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Autore: LaraPink777    10/11/2014    13 recensioni
Splinter si interroga su cosa significhi essere padre. Uno dei suoi figli lotta tra la vita e la morte. Gli altri tre dovranno vedersela con un uomo spietato e con le loro paure. Troverà la famiglia Hamato la forza per la sfida più difficile?
Genere: Angst, Azione, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Donatello Hamato, Leonardo Hamato, Michelangelo Hamato, Raphael Hamato/ Raffaello, Splinter
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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Cap 40

 

“You came and saved me

You saved me from myself”

Skunk Anansie, You Saved Me

 

Uscire in superficie dopo tanto tempo era stato più che piacevole. Splinter gli aveva accordato il permesso di andare con Casey, e lui non se lo era fatto ripetere due volte.

Non che avessero fatto niente di che, la serata era stata tranquilla, come se i balordi di New York avessero deciso di prendersi una pausa tutti quella notte. Avevano solo gironzolato un po’ tra i tetti, e poi si erano fermati a chiacchierare sotto la cappa scura dell’inquinato cielo della città.

Inoltre, non l’avrebbe mai pensato qualche mese fa, non gli era dispiaciuto non incontrare nessuno.

Non era ancora sicuro di quale sarebbe stata la sua reazione ad affrontare un uomo, dopo quella terribile notte.

Raffaello è rabbrividito ancora una volta, al ricordo, e si è girato nel letto. Chissà quanto tempo sarebbe dovuto passare per dimenticare tutto, chissà quanto per tornare ad essere quello che era una volta.

Anzi, no. In cuor suo sapeva che non sarebbe mai tornato quello di una volta. Quel Raffaello era morto e sepolto. Il ragazzino irruento ed aggressivo aveva paura di non sapersi fermare in tempo prima del ciglio del burrone; lui adesso era già caduto all’inferno. Dietro le sue palpebre chiuse poteva ancora vedere i lampi rossi del sangue, fiamme stridenti contro i cieli limpidi degli occhi di suo fratello che aveva guardato, che aveva giudicato, che si era ritirato lontano da lui, disgustato.

Ha sbuffato, e si è girato ancora. Con stizza, ha sprimacciato il cuscino.

Niente brutti pensieri, questa notte, per favore. Era appena tornato dalla sua prima uscita dopo mesi, ed inoltre era stata una buona giornata.

Leonardo era stato bene, aveva mangiato da solo, avevano riso un po’. Dopo le urla della scorsa settimana, dopo i suoi gesti insofferenti, i suoi capricci infantili, finalmente negli ultimi giorni era stato tranquillo e sereno. Forse le cose si sarebbero sistemate prima di quanto sperassero. La paura, anzi il vero e proprio terrore dei mesi scorsi era un ricordo ancora vivo e pungente, ma ormai lui era quasi sicuro che il suo fratellone si stesse rimettendo in carreggiata, che tutto si sarebbe finalmente risolto, e quest’incubo sarebbe finito.

Sperava solo che Leonardo potesse anche tornare a guidarli. Una cosa era guarire, un’altra ritornare il perfetto guerriero in grado di sconfiggere micidiali nemici. Si chiedeva se suo fratello avrebbe potuto ancora essere un ninja.

Lui, proprio il migliore tra di loro. Sarebbe stata una beffa del destino. Ma dopo averlo quasi perso, beh, Raffaello era per adesso troppo felice per pensare a queste cose. Averlo ancora lì, con lui, diamine, era qualcosa che al momento rendeva un po’ più sopportabile tutti gli altri problemi. I dubbi per il futuro, il fardello nel suo petto, gli occhi ancora sfuggenti di Mikey…

I suoi pensieri sono stati interrotti da un lieve bussare, seguito dal rumore della porta che si apriva.

Raffaello si è chiesto cosa volesse Donatello, a quell’ora della notte. Ormai, con Leonardo che non poteva ancora muoversi da solo e Michelangelo che non lo cercava più, solamente il viola avrebbe potuto bussare alla sua porta.

