Eccomi di nuovo con
una shottina piccola piccola… Ok, forse ha poco senso, cioè, non so come
dire, non è una delle mie creazioni migliori, ma avevo proprio voglia di
scriverla dopo aver visto un episodio di Criminal Minds
che mi era particolarmente piaciuto! Anche Elly_Mello lo aveva visto per un pezzettino, e
lei può capire il perché di una scelta di certi particolari… XD Quindi è tutta
dedicata a lei! <3 Spero che la apprezzi nonostante tutto!
Buona lettura!
Lolly
PS: Ricordatevi che è
una AU!
Il ragazzo in
mezzo ai vetri
C’era un ragazzo steso in mezzo ai vetri
Con gli occhi troppo neri e le mani
troppo pallide;
C’era un ragazzo steso in mezzo ai vetri
Che aspettava silente la dolcezza della
Morte.
Erano passati due giorni. Due
fottutissimi e maledetti giorni.
Mello camminava su e giù per la stanza, esecrando
sé stesso. Non poteva andare avanti così. No, sarebbe impazzito del tutto, e
non poteva permetterselo. Per ben due giorni non era riuscito né a mangiare né
a dormire. Il suo stomaco era come chiuso da un nodo, e il suo sonno disturbato
da continui incubi pieni di voci supplicanti di bambini con le mani intrise di
sangue.
Doveva trovare una soluzione
drastica, e doveva farlo immediatamente.
Con un gesto collerico
afferrò la sua pistola, che stava posata sul brutto tavolino in formica che
troneggiava in un angolo spoglio della vecchia stanza. Tolse la sicura, e il
cane scattò con un sonoro clack. Quanto gli piaceva quel suono… Aveva un qualcosa di
magico, quel clack.
Era il segnale che finalmente in mano aveva un potere straordinario. Poteva
decidere della vita o della morte di qualcuno… Inconsciamente, la cosa lo
estasiava, anche se non l’avrebbe mai ammesso apertamente.
A grandi falcate iraconde si
diresse verso una porta di legno e tirò fuori da una tasca una piccola chiave.
Era una porta normalissima per un vecchio appartamento come quello in cui Mello abitava, seppur abusivamente, eppure dentro si
nascondeva un segreto terribile, un segreto che Mello stesso non avrebbe mai
confidato a nessuno in assoluto. L’unica persona alla quale forse l’avrebbe
detto, ora non c’era più. Ma del resto, quel segreto non si troverebbe lì se
quel ragazzo fosse ancora vivo…
Mello si tirò con stizza una ciocca di lunghi capelli
biondi dietro un orecchio prima di inserire la chiave nella toppa e girarla
lentamente. La serratura si sbloccò.
Si chiese se non stesse
facendo una grossa cazzata. Forse era meglio rigirare quella chiave in senso
contrario e finirla lì. Magari uscire, andare a farsi un giro, comprarsi un hotdog, oppure infilarsi in qualche bar per sbronzarsi fino
a non stare più in piedi, oppure ancora, perché no, prendersi una piccola
rivincita personale e andare a puttane per la prima volta nella sua vita, così,
giusto per distrarsi da quel tormento… No. Doveva farlo. Doveva fare i conti
con le sue responsabilità.
La porta si aprì cigolando,
rivelando una stanza completamente avvolta nelle tenebre.
Quella piccola stanza non
aveva finestre. C’era una lampadina nuda appesa al soffitto, ma l’interruttore
si trovava fuori dalla camera, sicché era impossibile accenderla dall’interno.
Mello, prima di entrare del tutto e richiudersi la porta
alle spalle lo azionò. Un bagliore sintetico e giallo si propagò tutt’attorno.
Fece un passo avanti. Dei
cocci scricchiolarono sotto la suola delle sue scarpe.
C’era un ragazzo steso in mezzo ai vetri
Che non provava né amore né odio;
C’era un ragazzo steso in mezzo ai vetri
Che attendeva
Quel pavimento era ricoperto
di pezzi di vetro.
Mello aveva rotto intenzionalmente un sacco di bottiglie
vuote lì dentro, quando meditava la sua vendetta. Era un ambiente piuttosto
piccolo, quindi riempirlo in quel modo era stato molto semplice, non ci era
voluto molto tempo.
