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Autore: AliF    14/11/2014    3 recensioni
Mary ha la vita che ha sempre sognato adesso. Ha un marito che la ama, una bella casa e un pancione ingombrante. Ha nascosto ciò che era prima sotto il letto, in uno scrigno di legno che non vuole più aprire. Ma il passato non può essere seppellito per sempre e quando i demoni giungono per uccidere lei e il suo bambino, Mary non può fare altro che pregare che Dio li aiuti. Ma Dio non c'è più e al suo posto, a salvarli, c'è un angelo con occhi blu e un trench stropicciato, e una sera le promette di proteggere per sempre Dean.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Mary Winchester
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Prima dell'inizio, Contesto generale/vago
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Mai, e dico mai, iniziare a frequentare Tumblr e soffermarsi su gif che rappresentano Mary e Castiel e un adorabile Dean neonato e mai, e dico mai, scrivere alla tua compagna di Supernatural ed Haed Canon vari alle due di notte, dicendole che secondo te sì, Mary e Cas dovevano essersi conosciuti e che sì, Mary deve aver per forza chiesto a Cas di proteggere Dean e lui, da bravo soldato e bravo angelo, protegge sì il suo amore. Poi, beh, le cose alle due di notte, che poi sono diventate le tre, sfuggono di mano e l'Head Canon si è ingigantito a dismisura fino ad esser diventato un Canon e basta e gli autori sono maledetti perché non ci hanno mostrato tutto questo che deve essere per forza avvenuto. Sparsi per il testo ci sono vari riferimenti alle varie stagioni di Supernatural e citazioni tratte dai duecento episodi. Per il resto, ringraziate Alley che mi ha costretta a scrivere tutto questo e che attende questa storia da una vita. E che è anche un po' sua.


 






















E' stato tanto tempo fa. Ma non è vero, come dicono molti, che si può seppellire il passato.
Il passato si aggrappa con i suoi artigli al presente.
[Il cacciatore di aquiloni - Khaled Hosseini]
 















 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 













Mary sa di essere seguita appena varca la soglia di casa sua. Deformazione personale, così la chiamano, qualcosa di così radicato in lei che è impossibile da estirpare -una vita passata a cacciare mostri e fantasmi non si può dimenticare facilmente, le danno silenziosamente conferma la pistola e l'acqua santa che nasconde ogni notte sotto il letto. L'aria odora di zolfo, le sale la nausea ogni volta che respira -i suoi peggiori incubi odorano di zolfo. Mary sa di essere nei guai fino al collo, i demoni sono ossi duri, lo sono sempre stati, ma almeno prima era una cacciatrice. Adesso, in quelle condizioni, la situazione è disperata.
Saluta la vicina che è intenta a curare le rose («Sai già la data tesoro?» «Tra due settimane») e si incammina rapida per la strada, cercando di controllare comunque la situazione alle sue spalle. Senti dei passi seguirla -due persone forse, il postino e l'anziano col giornale- e lei respira a fondo e lentamente, cercando di mantenere la calma, per il bene suo e di suo figlio. Svolta l'angolo e quasi impreca quando trova la strada bloccata da una giovane coppia appena trasferitasi, entrambi con gli occhi neri.
È in trappola.
«Signora Winchester, che splendida giornata, non trova?» la saluta la ragazza e la futura madre si porta istintivamente una mano al pancione, quando il suo sguardo si ferma proprio lì. In tutta risposta, il piccolo scalcia agitato.
«Cosa volete da me?» domanda e dei passi la informano che qualunque via di fuga si è chiusa.
«Ci manda il nostro capo. Vede, suo figlio sarà fonte di guai per tutti noi. Così abbiamo pensato di risolvere il problema alla radice» le spiega, avvicinandosi e Mary non può fare nulla, rimane ferma, congelata sul posto.
È a quel punto, quando pensa di essere ormai prossima alla fine, che uno dei demoni dietro di lei emette un verso orribile, come di profonda agonia, e la donna si volta quando la strada si riempie di luce. Anche il secondo posseduto cade a terra senza più vita, le orbite completamente svuotate, come se gli occhi fossero bruciati.
In piedi davanti a lei c'è un uomo vestito con un lungo trench beige e Mary vorrebbe ringraziarlo per averla aiutata, ma le parole le muoiono in gola quando il metallo di una fredda lama le graffia il collo.
«Tu non dovresti essere qui» sputa piena d'odio la donna, ma c'è anche altro, c'è anche paura.
«Nemmeno voi» le fa notare l'uomo e la sua voce è calma e pacata e continua a guardare Mary come se fosse la cosa più importante di questo mondo e il resto non esistesse. «Signora Winchester, la prego di chiudere gli occhi» la informa e poi accade l'impossibile.
Prima è solo una pallida luce, simile a quella del sole la mattina presto, e piano diventa sempre più forte e intensa. Mary non riesce a crederci perché di cose strane ne ha viste in vita sua, ma un uomo risplendere è davvero troppo anche per una come lei. Solo che è così, è il suo salvatore la fonte di quella luce raggiante e, giura, due ali sono comparse alle sue spalle, immense e nere. Sente il pugnale scivolare a terra e i demoni urlare di dolore e poi chiude gli occhi quando tutto quello splendore inizia a bruciare anche lei. Li riapre solo quando delle mani gentile sfiorano le sue palpebre, incontrando uno sguardo blu tanto bello e profondo da toglierle il fiato.
«Non possiamo rimanere qui» la informa lui. «Potrebbero essercene altri da queste parti. Dobbiamo andare»
Un battito di ali e di ciglia dopo sono a casa.