Ma la voce che l’ha chiamato piano non era quella di Donatello.

“Raph?”

Mikey! È Mikey!

“Dormi?” ha mormorato, avvicinandosi.

“Sì? No, no, voglio dire non dormo, certo, vieni.” Raffaello si è impappinato, la voce è uscita stridula e concitata, e si è mentalmente dato dello stupido. Si è messo a sedere sul letto, poi si è spostato, infine si è sdraiato nuovamente ma lasciando uno spazio al suo fianco.

Michelangelo si è bloccato un attimo, al teatrino del fratello, poi si è seduto sul letto.

Per qualche secondo il silenzio ha ingombrato la stanza del suo imbarazzo.

Poi, i due fratelli hanno cominciato insieme.

“Cosa-”

“Raph-”

Qualche altro secondo, poi il sorriso sotto gli occhi azzurri senza maschera ha riempito la stanza del suo calore.

È stato impossibile per Raffaello non farsi contagiare. Si è rilassato, ed ha sbattuto piano la mano nel posto lasciato libero, in un tacito invito.

Michelangelo si è sdraiato, e Raffaello l’ha cinto con il suo braccio.

Ecco, sarebbe bastato questo. Improvvisamente, era tutto più giusto, più normale. Raffaello si è sentito bene. Maledettamente bene. Quasi tre mesi Due mesi e mezzo di lontananza, freddezza, passati in un attimo come acqua in un fiume, spazzati via da un semplice abbraccio. Così, senza parole, Mikey era tornato il suo fratellino, il suo pestifero, rompiscatole, indispensabile fratellino.

È passato qualche minuto, prima che Michelangelo iniziasse a parlare.

“Non sei più arrabbiato con me, vero, Raph?”

Raffaello è rimasto basito, poi si è girato a guardare il mutante con le lentiggini, che però giocherellava con le dita delle mani.

“Arrabbiato con te?”

“Sì, sai, per la storia del coltello…”

Il fratello maggiore per qualche secondo è rimasto senza parole, si è passato la mano piano sulla testa.

“Cioè tu mi stai chiedendo se io… io sono arrabbiato con te? Io ti ho spaventato, shoccato, messo in pericolo, ricoperto di accuse assurde, e tu mi stai chiedendo se io sono arrabbiato con te?”

Per ironia della sorte, adesso Raffaello si stava arrabbiando.

“Sì, cioè no, insomma, non è stata colpa tua, è stata colpa mia, non dovevo spaventarmi in quel modo. Ma io non ho paura di te, Raph. È che… è stato un periodo così assurdo, ma adesso è ok, credo…” Ha finito di tormentarsi le mani ed ha guardato Raffaello con i suoi grandi occhi da cucciolo, forse induriti in quei mesi appena un po’. “È ok?”

“Sì, Mikey. Sarà ok.”

“Ho avuto paura, per Leo. Tanta, Raph.”

“Leo starà bene. Senzapaura non lo butta giù niente.”

“Ed ho avuto paura per te.”

“Per me?”

“Tu… non eri tu…”

Raffaello ha sospirato, ed è rimasto in silenzio per un po’.

“Lo sai che non ti farei mai del male, vero?”

“Sì, lo so.” La sua espressione è tornata quella di sempre, giocosa ed infantile. “Schiaffi in testa esclusi.”

Raffaello ha sorriso divertito e gli ha strofinato una mano sulla testa “Ah! Certo, quelli esclusi!”

Poi è tornato improvvisamente serio.

“Non pensavo quello che ti ho detto. Sono stato un idiota. Avevo paura anch’io e la mia bocca ha sparato un sacco di cazzate. A te ed a Sensei. Penso che in verità sei in gamba, ecco” ha ammesso di un soffio, imbarazzato.

“Il miglior ninja di sempre?” ha continuato a scherzare Michelangelo, cantilenando un po’ la voce.

“Dai, cavolo Mikey! Stavo parlando seriamente!”