Una trovata geniale… E diabolica.
Ma lui doveva pagare… Era una
punizione giusta.
E quel lui era lì rannicchiato in un angolino… Si nascondeva metà del
volto con un braccio scarno, tentando con l’altra mano di sfilare da
quest’ultimo una tra le innumerevoli schegge di vetro che qui si erano
conficcate, segnandolo con tante piccole piaghe sanguinanti.
Mello lo osservò con un sorriso sadico prima di salutarlo.
“Ciao Near.”
Non rispose. Non si mosse.
Rimase concentrato nel suo minuzioso lavoro senza nemmeno alzare gli occhi. Ciò
fece andare su tutte le furie il suo aguzzino. Con la mano libera lo afferrò
per la camicia ingrigita e macchiata di sangue trascinandolo per un breve
tratto, perché non avrebbe dovuto, no, non avrebbe proprio dovuto ignorarlo in
quel modo!
Lo sentì gemere di dolore
sotto di sé. Un leggero squittio, prova più che sufficiente del fatto che
effettivamente gli stava facendo male. Perché era difficile che Near mostrasse appieno ciò che risentiva…
“Rispondimi quando ti parlo!”
gli gridò con tutto il fiato che aveva in gola.
Lo lasciò però subito andare
a terra, come un vecchio sacco di cenci sudici. Il ragazzino con i capelli
bianchi atterrò di botto sul pavimento. Mello non
temeva quei cocci, visto che aveva le scarpe, ma lui…
Sollevò con una lentezza
esasperante il viso dai tratti infantili, la parte che aveva colpito il suolo
in sangue, così come i palmi delle mani che aveva gettato in avanti per
attutire la caduta. Le schegge si erano infilate ancora una volta crudelmente nella
sua delicata e virginea pelle, lacerandola… E i suoi vestiti troppo leggeri non
lo proteggevano…
Eppure non voleva piangere.
No, quel ragazzino dagli occhi neri grandi e liquidi non avrebbe dato a Mello questa soddisfazione. Non lo avrebbe mai fatto. Mai.
“Sei venuto per uccidermi,
vero?”
“Ovviamente.”
“Era ora.”
Si fissarono con aria di
sfida per una manciata di interminabili secondi.
Mello sentiva le tempie pulsare e il cuore martellare nel
suo petto. Lo avrebbe strangolato con le sue stesse mani se avesse dovuto
continuare a mancargli di rispetto in quel modo… Nemmeno la pistola avrebbe
usato, no, sarebbe stato troppo indolore… Così invece avrebbe dovuto chiedere
pietà… E avrebbe finalmente estinto il suo debito per ciò che aveva fatto.
“E’ colpa tua… E’ solo colpa
tua…” balbettò fremente di rabbia “Sei stato tu… Matt è morto per colpa tua!”
“Lo sai che
non ho ucciso io Matt. Io ho fatto
solo il mio lavoro. Se non avesse opposto resistenza, i miei uomini non
avrebbero sparato.”
Mello traballò e dovette sostenersi contro una parete a quel
doloroso ricordo. Paradossalmente, era lui,il
carnefice, che stava per piangere.
Matt… Come dimenticarlo? Come
dimenticare il suo volto, i suoi capelli rossi, i suoi occhi, il suo sorriso,
la sua assoluta fedeltà, i suoi vizi, che ai suoi occhi non era altro che
innocenti debolezze di un bambino.
Gli occhi arrossati del
biondo puntarono con odio su quel corpo a terra che nascondeva alla perfezione
il dolore fisico che stava provando.
Se solo Near
non avesse dato l’ordine ai suoi uomini di fare irruzione in quell’edificio in
quel maledetto giorno… Matt sarebbe stato ancora accanto a lui in quel momento.
“Devi pagare per la morte del
mio Matty…” sibilò.
“So che vuoi vendicarti, e
non ti supplicherò di risparmiare la mia vita… Ma devi capire che Matt non era
un povero innocente. Era un tossico. L’abbiamo colto sul fatto a comprare
cocaina, ma come ho già detto, se non avesse stupidamente reagito nessuno dei
miei uomini gli avrebbe sparato.”
