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Autore: greenconverses    10/11/2014    3 recensioni
Se Rick Riordan avesse scritto altre sette pagine alla fine de "Il figlio di Nettuno". Percabeth
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Annabeth Chase, Percy Jackson, Percy/Annabeth
Note: Traduzione, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Tutte le strade portano a Roma

"Piano, Jason. Solo un altro paio di metri. E con un paio, intendo una ventina. Per favore, vedi di non farci cadere e rompere lo scafo, altrimenti sarò... davvero arrabbiato - "

"Leo," Jason interruppe, la voce tesa. Il sudore che gli imperlava la fronte, gli occhi strizzati dalla concentrazione mentre manipolava i venti sotto la Argo II . "Stai. Zitto.".

"Sto solo dicendo!" Leo rispose dal timone, tenendo d'occhio gli indicatori mentre la nave affondava metro-dopo-metro verso il suolo. "Siamo già in ritardo! Non abbiamo tempo per ulteriori lavori di riparazione in caso di caduta."

La concentrazione di Jason scivolò per un secondo mentre il ragazzo guardava male il suo amico. "Beh, forse se avessi installato carrelli di atterraggio - "

" Jason ! " Annabeth gridò per avvertirlo mentra l’Argos II ondeggiava a mezz'aria, ma fu inutile.

Il volto di Jason sbiancò mentre la corazzata gigante cadeva nauseante verso il basso, e Annabeth si arrampicò per cercare qualcosa sul ponte a cui aggrapparsi, imprecando sottovoce e sostenendosi. Per fortuna, non cadevano da tanto in alto - forse 30 metri o giù di lì - ma fu tosta. Annabeth sentì la scossa di impatto fino alla mascella e sbatté il gomito nel lato della nave. Lei però, almeno era riuscita a rimanere in piedi; Jason era con il volto piantato nel pavimento e, dai guaiti e le urla provenienti da altre zone della nave, sembrava che molte altre persone avevano fatto la stessa fine.

L' Argo II oscillò avanti e indietro mentre si stabilizzava nel cratere d’impatto, e Annabeth pregò che non si capovolgesse. Sarebbe stata vera sfortuna, arrivando in completa disgrazia al Campo Giove dopo essere arrivati in ritardo per aiutare con la battaglia che Nico aveva detto loro stava arrivando.

Qualcuno sull'Olimpo era dalla loro parte però, perché la nave si raddrizzò e si stabilizzò in quelli che furono tesi minuti.

"State tutti bene?" Annabeth chiese, allentando la presa delle sue nocchie bianche dal parapetto della nave e uscendo posizionandosi sul centro del ponte.

"Oh, certo, bene," Will Solace disse dalla sua sinistra, dove cercava di tirarsi su dopo essere caduto su una pila di armi. "Solo che per poco mi impalavo, non disperatevi. Buona cosa che ho degli addominali d’acciaio, altrimenti ..."

"Zitto, Solace, i tuoi addominali non sono un granché," Clarisse ringhiò, combattendo per districarsi dall’armatura. "Qualcuno mi aiuti. No, Travis e Connor, voi stronzetti, non - AGH!"

Ci fu un tonfo mentre Clarisse atterrava sul ponte e Connor Stoll sorrise, alzando il pugnale. "Mi dispiace Clarisse. Dovevi parlare più velocemente!"

"Ho intenzione di ucciderti! "

Gli Stolls strillarono mentre Clarisse si tirava su in piedi e cominciava a inseguirli per la nave. Butch, tuttavia, si frappose tra loro e la trattenne, costringendola a imprecare un po’ di più mentre gli Stolls prendevano un po’ le distanze e ridacchiavano.

Annabeth sentiva un mal di testa in arrivo, mentre guardava tutti gli altri sistemarsi. Come potevano interagire con il campo romano senza causare una Terza guerra mondiale, quando non riuscivano neanche a stare in pace fra loro per cinque minuti?