Il più giovane si è incupito.

“Beh, in fondo avevi ragione. Non sono il miglior ninja di sempre, anzi sono un ninja così così…Se non mi fossi perso nella foresta…”

“No no no!” Raffaello si è tirato su a sedere contro la testiera, togliendo il braccio da sotto la testa del fratello. “Non lo pensare neanche per un secondo. Non è vero, Mikey! Ti prego, non dirlo più. Hai affrontato un esercito, hai salvato Donnie. Era la cosa giusta da fare. Quel pazzo lo stava facendo a pezzi, Dio! E te lo sei trascinato per miglia. Quanti soldati hai abbattuto da solo? Donnie dice almeno una trentina. Per non parlare di quelli che ho trovato io disseminati per il porto! Sei stato eccezionale, Mikey.”

“Lo credi davvero?” Gli occhi azzurri sono diventati un po’ bambini.

“Davvero!” Poi è stato Raffaello a scherzare, puntandogli minacciosamente un dito contro. “Naturalmente questa conversazione non è mai avvenuta!”

Michelangelo ha annuito ridacchiando.

Raffaello si è rimesso giù, ed è tornato a cingere il fratello col suo braccio.

“Grazie per quello che hai fatto, mi hai salvato il guscio. Ma non rifarlo mai più, non mettere più la tua vita in pericolo per me, promesso?”

Ed adesso invece gli occhi cielo son tornati adulti.

“Sai che non posso promettertelo, Raph.”

Sì, lo sapeva.

Erano fratelli. La vita di un fratello vale più della propria. Quello che lui sentiva per loro, loro sentivano per lui.

Ha messo l’altra mano sotto la sua testa, a guardare il soffitto. Per un po’ sono stati così, finalmente in pace. Un sorriso correva dopo tanto tempo sul volto del mutante con gli occhi verdi. Era davvero tanto, troppo tempo, che non si sentiva così bene. Il suo demone nero continuava ad aggrovigliarsi nello stomaco, ma sembrava avesse perso un po’ della sua ferocia.

Si sentiva fiero di suo fratello, e gli era grato. Certo, a volte non lo sopportava. Per la sua invadenza, per la sua propensione a dire sempre la cosa sbagliata al momento sbagliatissimo. Per il suo essere rumoroso, petulante, infantile. Per la sua costante vitalità, la sua voglia di giocare con tutto e con tutti. La sua dannata capacità di vedere il bicchiere mezzo pieno, di sperare fino alla fine, l’abilità nel riuscire a tirar fuori ciò che la gente pensava. Ciò che lui pensava. La sua ingenua purezza che continuava a brillare nonostante il marcio che incontravano. Cosa sarebbe stata la sua vita senza questa piccola peste?

Senza preavviso gli ha assestato uno schiaffo sulla testa.

“Ahi!”

“Non mi addormentare più col cloroformio!”

Michelangelo si è strofinato dove aveva ricevuto lo scappellotto. “E tu non stordirmi più con le granate!”

“E non toccare più la mia maschera!”

“Lavala ogni tanto, che fa schifo!”

“Senti chi parla! La tua aveva macchie di cui preferisco ignorare la provenienza!”

“E fatti più spesso la doccia, puzzi!” Michelangelo si è girato verso l’ascella del fratello ed ha fatto una faccia disgustata.

Altro schiaffo in testa.

“Testa di legno.”

“Bullo.”

“Idiota.”

“Cretino.”

Donatello stava passando davanti alla porta della stanza di Raffaello, portando una bottiglia d’acqua e dei bicchieri. Si è fermato, ha teso la testa ad ascoltare, ed ha sorriso.

Poi è rientrato nella stanza di Leonardo. Stasera toccava a lui dormire dal convalescente, nella brandina che avevano allestito appositamente dall’altra parte della stanza. Comunque, Donatello ha pensato che ormai non ci sarebbe stato più bisogno di fare i turni, e probabilmente quella sarebbe stata l’ultima notte. Domani l’avrebbe detto a Splinter.