Mello non poteva sopportare oltre. Matt era suo. Era di sua
proprietà, nessuno avrebbe dovuto permettersi di portarglielo via in quel modo.
Ora cosa avrebbe fatto? Di chi si sarebbe preso cura? Matt era stato come un
bambino per lui, perché aveva sempre avuto bisogno del suo aiuto. Era debole,
la cocaina era una prova di questa sua volubilità psichica. Senza Mello Matt non avrebbe potuto
sopravvivere a niente. Lo aveva accolto con sé e lui lo aveva ricambiato con
una cieca fedeltà. Ora vivere non aveva più alcun senso.
“Matty apparteneva a me, era mio… Nessuno doveva rubarmelo! E tu la pagherai cara…”
Near si passo una mano tremante sulla guancia insanguinata
prima di rispondere.
“Sei proprio pazzo. Sai cosa
ti dico? Ti conviene uccidermi ora… O forse non ne hai il coraggio? Facciamola
finita con questa storia una volta per tutte. Perché sappi che se mi lasci
andare non la passerai liscia. Ti farò rinchiudere di
nuovo in un manicomio, e la tua vita sarà di nuovo un Inferno. Ti farò
classificare come elemento pericoloso per sé e per gli altri in quanto
psichicamente disturbato. Passerai il resto della tua vita legato e sotto
sedativi. Pensaci, in fondo sai già che cosa significa, vero? Te lo ricordi, no?”
La testa di Mello vorticava all’impazzata dopo quelle parole. Era stato
colpito da una nausea terribile. Quel fagotto sanguinante aveva ancora il
fegato e la capacità di minacciarlo e di farlo soffrire… Non aveva alcun tipo
di sentimento, niente. Come poteva ridotto in quello stato? Come aveva fatto a
dire una cosa del genere? Gli veniva il vomito. E soprattutto… Come faceva Near a sapere certi avvenimenti riguardanti il suo
dolorosissimo passato?
“Sì, so cosa stai pensando.
Io so tutto del tuo passato. So dell’istituto in cui sei stato da bambino e da
cui sei riuscito miracolosamente ad uscire… Con questo tuo passato sarà facile
farti internare di nuovo. Sei un malato di mente, Mello… E lo sai…”
“Smettila! Smettila, chiudi quella cazzo di bocca stronzo!”
Era davvero troppo. Gli
avrebbe fatto saltare il cervello, certo che l’avrebbe fatto. Gli aveva
ricordato la morte del povero Matt, e la fine del suo morboso attaccamento a
quella specie di cucciolo che sarebbe stato perso senza di lui, e poi la sua
orribile infanzia, rinchiuso in quell’istituto per bambini psicolabili senza
sapere nemmeno il perché…
“Tu… Tu, maledetto figlio di
puttana…” sussurrò alzando minacciosamente la pistola e avanzando a piccoli
passi.
Non ci sarebbe tornato in
manicomio. Non avrebbe più gridato con le cinghie ai polsi, non sarebbe mai più
stato rinchiuso in una stanza come in una prigione. Doveva ucciderlo. Doveva
ucciderlo ad ogni costo. Per sé stesso e per Matt…
Near chiuse gli occhi. Sentì il sangue che seccava pian
piano sul suo viso… E un piccolo cerchio freddo che tutto ad un tratto premette
sulla sua fronte. Era giunto il momento. Mello si sarebbe
vendicato, e lui sarebbe morto.
“Addio, Near.”
Lo sentì scandire.
Serrò le palpebre
preparandosi al colpo. Alla fine non sarebbe stato male. Avrebbe la sciato il mondo senza soffrire di più, sarebbe stata una
cosa veloce. Il proiettile lo avrebbe ucciso all’istante, e Mello
non sarebbe più dovuto tornare in un manicomio.
Era ciò che voleva.
C’era un ragazzo steso in mezzo ai vetri
Incorniciato da una scia di scarlatto
dolore;
C’era un ragazzo steso in mezzo ai vetri
Con un foro
sulla fronte come dono di morte.