 
***
È da una buona decina di minuti che Mary è seduta sul divano a guardare l'uomo tracciare simboli sulle pareti, le porte e le finestre di casa sua. Tuttavia, lei è stanca di tutta quella situazione surreale e necessita di spiegazioni o altrimenti impazzirà -il cuore le batte ancora piuttosto forte per lo spavento preso perché, Dio, stavano per uccidere il suo bambino e sì, anche lei.
«Scusa, puoi fermarti un attimo?» prova a richiamare l'attenzione dell'uomo e si stupisce quando quello si blocca e si volta verso di lei, dando segno di averla ascoltata e non ignorata ancora.
Mary sente il cuore perdere un battito nel momento in cui incontra lo sguardo dello sconosciuto, perché sì, i suoi occhi sono davvero blu e no, due occhi così blu non possono appartenere ad un uomo, non sono umani, per niente. Abbassa i suoi sul pancione, sentendosi improvvisamente piccola e nuda di fronte a tanta profondità che sembra voglia leggerle l'anima.
«Chi sei?» domanda poi, quando la curiosità torna a farsi sentire forte.
«Sono Castiel, signora Winchester»
«Mary, solo Mary» si sente in dovere di precisare e l'altro annuisce lento, come a voler soppesare l'informazione appena ricevuta.
«Mary. E' un bel nome» dichiara alla fine.
«Che cosa sei?» e, davvero, non può averlo chiesto, non è una cosa che si chiede ad una persona che ti ha appena salvato la vita. «Nel senso, non sei umano vero?» riformula subito dopo.
«No, sono un angelo del Signore»
In un altro momento della sua vita probabilmente avrebbe cacciato di casa lo sconosciuto -Castiel, si chiama Castiel- perché di stranezze ne aveva già viste abbastanza nella sua esistenza e un uomo che crede di essere un angelo è davvero troppo, una completa follia e lei di follie non ne vuole più sapere, ma c'è qualcosa nel suo tono, nella serietà del suo sguardo, nel ricordo di tutta quella luce e delle ali e dei demoni morti solo toccandoli che la fa desistere.
«Non mi stai mentendo?»
«No»
Lei lo guarda, ancora diffidente perché è nella sua natura essere diffidenti e poi scuote la testa.
«Scusa, è un po' difficile crederti, anche se ho visto quello che sai fare. Insomma, un angelo? Sembri più che altro un esattore delle tasse»
I suoi occhi si allargano un po' quando il volto impassibile di Castiel si tinge di stupore, subito sostituito dall'ombra di un sorriso appena accennato, come se non avesse ancora imparato a farlo nel modo giusto.
«Che c'è?»
«Ho già avuto questa stessa discussione» si blocca per un attimo, assottigliando gli occhi, come se volesse ricordare meglio quel momento. «Con una persona che ti assomiglia molto» aggiunge infine, tornando serio. «Questo è solo un tramite che si è offerto di contenere la mia vera forma, che è impossibile da vedere per voi umani»
«Perchè?»
«Siamo fatti di pura e ardente Grazia»
Mary ricorda la fine toccata ai demoni e quella luce tanto bella quanto pericolosa. Rabbrividisce, quando realizza finalmente chi sia l'uomo in trench e di cosa sia veramente in grado di fare. Per un attimo, un senso di nausea la coglie, lo stesso che la assaliva durante la caccia, che le ricordava quanto fosse importante la sua vita e la salvava da situazioni potenzialmente troppo pericolose.
«Non devi avere paura di me, Mary Winchester» la rassicura l'angelo, come avesse letto nei suoi pensieri. «Non ti farei mai del male»
«Lo so» risponde lei, perché, per qualche stana ragione, si fida totalmente di Castiel e dei suoi occhi blu che sembrano racchiudere l'universo intero e la guardano come se fosse la persona più importante di tutte. O meglio, guardano il suo pancione, un affetto profondo mal celato dal velo di gelida Grazia e che a Mary non passa inosservato.
«Manca poco al parto» lo informa e l'attenzione si sposta su di lei nuovamente.
«È agitato »
«Deve aver percepito l'ansia della mamma» si alza a fatica da divano e si avvicina all'angelo «Castiel, posso chiederti... »
«Dopo» la interrompe secco. «Adesso sei stanca e io devo mettervi al sicuro. Dopo risponderò a tutte le tue domande e chiarirò i dubbi che ti affliggono»
Le sfiora delicatamente la fronte con due dita e Mary perde conoscenza fra le sue braccia.



