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Autore: gheia    24/10/2008    0 recensioni
E' la storia di una ragazza che trascorre l'estate nella meravigliosa cittadina di Newport...la vita in Italia l'ha fin troppo delusa...
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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capitolo 1 " Ricordi...di un anno...momenti che ti lasciano un sorriso... "
Odiavo i Finley. Da sempre! Eppure quella mattina il mio iPod me li propinava allo sfinimento! Era stata una mia amica ad inviarmi quella stramaledetta canzone e chissà perchè quando uno sta male si ostina ad ascoltare roba deprimente invece di qualcosa che possa tirarlo su! Avevo abbandonato il " mio " hard rock per quei 5 minuti eppure era la terza volta che mi ostinavo a mandarla indietro..." ricordi "...dovevo lasciarmeli alle spalle! Era estate ormai! Una nuova vita...quella magari no...ma della nuova gente...quella sì! Avevo salutato i miei sull'uscio del gate e in un certo senso più euforica che mai: era il mio primo viaggio da sola! Lo avevo sempre sognato, sin da quando avevo 4 anni ed ero andata in vacanza a Parigi con i miei: due file davanti a me c'era una ragazza splendida, con il viso un po' triste e un portatile sulle gambe, che era stata costretta a spegnere con aria rassegnata prima del decollo. Allora mi ero detta: quando prenderò il mio primo volo da sola potrò sentirmi grande! Sogni fin troppo ingenui di una bimba paffuta che non vede l'ora di crescere. Quelli che avevo davanti invece il giorno della mia colossale partenza erano sogni di un'adolescente fin troppo triste, per averne...così, dopo l'ultimo controllo dei documenti da parte della hostess, ero entrata in quel jumbo preso fin troppe volte con i miei e, dopo aver trovato la mia poltrona, avevo preso posto. A dir la verità mi sentivo terribilmente spaesata...odiavo quei posti troppo grandi! Odiavo il fatto di non poter toccare terra con i piedi! Odiavo gli stewart mentre illustravano tutte le preucazioni da prendere in caso di atterraggio errato! L'unica soluzione sarebbe stata il mio amato iPod...e così, dopo aver sentito quella canzone circa 3 volte mi ero ripromessa che quell'estate sarebbe stata diversa...che niente di tutto quello che lasciavo a casa mi avrebbe toccata...che dopo tutto cavoli! Chi è che non sogna di fare surf sulle onde della California? " YEAH!IT WILL BE AMAZING! " avevo pensato...e quando anche quello che mi frullava nel cervello cominiciava a parlare inglese voleva dire che ormai ero entrata nell'ottica delle vacanze! E niente mi avrebbe più fermato!Come ogni anno infatti andavo con i miei un paio di settimane a Los Angeles, dove mia nonna si era trasferita dopo la perdita di mio nonno, per stare accanto ad una sua cugina alla quale era molto affezionata. Nonstante la vedessi due volte all'anno, la adoravo: mia nonna era una persona splendida...e poi stava davvero " avanti "! Comunicavamo perfino via e-mail e il mio prossimo obiettivo una volta arrivata, era quello di attivarle un account MSN! E adesso era addirittura diventata più allegra e solare del solito...finalmente si era risposata! Io non avevo mai conosciuto mio nonno e in un certo senso mi sentivo quasi in colpa di essere felice che mia nonna avesse trovato qualcun altro, ma per me la cosa più importante era che fosse felice lei! Il capitano Phoenix (mi ero sempre chiesta perchè si chiamasse come la capitale dell'Arizona) era un vecchietto arzillo, con i capelli candidi, la pelle abbronzata e due occhi azzurri che avevano fatto perdere la testa anche a me se devo dirla tutta! Probabilmente aveva fatto innamorare nonna Giulia accompagnandola in tutte le crociere che le regalava! Il mare era la sua grande passione! Era stata capitano per tanti anni e poi aveva fatto fortuna diventando proprietario di una compagnia navale! Quella, mi diceva, era stata la sua massima realizzazione! Ma adesso a ottant'anni "suonati" mi aveva raccontanto che era ora di metter la testa a posto e di stabilirsi in un luogo con tanto sole, con tanto mare e con tanto amore! Avevo trovato tutto ciò, insieme a Giulia ovviamente, a New Port Beach. Ed era lì che ero diretta. Si erano infatti trasferiti a Natale e anche se io adoravo LA, l'idea di andare ad Orange County mi allettava parecchio! Certo, non conoscevo nessuno e, sapendo di non essere uno spirito molto socievole, probabilmente avrei accompagnato il capitano a giocare a bocce, ma l'importante sarebbe stato staccare la spina...staccare la spina da coloro che per anni si erano definite tue amiche e poi un giorno ti avevano voltato le spalle; staccare la spina da quello che si era definito il tuo principe azzurro e poi si era portato a letto tua cugina; staccare la spina da una città che ti era sembrata la più bella del mondo e che ora ti faceva solo schifo!