“Grazie, Don…nie.”

Leonardo ha afferrato il bicchiere che il fratello gli stava porgendo ed ha bevuto l’acqua, con la mano appena un po’ tremante. Poi ha tornato il bicchiere al fratello. “Mi… dispiace… che ti sei alzato.”

“Te l’ho detto, non mi alzavo per te, avevo sete anch’io.” Naturalmente non era vero, e Leonardo lo sapeva.

Donatello ha fatto per coricarsi nuovamente sulla brandina.

“Donnie?”

“Uh?” Gli occhi nocciola hanno risposto premurosi.

Leonardo gli ha sorriso, un po’ imbarazzato, poi si è stretto nel letto contro la parete, ed ha fatto cenno al fratello per il posto lasciato libero accanto a sé.

Il mutante più alto ha annuito, inizialmente stupito, poi si è sentito stranamente commosso. Si è sdraiato accanto a Leonardo, che l’ha avvolto con un braccio.

“Grazie…Donnie.”

Non parlava più dell’acqua.

“Credo che… Ecco che qual… qualcuno dorma in camera mia… non c’è bisogno…”

“Sì, Leo, lo pensavo anch’io. Domani toglieremo la brandina.”

Dopo qualche secondo di silenzio, Leonardo ha aggiunto: “Così la finite di svegl… svegliarmi col vostro russare, anche tu...”

“Io non russo!” Il fratello minore ha alzato la testa, punto, accorgendosi come al solito con un secondo di ritardo che era una presa in giro. Al sorriso sfacciato del maggiore ha risposto scuotendo il capo con finta rassegnazione, ed è tornato giù, a stringersi a lui.

Donatello ha chiuso gli occhi. Dopo tante settimane, si è sentito nuovamente felice e sicuro; la corda del suo animo, che da giorni tirava di meno, si è allentata ancora un po’. Suo fratello l'ha stretto a sé, contro il suo fianco, per dare conforto, per rassicurare. Per proteggere.

Suo fratello Leonardo era tornato.

“Dai, un altro passo, così…”

Donatello ha incitato Leonardo aiutandolo a sorreggersi dalle sbarre della rudimentale struttura per la riabilitazione motoria che aveva costruito; Raffaello lo teneva dall’altro braccio.

Il blu ansimava, stremato dalla fatica. Era accaldato e sudato, da più di un’ora si sforzava di compiere piccoli passi malfermi. Ma ogni passo aveva il sapore di una conquista, per lui e per i suoi fratelli. I suoi muscoli sfiancati volevano fermarsi, ma il suo cuore orgoglioso non vedeva l’ora di tornare a camminare. Trovava umiliante e fastidioso farsi accompagnare al tavolo o, peggio ancora, in bagno dai suoi fratelli, ma aveva capito che arrabbiarsi non sarebbe servito a niente. Inoltre, si vergognava degli scatti d’ira con i quali aveva dato spettacolo nelle scorse settimane: solo il ricordo gli tingeva di rosso le guance.

Poi oggi si sentiva fiducioso: solo quindici giorni prima non riusciva ancora a bere un bicchiere d’acqua, ed adesso invece eccolo lì, a camminare…

O quasi.

Un ginocchio ha ceduto sotto il suo peso e Leonardo è piombato in avanti, le braccia troppo stanche per tenersi dai supporti, e sarebbe caduto a terra se i suoi fratelli non l’avessero sorretto.

“Direi che per oggi può bastare, Leo.”

“No… Donnie… ancora…”

“Ma non vedi che non ce la fai più, Senzapaura? Perché vuoi sempre strafare?”

“Raph… vaffa…”

Michelangelo ha staccato una sbarra di supporto dalla pedana, consentendo a Raffaello di prendere quasi di peso Leonardo per farlo sedere sulla rudimentale sedia a rotelle, anche essa costruita da Donatello: Leonardo appena l’aveva vista, qualche giorno prima, si era rifiutato di sedercisi, ma poi aveva suo malgrado considerato che era sempre meglio che farsi portare in giro in braccio per la tana; aveva anche capito perché queste vecchie stazioni della metro erano state abbandonate: erano dannatamente piene di gradini, e del tutto prive di rampe.

