Anime & Manga > Free! - Iwatobi Swim Club
Ricorda la storia  |      
Autore: PerseoeAndromeda    13/11/2014    2 recensioni
Si alzò e scosse il capo mentre, mani in tasca e sguardo basso, si avviava verso casa: niente di tutto questo. La sua ossessione autentica, dalla quale tutte le altre derivavano, era Rin, nient'altro e nessun altro che Rin.
E a cosa lo aveva portato?
Unicamente a rovinarsi il futuro.
Spoiler per chi non ha visto la seconda serie. Ho inserito la dicitura tematiche delicate, ma alla fin fine è solo per sicurezza^^
[Fanfic partecipante al contest "Bad obsession", indetto da Aturiel]
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Sosuke Yamazaki
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

 

Titolo: Non si può tornare indietro

Genere: Introspettivo, malinconico, missing moments

Rating: Giallo

Fandom: Free

Avvertimenti: Tematiche delicate (forse un po' di autolesionismo, ma non ne sono certa, lo metto per sicurezza^^)

Note: È la mia prima fanfic su questo fandom, quindi non sento di padroneggiarlo al massimo, chiedo scusa se ci saranno imprecisioni nel susseguirsi degli eventi^^

 

 

Non si può tornare indietro

 

"Stai esagerando, finirai per rovinarti così!".

Non ricordava quando avevano cominciato a metterlo in guardia, a un certo punto era successo. Quel ritornello era diventata la costante colonna sonora che aveva accompagnato i suoi massacranti allenamenti, senza sortire effetto alcuno sulle sue decisioni.

Non c'era bisogno che glielo dicessero, lo sapeva da solo, quell'ossessione lo avrebbe condotto alla rovina.

Il destino voleva quello, il destino o lui stesso, qualunque fosse la verità, tornare indietro si era rivelato impossibile; gettandosi anima e corpo in un quotidiano allenamento oltre l'umana sopportazione, aveva intrapreso un cammino irreversibile.

Poi la situazione era degenarata, fermarsi era diventato un obbligo.

Lasciò la sessione di fisioterapia trascinandosi, stanco, una mano posata sulla spalla che gridava pietà se, per caso, la lasciava oscillare.

Andò a sedersi su una panchina e sollevò il viso a fissare il cielo, screziato dal rosa dei petali di sakura in fiore.

Dietro alla patina un po' opaca dei suoi occhi verdi, all'apparenza privi di emozioni, si rincorrevano ricordi ed immagini e tutta l'ansia malinconica che si celava dentro di lui da quando Rin se n'era andato.

Forse da prima, perchè non importava quanto fossero amici e quanto sincero fosse l'affetto che intercorreva tra loro: c'era qualcosa che non avrebbero mai potuto condividere, qualcosa che impediva loro di raggiungersi davvero, una volta per sempre.

Abbassò il capo con un sospiro ed abbandonò le mani tra le ginocchia: gli era difficile capire. Il gioco di squadra, nuotare insieme per un obiettivo comune, non era da lui.

No, lui era fatto per la sfida, non avrebbe mai tratto alcun orgoglio da una vittoria comune, non riusciva a sentire il fremito di una squadra che vinceva, non avrebbe sopportato di perdere per errori o colpe non dipendenti da lui.

D'altronde nuotare con Rin, per lui, non significava combattere insieme per un risultato: significava mettersi alla prova sfidandolo, ancora ed ancora.

Un sorriso sfiorò le sue labbra ai ricordi che si snodarono, uno dopo l'altro, dentro di lui.

 

***

 

Due bambini correvano fianco a fianco, tentando di superarsi a vicenda; le loro risate infantili accendevano di allegria le strette strade del paese, costellate da piccoli edifici di stampo tradizionale. Qua e là, le macchinette distributrici di bevande occhieggiavano invitanti, nel caldo torrido dell'estate.

Loro due non lo sentivano, erano bambini, pieni di energia e pronti a sfidare il mondo.

Ed anche a sfidarsi tra loro, visto che erano sempre in gara, per un motivo o per l'altro, il loro legame era fatto di quello, era solido soprattutto per quello.

Anche l'ultima coca cola diventava motivo di scommesse e di confronto, sempre senza rancore, sempre con un sorriso reciproco a coronare il tutto.

Poi la partenza di Rin per l'Australia.

Non ne era rimasto turbato, in apparenza...

 

***

 

In apparenza...

Dentro si era formato un vuoto e sapeva che quel vuoto non si sarebbe colmato, fino al ritorno di Rin.

Fino ad allora si sarebbe preparato, perché lo sapeva, non era mai stato alla sua altezza; in fondo era stato Rin a trascinarlo nella squadra di nuoto, era stato lui a coinvolgerlo, come faceva sempre, con quel suo entusiasmo contagioso e vitale.