 
 ***
Si sveglia solo molto tempo dopo, quando il sole è già alto nel cielo limpido e senza nubi. Mary perde qualche altro minuto stiracchiandosi sul letto, aspettando che gli ultimi rimasugli di sonno scivolino via dalle palpebre ancora troppo pesanti. È tranquilla e riposata e si stupisce di esser riuscita a dormire così a lungo senza venir assalita dagli incubi che sono soliti tormentarla da tutta una vita. Accarezza distrattamente il pancione per ricordare a Dean -Dean, il suo bambino- che lei è sempre lì, vicina a lui e che cercherà con tutta se stessa di esserci sempre. Vuole vederlo crescere lontano dalla sua vecchia vita e raccontargli una bugia, dicendogli che i mostri esistono solo nei racconti dell'orrore, vuole canticchiarli una ninna nanna per farlo addormentare e preparargli una zuppa di riso quando sta male. Vuole vederlo correre al parco insieme agli altri bambini e aiutarlo con i compiti e consigliandolo su come conquistare la sua prima ragazza. Vuole vederlo adulto al fianco di una donna che ama e che lo ama, circondato dai suoi figli che chiameranno lei nonna. Ma soprattutto, Mary vuole che Dean sia felice.
Rimane lì ad accarezzare un pancione ormai troppo grande e a sognare una vita che, lei non lo sa e non lo saprà mai, rimarrà solo sogno perché quel maledetto due novembre del 1983

Un demone entrerà nella cameretta di Sam sei mesi dopo la sua nascita, il due novembre 1983. Ricorda questa data e qualsiasi cosa accada, non entrare là dentro»)

