Tutte le
strade portano a Roma
"Piano,
Jason. Solo un altro paio di metri. E con un paio, intendo una ventina. Per
favore, vedi di non farci cadere e rompere lo scafo, altrimenti sarò... davvero arrabbiato - "
"Leo,"
Jason interruppe, la voce tesa. Il
sudore che gli imperlava la fronte, gli occhi strizzati dalla concentrazione mentre
manipolava i venti sotto la Argo II . "Stai.
Zitto.".
"Sto
solo dicendo!" Leo rispose
dal timone, tenendo d'occhio gli indicatori mentre la nave affondava metro-dopo-metro
verso il suolo. "Siamo già
in ritardo! Non abbiamo tempo per ulteriori lavori di riparazione in caso di
caduta."
La concentrazione
di Jason scivolò per un secondo mentre il ragazzo guardava male il suo amico. "Beh, forse se avessi installato carrelli
di atterraggio - "
" Jason ! " Annabeth
gridò per avvertirlo mentra l’Argos II ondeggiava a mezz'aria, ma fu inutile.
Il volto
di Jason sbiancò mentre la corazzata gigante cadeva nauseante verso il basso, e
Annabeth si arrampicò per cercare qualcosa sul ponte
a cui aggrapparsi, imprecando sottovoce e sostenendosi. Per fortuna, non cadevano da tanto in
alto - forse 30 metri o giù di lì - ma fu tosta. Annabeth
sentì la scossa di impatto fino alla mascella e sbatté il gomito nel lato della
nave. Lei però, almeno era
riuscita a rimanere in piedi; Jason
era con il volto piantato nel pavimento e, dai guaiti e le urla provenienti da
altre zone della nave, sembrava che molte altre persone avevano fatto la stessa
fine.
L' Argo
II oscillò avanti e indietro
mentre si stabilizzava nel cratere d’impatto, e Annabeth
pregò che non si capovolgesse. Sarebbe
stata vera sfortuna, arrivando in completa disgrazia al Campo Giove dopo essere
arrivati in ritardo per aiutare con la battaglia che Nico
aveva detto loro stava arrivando.
Qualcuno
sull'Olimpo era dalla loro parte però, perché la nave si raddrizzò e si
stabilizzò in quelli che furono tesi minuti.
"State
tutti bene?" Annabeth chiese, allentando la presa delle sue nocchie
bianche dal parapetto della nave e uscendo posizionandosi sul centro del ponte.
"Oh,
certo, bene," Will Solace disse dalla sua
sinistra, dove cercava di tirarsi su dopo essere caduto su una pila di armi. "Solo che per poco mi impalavo,
non disperatevi. Buona cosa che ho degli addominali d’acciaio, altrimenti
..."
"Zitto,
Solace, i tuoi addominali non sono un granché,"
Clarisse ringhiò, combattendo per districarsi dall’armatura. "Qualcuno mi aiuti. No, Travis e Connor, voi stronzetti,
non - AGH!"
Ci fu un
tonfo mentre Clarisse atterrava sul ponte e Connor Stoll sorrise, alzando il pugnale. "Mi dispiace Clarisse. Dovevi parlare
più velocemente!"
"Ho
intenzione di ucciderti! "
Gli Stolls strillarono mentre Clarisse si tirava su in piedi e cominciava
a inseguirli per la nave. Butch, tuttavia, si frappose tra loro e la trattenne,
costringendola a imprecare un po’ di più mentre gli Stolls
prendevano un po’ le distanze e ridacchiavano.
Annabeth sentiva un mal di testa in arrivo, mentre
guardava tutti gli altri sistemarsi. Come
potevano interagire con il campo romano senza causare una Terza guerra
mondiale, quando non riuscivano neanche a stare in pace fra loro per cinque
minuti?
"State
tutti zitti ?
"
La voce
di Piper, forte e ingigantita per la potenza della lingua ammaliatrice,
galleggiò sul ponte e subito, tutti tacquero. Anche
il cigolio del montante e il gemito dei motori della nave sembrò placarsi, e
tutti rivolsero l’attenzione verso la prua.
