10/11/2014
7 recensioni― Start with her.
La punta si avvicina sempre di più alla testa di Malia, facendole ondeggiare una ciocca sottile di capelli- gli stessi che hai accarezzato poco fa, prima che l’ennesima complicazione irrompesse nella tua patetica esistenza.
Hai sempre odiato i trapani, soprattutto quelli del dentista.
Soprattutto quando avevi cinque anni e un dente cariato. Soprattutto quando accompagnavi Scott a controllare l’apparecchio e vedevi quei piccoli oggetti metallici in bella mostra.
Il rumore stridulo ti fa accapponare la pelle.
― Just let her go!
Stringi gli occhi – ma dire che li stringi è un eufemismo.
Serri le palpebre, chiudi fuori il mondo, lasci che le lacrime ti scorrano sulle guance vanificando quel flebile tentativo di sembrare forte.
Ma se lui ha scelto te, significa che non sei forte. Che puoi essere spezzato.
Dopotutto, non sei un Alfa come Scott. Un tipo tosto come Derek.
Non sai usare arco e frecce come Allison.
Non sei una Banshee come Lydia.
Non hai le capacità dei gemelli. Non sai giocare nemmeno a Lacrosse.
― Let me in.
Non farlo entrare, Stiles.
Il rumore del trapano. L’ombra di Malia, svenuta.
Morirà- morirà e sarà colpa tua.
― Stiles, do you want her to leave here alive? Do you want us to leave? We can walk out to this place.
Perché non sei forte, non lo sei mai stato.
― Just let her go, please.
Perché non hai il coraggio di fare quello che dovresti – Scott lo farebbe, Stiles. Lo sai, vero?
Scott si sacrificherebbe per te, anche se tu non volessi.
Ma tu non sei lui.
Tu non sei coraggioso. No, affatto, tu sei quello che va in giro armato di una mazza da baseball contro un branco di Licantropi. Non sei neppure così intelligente, a pensarci.
― Let me in.
Eppure, chi si pentirebbe della tua morte?
Potresti ucciderti e tutti sarebbero d’accordo.
Potresti farlo sul serio e non riceveresti più di qualche parola di pietà – era pazzo, direbbe qualcuno.
Forse perfino tuo padre. Forse anche Lydia, scuotendo la testa e ricordando dell’intreccio di fili rossi. Forse Isaac, con quel sorrisino che ti dà tanto ai nervi.
― Let me in, Stiles.
La tua morte servirebbe più della tua vita. Salverebbe persone, tante. Salverebbe il tuo migliore amico, lo stesso che ti cantava canzoni stupide al telefono quando non riuscivi a dormire e ti spingeva giù dalle scale alle Scuole Medie. Salverebbe i capelli biondo fragola di Lydia e il suo cervello fondamentale per la scienza. Salverebbe la figlia di un uomo che ha già perso tutto.
Salverebbe un gruppo di adolescenti che hanno la colpa di essere troppo forti per combattere il Nogitsune.
Potresti morire, tanto sei sempre stato una spalla. E le persone possono sopravvivere anche senza , l’hai imparato guardando Derek.
Tu sei solo l’amico di Scott, il ragazzino che va dietro a Lydia, il secondo della classe, la riserva del Lacrosse. Non c’è nulla in cui non potresti essere sostituito.
Forse solo nella tua stanza –e anche lì, sei arrivato secondo.
― Just let me in.
E se fosse meglio così?
Serri gli occhi, ancora. Pensi agli incubi che stai per lasciare, alle porte socchiuse, alla scuola, al quaderno che hai lasciato aperto sulla scrivania, prima di venire qui. Pensi al tuo cuscino, quello che hai lasciato a casa. Pensi a Scott che è in pensiero per te, a tutti quelli che non lo sono, a Malia che si sveglierà e tu non ci sarai più.
E poi pensi che forse non morirai – ed è un pensiero terribile.
Forse andrà peggio (ti è sempre andata peggio) e diventerai lui.
Forse, oltre a impadronirsi del tuo corpo, si impadronirà delle tue poche doti.
― Just let her go, please!
Ma lo lasci entrare, per loro.
Arrenditi, Stiles. Malia sarà salva.
Ma lo sarà davvero?
― Let me in, Stiles.
Let me in.
Let me in and I’ll let her live.
Let me in.
Let me in and I’ll let her live.
Gli occhi ti bruciano per lo sforzo di tenerli chiusi. Le lacrime scendono senza pietà.
Rilassa i muscoli, distendi le palpebre.
Fallo entrare.
― Let me in.