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Autore: eniiif    10/11/2014    6 recensioni
Nico ha bisogno di una babysitter.
Percy ha bisogno di un lavoretto pomeridiano.
[percico | babysitter!percy & babysitted!nico]
Genere: Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Nico di Angelo, Percy Jackson
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Se lo sarebbe dovuto aspettare.
Cioè, naturalmente sapeva che Percy era popolare (insomma, lui stesso era stato fregato da quel sorriso!), però faceva lo stesso male.
Non avrebbe saputo descrivere con precisione quel che stava provando; era una specie di dolore acuto nel petto, che gli rendeva la bocca talmente secca da doversi bagnare le labbra con la lingua prima di poter parlare.
Nico aveva casualmente deciso di passare vicino alla Goode High School (naturalmente senza alcun motivo) per tornare a casa, e in effetti non era rimasto deluso: aveva visto, seppur di sfuggita, Percy.
Peccato che il ragazzo più grande non fosse da solo, anzi: era in compagnia di una ragazza bionda, poco più bassa di lui, con la quale sembrava essere in grande confidenza.
O almeno, questo era quello che aveva pensato Nico quando l'aveva visto abbracciarla. Oltre tutto, gli era sembrato un gesto spontaneo, senza l'imbarazzo e la rigidità che c'era tra i loro abbracci, come se fosse stata una cosa quotidiana, o almeno che accadeva frequentemente.
Un'altra fitta di gelosia lo attraversò (con un angolino della mente Nico si stupì di aver riconosciuto la sensazione) quando vide la ragazza baciare Percy (il suo Percy!) sulla guancia. Come... come si permetteva?
E soprattutto, chi era quella donna?
Nico si sarebbe mangiato le mani dalla curiosità (e dell'invidia), se non fosse che erano occupate dalla cartella che teneva di fronte a sé.
Decise di tornare a casa prima di fare l'ennesima figuraccia – come ad esempio era successo in fumetteria. Chissà cosa sarebbe successo se Percy l'avesse visto mentre era in compagnia di quella.
Raggiunse la villa senza far caso al tragitto, continuando a tormentarsi con domande di cui non conosceva le risposte, e quando finalmente arrivò in camera, si gettò sul letto atterrando di faccia sul cuscino.
Probabilmente la ragazza bionda non faceva tutte le figuracce che sembravano capitare a lui. E sicuramente era più disinibita, da quel che aveva visto; non si sarebbe mai imbarazzata così tanto per un abbraccio – figurarsi per un bacio, ragionò Nico.
E dovette ammettere (a malincuore) che era molto bella – non competevano nemmeno.
Dei, avrebbe voluto scomparire, magari inghiottito dalle coperte, e non vedere più nessuno, specialmente Percy.
In cuor suo, Nico sapeva che era tutto troppo bello per essere vero. Sapeva che era un sogno, era impossibile che lui piacesse veramente a Percy — doveva essersi immaginato tutto.
Sospirò, ricacciando indietro le lacrime che minacciavano di uscire, e roteò gli occhi. Ma quanto poteva essere patetico?
Per quanto ne sapeva, proprio in quel momento la ragazza bionda e Percy avrebbero potuto essere chissà dove, magari al parco, intenti a baciarsi.
Quel pensiero lo stese definitivamente.
 