Piper
aveva aiutato Jason , con una faccia molto rossa, a tirarsi su. Leo, anche si era ripreso dalla sua
caduta e stava guardando tutti gli indicatori nelle vicinanze del volante
freneticamente, assicurandosi che niente era stato danneggiato in modo
permanente. Annabeth
sperava di no - avevano progettato quella nave per sconfiggere i giganti. Se
non era in grado di gestire una caduta del genere, sarebbero finiti nello Stige
in un attimo.
"Mi
dispiace per la caduta", disse Jason, guardando sopra le spalle fissando
Leo. "Non succederà più. Di
solito ho un miglior controllo, ma ..."
I suoi
occhi guizzarono verso il lato della nave, dove il campo romano si spargeva
davanti a lui, e mentre uno sguardo di desiderio si dipingeva sul suo volto, Annabeth lo capì. Per
quanto lo avevano accolto al Camp mezzosangue nel corso degli ultimi sei mesi, ora
Jason era veramente a casa. Era
stato stressato fino al punto di rottura nel corso degli ultimi giorni,
soprattutto quando aveva scoperto che poteva benissimo non esserci un Campo
Giove a cui tornare, e portare la nave come aveva fatto lui aveva richiesto il
massimo delle energie. Gli erano
permessi dei momenti di vacillamento.
Annabeth fece un passo indietro verso la ringhiera e
gli altri la seguirono, come se si fossero resi conto in quel momento dove si
trovavano.
Anche con
i suoi edifici e terreni rovinati a causa della recente battaglia, il Campo Giove
era mozzafiato nella sua costruzione. Annabeth ignorò il formicolio nella parte posteriore della
sua mente che stava dicendo di andare a casa , e ammirò la vista.
C’era una
replica intatta del Colosseo laggiù? E
l'acquedotto! Gli avrebbe dato
una lunga occhiata mentre si trovava li per aiutare con le riparazioni, se gli
e lo avrebbero permesso.
"Wow,"
disse Clarisse accanto a lei, in tono cupo. "C’è
un sacco di gente."
Annabeth girò il suo sguardo verso il campo aperto di
fronte alla nave e la mandibola quasi cadde per lo schock. C'erano centinaia di persone che uscivano dal campo di
fronte alla nave - alcuni dei quali provenienti da quello che doveva essere il palazzo
del senato del campo e altri da porzioni della città o dai sentieri di pietra
dalla caserma a circa un miglio di distanza. C'erano
bambini della sua età e un po’ più giovane, molti dei quali vestiti in
scintillanti armatura d'oro o magliette viola, e poi ... poi c’erano quelli più
vecchi, quelli che tenevano i bambini
o quelli con i capelli grigi che zoppicavano con il bastone.
Riusciva
a malapena a crederci. Che ci
facevano i semidei più anziani al campo? Naturalmente,
alcuni di loro sopravvivevano al Campo Mezzosangue e formavano famiglie o
lasciavano il segno nel mondo, ma per molti semidei, attraversare i 30 anni vivi
e vegeti era una benedizione. Perché
al Campo Giove ce n’erano così tanti? Perché
questo campo aveva così tanti residenti in generale?
Prima
della seconda guerra dei Titani, la popolazione del Campo Mezzosangue
raramente, se non mai, raggiungeva i 100 ragazzi. Forse negli anni precedenti al arrivo
di Annabeth, ma non sembrava possibile. La maggior parte delle cabine aveva la
capacità di circa una ventina di persone, e solo poche riuscivano a riempire livelli
del genere. Anche dopo tutto il
reclutamento che avevano fatto nei mesi precedenti e le nuove cabine aggiuntive,
non erano nemmeno vicini ad un numero del genere.
In tutta
la loro preparazione, Annabeth non aveva mai pensato
che avrebbero avuto una inferiorità numerica così grande. Avevano portato solo una piccola
delegazione di ragazzi, rappresentanti di ogni cabina che volevano venire e che
potevano combattere. Aveva
presupposto di avere più o meno lo stesso numero di persone se fosse scoppiata
una rossa. Aveva commesso un
errore tattico tanto grosso?
