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Autore: Fiamma Erin Gaunt    09/11/2014    0 recensioni
Un "tranquillo" Halloween a casa Stoll.
[Partecipa all'iniziativa "Fic or treat" indetta sulla community campmezzosangue in occasione della festività di Halloween]
Genere: Commedia, Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Quasi tutti, Travis & Connor Stoll
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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The kings of trick or treat

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

I vicini di casa della signora Stoll temevano più di ogni altra cosa il primo aprile e la notte di Halloween.

Travis e Connor sarebbero stati di per sé una minaccia sufficiente da tenere alla larga tutti i bambini del vicinato, ma il fatto che per l’occasione avessero radunato quei “selvaggi indemoniati” dei loro amici non fece che accrescere la preoccupazione della signora Jensen.

«Carly, Jordan, voi non andrete a quella festa» sospirò, passandosi una mano tra i ricci capelli castani.

«Ma mamma», protestò la maggiore, «Travis mi ha invitata e io gli ho già detto di sì».

«E Connor dice che ci saranno un sacco di ragazze carine» rincarò il fratello.

«Non se ne parla minimamente. Gli Stoll sono dei barbari e sono incapaci di limitarsi, non riesco neanche a immaginare cosa  abbiano intenzione di combinare quest’anno.»

Il pensiero di ciò che era accaduto l’anno precedente, uova marce e intrugli di farina e acqua che avevano impiastricciato ogni singola casa del vicinato nonché l’inquietante pupazzo grondante sangue finto che non si sa come erano riusciti ad appendere sul tetto della professoressa di algebra, bastò a farla rabbrividire.

I suoi figli erano dei bravi ragazzi, ben diversi dal genere di teppisti che aveva messo al mondo Margareth Stoll, e non voleva che si cacciassero nei guai.

«Papà, per favore» tentò allora Carly, lanciando uno sguardo supplichevole al signor Jensen che era intento a sfogliare il giornale.

«Tesoro, sono ragazzi ed è Halloween, lascia che si divertano.»

La donna sospirò, sconfitta.

«Se finiscono con il farsi arrestare andrai tu a recuperarli alla stazione di polizia» minacciò.

«Non succederà, non combineremo guai» assicurarono i due ragazzi all’unisono, sorridendo angelici.

La signora Jensen sapeva già che se ne sarebbe pentita … era una sensazione di preveggenza piuttosto chiara.

«D’accordo, potete andare.»

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

 

 

 

« E tu sarai il primo, come vorrà la sorte,
a danzare con lei la danza della Morte!
La Morte bizzarra, la Morte normale,
la Morte che viene a lenire ogni male
La Morte regina senza scettro e corona,
La Morte! La Morte! La Morte in persona!»

Era la decima volta che Nico canticchiava quella strofa della Ballata della morte e fino a quel momento Leo aveva creduto di poterlo sopportare, ma era ovvio che si sbagliava.

«Hai letto troppi numeri di Dylan Dog» sentenziò.

D’accordo essere il figlio di Ade, quindi di fatto della morte, ma così si esagerava proprio. D’altro canto non credeva di averlo mai visto così allegro.

«Andiamo, almeno è in tema con la serata» intervenne Jason, ridendo, mentre lui e Percy li precedevano incamminandosi lungo il cortile di casa Stoll.

Arrivati all’ingresso, Jason si chinò a esaminare la striscia di polvere scura che ricopriva interamente la soglia.

Gli Stoll avevano curato ogni dettaglio. E lui che aveva pensato che si sarebbero limitati a un paio di zucche intagliate e qualche scherzo di cattivo gusto nei confronti di invitati e vicini.

«E questo cos’è? Sorbo degli uccellatori? »

Will sbuffò, guardandolo come se avesse appena detto qualcosa di davvero molto stupido.

«Il sorbo degli uccellatori è solo per i lupi mannari. È cenere e sale che funziona per tenere lontani gli spiriti.»

«E abbiamo anche quello che si è ovviamente guardato troppe puntate di Supernatural. Non manca proprio nessuno» concluse Leo.

