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Autore: NeNeNaruko    13/11/2014    1 recensioni
Il mio nome è Buddy. mi nascondo dietro alle cose che da sempre hanno lasciato dubbi e perplessità alle persone
cose tipo vita, universo, morte, amore e depressione.
Esisto da quando esiste la ragione.
Mi chiamo Buddy e di mestiere faccio l'Illusione.
Genere: Generale, Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Frank Iero, Gerard Way, Un po' tutti | Coppie: Frank/Gerard
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1. Inizio

"Non vedi quanto sono felici loro senza di te?"
"Lo vedo, Buddy, lo vedo."
"E allora perché aspetti ancora il suo ritorno?"
"Non lo so, Buddy, non lo so..."
"Lo so io il perché... Tu lo ami, Frank, tu lo ami."
"Già... Ma lui mi odia, Buddy, lui mi odia."
"Già. Lui ti odia."
***
"Chip criiip chiiiip criiiiip tuuutuuu fiuuufiuuuuu craaaa craaaa tutuuuu"
Se c'era una cosa che detestavo fra le (infinite) altre, era il cinguettio degli uccelli, soprattutto se era alla mattina, se avevo il raffreddore e se tre quarti d'ora dopo dovevo trovarmi in quell'edificio infernale chiamato scuola e passarci ben otto ore del mio prezioso tempo. Perché dovevano essere in calore? Perché erano felici di essere in calore? Perché dovevano sbattermi addosso la loro felicità? Perché erano felici di sbattermi addosso la loro felicità? Sì, perché loro ci godevano, o se ci godevano! Non vedevano l'ora di essere in calore per essere felici di esserlo, in modo da poter diventare ulteriormente felici vantandosi della loro felice e moralmente semplice vita, fischiettando davanti alla mia finestra, facendomi rimpiangere di essere nato umano. Sì, perché è semplice per gli animali, quando sentono il bisogno di riprodursi fanno un po',di moine, si mettono in mostra, lottano e il gioco è fatto. Invece, noi umani abbiamo dei sentimenti da sviluppare e nutrire e che devono essere ricambiati. In più c'è anche questa cosa dell'omosessualità, bisessualità, che complica le cose: non sai cosa ti piace finche non lo provi. Io non avevo molta esperienza a quei tempi, e la poca che avevo avuto era andata male. Pensavo che l'amore fosse una balla, una finta, pensavo che si trattasse solo di una maschera per nascondere il desiderio sessuale, tutto qui. Ed ero fermamente convinto di questo, finché non incontrai lui. Lo conobbi proprio quella mattina prima di andare a scuola, nel solito luogo dove tutte le mattine mi trovavo con i ragazzi del mio quartiere per andare tutti insieme a scuola.
Ruzzolai giù dal letto quando mio zio fece cadere le pentole in cucina, e mi accorsi che dovevo muovere il didietro se non volevo arrivare tardi dai ragazzi. Ciò sarebbe stato terribile. In effetti loro erano l'unica ragione per la quale mi svegliavo al mattino, l'unica ragione per la quale riuscivo a concludere una giornata di scuola senza dare di matto. L'unica ragione, insieme a mio zio, ovviamente. Non avrei mai potuto fare a meno dei suoi sorrisi energici e sinceri, della sua colazione mezza bruciacchiata fatta con tanto impegno, e dei suoi occhi color corteccia, limpidi e vivaci. Lui era il mio migliore amico in assoluto, gli dicevo tutto e lui diceva tutto a me, eravamo come fratelli, anche se mia madre era sua sorella. Misi la prima maglietta che trovai sulla sedia, poco importava che maglietta fosse, l'importante e che odorasse di qualcosa che ricordava vagamente un indumento pulito, mi infilai i miei fedeli jeans strappati e corsi in bagno a lavarmi i denti, tanto non avrei fatto colazione quella mattina, troppo tardi. Dopo i denti, che pulii alla perfezione, sentii il bisogno di sistemarmi i capelli (cosa che non faccio spesso), come se sentissi di dover incontrare qualcuno d’importante. E in effetti fu così. Quel giorno incontrai la persona più importante della mia vita, il mio primo vero grande amore: un'illusione. Frettolosamente corsi giù dalle scale, misi le scarpe, salutai mio zio e corsi fuori di casa, incamminandomi verso casa della mia migliore amica, Jamia. Quando arrivai c'erano già tutti gli altri e stavano aspettando solo me, ciò mi fece vergognare a morte.

