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Autore: jamesguitar    09/11/2014    1 recensioni
Da piccola, Ronnie ha spesso pensato all’amore come ad una medicina. Una medicina che guariva le principesse addormentate per sempre da un incantesimo, una medicina per la tristezza che la vita porta con sé. Ma proprio perché l’amore è una medicina ha degli effetti collaterali, e il dolore è uno di questi. La nota scritta in caratteri microscopici su una confezione.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Michael Clifford, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dilemma.
Nightjngale.
Ronnie osserva le nuvole dal colore indefinito muoversi nel cielo, la tempesta inevitabile prepararsi, la gente fare avanti e indietro nel parcheggio dell’aeroporto.
Una lacrima bagna la sua guancia e si affretta ad asciugarla, perché piangere non è da lei, piangere è stupido.
Si è sempre interrogata sul vero scopo dell’amore. A cosa serve, in fondo? A cosa serve amare se alla fine si soffre sempre, inevitabilmente?
Da piccola, Ronnie ha spesso pensato all’amore come ad una medicina. Una medicina che guariva le principesse addormentate per sempre da un incantesimo, una medicina per la tristezza che la vita porta con sé. Ma proprio perché l’amore è una medicina ha degli effetti collaterali, e il dolore è uno di questi. La nota scritta in caratteri microscopici su una confezione.
 
Ore: 18:40
Da: Michael
Pensaci, ti prego.
 
No, Michael, pensa. È troppo tardi.
 
Era una mattinata come le altre, la ragazza dai capelli ricci si trascinava verso l’autobus insieme ad uno zaino troppo pesante.
La musica nelle orecchie sovrastava tutto il resto, le parole di una canzone di cui nemmeno ricordava il titolo la facevano perdere nei luoghi oscuri del suo cuore, nient’altro importava.
Addentò una barretta che aveva portato con sé per non morire di fame, considerato il poco tempo che aveva la mattina di fare qualsiasi cosa. Era al cioccolato, come poteva resistergli?
-Hey, puoi darmene un morso?-
Una voce ovattata raggiunse le sue orecchie e Ronnie, seppur scocciata, si tolse una cuffietta dall’orecchio per poi rivolgere lo sguardo al ragazzo si fronte a sé.
Una maglietta rovinata degli Arctic Monkeys, dei jeans strappati, delle converse e dei capelli verdi furono i dettagli che le saltarono subito all’occhio del ragazzo che la guardava con un’aria spiritosa. Ronnie notò che si leccava il labbro inferiore, probabilmente in attesa di una risposta.
-Perché sprecare la mia colazione?- ribatté quindi, rivolgendogli una brutta occhiata.
-Ohh, sveglia la ragazzina. Quanti anni hai?-
Ronnie arrossì, non si rendeva del tutto conto di ciò che diceva finché non usciva dalle sue labbra.
-Quattordici. E mi chiamo Ronnie, comunque.-
Il ragazzo dai capelli verdi rise, gettando la testa all’indietro. –Veronica, quindi?-
Lei sbuffò, odiava il suo nome. –No, Ronnie.-
-Come vuoi, Veronica. Io sono Michael.-
La stava prendendo in giro? Ronnie odiava essere chiamata in quel modo.
-Okay, interessante, ma smettila di chiamarmi così.-
Michael scosse la testa. –Lo farò proprio perché ti da fastidio.-

 
Ronnie ha sempre saputo che a causa di quel ragazzo avrebbe passato le pene dell’inferno, ma si è fidata di lui. E adesso è qui, con una valigia in mano e troppe parole non dette chiuse in gola, con gli occhi velati di lacrime e una voglia immensa di tornare indietro, pur sapendo che deve essere forte ed avere il coraggio di fare ciò che è meglio per lei, ancora una volta.
Il cielo è grigio, il sole quasi invisibile, le nubi fitte, e fa freddo. Fa freddo e non c’è lui a riscaldarla.
Lui che la manda fuori di testa ogni volta che parlano, che non ha mai provato, nemmeno una volta, a capirla davvero e a mettersi nei suoi panni.
Ronnie si accarezza il pancione, ormai evidente, fasciato da una maglietta blu. Sorride tra le lacrime che le sono spuntate ai bordi degli occhi. Sembra quasi che a lui non importi, magari è davvero così e si è illusa per tutto questo tempo.
Guarda l’orologio. È ora di partire, Ronnie, si dice, ma non riesce a fare un solo passo.
Non riesce a voltarsi ed incamminarsi dentro l’aeroporto, a raggiungere il terminal, perché nel profondo del suo cuore spera ancora che Michael arrivi, che le dica che andrà tutto bene. Ronnie si passa una mano sul viso e a malincuore prende il manico della sua valigia, entrando nell’edificio che dovrebbe portarle la libertà.
 