Si guardò
da sopra la spalla. La maggior
parte dei ricordi di Jason erano tornati negli ultimi mesi, e quelli che non lo
avevano fatto, erano tornati mentre volavano per raggiungere il campo. Aveva parlato delle difese del Campo Giove,
ma l'espressione del suo viso indicava di non essere minimamente sorpreso dalla
quantità di persone che uscivano a salutarli. Si
chiese se avesse deliberatamente non detto loro questo, per tenerli in
condizioni svantaggiose.
Come se
avesse intuito i suoi pensieri, lo sguardo dagli occhi azzurri di Jason
incontrò il suo e scosse leggermente la testa. No, non se n’era ricordato e lesse la frustrazione in
faccia al ragazzo. Era sorpreso
quanto loro.
"Si
fermeranno e faranno formazione lì", disse Jason all'improvviso, indicando
un punto sul campo a parecchie centinaia di metri dalla nave in cui le persone
erano già radunate. "Anche
se hanno ricevuto il nostro messaggio, ancora non vogliono avvicinarsi in caso
di fuoco nemico. Dopo che le coorti sono assemblate, i pretori verranno fuori e
incontreranno i nostri rappresentanti a metà strada. Se tutto va bene, sarà
consentito al resto della nostra delegazione di venire fuori dalla nave. In caso
contrario... "
Leo fece
un gesto con la mano sulla gola. "E' sayonara per noi? "
"Non
sei di aiuto, Leo," Jason rispose con un sussulto. "ma accurato."
“Ma se Percy è qui ..." Will cominciò, e Jason lo interruppe.
"Non
importa. Dobbiamo convincere i pretori del nostro intento, non Percy. Sarà anche riuscito a convincere il senato a non
spararci addosso, ma il nostro destino non è una sua decisione", spiegò. "Campo Giove avrà eletto un altro
pretore ieri sera per riempire la mia assenza. E se è chi penso che sia
..."
Si spense
mentre un corno soffiava dai romani riuniti. Annabeth non riuscì a capire se si trattava di un
avvertimento o di saluto, ma lei fece cenno a uno dei ragazzi di Apollo di rispondere.
Cercò di
non scansionare la folla per dei familiari capelli scuri o di lasciare che i
suoi pensieri si soffermassero su Percy per troppo tempo. Era riuscita a gestire il forte dolore
al petto degli ultimi mesi e a zittirlo, a spingere tutta la sua disperazione e
la paura negli angoli più bui della sua mente, ma ora che era così vicina, era
impossibile mantenere tutti i suoi sentimenti in una bolla.
Annabeth si sentiva come una macchina mal costruita,
pronta a cadere in pezzi con un solo tocco sbagliato.
Se i suoi
sogni erano errati ... se lui non si fosse ricordato di lei ...
Jason le
toccò il gomito, tirandola fuori dalla sua malinconia. "Annabeth?
Vuoi venire con me a salutare i pretori?"
"Io?" rispose lei, guardandosi intorno verso
i semidei assemblati. "Ma
..."
"Non
essere modesto ora, Cervellona," Clarisse sbottò, anche se non c'era
durezza nel suo tono. "Sei
stata la leader del campo per un po 'di tempo. E se
qualcuno può fare in modo che loro non ci uccidano, sei tu."
Le guance
di Annabeth si tinsero di rosso mentre le teste in
giro per la nave annuivano e sentì le lacrime pungere nei suoi occhi. Sarebbe crollata ere fa se non fosse
stato per l’aiuto dei Semidei che la circondavano. Non sapeva come li avrebbe potuti
ringraziare per il supporto e la comprensione, ma suppose che un buon inizio
sarebbe stato quello di rappresentarli bene.
“Va bene”
disse, prendendo un respiro profondo. "Lo
farò."
Jason
sorrise in segno di approvazione, mentre il corno romano risuonò. Una delle coorti cominciò a spostarsi,
come se qualcuno fosse pronto per passarci in mezzo.
"Dovremmo
andare", disse Jason. "Leo,
dov’è la passerella?"