"State tutti zitti ? "

La voce di Piper, forte e ingigantita per la potenza della lingua ammaliatrice, galleggiò sul ponte e subito, tutti tacquero. Anche il cigolio del montante e il gemito dei motori della nave sembrò placarsi, e tutti rivolsero l’attenzione verso la prua.

Piper aveva aiutato Jason , con una faccia molto rossa, a tirarsi su. Leo, anche si era ripreso dalla sua caduta e stava guardando tutti gli indicatori nelle vicinanze del volante freneticamente, assicurandosi che niente era stato danneggiato in modo permanente. Annabeth sperava di no - avevano progettato quella nave per sconfiggere i giganti. Se non era in grado di gestire una caduta del genere, sarebbero finiti nello Stige in un attimo.

"Mi dispiace per la caduta", disse Jason, guardando sopra le spalle fissando Leo. "Non succederà più. Di solito ho un miglior controllo, ma ..."

I suoi occhi guizzarono verso il lato della nave, dove il campo romano si spargeva davanti a lui, e mentre uno sguardo di desiderio si dipingeva sul suo volto, Annabeth lo capì. Per quanto lo avevano accolto al Camp mezzosangue nel corso degli ultimi sei mesi, ora Jason era veramente a casa. Era stato stressato fino al punto di rottura nel corso degli ultimi giorni, soprattutto quando aveva scoperto che poteva benissimo non esserci un Campo Giove a cui tornare, e portare la nave come aveva fatto lui aveva richiesto il massimo delle energie. Gli erano permessi dei momenti di vacillamento.

Annabeth fece un passo indietro verso la ringhiera e gli altri la seguirono, come se si fossero resi conto in quel momento dove si trovavano.

Anche con i suoi edifici e terreni rovinati a causa della recente battaglia, il Campo Giove era mozzafiato nella sua costruzione. Annabeth ignorò il formicolio nella parte posteriore della sua mente che stava dicendo di andare a casa , e ammirò la vista.

C’era una replica intatta del Colosseo laggiù? E l'acquedotto! Gli avrebbe dato una lunga occhiata mentre si trovava li per aiutare con le riparazioni, se gli e lo avrebbero permesso.

"Wow," disse Clarisse accanto a lei, in tono cupo. "C’è un sacco di gente."

Annabeth girò il suo sguardo verso il campo aperto di fronte alla nave e la mandibola quasi cadde per lo schock. C'erano centinaia di persone che uscivano dal campo di fronte alla nave - alcuni dei quali provenienti da quello che doveva essere il palazzo del senato del campo e altri da porzioni della città o dai sentieri di pietra dalla caserma a circa un miglio di distanza. C'erano bambini della sua età e un po’ più giovane, molti dei quali vestiti in scintillanti armatura d'oro o magliette viola, e poi ... poi c’erano quelli più vecchi, quelli che tenevano i bambini o quelli con i capelli grigi che zoppicavano con il bastone.

Riusciva a malapena a crederci. Che ci facevano i semidei più anziani al campo? Naturalmente, alcuni di loro sopravvivevano al Campo Mezzosangue e formavano famiglie o lasciavano il segno nel mondo, ma per molti semidei, attraversare i 30 anni vivi e vegeti era una benedizione. Perché al Campo Giove ce n’erano così tanti? Perché questo campo aveva così tanti residenti in generale?

Prima della seconda guerra dei Titani, la popolazione del Campo Mezzosangue raramente, se non mai, raggiungeva i 100 ragazzi. Forse negli anni precedenti al arrivo di Annabeth, ma non sembrava possibile. La maggior parte delle cabine aveva la capacità di circa una ventina di persone, e solo poche riuscivano a riempire livelli del genere. Anche dopo tutto il reclutamento che avevano fatto nei mesi precedenti e le nuove cabine aggiuntive, non erano nemmeno vicini ad un numero del genere.

In tutta la loro preparazione, Annabeth non aveva mai pensato che avrebbero avuto una inferiorità numerica così grande. Avevano portato solo una piccola delegazione di ragazzi, rappresentanti di ogni cabina che volevano venire e che potevano combattere. Aveva presupposto di avere più o meno lo stesso numero di persone se fosse scoppiata una rossa. Aveva commesso un errore tattico tanto grosso?

