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Autore: _Trilly_    11/11/2014    2 recensioni
Federico, tra un tour e l'altro, decide di fare una sorpresa alla sua Ludmilla. Quello che non sa, è che anche lei ha in serbo qualcosa di inaspettato. Tra battibecchi e attimi di follia è nato il loro amore e visti i soggetti, non ci si può aspettare altro che le cose continuino a procedere così. Perché in fondo l'amore è anche follia e Federico e Ludmilla lo sanno bene.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Federico, Ludmilla
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 Congiunzione Astrale



Federico sospirò, guardando continuamente fuori dal finestrino del taxi su cui viaggiava. Finalmente, dopo tanti mesi trascorsi in tour in giro per l'Europa, gli erano stati concessi alcuni giorni di riposo. Senza pensarci ulteriormente, era salito sull'aereo che lo avrebbe portato a Buenos Aires. Gli era mancata tanto l'Argentina, i suoi amici e ovviamente la sua Ludmilla. Proprio quella mattina aveva chiamato la Ferro e non era stato facile fingere che stesse facendo le prove per un nuovo show. Non aveva voluto dirle che invece stesse salendo in aereo per raggiungerla, voleva farle una sorpresa. Il taxi imboccò l'ultima traversa, quella dove si trovava casa Castillo e il sorriso sul volto del ragazzo si accentuò. Era a casa, solo pochi metri lo separavano da Ludmilla. Non vedeva l'ora di stringerla tra le sue braccia, inspirare il profumo dei suoi capelli e perché no, anche sentirla lamentarsi di ogni cosa.
“Eccoci qui, ragazzo,” annunciò il tassista, parcheggiando davanti al grande cancello dei Castillo. Federico gli porse alcune banconote, poi scese dall'auto trascinando dietro il suo trolley e reggendo una grande scatola rivestita con della carta rosa confetto con un fiocco dorato sopra. Quasi si immaginava il volto euforico di Ludmilla quando lo avrebbe visto. Attraversò il vialetto del curato giardino e dopo aver esitato qualche istante per guardarsi intorno, suonò il campanello. Ad aprirgli fu German, seguito da Priscilla, la madre di Ludmilla. Ricordava ancora quando la ragazza gli aveva detto che si sarebbero trasferite da German, aveva impiegato ore per riuscire a calmarla e non era nemmeno tanto sicuro di esserci riuscito. Non era un mistero la grande rivalità che da troppo tempo c'era tra lei e Violetta e vivere sotto lo stesso tetto, era sicuramente stata la peggior notizia per la bionda. Sperava che questo avrebbe almeno permesso loro di conoscersi meglio e chissà un giorno di diventare buone amiche, o quantomeno di vivere civilmente. “Federico, che sorpresa,” sorrise German, dandogli una pacca sulla spalla. “Ludmilla non ci aveva detto nulla,” continuò Priscilla, schioccandogli un bacio sulla guancia. Il giovane annuì. “Infatti non lo sa, volevo farle una sorpresa.” A quelle parole i due adulti si scambiarono un'occhiata, preoccupati. “Oh no, tu non lo sai,” mormorò la donna, voltandosi verso il salotto e torturandosi nervosamente il labbro inferiore. Notando lo sguardo confuso dell'italiano, Castillo si affrettò a spiegare. “Ludmilla ha contratto l'influenza e... bè, il suo umore non è buonissimo.” Guardò poi Priscilla, come a volere la sua conferma e lei, che aveva preso posto sul grande divano, annuì. “La conosci ormai. Se normalmente è intrattabile, ammalata lo è tre volte di più.” Federico ridacchiò, lasciando il trolley accanto all'ingresso e poggiando la scatola sul tavolino. “Quella ragazza è incredibile,” commentò tra se e se. “Qual è la sua camera?” Chiese poi, spostando lo sguardo dall'uno all'altra. Anche se Ludmilla aveva l'influenza e poteva esserci il rischio di contrarla, o peggio che lei lo uccidesse, non poteva attendere ulteriormente. Doveva vederla e darle il suo regalo. Convinto