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Autore: NadiHazza    11/11/2014    2 recensioni
A volte anche un cuore di pietra può imparare ad amare...
Genere: Fantasy, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Pan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ehi gente :) premetto che questa mini fan fiction è costruita sulla base di un sogno che ho fatto. Mi sono ispirata a questa serie tv (che amo) per la descrizione del personaggio di Peter Pan e l'ambientazione della foresta, il resto è completamente inventato.
Spero che vi piaccia e buona lettura!










L'ombra mi aveva presa, non era stata una mia scelta però. L'avevo fatto per proteggere il mio fratellino (tecnicamente non lo era, eravamo solo compagni di stanza all'orfanotrofio, ma lo consideravo come un fratello).
Daniel aveva solo 10 anni ed era una bambino che veniva facilmente influenzato dalle idee degli altri. Tutto era iniziato qualche settimana prima quando alcuni ragazzi avevano iniziato a parlare dell'Isola che non c'è e di quanto fosse bella, di come ti saresti sentito libero una volta arrivato lì; quello che non sapevano era che l'Isola che conoscevano loro, quella che veniva narrata nelle storie, non aveva niente a che fare con quella della realtà. Emma, lo sceriffo di Storybrooke, era venuta ad avvertirci ed era stata molto chiara sul fatto di non invocare l'ombra; lei aveva rischiato di perdere suo figlio Henry su quell'Isola e non voleva che succedesse la stessa cosa a noi, anche perché una volta là non si poteva più tornare indietro se non si aveva il consenso di Peter Pan. Quest'ultimo mi era stato descritto come un ragazzo più o meno della mia età (io ho 17 anni), malvagio e crudele.
Erano passati parecchi minuti ormai da quando l'ombra mi aveva presa, stavamo sorvolando la città e ci stavamo immergendo sempre più nel cielo plumbeo, che preannunciava temporali in vista. Il vento freddo mi stava facendo diventare un cubetto di ghiaccio e i anche i denti avevano iniziato a battermi. Poi la vidi, era in un pezzo di cielo senza nuvole, la stella che mi avrebbe portato alla rovina.
Se prima non vedevo un accidente a causa del buio ora ero accecata dalla luce, stavamo entrando all'Isola che non c'è.
Ora stavamo sorvolando il mare e in lontananza cominciai a distinguere i contorni di quella che sarebbe dovuta essere l'Isola. Iniziai a scorgere la foresta e mano a mano che ci avvicinavamo una strana sensazione mi pervase: avevo molta paura ma allo stesso tempo era come se mi sentissi libera.
Dopo un po' l'ombra mi lasciò cadere da due metri di altezza in uno spiazzo all'interno della foresta; atterrai su un cespuglio e poi finii dritta per terra, sbattendo il polso contro ad un sasso.
-Ahia- esclamai, mi tastai dove mi ero fatta male e sentii un liquido caldo che mi stava scendendo sul braccio, segno che mi ero tagliata.
Non me ne importava molto però, ora dovevo capire dove mi trovavo. Mi alzai in piedi ed iniziai a camminare nell'oscurità, fortunatamente indossavo abiti scuri quindi non davo per niente nell'occhio. Andai avanti per un po', facendomi spazio tra le piante fino a quando non andai a sbattere contro qualcosa, quel qualcosa si girò e mi resi conto che si trattava di una persona. Aveva un mantello nero ed era incappucciata quindi non la vidi in faccia ma capii subito che si trattava di un bimbo sperduto quando tentò di afferrarmi il braccio. Con una mossa rapida riuscii ad evitare la presa ad iniziai a correre più veloce che potevo, il bimbo sperduto iniziò a fare lo stesso e incominciò l'inseguimento.
Mentre avanzavo sentii alle mie spalle delle voci, segno che erano arrivati altri bimbi sperduti.
Avevo il fiato corto e avrei tanto voluto fermarmi a riposare, ma non potevo o avrei rischiato di essere presa. Dopo un po' inciampai in quella che credevo fosse una corda ed iniziai a rotolare lungo una piccola discesa, finendo con il viso a terra. Ci misi qualche attimo prima di riprendermi, mi sfregai gli occhi e mi tolsi il terriccio dalla faccia e mi ritrovai i bimbi sperduti di fronte.