Si guardò da sopra la spalla. La maggior parte dei ricordi di Jason erano tornati negli ultimi mesi, e quelli che non lo avevano fatto, erano tornati mentre volavano per raggiungere il campo. Aveva parlato delle difese del Campo Giove, ma l'espressione del suo viso indicava di non essere minimamente sorpreso dalla quantità di persone che uscivano a salutarli. Si chiese se avesse deliberatamente non detto loro questo, per tenerli in condizioni svantaggiose.

Come se avesse intuito i suoi pensieri, lo sguardo dagli occhi azzurri di Jason incontrò il suo e scosse leggermente la testa. No, non se  n’era ricordato e lesse la frustrazione in faccia al ragazzo. Era sorpreso quanto loro.

"Si fermeranno e faranno formazione lì", disse Jason all'improvviso, indicando un punto sul campo a parecchie centinaia di metri dalla nave in cui le persone erano già radunate. "Anche se hanno ricevuto il nostro messaggio, ancora non vogliono avvicinarsi in caso di fuoco nemico. Dopo che le coorti sono assemblate, i pretori verranno fuori e incontreranno i nostri rappresentanti a metà strada. Se tutto va bene, sarà consentito al resto della nostra delegazione di venire fuori dalla nave. In caso contrario... "

Leo fece un gesto con la mano sulla gola. "E' sayonara per noi? "

"Non sei di aiuto, Leo," Jason rispose con un sussulto. "ma accurato."

“Ma se Percy è qui ..." Will cominciò, e Jason lo interruppe.

"Non importa. Dobbiamo convincere i pretori del nostro intento, non Percy. Sarà anche riuscito a convincere il senato a non spararci addosso, ma il nostro destino non è una sua decisione", spiegò. "Campo Giove avrà eletto un altro pretore ieri sera per riempire la mia assenza. E se è chi penso che sia ..."

Si spense mentre un corno soffiava dai romani riuniti. Annabeth non riuscì a capire se si trattava di un avvertimento o di saluto, ma lei fece cenno a uno dei ragazzi di Apollo di rispondere.

Cercò di non scansionare la folla per dei familiari capelli scuri o di lasciare che i suoi pensieri si soffermassero su Percy per troppo tempo. Era riuscita a gestire il forte dolore al petto degli ultimi mesi e a zittirlo, a spingere tutta la sua disperazione e la paura negli angoli più bui della sua mente, ma ora che era così vicina, era impossibile mantenere tutti i suoi sentimenti in una bolla.

Annabeth si sentiva come una macchina mal costruita, pronta a cadere in pezzi con un solo tocco sbagliato.

Se i suoi sogni erano errati ... se lui non si fosse ricordato di lei ...

Jason le toccò il gomito, tirandola fuori dalla sua malinconia. "Annabeth? Vuoi venire con me a salutare i pretori?"

"Io?" rispose lei, guardandosi intorno verso i semidei assemblati. "Ma ..."

"Non essere modesto ora, Cervellona," Clarisse sbottò, anche se non c'era durezza nel suo tono. "Sei stata la leader del campo per un po 'di tempo. E se qualcuno può fare in modo che loro non ci uccidano, sei tu."

Le guance di Annabeth si tinsero di rosso mentre le teste in giro per la nave annuivano e sentì le lacrime pungere nei suoi occhi. Sarebbe crollata ere fa se non fosse stato per l’aiuto dei Semidei che la circondavano. Non sapeva come li avrebbe potuti ringraziare per il supporto e la comprensione, ma suppose che un buon inizio sarebbe stato quello di rappresentarli bene.

“Va bene” disse, prendendo un respiro profondo. "Lo farò."

Jason sorrise in segno di approvazione, mentre il corno romano risuonò. Una delle coorti cominciò a spostarsi, come se qualcuno fosse pronto per passarci in mezzo.