Sulla sedia, ancora ansimante per lo sforzo, si è guardato intorno: come al solito, tutti e tre i suoi fratelli lo attorniavano, squadrandolo come se dovesse infrangersi da un momento all’altro. La situazione gli dava fastidio, e nello stesso tempo si sentiva grato nei loro confronti. Ormai, era sempre più concentrato, più tranquillo; i ricordi stavano via via riaffiorando nella sua mente ancora un po’ stanca, ricordava il perché della sua condizione, e praticamente tutto della sua vita. Solo ogni tanto, ancora, gli sfuggiva il nome di qualcosa; non faticava quasi più a mettere insieme le parole di una frase.

“Non… avete niente da fare, voi tre?” ha detto con la voce dura ma soffocando un sorriso.

“No, ci piace stare qui a guardare il tuo guscio” ha fatto il mutante mascherato in rosso porgendogli una bottiglietta d’acqua.

Leonardo ha bevuto avidamente e poi si è asciugato la fronte con il dorso della mano.

“Allora, perché non mi raccontate… perché Donnie aveva il braccio fascia… fasciato fino a qualche giorno fa” ha chiesto guardando il viola negli occhi. “E perché tu hai questa cicatrice.” Ha girato lo sguardo a Raffaello indicando la sua spalla. “E questa.” Adesso ha additato la parte posteriore della sua coscia.

“Ehi! Ed io? Da me non si vede ma ho avuto un trauma cranico! E mi hanno sparato, di nuovo!” Michelangelo ha indicato un’appena visibile cicatrice sul polpaccio. “Ti ho raccontato la storia un milione di volte quando eri in coma!”

I due fratelli mediani l’hanno incenerito con lo sguardo; Michelangelo ha incrociato le mani dietro la testa ed ha fischiettato, imbarazzato.

“Non ti sfugge niente, eh, Leo?” ha fatto ironico il mutante mascherato in rosso, che si è poi rivolto a Donatello “E tu che temevi che avesse danni cerebrali!”

“Danni… cerebrali?” Leonardo è impallidito, ed è stato Raffaello adesso ad essere oggetto di un’altra occhiataccia del viola.

“Tranquillo Leo, ormai posso sicuramente affermare che sei a posto, ed in via di guarigione.”

“Sì, Senzapaura, e quanto prima ci romperai nuovamente le scatole in pattuglia.” Raffaello gli ha poggiato una mano sulla spalla, pentito della sua uscita infelice di prima. “Non ce la faccio più ad andare con questi due, e Donnie come leader mi fa rimpiangere te, ed ho detto tutto.”

“Ed in ogni caso non si vive tanto male con il cervello incasinato.” Michelangelo ha rotato un dito intorno alla tempia, ma mentre la sua battuta ha fatto sorridere Donatello e Raffaello, ha intristito ancor di più Leonardo.

“Ehi, Leo, scherzavo!” L’arancione gli si è inginocchiato davanti, guardandolo con i suoi grandi occhi limpidi. Leonardo ha fatto un mezzo sorriso, e Michelangelo l’ha abbracciato.

Quando si è staccato, il blu ha nuovamente guardato a turno tutti e tre i fratelli.

“Allora?” Non aveva intenzione di far cadere la questione. Voleva sapere cosa si era perso durante la sua malattia.

I suoi fratelli si sono scambiati sguardi titubanti. Poi, dal mutante in rosso, un lievissimo cenno, a cui gli altri hanno risposto, seri.

Donatello si è seduto per terra, a gambe incrociate, seguito dagli altri due fratelli.

Qualche secondo di silenzio, poi il racconto è iniziato.