Le mani
di Leo sorvolarono i comandi della nave, e premettero alcuni pulsanti. La passerella, che avrebbe dovuto
scivolare verso il basso senza problemi, uscì con un botto, provocando un
sussulto nel figlio di Efesto.
"Accidenti,
un'altra cosa su cui ho bisogno di lavorare," mormorò, tirando fuori un
taccuino dalla sua cintura e affrettandosi a scrivere..
"Buona
fortuna," disse Piper, stringendo la mano di Jason.
I due si
lanciarono uno sguardo imperscrutabile prima di lasciarsi andare, e Jason si
girò per unirsi Annabeth che si trovava al bordo
della nave. Sembrava un po’ infelice
e anche se Annabeth non sapeva tutto ciò che riguarda
la loro amicizia, sapeva che non c’erano sentimenti romantici fra loro,
nonostante i desideri di Piper in senso contrario. Jason aveva preso le distanze e anche
se si fosse ricordato di qualcuno al campo Giove, non ne aveva fatta parola.
Era
troppo sperare che Percy aveva fatto lo stesso. Sei mesi erano un lungo periodo di
tempo e senza memoria ... lei non lo avrebbe biasimato se fosse andato avanti. Era difficile essere fedeli a una
ragazza che restava un frutto della tua immaginazione.
Eliminò
quei pensieri mentre scendeva dalla passerella con Jason, seppellendo tutto il
dolori e le orribili fantasie. Doveva
mantenere l’attenzione sul campo romano, non sul suo cuore ammaccato e
malconcio. Avrebbe avuto tempo di
elaborare il lutto per tutto quello che aveva perso quando tutto era concluso.
Nel
momento in cui fece un passo sul suolo romano, l'erroneità di tutto scorse
attraverso il suo corpo. Lei non avrebbe
dovuto trovarsi in quel luogo, avrebbe dovuto scappare mentre ne aveva ancora
la possibilità, era una sgradita Graecus -
"Ora
so come ti sei sentito al campo per la prima volta," mormorò, guardando
Jason, che sembrava più rilassato di quanto non fosse mai stato.
"E
'così bello essere a casa," sospirò, chiudendo gli occhi per un breve
momento e assaporando la sensazione.
Annabeth aveva sentimenti contrastanti su questo
ragazzo, la sostituzione di Percy. Jason era buono, aveva un’anima onesta
ed era stato un amico fidato da quando era arrivato al Campo Mezzosangue. Lei si fidava di lui con tutta se
stessa e forse in un'altra vita, avrebbe potuto essere qualcosa di più che un
semplice amico. Eppure una parte
di lei ancora lo disprezzava. Anche
se sapeva che non era stata sua la scelta venire al Campo Mezzosangue, era
stato il motivo per cui Percy era stato portato via e
la sua vita era stata gettata nel caos. Non
avrebbe mai potuto imparare ad apprezzarlo a pieno finché non lo avesse
perdonato.
"Sei pronto, Jason?" chiese
quando riaprì gli occhi. Se senti
una fitta di emozione nella voce, non disse nulla e lei fu grata per questo.
"Hai
portato il coltello con te, non è vero?" chiese
con calma, mentre si avvicinavano al punto a metà strada tra i due campi. Non c'era ancora alcun segno dei
pretori, e ciò non era insolito.
Non era
sicura del motivo della domanda. lei
stata guardando la folla dei romani, misurando le loro reazioni mentre
avanzavano, e fino ad ora, lo stato d'animo sembrava migliorato, non peggiorato. Vedere Jason vivo e vegeto aveva
certamente reso l'aria meno ostile, in ogni caso. Anche se lei non riusciva a sentire i
sussurri sibilanti che passavano da soldato a soldato nelle coorti, sapeva
quello che stavano dicendo.
" E
'Jason! Jason Grace! E' tornato! "
"Certo,"
disse Annabeth, toccando l'arma al suo fianco. “Pensi che ne avrò bisogno?"