"Dovremmo andare", disse Jason. "Leo, dov’è la passerella?"

Le mani di Leo sorvolarono i comandi della nave, e premettero alcuni pulsanti. La passerella, che avrebbe dovuto scivolare verso il basso senza problemi, uscì con un botto, provocando un sussulto nel figlio di Efesto.

"Accidenti, un'altra cosa su cui ho bisogno di lavorare," mormorò, tirando fuori un taccuino dalla sua cintura e affrettandosi a scrivere..

"Buona fortuna," disse Piper, stringendo la mano di Jason.

I due si lanciarono uno sguardo imperscrutabile prima di lasciarsi andare, e Jason si girò per unirsi Annabeth che si trovava al bordo della nave. Sembrava un po’ infelice e anche se Annabeth non sapeva tutto ciò che riguarda la loro amicizia, sapeva che non c’erano sentimenti romantici fra loro, nonostante i desideri di Piper in senso contrario. Jason aveva preso le distanze e anche se si fosse ricordato di qualcuno al campo Giove, non ne aveva fatta parola.

Era troppo sperare che Percy aveva fatto lo stesso. Sei mesi erano un lungo periodo di tempo e senza memoria ... lei non lo avrebbe biasimato se fosse andato avanti. Era difficile essere fedeli a una ragazza che restava un frutto della tua immaginazione.

Eliminò quei pensieri mentre scendeva dalla passerella con Jason, seppellendo tutto il dolori e le orribili fantasie. Doveva mantenere l’attenzione sul campo romano, non sul suo cuore ammaccato e malconcio. Avrebbe avuto tempo di elaborare il lutto per tutto quello che aveva perso quando tutto era concluso.

Nel momento in cui fece un passo sul suolo romano, l'erroneità di tutto scorse attraverso il suo corpo. Lei non avrebbe dovuto trovarsi in quel luogo, avrebbe dovuto scappare mentre ne aveva ancora la possibilità, era una sgradita Graecus -

"Ora so come ti sei sentito al campo per la prima volta," mormorò, guardando Jason, che sembrava più rilassato di quanto non fosse mai stato.

"E 'così bello essere a casa," sospirò, chiudendo gli occhi per un breve momento e assaporando la sensazione.

Annabeth aveva sentimenti contrastanti su questo ragazzo, la sostituzione di Percy. Jason era buono, aveva un’anima onesta ed era stato un amico fidato da quando era arrivato al Campo Mezzosangue. Lei si fidava di lui con tutta se stessa e forse in un'altra vita, avrebbe potuto essere qualcosa di più che un semplice amico. Eppure una parte di lei ancora lo disprezzava. Anche se sapeva che non era stata sua la scelta venire al Campo Mezzosangue, era stato il motivo per cui Percy era stato portato via e la sua vita era stata gettata nel caos. Non avrebbe mai potuto imparare ad apprezzarlo a pieno finché non lo avesse perdonato.

"Sei pronto, Jason?" chiese quando riaprì gli occhi. Se senti una fitta di emozione nella voce, non disse nulla e lei fu grata per questo.

"Hai portato il coltello con te, non è vero?" chiese con calma, mentre si avvicinavano al punto a metà strada tra i due campi. Non c'era ancora alcun segno dei pretori, e ciò non era insolito.

Non era sicura del motivo della domanda. lei stata guardando la folla dei romani, misurando le loro reazioni mentre avanzavano, e fino ad ora, lo stato d'animo sembrava migliorato, non peggiorato. Vedere Jason vivo e vegeto aveva certamente reso l'aria meno ostile, in ogni caso. Anche se lei non riusciva a sentire i sussurri sibilanti che passavano da soldato a soldato nelle coorti, sapeva quello che stavano dicendo.

" E 'Jason! Jason Grace! E' tornato! "

"Certo," disse Annabeth, toccando l'arma al suo fianco. “Pensi che ne avrò bisogno?"