Travis e Connor fecero capolino in contemporanea, cogliendoli di sorpresa e facendoli trasalire.

«Cominciamo bene se basta la nostra presenza a spaventarvi» ironizzò Travis, gli occhi azzurri che scintillavano malandrini, mentre Connor allungava lo sguardo in direzione del sottile marciapiede che divideva la loro abitazione da quella dei Jensen.

Annusò l’aria come avrebbe fatto un segugio e un sorrisetto che non prometteva nulla di buono si dipinse immediatamente sul suo volto.

«Eccellente, Carry e Jordan alla fine sono venuti davvero.»

«La tua faccia non mi piace, Stoll» interloquì Annabeth, corrucciata.

«Spiacente, ma è l’unica che ho.»

«Non avrete intenzione di prendervela con quei due, spero» convenne Piper.

Travis e Connor si scambiarono un’occhiata d’intesa, stringendosi nelle spalle.

«Lo scoprirete … o forse no.»

Le due ragazze sospirarono, scuotendo la testa esasperate, proprio mentre i fratelli Jensen li raggiungevano.

«Ce l’avete fatta. Senza di voi la festa non sarebbe stata la stessa» disse Travis, facendo arrossire come un peperone Carly.

La cotta della maggiore dei Jensen nei suoi confronti non era mai stata un segreto per lui, peccato solo che fosse di una noia totale e poi … bè, Travis Stoll non dimenticava mai un torto subito e il ricordo della figuraccia che gli aveva fatto fare alla festa di Halloween dei suoi sette anni era indelebile nella sua memoria. L’avrebbe ripagata con la sua stessa moneta.

Leo sbirciò all’interno dell’abitazione, notando che non si sentiva alcun suono tipico di una festa e rivolse un’occhiata perplessa ai due fratelli.

«Credevo che avremmo festeggiato a casa vostra» considerò.

I sorrisi malandrini dei due si allargarono ancora di più.

«L’idea originaria era quella, ma la mamma aveva paura che avremmo combinato troppi disastri così abbiamo deciso di spostare i festeggiamenti alla vecchia villa» spiegò Connor, indicando con un cenno del capo in direzione dell’unica abitazione posta sulla collina alle spalle di casa Stoll.

Carly e Jordan parvero perdere quel poco di colore che non era stato celato dallo spesso strato di cerone del loro costume.

«Ma … la vecchia villa è abbandonata da anni ed è per un valido motivo» mormorò Carly.

«Cioè? È una catapecchia che non vale la pena di rimettere in uso?» domandò Drew, stretta al fianco di Jack, storcendo il naso ed esaminando dall’alto in basso il profilo fatiscente dell’abitazione.

«No. Dicono che nella villa ci abiti il diavolo.»

La figlia di Afrodite scoppiò a ridere, imitata da Jack e il resto del gruppo.

Il suo ragazzo lanciò un’occhiata sghemba a Nico, aumentando le risatine divertite, «Tu che ne dici? Dopotutto sei un esperto in queste cose.»

«Oh, direi che non corriamo rischi. Da quanto ne so il diavolo non ha case di villeggiatura … non in questa parte degli Stati Uniti, per lo meno» concluse con un sorrisetto.

Carly però non sembrava affatto convinta.

«Dico sul serio, non è una leggenda.»

«L’ultima volta che la casa è stata abitata sono successe cose brutte, davvero brutte» convenne il fratello.

Annabeth li scrutò entrambi con aria scettica.

Come figlia di Atena lei credeva ai fatti, a tutto ciò che era stato constatato o provato in qualche modo, e non si sarebbe certo fatta intimorire da qualche stupida superstizione in tema halloweeniano.

«Del tipo?»

«Hanno trovato una donna sgozzata nella vasca da bagno.»

«In ogni presunta casa maledetta trovano qualcuno morto nella vasca, è un clichè» sentenziò Drew, ravviandosi una liscia ciocca di capelli corvini.

«Già e poi ce l’hai un telefono no, Carly? In caso di emergenza chiama il 666 e sono sicuro che qualcuno verrà a darti una mano» concluse Jack, riportando l’ilarità e facendo avvampare le gote della ragazza per l’imbarazzo.