Una lacrima solca il suo volto e lei si odia, si odia perché dovrebbe dare retta al cervello e non piangere, camminare fiera verso l’imbarco dell’aereo e salirci con il sorriso. Ma come può? Come può farlo se il padre della bambina che tiene in grembo non è con lei?
-Andrà tutto bene, Annie.- sussurra guardando la sua pancia. –Te lo prometto.-
E poi piange di più, perché sa che non può fare una promessa simile. Perché sa che senza di lui non è sicura di essere felice per sempre e rendere felice quella che sarà la dolce, piccola Annie.
 
-Annie.-
-Che cosa?- Ronnie si girò verso Michael, distraendosi un attimo dai compiti di storia e perdendosi nel suo sorriso.
-Penso che sia questo il nome che voglio per mia figlia, quando ne avrò una.-
Lei scoppiò a ridere. –Davvero pensi a questo, adesso? Cosa c’entra in questo momento, mentre studiamo storia?-
-Ehi, non possiamo sapere cosa accadrà nella nostra vita, e voglio ritenermi pronto.-
Ronnie scosse la testa. –Sinceramente io non voglio pensarci… e comunque voglio un maschio.-
Lui fece un sorrisetto. –Non ti accontenti mai, eh?-

 
-No, Michael, mai.- sussurra Ronnie, ricordando quel momento.
Tira fuori il suo biglietto dalla borsa, ha già fatto il check-in e i controlli, deve solo entrare in quell’aereo e sarà finita per sempre.
Si chiede come può pensare una cosa del genere sapendo che non è vera: avrà sempre qualcosa che le ricorderà lui, ed è proprio dentro di lei.
 
Ronnie si ferma un attimo nel centro dell’aeroporto, con le mani sulla pancia e il bagaglio accanto, a fissare nessun punto in particolare.
Un singhiozzo le sfugge dalle labbra, seguito da tante lacrime, che si riversano sulle sue guance senza pietà, distruggendo ogni ordine del suo cervello.
Qualcuno la urta da dietro e lei sta per urlare a chiunque sia che è una donna incinta e deve stare attento, ma girandosi tutto ciò che riesce a fare è sgranare gli occhi e fare un passo indietro.
 
-Tu…- un sussurro a malapena udibile si libera nell’aria, Michael lo coglie e si avvicina a lei.
-Ti prego, aspetta.- la sua voce è così dolce, così orecchiabile, e per un secondo Ronnie si ritiene pazza, si ritiene una stupida. Si gira e afferra il suo bagaglio, ma il dolce ragazzo dai capelli verdi la blocca.
Appoggia il suo addome alla sua pancia e sorride, notando lo spazio tra lui e la ragazza creata dal volume di quest’ultima.
Ronnie sta ancora piangendo.
-Il mio volo è tra pochi minuti, devo andare.- riesce a formulare questa frase e prova a liberarsi, ma non c’è verso.
-No.- il sorriso sul volto di Michael scompare. –Non ti lascerò andare via da me di nuovo, fosse l’ultima cosa che faccio.-
I suoi occhi si incatenano a quelli di lei, che in un attimo rivive tutto quanto. Rivive il loro primo bacio, la loro prima relazione, finita male pochi mesi dopo a causa del tradimento di lui. Rivive la sua partenza verso Londra con il cuore spezzato in due, rivive le giornate passate a piangere quando ha scoperto che era andato avanti. Rivive il suo ventunesimo compleanno, la presenza di Michael, la promessa di essere un ragazzo migliore.
Si rivede mentre torna con lui in Australia, ricorda quando hanno fatto l’amore per la prima volta, e ricorda la scoperta di essere incinta. Nella sua testa passano come in un film tutte le ore passate a disperarsi perché aveva rovinato il suo futuro, ogni rimprovero di sua madre, l’appoggio dei suoi fratelli che seppur piccoli, la avevano sempre capita.
Rivive il momento in cui ha confessato tutto a Michael, due mesi prima, il suo pianto e gli occhi rossi.
Pensa a ciò che è successo in quest’arco di tempo, al comportamento di Michael, che le ha fatto pensare che non gli importasse nulla della bambina, di vederla crescere e esserle accanto insieme a lei.
 