di ciò, prese di nuovo la scatola rosa tra le mani. Seppur poco convinti e forse anche un po' dispiaciuti per la pena che avrebbe potuto toccargli, German e Priscilla gli dissero che la camera della ragazza era proprio accanto a quella di Violetta. Quasi poteva avvertire le sue urla disumane quando aveva saputo che avrebbe dormito a meno di un metro dalla sua rivale. Probabilmente nemmeno nel peggiore dei suoi incubi avrebbe immaginato che sarebbe diventata la sorellastra di Violetta. Divertito da quei pensieri, salì la rampa di scale facendo meno rumore possibile. Bussò un paio di volte e in risposta gli arrivò un colpo di tosse. “Ho detto che non voglio niente, è così difficile da capire?” Strillò una voce nasale e isterica, che riconobbe come quella della sua ragazza e istintivamente sorrise. Aprì lentamente la porta, notando che la camera fosse tutta al buio, a parte il piccolo lume alla sinistra del letto che emanava una fioca luce arancio. Ludmilla era sul letto, appoggiata con la schiena a dei morbidi guanciali. In grembo aveva il suo portatile con rivestitura leopardata. I lunghi boccoli dorati di solito impeccabili, erano raccolti in una crocchia scomposta e alcune ciocche le ricadevano sul volto pallido e privo di trucco. Appena lo notò sul ciglio della porta, Ludmilla sgranò gli occhi, per poi tentare di coprirsi con una mano mentre con l'altra gli lanciava oggetti alla rinfusa. “FEDERICO, ESCI SUBITO! TU NON DEVI VEDERMI COSì!” Le urla della ragazza gli fracassarono i timpani e dovette saltare a destra e a sinistra diverse volte per evitare di essere colpito prima da un vaso di fiori, poi da una rivista di moda e infine da uno specchietto da borsa. “Ludmilla, calmati, vengo in pace.” Quelle parole dell'italiano ebbero il potere di farla infuriare ancora di più. Ludmilla infatti ripose il portatile e scattò in piedi, recuperando altri oggetti dal comodino. Avvertendo il pericolo, Federico uscì subito dalla stanza e appoggiò la schiena contro la porta chiusa. Si aspettava di avvertire l'impatto di qualcosa contro la porta o contro le pareti, ma a sorpresa seguì un silenzio assoluto. “Cosa c'è in quella scatola?” Federico sobbalzò. La voce della bionda era calata di diverse ottave, ma gli era giunta chiaramente alle orecchie, segno che fosse proprio oltre la porta. “Una sorpresa,” soffiò, spiando oltre lo spioncino. Dopo alcuni istanti vide l'occhio della ragazza e sorrise. “Se apro la porta e ti do il regalo, mica rischio di essere colpito?” Ludmilla ridacchiò, ma poi all'improvviso sbottò: “Tu non devi vedermi così! Questa stupida influenza non mi permette di essere impeccabile come sempre!” Lui ruotò gli occhi e sbuffò. “Quindi hai intenzione di farmi stare qui fuori tutto il tempo? E il regalo non lo vuoi?” “Certo che lo voglio, ma tu resti fuori,” ribattè lei, imperterrita. “Va bene, te lo lascio qui fuori e me ne vado.” Mise la scatola a terra, poi finse di andarsene, ma in realtà si rifugiò in bagno. Da una piccola fessura potè vedere chiaramente la Ferro aprire la porta e raccogliere il pacco. Un sorriso sognante le increspava le labbra. Anche in pigiama e senza trucco gli appariva lo stesso bellissima, era impossibile pensarla diversamente. Attese che tornasse in camera, poi sgattaiolò dal suo nascondiglio fermandosi accanto alla porta. Ora o mai più. Abbassò nuovamente la maniglia di quella porta e si ritrovò immerso nel buio. Il lume, che prima era acceso, era stato spento impedendogli di vedere a un palmo dal suo naso. “Sapevo che non ti saresti arreso,” gli sussurrò Ludmilla all'orecchio, facendolo sobbalzare. Non si era accorto che fosse alle sue spalle. “Sei sempre così testardo, Fede,” proseguì, facendo scorrere una mano lungo le sue spalle. “Ma non mi vedrai mai così orribile, chiaro?” Federico annuì, ma