-Vedo che ti piace giocare, questo farà piacere a Peter Pan- disse uno
-Purché la tua intenzione non fosse quella di scappare- aggiunse un altro -in tal caso Peter verrà informato e le conseguenze per te potrebbero essere gravi-
-Ora vieni con noi- disse un altra figura incappucciata alle mie spalle
-Se pensate che verrò con voi siete proprio degli idioti!- dissi
-Uh il ragazzo è tenace-
-Tanto per cominciare sono una ragazza cretino e non ho la minima intenzione di muovermi da qui e Peter P..- venni interrotta
-Una ragazza?! Cosa se ne fa il capo di una ragazza?- disse uno di loro
-Ci deve essere stato un errore-
-Non importa. Adesso viene con noi-
-Prendetela!-
Cercai di divincolarmi dalle prese dei bimbi sperduti e tirai un pugno sulla guancia a uno di loro.
-Lasciatemi!- esclamai
-Ci penso io- tuonò uno di loro -la prossima volta ci penserai due volte prima di colpirmi-.
Mi sentii afferrare entrambe le braccia e anche se opposi resistenza riuscirono ugualmente a mettermi in una gabbia.
-Se fosse per me ti manderei direttamente alle Caverne dell'Eco, ma la decisione spetterà a Peter Pan-
-Per stanotte dormirai fuori e domani affronterai la tua punizione-.
Non capii a cosa si riferissero, sentii solo la gabbia muoversi e staccarsi da terra: la stavano appendendo ad un albero.
Ero abbastanza in alto perché sentivo poco le loro voci, poi queste ultime cessarono e i bimbi sperduti se ne andarono chissà dove lasciandomi lì appesa.
Stavo ancora tenendo saldamente le sbarre delle gabbia ed ero in ginocchio. Dato che sarei rimasta lì fino al giorno dopo non avevo motivo di agitarmi ancora per il momento, anche perché mi trovavo a parecchi metri di altezza e il ramo più vicino si trovava a tre metri di distanza quindi non avevo via di fuga, dovevo rassegnarmi.
Mi sedetti, provocando una piccola oscillazione della gabbia. Il polso mi faceva ancora male ma il sangue aveva smesso di uscire fortunatamente, strappai un pezzo della mia maglia e me lo legai attorno alla ferita, almeno se ci avessi preso contro mi avrebbe fatto meno male.
Successivamente mi accucciai e portando le ginocchia al petto per proteggermi dalla brezza notturna, chiusi gli occhi e mi addormentai.
Finalmente il mio corpo si rilassò e le preoccupazioni svanirono, almeno per qualche ora.

Mi svegliai di colpo quando sentii la gabbia muoversi, il cielo era ancora scuro e c'era abbastanza buio ma dedussi fosse giorno quando uno dei bimbi sperduti gridò, con tono per niente amichevole, -Buongiorno-.
La gabbia atterrò con un tonfo e io venni sballottata da una parte.
-Cosa volete ancora?!-gli chiesi
-Ma come non ti ricordi?- disse uno dei bimbi sperduti con un sorriso sghembo -Oggi dovrai affrontare la tua punizione-
-Forza esci!- mi ordinò un altro aprendo la porta
Appena uscii mi afferrarono i polsi, emisi un gemito quando uno di loro premette con forza sul taglio.
-Qualcosa non va?- mi chiese chi mi afferrava dal lato sinistro, mi girai e dato che c'era meno buio del giorno precedente, riuscii a vederlo in faccia: era biondo e notai che appena sotto l'occhio aveva un livido. Capii che quello era il ragazzo che avevo colpito.
-Niente- risposi secca e cercando di mascherare il dolore.
Camminammo per un'ora buona fino a quando non arrivammo ad una specie di accampamento con dietro un albero enorme.
-Casa dolce casa- esclamò ridendo il ragazzo biondo.
Appena entrammo in quella radura notai una schiera di bimbi sperduti, di cui buona parte era incappucciata, riunita formando un cerchio. I ragazzi che mi avevano portata fino a lì mi lasciarono e mi spinsero al centro.