L'aereo si era alzato in volo: avevo dato un'ultima occhiata alle piste pensando ai miei che sicuramente stavano facendo lo stesso con me: potevo vedere mio padre che al volante chiedeva a mia madre se avevano fatto bene ad acconsentire che a soli 18 anni potessi affrontare quel viaggio tutto da sola. A quel pensiero mi era comparso un sorriso sulle labbra: " avevo fatto bene ad affrontare quel viaggio tutto da sola? " Sapendo che prima di fare scalo a S. Francisco ci sarebbero volute più di dieci ore ero decisa ad appisolarmi e finalmente ci ero riuscita! Al mio risveglio un'hostess smagliante, con i capelli perfetti e un fisico che si potrebbe definire alla "Giselle" mi porgeva uno snack con del caffè : " Good afternoon! " Ero ancora rimbambita dal sonno che mi ero quasi dimenticata di dove fossi: mi aveva detto che mancavano quasi 5 ore all'atterraggio. Menomale, almeno metà viaggio ho dormito...avevo così estratto la guida dalla borsa proprio come fa una perfetta turista: più che altro avevo intenzione di ripassare i vari fusi perchè il jet lag mi stroncava tutti gli anni. Dunque, arrivata a San Francisco avrei dovuto mandare indietro di 9 ore l'orologio e poi a New Port mandarle di una avanti! Ok! Non era poi così difficile! Nel frattempo non mi ero accorta che nella poltrona accanto alla mia c'era un ragazzo che dormiva con la bocca aperta e un'aria buffa...gli auricolari gli erano scivolati dalle orecchie e potevo sentire quello che ascoltava, anche perchè quella canzone me l'aveva fatta sentire miliardi di volte una delle poche amiche che avevo ancora, Sandra: era " Time to pretend " e quindi era Indie e per carità...dovevo ancora capire cosa ci trovasse la gente di interessante in quella roba! Probabilmente sentendosi osservato quello strano individuo con un cardigan a righine e una polo stropicciata si era svegliato e, notandomi, aveva sorriro. Sentivo di esser diventata rossa: odiavo quando la gente notava che la stava studiando. " Hi! " Evidentemente poi, essendosi accorto che ero italiana aveva accennato ad un "ciao" leggermente strascicato! Io ormai parlavo inglese da una vita e così avevamo cominciato a chiacchierare del più e del meno: lui era da sempre nato e vissuto a Newport ed era stato in Italia per la pubblicazione di un suo fumetto. Ora tornava a casa anche se, a dirla tutta, gli avrebbe fatto piacere restare qualche giorno in più. Parlando poi mi aveva chiesto il nome del marito di mia nonna, dicendo che ad Orange County era impossibile non conoscersi: infatti il capitano Phoenix era amico di suo nonno, che ormai non c'era più, Caleb Nichol. Non so come era successo, ma mi aveva cominciato a raccontare della sua vita, della sua ragazza, di suo fratello e poi, circa dopo un quarto d'ora di chiacchiere, si era scusato arrossendo, dicendo che era un vizio che aveva con tutti! Cavoli, sembrava il personaggio di un telefilm...la sua esistenza era quasi più movimentata della mia! Fra una chiacchiera e l'altra si era offerto di accompagnarmi a casa di nonna, perchè nessuno mi avrebbe aspettato all'areoporto...volevo farle una sorpresa! Lì per lì ero un po' perplessa...okay, è evidente che sia una brava persona, ma è pur sempre uno sconosciuto. Così, per non mettermi in imbarazzo mi aveva detto che avrebbe aspettato una risposta...tanto ne avevamo di tempo! Mi ero appisolata una seconda volta e Seth, si chiamava così, mi aveva delicatamente svegliato per dirmi che eravamo a S.Francisco! Che meraviglia...finalmente fra un po' avrei potuto riabbracciare la nonna. Aveo acceso il cellulare: una sola chiamata da mio padre. I miei amici non si erano fatto vivi. Marco non si era fatto vivo. Ma sì, se Newport mi fosse piaciuta avrei potuto rimanerci per sempre. Seth si era accorto della mia espressione un po' depressa:
- Senti, adesso noi due, prima della coincidenza, ci andiamo a prendere un bell'hamburger pieno di salse schifosissime!
- Ci sto!
  
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