Il campanello squillò di nuovo, e Nico lo ignorò una seconda volta.
Non era decisamente dell'umore per incontrare nessuno, soprattutto dopo aver visto Percy assieme alla ragazza misteriosa il giorno prima.
Per qualche minuto ci fu la calma, e il ragazzino s'illuse che il misterioso scocciatore avesse deciso di concedergli qualche minuto di tregua.
In quell'esatto secondo un terzo, assordante squillo gli riempì le orecchie, e Nico si decise ad aprire per dirne quattro al fastidioso scampanellatore.
Aprì la porta pronto a urlare, con la sua migliore espressione irritata sul volto (e ne aveva parecchie).
Poi spalancò gli occhi e sospirò — chi poteva essere, se non Percy? Avrebbe dovuto prevederlo.
«Nico!» esclamò quello tutto contento, e a sorpresa si sporse in avanti per abbracciarlo.
Il ragazzino indietreggiò, maledicendosi mentalmente un attimo dopo per averlo fatto. Perché non poteva essere normale, per una volta?
In ogni caso, Percy non sembrò essersela presa.
«Giusto, lo spazio personale» disse sorridendo, perfettamente a suo agio. Nico non avrebbe saputo dire se stesse fingendo di non esserci rimasto male o se davvero non gli dispiacesse. Maledizione.
La ragazza bionda non avrebbe avuto problemi ad abbracciarlo, anzi; sarebbe stata lei a fare il primo passo, avrebbe scommesso Nico.
«Be', non mi dici niente? Sono passato a trovarti per stare un po' assieme!» disse Percy rompendo lo scomodo silenzio che si era venuto a creare.
Nico si morse le labbra e provò a sorridere – probabilmente gli uscì soltanto una smorfia, ma a Percy sembrò andar bene, dal momento che lo tirò a sé in un abbraccio che gli tolse il fiato.
«Lo so, lo so, lo spazio personale... ma non ce la facevo più» gli disse, stringendolo con le braccia forti.
Nico, rosso in volto per il contatto improvviso (grrr), si chiese cosa intendesse. Non ce la faceva più a fare cosa? Non glielo domandò ad alta voce, temendo di fare di nuovo la figura dello stupido.
«...Nico? Ti è caduta la lingua?» fece il ragazzo più grande, perplesso, quando lui non aprì bocca per l'ennesima volta.
E se gli fosse scappato qualcosa sulla ragazza bionda? Percy avrebbe capito che era andato vicino alla sua scuola. Dei, e se si fosse arrabbiato con lui? Non voleva nemmeno pensarci; sarebbe stato più saggio rimanere in silenzio.
«Se non mi dici quando faccio qualcosa che ti dà fastidio, non posso saperlo» disse allora il babysitter sciogliendo l'abbraccio, quasi timidamente.
Nico sarebbe voluto rimanere appiccicato a lui per il resto della vita giornata, nonostante il rossore e l'accaldamento e tutto il resto, ma decise che in effetti non sarebbe stata una grande idea.
Alzò gli occhi per guardare Percy, totalmente sperduto – non aveva la più pallida idea di cosa dire o fare. E se il babysitter avesse iniziato a odiarlo? Se non l'avesse mai più voluto vedere?
«Ehi? Per favore, parlami... è successo qualcosa a scuola? Matt?» chiese il ragazzo più grande in tono preoccupato, con una luce strana negli occhi, mettendo le mani in tasca.
Nico si schiarì la gola.
«No, tutto bene» disse con voce rauca.
Percy alzò un sopracciglio, senza aprire bocca, come a dire seriamente?
Il ragazzo più piccolo annuì ostinatamente per concludere la discussione, e si diresse in cucina, le mani che non volevano saperne di smettere di tremare.
Il babysitter lo seguì sospirando.
La ragazza bionda non si sarebbe comportata così, Nico ne era certo. Probabilmente non gli avrebbe tenuto nascosto nessun segreto, e sarebbe stata capace di farlo ridere senza fare nulla di ridicolo, e soprattutto non avrebbe litigato con lui per dei motivi così triviali.
Il ragazzino si accorse che Percy lo fissava in attesa di qualcosa e aggrottò confuso le sopracciglia.
«Hai voglia di fare qualcosa?» ripeté il babysitter la domanda che era stata ignorata, giocherellando con le posate che erano sul tavolo.
Nico scosse la testa, spostando lo sguardo verso il basso. Di lì a poco sarebbe impazzito, se lo sentiva.
La ragazza bionda al suo posto avrebbe trovato qualcosa di fantastico da fare assieme, se lo sentiva.
Poi sentì Percy sbuffare da qualche parte indefinita sopra alla sua testa, e improvvisamente il ragazzo più grande lo aveva preso per le spalle e trascinato in salotto – Nico si ritrovò d'un tratto seduto sul divano, il babysitter davanti a lui con le braccia incrociate e un'aria decisamente poco amichevole.
«Forza, dimmi cosa sta succedendo» disse con un sospiro.
Il ragazzo più piccolo strinse le labbra – era dopotutto arrivato il momento? 