“La notte successiva a quella in cui abbiamo ricevuto il messaggio, io e Raph siamo andati in un magazzino farmaceutico…”

Fuori dal laboratorio, Splinter si è fermato. No, era meglio non entrare, per adesso. Ha dato ai suoi ragazzi il loro spazio. Questo era un momento tra i fratelli, ed un buon padre deve sapere quando mettersi da parte. Si è seduto anche lui per terra, appena fuori la porta, ha chiuso gli occhi, ed ha ascoltato le loro giovani voci che, a turno, dipanavano le fila di una disavventura che tutti avrebbero voluto dimenticare al più presto.

Poteva solo immaginare il dolore negli occhi nocciola del suo terzogenito al ricordo delle violenze subite, la paura nelle luci azzurre del suo figlio più piccolo nel descrivere la fuga nella foresta e l’infiammarsi delle pupille verdi del suo secondo ragazzo quando raccontava, con la voce rauca ed esitante, la sua terribile lotta.

E poteva immaginare gli occhi del suo primogenito che seguivano attenti e partecipi, addolorati e stupiti.

Gli occhi blu di Leonardo, di suo figlio, finalmente aperti, svegli, vivi.

 

 

N/A Ma quanto fluff in questo capitolo! Beh, dopo tutto quello che hanno passato ne avevano davvero bisogno. Sapete, ogni volta che nelle recensioni mi suggerivate un possibile sviluppo, mi venivano in mente tanti finali diversi. Non sarebbe male l’idea di una fanfiction interattiva (numble numble… ingranaggi in movimento). Approfitto, anche in risposta al alcune amiche, per dire a tutti che se qualcuno avesse voglia di giocare con la mia storia, modificandola, parodizzandola, fumettandola, fanartizzandola, ecc., ha la mia benedizione anzi ne sarei onorata. Mi faccio due gargarismi per prepararmi a gridare i quasi ultimi ringraziamenti (*urla ed al vecchio vicino prende un infarto*) alla mia lil sis Lisabelle99 (mi genufletto io duecento volte per ringraziarti), alla mia imoto NightWatcher96 (infatti, nella versione 2k12 Leuccio non si fa tanti problemi, diciamo che è un leader che tira a campà XD ), alla domatrice di feels _Bara no Yami_ (profonda invidia per tuo cugino ^^’ Gliel’hai fregato poi un Leo? XD Sei davvero troppo gentile, non ti preoccupare, l’importante è che la storia ti sia piaciuta ;) ), a Fantasy Heart (ok, quindi Leo è tuo… Mi sa che te lo dovrai contendere con tanta gente qui nel fandom!), I Love Raph (lo stesso dicasi per il tuo Raph! XD), HellenBach (yesss… qualcosa hai azzeccato! E concordo, un film stupendo), ToraStrife (sempre meglio di casa Vianello. Turtles sul wc quanto prima), Piwy (vero. La caratteristica di quelle persone che noi “diamo per scontato” sta proprio nel fatto che, come per la luce, ti accorgi di loro solo quanto mancano. Mi hai trasmesso un bel pensiero ^_^), Gru (OMG!!! Hai scritto una ff! Allora i miei messaggi subliminari funzionano! Corro a provare col padrone di casa… In bocca al lupo, la leggo subito!), Cartoonkeeper8(ho preso il mio peluche di Donnie e cullandolo gli ho cantato il “per fortuna che Donnie c’è” – la cosa triste è che l’ho fatto davvero ^^’ – : lui si è impiccato), ed ultima ma mai ultima la mia gemella spazio-temporale CatWarrior (mi fai sempre venire gli occhioni brillanti e vibranti stile manga. Ma come ha fatto la tua mamma a farti così adorabile? Formula segreta, eh?).

Permettetemi l’angolo iperglicemico. Cosa sarebbe Raph senza Mikey, o Donnie, o Leo? La stessa cosa di LaraPink senza Ale o Simo. I love you so much, bros <3

Ci leggiamo domani per l’epilogo, gente. Un abbraccio grande quanto quello di un fratello :*

 

  
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