"oh, ecco la bella addormentata, buongiorno principessa!" ghignò Ray.
"taci, Torero, o ti ritrovi con quattro libri di Shakespeare su per il tunnel" sbottai ridendo e facendomi cullare dalle vigorose pacche sulle spalle dei ragazzi.
"sempre molto gentile Frankie" dissero in coro lui e Bob.
"ma dov'è Jamia? Non è ancora arrivata?" Chiesi quando notai l'assenza della ragazza. Non mi ci volle molto a notarlo, infatti ogni volta che ci vedevamo, mi riempiva di abbracci e coccole, cosa che di lei adoravo.
"È andata a prendere il ragazzo che si è trasferito da poco nella zona. Vive più o meno vicino a casa tua, solo che non ha potuto avvisarti perché non ha soldi sul cellulare. Dovrebbe essere qui a momenti..."
Infatti poco dopo la ragazza arrivò tutta pimpante accompagnata da una figura nera e goffa, ma comunque elegante.
"ciao ragazzi! Lui è Gerard e abita proprio nella via dietro alla tua, Frankie, magari dopo la scuola gli fai vedere un po' i dintorni" disse lei vivace, come sempre.
"Sissignora!" risposi mettendo la mano sulla fronte come i militari e imitando la loro postura. Gerard ridacchiò, mettendo in mostra due file di piccoli denti leggermente giallastri, molto probabilmente dovuti al fumo o attivo o passivo che inalava ogni giorno. O almeno così supponevo.
"Molto piacere Gerard, io sono Frank" gli dissi tendendo la mano. Gli rivolsi uno dei miei sorrisi più smaglianti, quasi ebeti ma sinceri. Non potevo fare a meno di sorridere di fronte a lui. Occhi color verde-grigiastro, che sembravano aver osservato tutto il mondo, naso a punta, sopracciglia folte e scure, come i capelli del resto, che gli sfioravano le larghe e morbide spalle. Ma il particolare del suo viso che mi catturò di più, fu la bocca. Piccola, carnosa, di un vivace color rossastro, tesa in un enigmatico mezzo sorriso, che dava al ragazzo un'ulteriore aura di mistero.
"Piacere mio Frank" disse lui stringendomi la mano con gentilezza, ma comunque in modo da farmi sentire che lui era lì e che quelle parole le aveva dette perché le pensava, non perché erano le buone maniere. Poi, quella sua bocca si tese in una delle cose più belle e preziose a questo mondo, permettendo ai miei occhi di bearsi di quella luce radiosa. Penso che mi ubriacai di quel sorriso, tanto da diventarne dipendente. Poi la magia di quella bocca si ripeté quando anche gli altri quattro si presentarono a Gerard, ma loro non la colsero, nei loro occhi non si rifletteva quella magia e lui sembrò accorgersene. Lo potei capire dal suo atteggiamento, da alcuni impercettibili movimenti ed espressioni del viso. Ma non era deluso, anzi sembrava soddisfatto. Poi mi rivolse lo sguardo. Di nuovo la magia, una più bella, una più speciale, la più bella di tutte, la sua magia per me. E quella fu la fine. Tutti e sette ci incamminammo verso la scuola e parlammo un sacco, e Gerard nonostante fosse il nuovo arrivato interveniva spesso e con grande interesse per giunta. Sembrava desideroso di condividere le sue esperienze e di fare tesoro di quelle altrui, in modo da arricchirsi. Io invece rimasi zitto ad osservarlo muoversi e gesticolare. Osservai quella bocca, avido di ogni suo movimento, e registrai tutto, arrivando a fine tragitto sapendo riconoscere ogni sua singola espressione, collegandola a una reazione o emozione. Entrammo nel lungo cortile della scuola, che ormai era già affollato, e ci avviammo verso l'entrata.