"Spero
di no," disse, facendole cenno di smetterla. Si voltò verso di lei - spalle ai
Romani, un chiaro segno di fiducia (o stupidità, a seconda di chi chiedeva) - e
mentre il suo linguaggio del corpo si rilassava, c'era tensione sul suo volto. "Reyna,
uno dei pretori, ci ascolterà. Il fatto che siamo stati in grado di avanzare
fino a questo punto senza essere attaccati mostra che ha la maggior parte della
influenza nel campo ancora. Ma se il mio sostituto è Octavian
... dobbiamo fare attenzione. "
Lei
inarcò un sopracciglio. "Non
è un tuo amico?"
"No,"
Jason battibecco, socchiudendo gli occhi. "E
nemmeno tuo. E 'un bullo e una vipera, e non esiterà ad accoltellarti nella
schiena se ne avrà l’occasione."
Annabeth quasi sbuffò. Era carino da parte di Jason avvisarla,
anche se non avrebbe permesso ad un stupido in cerca di attenzioni di rovinare
tutto quello per cui avevano lavorato. Aveva
sacrificato troppo per fallire ora, meno che mai a qualcuno di nome Octavian .
"Lascialo
provare", disse Annabeth ferocemente, sorridendo
un po 'troppo bruscamente. "accetto la sfida."
Jason
rise, voltandosi indietro e sistemandosi al suo fianco. "Ricordami di non averti mai
dalla parte sbagliata."
"Sei
mesi e non lo avevi ancora capito?"
Jason
sorrise e cominciò a dire qualcosa, ma Annabeth smise
di ascoltarlo, la sua attenzione richiamata dal movimento nella parte anteriore
della coorte più vicino a loro. Due persone erano uscite di fronte agli altri,
con indosso toghe e mantelli porpora, e stavano avanzando verso di loro. Una era una ragazza, dai capelli scuri,
intorno all’altezza di Annabeth - Reyna,
probabilmente. La sua espressione
seria si ruppe in un sorriso quando il suo compagno inciampò sopra la parte
anteriore della sua toga e imprecò.
"Non
è Octavian," disse Jason, la confusione evidente
nella sua voce. "Io non lo
conosco."
"No," rispose Annabeth
fittamente. "Ma io si. "
Jason inizio
a dire qualcosa, ma lei smise di prestargli attenzione. I suoi occhi erano solo per il semidio
che si avvicinava a grandi passi verso di lei.
Era
possibile che fosse diventato più alto negli ultimi mesi? Oppure era solo un fraintendimento
nella differenza delle loro altezze? Aveva
il petto più ampio o era solo il modo in cui la toga gli cadeva addosso? Come aveva potuto dimenticare il modo
in cui il filo ostinato dei capelli cadeva proprio di fronte a suoi occhi o la
tonalità verde mare così somigliante all’oceano dei suoi occhi?
Aveva
dovuto sopravvivere con foto e ricordi degli ultimi sei mesi, e se aveva
imparato qualcosa da questa prova, era che la memoria era volubile e giocosa.
Aveva dimenticato tanto e si era sbagliata su così tante cose, era come vederlo
per la prima volta.
Prima che
Jason potesse fermarla, lei stava camminando oltre la metà del percorso, nel
territorio romano in cui non era stata invitata. Ma nessuno urlò o cercò di fermarla, e
l'altra ragazza si sistemò dietro Percy, e
improvvisamente erano solo loro due, in piedi ad un braccio di distanza sotto
lo stesso cielo, respirando la stessa aria e osservandosi a vicenda.
Annabeth aveva immaginato questo momento nella sua
testa un milione e uno volte da quando erano stati separati.
Doveva
ricordarsi di lei.
Sapeva
come doveva andare - lei non andava da nessuna parte senza un piano, dopo
tutto.
Non
poteva non ricordarsi di lei.
C’erano
mille cose che avrebbe voluto dirgli, cento che aveva praticato nello specchio
sulla strada per venire li, ma naturalmente nessuno di quelle fu quella che
uscì dalla sua bocca.
"Stai
indossando una toga."
Lui deve
ricordare.
Un
familiare sorriso si fece strada nel volto di Percy,
e il suo cuore batté così forte contro le costole, che Annabeth
era sicura che si sarebbero frantumate.
"Hey anche a te, Sapientona".