Da quando il suo amico era partito, aveva cominciato a chiederselo: qual era la sua vera ossessione?

Il nuoto? Diventare abbastanza bravo da poter gareggiare con Rin?

Si alzò e scosse il capo mentre, mani in tasca e sguardo basso, si avviava verso casa: niente di tutto questo. La sua ossessione autentica, dalla quale tutte le altre derivavano, era Rin, nient'altro e nessun altro che Rin.

E a cosa lo aveva portato?

Unicamente a rovinarsi il futuro.

Aprì la porta della sua stanza e il suo sguardo si oscurò, se possibile, ancora di più.

L'ultima lettera di Rin era posata sul comodino, accanto al letto.

L'ultima... riletta più e più volte, nell'illusione che, in Australia, Rin si ricordasse ancora di lui.

Da quell'ultima lettera non ne aveva ricevute altre.

E la sua ossessione era cresciuta.

Non era il tipo da piangersi addosso Sousuke, non si era disperato, non aveva accusato Rin di trascurarlo; se una cosa del genere era accaduta, se Rin aveva smesso di scrivergli, probabilmente c'era un motivo, la ragione lo sosteneva in questo.

Ma il suo legame con Rin non era fatto di sola ragione, quella era ciò che lasciava trasparire in superficie, la punta dell'iceberg.

La base di quella montagna che si nascondeva nelle profondità della sua mente era immensa e aveva gradualmente preso forma dall'accumulo di tante emozioni, delle quali nessuno avrebbe mai sospettato l'esistenza.

Stropicciò la lettera tra le dita.

La notizia che aveva atteso per tanto tempo era giunta: Rin sarebbe tornato.

Da quando l'aveva saputo la rabbia, la speranza, la frustrazione, avevano cominciato a rincorrersi dentro di lui.

Doveva curarsi la spalla, doveva essere in grado di gareggiare con Rin.

Era stato costretto a lasciare la vita agonistica dopo molti successi, quando l'infortunio si era reso ingestibile e, da allora, si era visto superare da compagni che non valevano nulla, l'avevano lasciato indietro.

Era la fine, l'aveva capito, stava anche cominciando a rassegnarsi, poi Gou gli aveva dato quella notizia e lui si era reso conto che non si era semplicemente rassegnato: si era spento.

Sentir nominare Rin, sapere che sarebbe tornato in Giappone, aveva riacceso una scintilla, ma aveva anche fatto sentire, più acuto, quel maledetto dolore che lo teneva lontano da ciò che più contava.

Ed era tutta colpa sua, lui aveva reso irrecuperabile la sua spalla, ignorando le prime avvisaglie, con l'incoscienza di chi vedeva solo una cosa davanti a sé, un solo traguardo possibile, un solo scopo ed un solo punto di arrivo.

Aveva compromesso tutto.

Ci stava provando, disperatamente, da quando Gou l'aveva avvertito.

Rin sarebbe tornato.

Con la stessa disperazione che l'aveva condotto a disttruggersi la spalla, si era messo a lottare per recuperarla, ma lui arrivava sempre troppo tardi a capire, a vedere in fondo alle cose: doveva prima autodistruggersi e poi, quando tutto era compromesso, finalmente capiva.

Il pugno chiuso scattò, si infranse contro il muro, ogni nervo si tese per la fitta lancinante che gli attraversò il corpo. Un altro modo per punire se stesso, ovvio.

Non sarebbe riuscito a recuperare, non del tutto, e allora tanto valeva completare il lavoro di autodistruzione.

Iniziato in nome di Rin, due si sarebbero rivelate le possibili strade: la guarigione in nome di Rin o la completa perdita di ogni speranza... sempre in nome di Rin.

Tenne il braccio teso, per sentirlo fino in fondo, quel dolore fisico che si mischiava con il tormento morale, diventando tuttuno con esso.

Interrogò il proprio corpo, il braccio tremò, ma non si decise, neanche allora, ad abbassarlo.

"Sarà inutile... sarà tutto inutile".

Non sarebbe guarito.

La certezza venne, tanto intensa come la sofferenza delle membra e, anche nella lontana prospettiva di riprendere a gareggiare, ormai era rimasto troppo indietro, ogni aspirazione ad ulteriori successi si sarebbe rivelata vana.

Perché continuare ad illudersi?

Si lasciò scivolare a terra, nulla nel suo sguardo mutò, ma l'urlo di agonia vibrò dentro di lui.

"Io non nuoterò più, ma Rin dovrà essere il migliore".

Guai a lui se l'avesse deluso.

 

 

 

 

 

   
 
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Free! - Iwatobi Swim Club / Vai alla pagina dell'autore: PerseoeAndromeda