" oggi che si fa dopo la scuola?" chiese Jamia "skatepark?"
"per oggi io, James e Bob saltiamo, abbiamo gli allenamenti di rugby e se li perdiamo, il coach ci pesta..." disse Ray.
"neanche io riesco, ragazzi. Esco con Alex" disse Beckye
"ok, mitico... Frank? Gerard? Voi ci siete?"
"sissignora, e c'è anche Ragù" dissi io "Ieri lo zio si è dimenticato di portarlo fuori e ora sta dando di matto"
"Io ci sono, ma non porto bestiole, solo le mie chiappette" scherzò Gerard. Non poté fare a meno di strapparmi un sorriso.
"Ok, posto. Allora ci vediamo oggi alle sei alla Skate! Portate l'occorrente, mi raccomando!" disse lei e poi entrò nell'edificio in tutta fretta.
"faremo bene a darci una mossa anche noi!"
E ci avviammo tutti in classe.
***
Accompagnato Gerard, mi recai nella mia classe, dove mi aspettavano un branco di sciacalli travestiti da adolescenti. Non ne avevo parlato con nessuno, se non con Jamia e mio zio, che avevano dovuto tirarmelo fuori con le pinze. I miei compagni di classe mi escludevano e trattavano con falso interesse, mentivano, sparlavano, non solo dietro di me, ma anche dietro a quelli che chiamavano "migliori amici". Erano un branco d’incoerenti e ipocriti, degni dei politici più subdoli. Inoltre molti di loro mi offendevano apertamente, chiamandomi "emo", "frocio" e affibbiandomi nomignoli come "Pansy" o "Lametta rosa". Ma ciò si poteva sopportare. Quello che non potevo sopportare erano la falsità, l'ipocrisia, le facce disgustate nel vedere me o altre persone "diverse" da loro, l'espressione di superiorità, che loro pensavano di nascondere dietro a sorrisi di carta, ma che io vedevo. Io vedevo tutto e nessuno se ne accorgeva. Ma la cosa che mi dava più fastidio era che a forza di stare in mezzo agli incoerenti, diventavo incoerente pure io e ciò mi scocciava parecchio. Fingevo che non m’importasse niente di tutto ciò, ma in realtà bruciava, oh se bruciava! Mi tenevo tutta quella merda dentro, gli sguardi, gli insulti, i falsi sorrisi, le risate di scherno, i sensi di colpa, la vergogna, e poi la riversavo sul mio sacco da pugile che avevo in camera, un regalo del mio mitico zio. Anche lui come me vedeva tutto, anche Jamia, anche Gerard. E lui mi aveva visto, mi aveva sorriso una volta e non contento mi aveva donato quell'incantesimo una seconda, solo per me. Purtroppo, a quel tempo non avevo dato un nome a questa cosa del "vedere tutto". Io la concepivo come una mia caratteristica, una cosa comune, come la simpatia o l'arroganza. Però Gerard me l'ha fatta scoprire, le ha dato un nome, un suono, un senso, un sapore, uno scopo, e di questo gli sono grato. Ma ciò successe più avanti. Con quel sorriso avevo solo capito che ci capivamo, che eravamo simili e che in qualche modo avevamo bisogno l'uno dell'altra . E quello fu l'inizio.

****** Salve genteeeeeeeee :D Spendo poche parole per dire che le recensione negative o positive, che siano, sono ben accette, quindi se vi va di darmi una mano fatelo pureee. Grazie mille a chi lo farà e grazie anche solo a chi ha letto il capitolo c: Avevo intenzione di pubblicare un capitolo a settimana, ma sono in punizione, quindi appena avrò scontato la pena, pubblicherò il secondo capitolooo Grazie ancora a chi ha letto, leggerà, ha recensito e recensirà questa storia. Sciaooo belliiiiiii :* -NeNe:):
  
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