Sentii un brusio e decifrai alcuni commenti di disprezzo riguardanti il fatto che una ragazza si trovasse sull'Isola che non c'è, il che secondo me era un bene, magari avrebbero convito Peter Pan a lasciarmi andare.
Poi il brusio cessò ed iniziarono a suonare dei tamburi.
-Tieni questa ti servirà- mi disse un ragazzo leggermente più alto di me, porgendomi una spada
-Vediamo se una ragazza che è capace a colpire uno di noi- disse guardando il bimbo sperduto che avevo colpito e scatenando così le risate da parte degli altri -se è in grado di duellare-.
Mi girai per ribattere e incrociai lo sguardo di questo ragazzo, aveva due occhi azzurri come l'oceano e i capelli castani e spettinati. Era piuttosto carino e un piccolo brivido mi percorse, ma non dovevo lasciarmi incantare, lui era un bimbo sperduto perciò era perfido come loro. Anche lui mi guardò e assunse un espressione strana che non riuscii a decifrare.
Poi si girò e si diresse verso il cerchio, era vestito diverso dagli altri ma non ci feci caso più di tanto. Adesso era importante che capissi con chi mi sarei dovuta battere.
All'orfanotrofio giocavo sempre con gli altri a “Combattimento”, un gioco dove si doveva duellare con degli oggetti come mescoli, cucchiai di legno e roba simile, in fin dei conti quanto sarebbe stato diverso con una spada?
Dal cerchio uscì un bimbo sperduto e si piazzò di fronte a me.
-Vediamo cosa sei capace di fare- mi disse
-Oh lo vedrai- risposi
Al fischio di qualcuno cominciammo a duellare. La spada era pesantuccia ma nonostante ciò riuscii a parare i colpi per poi alla fine disarmare il mio avversario.
Un silenzio degno di un cimitero calò e gli occhi di tutti erano fissi su di me. Anche io ero sorpresa quanto loro, lasciai cadere la spada a terra e mi diressi verso il cerchio, in direzione della foresta. Non sarei stata lì un minuto di più.
Improvvisamente il mio avversario si mise a correre verso di me brandendo la sua spada, che nel frattempo aveva recuperato e quando mi girai me la trovai a pochi centimetri dal petto. Gli occhi di quel tizio bruciavano di rabbia e avrei giurato mi avesse ferito se non fosse stato per un ragazzo che mi si parò davanti, lo stesso che mi aveva dato la spada -Fermo- gli disse -Devi accettare la tua sconfitta Jake, la ragazza è più brava di te- affermò scuotendo la testa e sorridendo.
Poi si rivolse a me -Mi sembra chiaro che ora sei una ragazza sperduta, benvenuta nel gruppo- mi disse
-Benvenuta un corno! Io qui con voi non ci resto!- lo spinsi via e decisa iniziai a correre verso la foresta.
Di nuovo mi imbattei nelle piante e nel terreno irregolare, continuai a correre fino a quando non sentii il bisogno di fermarmi per riprendere fiato.
Mi appoggiai al tronco di un albero e mentre inspiravo ed espiravo chiusi gli occhi. Si sentiva solo il canto di qualche uccellino, per il resto la foresta era silenziosa e incuteva timore.
Quando riaprii gli occhi mi ritrovai ancora quel ragazzo davanti, -Ma come cavolo hai fat..-
-Oh devi sapere che sono molto veloce e per la cronaca posso volare-
Il mio cervello fece un piccolo ragionamento: dunque sull'Isola che non c'è l'unico a poter volare sempre era Peter Pan, lui custodiva la polvere magica e lui e soltanto lui decideva a chi darla, quindi se il ragazzo davanti a me, con quegli occhi blu così penetranti nei quali mi ero persa anche prima, era arrivato lì volando la risposta poteva essere soltanto una.











Come vi è sembrato questo primo capitolo? Vi ho incuriosito?
Di solito sono molto sfortunata con le recensioni perchè ne ricevo pochissime u.u in ogni caso se vi va di dirmi il vostro parere sono più che contenta :)
Posterò gli altri capitoli nei prossimi giorni quindi....stay turned! ;)
Un abbraccio a tutti xxx
NadiHazza

  
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