall'aria alquanto discutibile.
Una volta tornato nella sua vita però, la realtà lo aveva colpito duramente in faccia. John era andato avanti e aveva incontrato un'altra persona che gli era stato vicino durante la sua assenza. Mary aveva preso il suo posto ed era giusto così. John aveva gettato il suo ricordo stantio nel dimenticatoio. Lo aveva lasciato andare.
D’altro canto, nessuno quella sera sembrava curarsi dell'unico uomo immobile al centro della stanza. Era come se fosse diventato improvvisamente invisibile al resto del mondo, e in quel momento si vide per quello che era veramente: un fantasma tornato nel mondo dei vivi. Una presenza non voluta, da cui tutti cercavano di stare alla larga. E all'improvviso si sentì solo come non lo era mai stato prima. Una sensazione talmente opprimente e soffocante da togliergli il fiato.
Così, si allontanò dal trambusto della folla, afferrò sciarpa e cappotto e uscì dalla porta che dava sul giardino, immergendosi nell'aria fredda della notte, lontano da una vita che non sarebbe mai stato capace di comprendere, ma soprattutto vivere.
Quella sera aveva fatto la sua prima e ultima promessa. Aveva promesso a John e Mary che ci sarebbe sempre stato, qualunque cosa accadesse. Non sarebbe più scappato.
Ma chi ci sarebbe stato per lui fino alla fine? Due anni prima la sua era una solida certezza, ma ora non era più sicuro di conoscere la risposta. Non era più sicuro che John sarebbe rimasto al suo fianco per sempre. E questa era la cosa che più di tutte lo spaventava. La paura più grande di Sherlock Holmes era perdere John Watson… Questa volta per sempre.
  
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