«D’accordo, andiamo in questa stupida villa. Io non ho paura» decretò alla fine, sforzandosi apparire decisa.

Peccato solo che il suo tono deciso ricordasse molto più lo squittio di un topolino terrorizzato che altro.

Raggiunsero la villa in una decina di minuti, varcando la soglia uno alla volta. La porta  si richiuse di scatto quando l’ultimo dei presenti fu entrato e la fievole luce delle torce che avevano usato per avanzare nel buio si affievolì lentamente fino a spegnersi del tutto.

Carly, al fianco di Travis, sussultò così bruscamente da far cadere a terra la sua.

Il figlio di Ermes trattenne a fatica una risata soddisfatta.

Quella stupida ragazzina se la stava già facendo sotto e non aveva ancora visto cosa aveva preparato per lei.

«Jack e Will, perché non provate a cercare di riavviare il generatore? Dovrebbe essere qui fuori» propose Travis.

I due ragazzi obbedirono, riuscendo a riportare la luce dopo una manciata di minuti.

Il grido stridulo delle ragazze annunciò che la prima parte del piano degli Stoll era andato a buon fine.

Sulla parete di fronte all’ingresso, impresso a tremolanti lettere rosso sangue, c’era un messaggio inquietante:

“Andatevene adesso o resterete qui in eterno.”

Carly indietreggiò, scontrandosi contro un lieve rigonfiamento della parete.

Alzò lo sguardo, trovandosi davanti la fonte di tutto quel sangue.

Il corpo di una donna, coperto di sangue e mosche ronzanti, la sovrastava e faceva colare il disgustoso fluido su di lei.

Strillò, cercando la maniglia a tentoni e spalancando la porta. Sfrecciò via seguita dal fratello, filando in direzione di casa.

«Sembrava proprio che avessero una fretta del diavolo di tornare a casa» constatò Connor, ridendo.

Il resto dei semidei rise, divertito, ad eccezione di Annabeth e Piper che apparivano ancora contrariate.

«Poveri ragazzi, che vi hanno fatto di male per meritarsi uno spavento del genere?»

Travis assunse un’aria mortalmente seria.

«Qualcosa di tremendo e imperdonabile, credimi Annie.»

«Carly aveva raccontato a Travis che nella soffitta di casa nostra viveva un serial killer che nascondeva i cadaveri delle sue vittime negli armadi. Quando aprì le ante del suo uno scheletro cadde addosso a Travis, che se la fece letteralmente sotto dalla paura.»

«E lei lo ha raccontato a qualcuno?» domandò, improvvisamente solidale.

Se qualcuno dei suoi conoscenti le avesse fatto prendere uno spavento del genere a solo sette anni anche lei avrebbe voluto vendicarsi.

«Peggio. Ha osato dire di essere più in gamba di me nel fare scherzi. Doveva pagarla» sentenziò, asciutto.

La ragazza inarcò un sopracciglio, ironica: «Certo, doveva proprio pagarla, che cosa imperdonabile.»

«Lieto che tu capisca. Ma … Annie, è un ragno quello sulla tua spalla?»

Annabeth sbiancò, voltando lo sguardo e trovandosi davanti un coso nero e ricoperto di ragnatele.

Sfrecciò via, strillando come un’ossessa: «Levamelo. Percy, levamelo … levamelo … levamelo!»

Ridendo, Connor tirò il filo a cui era assicurato il ragnetto di plastica.

Dii immortales, fare scherzi era così soddisfacente.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

[1.632 parole]

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice:

Tremendamente in ritardo per Halloween, lo so, ma ho trovato quest’iniziativa fantastica sulla community campmezzosangue e non potevo non partecipare. A proposito, se ne avete voglia, ecco qui il link: http://campmezzosangue.livejournal.com/

Spero che vi sia piaciuta e di essere riuscita a rendere gli Stoll in modo IC visto che è la prima volta che scrivo di loro. Fatemi sapere che ne pensate. Alla prossima.

Baci baci,

Fiamma Erin Gaunt
  
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