poi si ricordò che stessero al buio e perciò si affrettò a mormorare: “Tranquilla, non accenderò la luce.” Trascorsero alcuni istanti di silenzio, poi lui avvertì chiaramente le mani della ragazza poggiarsi sulle sue guance. “Mi hai fatto una sorpresa,” soffiò a pochi centimetri dalle sue labbra. “Una bellissima sorpresa.” Un attimo dopo lo stava baciando con passione e lui ricambiò prontamente, circondandole la vita e stringendola maggiormente a se. “Mi sei mancata,” sorrise il ragazzo, accostando la fronte alla sua. “La mia schizofrenica supernova.” Le sfiorò una guancia con una leggera carezza, stringendola poi in un forte abbraccio. Ludmilla però gli pestò un piede e gli assestò anche uno scappellotto dietro il capo, stizzita. “Mi hai davvero dato della schizofrenica?” Lui scoppiò a ridere, anche se il pestone gli aveva fatto decisamente male ma da una come lei ci si poteva aspettare quello e molto altro. “Bè, una che strilla e lancia oggetti tu come la chiameresti?” La bionda gli diede uno spintone che lo fece leggermente barcollare, per poi allontanarsi verso il letto, chiaramente offesa. Onestamente avrebbe dovuto essere più offeso lui, visto il modo in cui lo aveva maltrattato da quando era arrivato e dire che era anche influenzata! Cosa avrebbe fatto se fosse stata in salute? Forse avrebbe dovuto innamorarsi di una ragazza più equilibrata mentalmente, ma d'altronde era proprio la sua follia ad averlo colpito tanto oltre la sua incredibile bellezza. “Hai ragione,” disse perciò, raggiungendola con pochi passi. “Non sono un fidanzato molto sdolcinato, ma nemmeno tu lo sei.” Ludmilla, che si era seduta sul bordo del letto, sollevò un sopracciglio scettica, ma ovviamente lui non poteva vederla e perciò fu colto decisamente di sorpresa quando gli prese le mani e le strinse con le sue. “A tuo rischio e pericolo,” lo avvisò, per poi tirarlo verso di lei. Senza nemmeno sapere come, il ragazzo si ritrovò a cadere sopra la Ferro, la quale aderì con la schiena sul materasso e gli allacciò prontamente le braccia al collo. Istintivamente Federico le aggredì le labbra con un bacio ancora più appassionato del precedente, alternandovi anche dei piccoli morsi. Quanto gli erano mancate le sue labbra, quanto gli era mancato stringere a se quel piccolo corpo. Per Ludmilla doveva essere lo stesso, visto che lo assecondava con il medesimo trasporto, artigliandogli le unghie nelle spalle. “Pensi ancora che sono poco sdolcinata?” Ammiccò la bionda, addentandogli il labbro inferiore. Lui ridacchiò. “Assolutamente, ma in compenso sei molto appassionata.” Scese poi a baciarle il collo, facendola piacevolmente rabbrividire. “Fede, hai dimenticato che ho la febbre?” Lo stuzzicò, immergendo le dita nei suoi capelli. “Non è colpa mia, sei tu che mi stai provocando,” ribattè l'italiano, strofinando il naso contro il suo. “Io volevo solo chiederti come stavi e darti il mio regalo, ma tu hai subito iniziato a molestarmi.” Lei rise incredula. “Molestarti? Non mi sembra che la cosa ti abbia dato tanto fastidio.” “Infatti mi piace parecchio,” soffiò maliziosamente lui, prima di coinvolgerla in un nuovo e appassionato bacio. “Al diavolo la febbre, mi sei mancata troppo.” La baciò ancora e ancora, godendosi appieno ogni istante. Le video-chiamate non erano appaganti nemmeno la metà di quel momento, vederla e sentire la sua voce non bastava, lui aveva bisogno di abbracciarla, baciarla, inspirare il suo profumo. Amava il suo lavoro, era un sogno che si stava realizzando, ma stare lontano dalla ragazza che amava era sempre tanto frustrante. Essendo però lei molto debole a causa della febbre, finì ben presto per addormentarsi e perciò non riuscirono a parlare molto, ma almeno si erano coccolati un po' e poi anche lui aveva bisogno di riposare dopo il viaggio.