«Nulla» si ostinò a rispondere, e Percy roteò teatralmente gli occhi.
«Sí, certo, come se non ti conoscessi. Avanti, dimmi cosa c'è che non va, giuro che non mi arrabbierò — di qualunque cosa si tratti».
Nico rimase in silenzio, evitando di dire che invece sarebbe sicuramente andato su tutte le furie a sapere che l'aveva seguito a scuola e visto assieme alla ragazza bionda.
«È qualcosa che ho fatto, vero? Ti ha... Ti ha dato fastidio il... il bacio dell'altro giorno, è così?» provò a indovinare Percy, con un tono di voce strano che non gli aveva mai sentito.
Nico alzò di scatto la testa, gli occhi fuori dalle orbite.
«Certo che no!» esclamò in preda al panico. Come poteva pensare una cosa simile? Ridicolo.
Il babysitter sembrò tornare lo stesso di sempre, addirittura ridacchiò, e in faccia gli tornò un po' di colore.
Sedette sul divano vicino a lui e gli prese le mani tra le sue.
«Allora potresti dirmi cosa c'è che non va? Se è qualcosa in cui posso aiutarti, io—»
Nico lo interruppe, scarlatto in volto, senza guardarlo.
«Vorrei sapere chi è quella ragazza bionda che era con te ieri» disse tutto d'un fiato, pentendosene immediatamente. Dei, perché non aveva un filtro cervello-bocca?! Adesso l'avrebbe odiato di sicuro!
Percy spalancò gli occhi, spiazzato — il ragazzino l'avrebbe trovato alquanto ridicolo, in un altro momento, con la bocca aperta nella perfetta imitazione di un pesce.
«Io... eh? Annabeth?!» gli chiese stupito, come se non avesse sentito bene.
Nico scrollò le spalle.
«Lascia perdere, non è importante» disse con finta noncuranza (mentre in realtà provava l'intenso desiderio di seppellirsi sotto terra), ma Percy non lo stava ascoltando.
«Annabeth? Come fai a...? Aspetta» iniziò a realizzare, e il ragazzino riusciva praticamente a vedere gli ingranaggi della sua testa girare.
«Nico, sei... geloso?» chiese il babysitter in tono incredulo, e lui divenne immediatamente rosso bordeaux sulle guance – si sentiva le orecchie bollenti.
Evitò di guardarlo in volto, ma Percy diede uno scossone alle loro mani, ancora allacciate.
«Sei geloso?» ripeté, questa volta con un sorrisino, che si allargò quando il più piccolo lo fissò torvo con il volto in fiamme.
Senza preavviso, il babysitter si chinò verso di lui e lo baciò per la terza volta, cogliendolo di sorpresa. Nico spalancò gli occhi, e non fece in tempo a fare nulla che Percy si era già allontanato — ma soltanto per riuscire a stringerlo tra le braccia, come scoprì.
L'abbraccio sembrava totalmente diverso da quello che si erano scambiati prima. Questa volta, le mani di Percy non erano ferme in un punto, ma andavano su e giù lungo la sua schiena, mandandogli brividi in tutto il corpo; la fronte del ragazzo più grande era appoggiata sulla sua, i capelli mischiati tra di loro, gli occhi dritti sul suo viso.
«Sei geloso» ripeté deliziato, come un bambino la mattina di Natale.
Nico sbuffò, cercando di camuffare l'imbarazzo.
«Non puoi solo dirmi chi è e farla finita?» gli chiese a denti stretti.
Percy ridacchiò, e la sua risata vibrò per tutta la spina dorsale del ragazzino.
«Annabeth. Stavamo insieme, ma tipo due, tre anni fa... ora siamo solo amici!» tentò di rassicurarlo.
Nico corrugò le sopracciglia. Certo, solo amici. Però erano stati assieme, ci aveva visto giusto! Il che voleva dire, che un tempo si erano baciati, abbracciati, stretti... tentò di scacciare il pensiero, fallendo miseramente.
«Ehi... terra chiama Nico» scherzò il babysitter, e poi si chinò verso il suo orecchio.
«Comunque, adesso c'è un'altra persona che mi piace» gli sussurrò, e il ragazzino era certo che sarebbe esploso dal surriscaldamento.
Percy roteò gli occhi, divertito, e si chinò per baciarlo.
Nico si dimenticò completamente di Annabeth.


---nda
Ehilà :) Ecco il nuovo capitolo (ve l'avevo detto che Nico sarebbe rimasto il re indiscusso dei complessi, no?); che ve ne pare?
Vi annuncio tristemente che tra due capitoli (ergo due settimane) questa storia sarà definitivamente conclusa; ma mi sono presa un po' di tempo per riflettere e ho iniziato a scrivere una solangelo/jercy – è più un esperimento che altro, ma mi sto divertendo alla faccia :D 
E ho già pronte un paio di one shot percico a tema natalizio *v*

Anche per questo sono “costretta” a tornare a pubblicare once a week, ma non disperate (e chi si dispera? lol)!
Detto ciò, grazie mille per le meravigliosissime recensioni e un bacione :)

 

 

  
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