-Sai cos’è strano?- un altro singhiozzo esce dalle labbra di Ronnie. –Che sia tempre tu la causa della mia partenza.-
Michael abbassa la testa, si sta trattenendo dal piangere, lui stesso si sente impotente. Sa che negli ultimi mesi è stato tutto tranne quello che dovrebbe essere un buon padre, che l’ha praticamente ignorata, l’ha trattata male e ha rifiutato di vedere la sua pancia ogni volta che lei glielo proponeva.
-Ti prego, mi dispiace.-
-Ti dispiace?- La ragazza alza gli occhi pieni di lacrime al cielo, è esasperata. –Hai idea di come mi sia sentita, Michael?-
Lui sta tremando. –è difficile anche per me, porca puttana!- una lacrima scende sul suo viso, ma Ronnie non la asciuga.
-Beh, hai mai provato a pensare a me? A ciò che provavo quando dicevi che non ti interessava vedere il pancione? O quando restavi fuori per giorni senza dirmi dove andavi?-
 
-Ti prego, Veronica, guardami negli occhi.-
Lei rabbrividisce a sentirsi chiamare in quel modo, ma è proprio quel gesto così familiare a portarla ad ascoltarlo.
-Io… credevo di non essere pronto. Credevo di aver rovinato la mia vita e la tua, di essere un idiota, di aver combinato solo casini.- la sua voce si spezza, ma impone a se stesso di restare forte, per lei. –Non credevo di meritare il bambino che porti in grembo, Veronica. Probabilmente lo penso tutt’ora, perché stai andando via ed è tutta colpa mia.-
Lei piange lacrime su lacrime, così tante che le è impossibile vedere chiaramente.
-Io ti amo così tanto che se ci penso mi manca il respiro, e amo la nostra bambina. Ti prego, resta, e giuro che sarò il padre perfetto che ogni bambina che si rispetti vuole. Le comprerò anche tante bambole, se è questo che vorrà… basta che non esca con un ragazzo senza la mia approvazione, e sarò sempre gentile e pacato.-
Ronnie ride tra le lacrime, che Michael le asciuga.
 
-Mi sono comportato da stronzo, ma ti prego, dammi un’ultima chance e ti dimostrerò che ciò che ho detto è vero. Amo tutto di te, Veronica. Dai tuoi occhiali che porti da sempre e che togli solo in occasioni speciali ai tuoi capelli ricci, o le tue ossessioni strambe. Se non vivrò la mia vita accanto a te, non avrà nessun senso.-
Ronnie appoggia la fronte al mento di Michael.
-Ti ho già dato due occasioni, Michael, come posso sapere che meriti la terza?- sussurra, abbassando lo sguardo sulla sua pancia.
-Voglio esserti vicino per sempre. In ogni istante della vita, difficile o no. E non della mia, o della tua. Della nostra. Perché si potrà definire vita solo se la condivideremo.-
Lei si allontana di qualche millimetro per osservare i suoi occhi dal basso, quel colore così bello di cui si è innamorata anni prima e di cui continua ad innamorarsi ogni giorno, e capisce che il suo cuore ha deciso di dargli un’altra occasione da quando si è girata e lo ha visto dietro di lei.
Capisce che tutto ciò che aspettava era che lui la fermasse, che le dicesse quelle parole e che la convincesse a non lasciarlo andare mai più, a non scivolargli più via dalle dita. Che lui è sempre stato il suo dilemma, ma alla fine era la cosa più semplice in un mare di situazioni irrisolvibili.
 
Così Ronnie si alza sulle punte per baciarlo, per far scontrare le sue labbra, ed è felice. Tanto, tanto felice.
-Si chiamerà Annie, va bene?- sussurra.
Michael la bacia di nuovo in risposta e quando si allontana, le lascia dire: -Ti amo anch’io, Clifford. E so che sarai il papà migliore del mondo.-
Poi, davanti a tutti, decide di alzarle la maglietta e ammirare il suo pancione, la culla della creatura fatta di loro, del loro amore. E pensa che con lei, la sua vita non potrà mai definirsi rovinata.


 
#ANGOLOAUTRICE
Okay, eccomi qui ad invadere un'altra sezione! (lol)
Ho plottato questa one shot per settimane. E' cambiata la trama, il titolo, ma i personaggi sono rimasti sempre gli stessi: Michael Clifford e Veronica, la mia cara amica
Nightjngale, a cui ovviamente la dedico, insieme a tanto amore.
E' la prima volta che scrivo in presente in terza persona, avevo voglia di vedere cosa usciva fuori da questo mio esperimento e contro ogni mia aspettativa è venuto fuori qualcosa di decente.
Niente, fatemi sapere che ne pensate!
A presto,
Jamesguitar
  
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