"Spero di no," disse, facendole cenno di smetterla. Si voltò verso di lei - spalle ai Romani, un chiaro segno di fiducia (o stupidità, a seconda di chi chiedeva) - e mentre il suo linguaggio del corpo si rilassava, c'era tensione sul suo volto. "Reyna, uno dei pretori, ci ascolterà. Il fatto che siamo stati in grado di avanzare fino a questo punto senza essere attaccati mostra che ha la maggior parte della influenza nel campo ancora. Ma se il mio sostituto è Octavian ... dobbiamo fare attenzione. "

Lei inarcò un sopracciglio. "Non è un tuo amico?"

"No," Jason battibecco, socchiudendo gli occhi. "E nemmeno tuo. E 'un bullo e una vipera, e non esiterà ad accoltellarti nella schiena se ne avrà l’occasione."

Annabeth quasi sbuffò. Era carino da parte di Jason avvisarla, anche se non avrebbe permesso ad un stupido in cerca di attenzioni di rovinare tutto quello per cui avevano lavorato. Aveva sacrificato troppo per fallire ora, meno che mai a qualcuno di nome Octavian .

"Lascialo provare", disse Annabeth ferocemente, sorridendo un po 'troppo bruscamente. "accetto la sfida."

Jason rise, voltandosi indietro e sistemandosi al suo fianco. "Ricordami di non averti mai dalla parte sbagliata."

"Sei mesi e non lo avevi ancora capito?"

Jason sorrise e cominciò a dire qualcosa, ma Annabeth smise di ascoltarlo, la sua attenzione richiamata dal movimento nella parte anteriore della coorte più vicino a loro. Due persone erano uscite di fronte agli altri, con indosso toghe e mantelli porpora, e stavano avanzando verso di loro. Una era una ragazza, dai capelli scuri, intorno all’altezza di Annabeth - Reyna, probabilmente. La sua espressione seria si ruppe in un sorriso quando il suo compagno inciampò sopra la parte anteriore della sua toga e imprecò.

"Non è Octavian," disse Jason, la confusione evidente nella sua voce. "Io non lo conosco."

"No," rispose Annabeth fittamente. "Ma io si. "

Jason inizio a dire qualcosa, ma lei smise di prestargli attenzione. I suoi occhi erano solo per il semidio che si avvicinava a grandi passi verso di lei.

Era possibile che fosse diventato più alto negli ultimi mesi? Oppure era solo un fraintendimento nella differenza delle loro altezze? Aveva il petto più ampio o era solo il modo in cui la toga gli cadeva addosso? Come aveva potuto dimenticare il modo in cui il filo ostinato dei capelli cadeva proprio di fronte a suoi occhi o la tonalità verde mare così somigliante all’oceano dei suoi occhi?

Aveva dovuto sopravvivere con foto e ricordi degli ultimi sei mesi, e se aveva imparato qualcosa da questa prova, era che la memoria era volubile e giocosa. Aveva dimenticato tanto e si era sbagliata su così tante cose, era come vederlo per la prima volta.

Prima che Jason potesse fermarla, lei stava camminando oltre la metà del percorso, nel territorio romano in cui non era stata invitata. Ma nessuno urlò o cercò di fermarla, e l'altra ragazza si sistemò dietro Percy, e improvvisamente erano solo loro due, in piedi ad un braccio di distanza sotto lo stesso cielo, respirando la stessa aria e osservandosi a vicenda.

Annabeth aveva immaginato questo momento nella sua testa un milione e uno volte da quando erano stati separati.

Doveva ricordarsi di lei.

Sapeva come doveva andare - lei non andava da nessuna parte senza un piano, dopo tutto.

Non poteva non ricordarsi di lei.

C’erano mille cose che avrebbe voluto dirgli, cento che aveva praticato nello specchio sulla strada per venire li, ma naturalmente nessuno di quelle fu quella che uscì dalla sua bocca.

"Stai indossando una toga."

Lui deve ricordare.

Un familiare sorriso si fece strada nel volto di Percy, e il suo cuore batté così forte contro le costole, che Annabeth era sicura che si sarebbero frantumate.

"Hey anche a te, Sapientona".

 

   
 
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