Quando Federico si svegliò, si rese conto di essere sul letto di Ludmilla. La finestra era stata aperta, così da permettere che il sole pomeridiano illuminasse la camera. Di Ludmilla nessuna traccia. Dove si era cacciata? Si mise seduto, lasciandosi sfuggire un lungo sbadiglio. Non credeva di essere così stanco da addormentarsi tanto profondamente, forse avrebbe dovuto riposare di più in aereo e almeno evitare quella pessima figura con la sua ragazza. Ludmilla doveva essersi sentita trascurata e per questo lo aveva mollato da solo a dormire. Sicuramente di lì a poco si sarebbe beccato una partaccia colossale e non poteva certo darle torto.
Quello che il ragazzo non sapeva, era che la Ferro si fosse chiusa in bagno e non era per niente offesa, al contrario stava tentando di rendersi presentabile nonostante fosse ancora molto stanca e debilitata a causa della febbre. Lei e Federico non potevano di certo stare tutto il tempo al buio, ma nemmeno poteva mostrarsi come una casalinga disperata. Aveva poggiato sul lavandino la sua grande valigetta del trucco e aveva anche dato una forma alla sua chioma, che almeno ora non sembrava più un nido di uccelli. Certo, non era impeccabile come era solita apparire, le occhiaie dovute alla febbre sembravano impossibili da nascondere, ma lei vedeva comunque dei grandi miglioramenti. Sorrise al suo riflesso nel grande specchio, poi dopo aver rimesso tutto a posto tornò in camera. Federico si era svegliato. Era in piedi accanto alla finestra e non faceva altro che scompigliarsi i capelli, sembrava nervoso. “Fede, vedo che ti sei svegliato.” Lo raggiunse e gli poggiò una mano sulla spalla, facendolo sobbalzare. L'italiano la fissò per alcuni istanti, poi annuì. “Scusa se mi sono addormentato, sono stato scortese e...” iniziò, ma lei lo interruppe scuotendo il capo. “Anche io mi sono addormentata e comunque ora non ha importanza. Ho ancora un regalo da aprire,” aggiunse indicando la scatola rosa, poggiata sulla scrivania. Fece per prenderla, ma lui le prese il polso costringendola a voltarsi. “Proprio non sai starci senza trucco, eh?” Ridacchiò, guardandola da capo a piedi, ammirato. Anche con un paio di shorts e una canottiera, Ludmilla Ferro era meravigliosa, impossibile restare impassibile di fronte a lei. Deglutì, prendendo una ciocca dei suoi boccoli dorati e se la arricciò intorno all'indice. “Sei bellissima.” Ludmilla ammiccò, poggiandogli le mani sulle spalle. “Io sono sempre bellissima, sweety, non dimenticare che sono una Supernova, io risplendo di luce propria.” Federico sollevò un sopracciglio divertito. “Bè, se la metti così anche io ho una mia luce personale, o almeno così dicono le mie fan.” Le strizzò l'occhio, sicuro di averla fatta infuriare e difatti dovette bloccarle il polso per impedirle di schiaffeggiarlo. “Quanto sei manesca.” “Quanto sei presuntuoso,” ribattè lei, inviperita. Si sfidarono con lo sguardo per lunghi istanti, per poi aprirsi in un sorriso. Un attimo dopo erano avvinghiati l'uno all'altra e si stavano scambiando un bacio appassionato. “Allora? Questo regalo?” Trillò la Ferro emozionata, battendo le mani. Federico sorrise, recuperando il pacco dalla scrivania e invitandola a sedersi sul letto accanto a lui. “Appena l'ho visto ho pensato a te, a noi,” spiegò, mentre lei si affrettava a sciogliere il grande fiocco per poi stracciare la carta. Una volta sollevato il coperchio della scatola, si ritrovò ad ammirare un modellino del sistema solare. Il sole era al centro e intorno ad esso c'erano i vari pianeti, tutti di colore diverso e delle dimensioni di una noce. Oltre i pianeti c'erano anche le stelle, disposte a seconda delle varie fasi che attraversavano. Giganti rosse, nane bianche, nove, stelle di neutroni e pulsar, buchi neri e ovviamente le supernove, che erano le più grandi, centrali e luminose. Il sorriso sul volto di Ludmilla si estese sempre di più. Sin dalla prima volta che avevano parlato, lei e Federico avevano scoperto una passione comune per l'astronomia, discutevano ore su quell'argomento e ora lui le aveva regalato quel modellino. Ogni singolo pianeta, ogni stella, tutto le ricordava il grande amore che era nato tra lei e l'italiano. Un regalo simbolico, il loro regalo simbolico. “Oh Fede!” Esclamò, poggiando il modellino sul letto e stringendolo in un forte abbraccio. “Mi piace tantissimo.” “Sicura che non volessi una borsa, un profumo o altro?” Le chiese lui, scettico. Quel modellino lo aveva incuriosito subito, gli ricordava loro due, ma temeva che a Ludmilla non potesse piacere, in fondo era un tipo che amava gli accessori. Quasi si aspettava che glielo lanciasse contro, sostenendo che una come lei doveva essere ricoperta di regali firmati e diamanti e non di stupidi modellini, invece appariva davvero felice e soddisfatta di quel regalo. Era l'effetto della febbre, o davvero le piaceva? Ludmilla scosse la testa. “è il simbolo del nostro amore, Fede. Molto meglio di uno stupido accessorio e poi c'è tempo per regalarmeli quelli,” sorrise, allacciandogli le braccia al collo. L'italiano annuì, facendo sfiorare i loro nasi. “Eccome, mia Supernova.” Le lasciò un dolce bacio a fior di labbra, per poi farle poggiare il capo sul suo petto. “Quanto ti fermi a Buenos Aires?” Chiese la bionda, accoccolandosi maggiormente tra le sue braccia. Lui sospirò, amareggiato. “Una settimana, poi devo iniziare un nuovo tour.” Ludmilla si limitò ad annuire. Era felicissima per lui, era un grande talento e meritava il successo che stava ottenendo, ma non poteva evitare di essere egoista e pensare che quel separarsi continuamente la rendeva immensamente triste. Puntualmente se veniva organizzata un'uscita a coppie, lei restava sola perché il suo ragazzo non c'era e lo stesso valeva quando stava male e avrebbe desiderato solo gettarsi tra le sue braccia. Sapeva di essere egoista e capricciosa, lo era sempre stata d'altronde, ma era anche normale che soffrisse la distanza, no? L'amore non era anche quello in fondo? Il bisogno impellente di avere accanto la persona che si amava con tutto il cuore e sentirsi tristi e svuotati in sua assenza. Federico dovette capire cosa le passava per la testa, perché la strinse maggiormente a se, poggiando il capo sul suo. “Mancano solo pochi mesi e poi tutto questo finirà,” la rassicurò. Difatti, la ragazza frequentava l'ultimo anno allo Studio e poi sarebbe stata libera di raggiungerlo in tour e magari fare anche dei duetti. La casa discografica che aveva investito sull'italiano, le aveva detto di considerarla un grande talento e di voler collaborare anche con lei, perciò una volta conclusi gli studi aveva già un contratto che l'aspettava che le avrebbe permesso di lavorare a stretto contatto con il suo Federico e lei non aspettava altro. Solo pochi mesi, poteva farcela. “Hai ragione,” annuì alla fine, facendogli strabuzzare gli occhi, sorpreso. “Tu che dai ragione a me? Un altro effetto collaterale della febbre, immagino,” ridacchiò, beccandosi una leggera gomitata. “Ti stai prendendo gioco di me per caso?” Sotto quello sguardo minaccioso che non prometteva nulla di buono, Federico sollevò le mani in segno di resa, continuando però a sorridere. Farla arrabbiare era una delle cose che lo divertiva di più sin dalla prima volta che si erano parlati e ora che stavano insieme, ciò non era cambiato e al contrario per lui era diventato quasi un hobby, un po' come lo era per lei maltrattarlo. Una strana coppia erano loro due, probabilmente agli occhi degli altri apparivano come dei pazzi, ma loro erano felici, non avrebbero potuto esserlo di più.




Holaaa!! Premetto che questa os è nata durante i deliri della febbre alcune settimane fa e poi a mente lucida l'ho messa per iscritto. è folle, però mi piaceva molto l'idea di Ludmilla con la febbre e immaginare come avrebbe reagito a una visita a sorpresa del suo Federico :3 spero che questa follia vi sia piaciuta, ci tenevo a condividerla con voi :P
un bacio <3
  
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