lei entrerà nella cameretta di Sam e le fiamme la divoreranno. La realtà sarà così ben diversa, piena di mostri e fantasmi e una vita passata a cacciarli a bordo di un'Impala e a proteggere un fratellino più piccolo.
Alla fine i ricordi della giornata appena trascorsa tornano prepotenti a farsi spazio nella sua mente, spazzando via ogni immagine felice. Mary si alza, passando una mano sul viso giovane e allo stesso tempo così stanco, scendendo poi in cucina. Si ferma sulla soglia quando scorge Castiel in piedi davanti alla finestra spalancata, lo sguardo rivolto al sole di mezzogiorno. Lei lo osserva attenta, gli occhi scivolano lungo la sua figura, lungo le spalle curve di chi ha sopportato troppe fatiche, troppe preoccupazioni, troppi dubbi e ne è rimasto segnato nel profondo, le braccia abbandonate lungo i fianchi, lungo le pieghe di quel trench beige stropicciato. Si accorge con sorpresa che l'angelo splende, avvolto da una luce bianca e purissima, tanto meravigliosa che Mary rimane a fissarla incantata, incapace a distogliere lo sguardo. Non sa per quanto rimangono così, l'uomo a guardare il sole e la donna a guardare l'angelo.
«Buongiorno Mary» la saluta poi lui, con voce calda e profonda e l'angelo torna ad essere solo un umano, ma i brividi che si rincorrono sotto la sua pelle le ricordano sempre chi ha davanti.
«Splendevi, lo sai? » lo informa, ancora stupita, ancora negli occhi la meraviglia e lui si volta a fissarla e Mary trattiene il fiato -come ogni volta- quando incontra quegli occhi così blu.
«Guardavo il Paradiso» la voce è carica della malinconia di chi è lontano da casa e la ricorda con affetto ogni volta. «Quando un angelo osserva il centro del sole, può scorgerlo. I miei fratelli cantavano la Gloria del Signore e io li ascoltavo»
«Dovresti unirti a loro, dovresti essere lassù tra piume e luce, non qui con me- mormora la donna, trovando improvvisamente sbagliata la presenza di quell'essere tanto potente e incredibile nella sua cucina.
«Sono qui perché mi è stato ordinato» risponde secco, il soldato del Signore torna prepotentemente a farsi sentire. «Sono qui perché... Perché devo proteggere il bambino» e il "voglio" è solo sottinteso.
A quelle parole, le domande rimaste in sospeso vengono nuovamente a galla.
«Cosa vogliono i demoni da me? »
«Vogliono uccidere la madre di colui che sarà il loro più grande nemico, prima che egli nasca e diventi una minaccia»
«Dean? » a quel nome, gli occhi dell'angelo si spalancano un poco e Mary giura di leggere nuovamente lo stesso affetto, lo stesso amore mal celato da un velo di gelida Grazia, come fosse troppo grande e troppo intenso da poter essere mascherato.
«Dean è l'Uomo Giusto, per questo i demoni lo odiano e lo reputano un pericolo»
Mary scuote la testa, come per scacciare un pensiero terribile, o forse per scacciare quelle stesse parole. «No» sussurra e alza gli occhi che non ricorda di aver abbassato. Trattiene a stento le lacrime, lacrime di paura e di rabbia. «No, lui non c'entra nulla. Castiel, è solo un bambino»
«Ai demoni questo non interessa»
«Tu non capisci!» urla la donna, stringendo forte la tazza che ha in mano e l'angelo contrae la mascella, perché invece lui capisce benissimo e se solo potesse fare qualcosa per impedire tutta quella storia, ma non può, non può fare niente e ingoia tutto, mantenendo quella calma apparente che è solo una maschera.
«Lui non c'entra nulla con questa vita. Questa è la mia condanna, non la sua»
Castiel la guarda e tace la verità su Dean. Non racconta della sua esistenza passata a cacciare fantasmi e mostri e a combattere i suoi stessi incubi, non dice nulla perché col tempo ha capito che gli umani preferiscono una bugia, preferiscono non soffrire ancora, perché la verità a volte fa davvero troppo male e così Castiel tace perché non vuole causare altro dolore a quella donna.
Mary sente le lacrime scivolare lungo le guance e questa volta la rabbia è davvero troppa per essere trattenuta e il cuore le batte furioso nel petto. Non è riuscita a proteggere il suo bambino, ha fallito l'unico obbiettivo che aveva nella sua vita, condannando suo figlio come era stata condannata lei a suo tempo. La presa si fa troppo stretta e la tazza si rompe e Mary ha la terribile sensazione che il suo cuore sia andato in frantumi nello stesso modo e con identico rumore. Il resto del the gocciola a terra e si tinge di rosso sangue, quello che sgorga dalla ferita appena aperta sul palmo della mano, ma lei non si accorge del dolore, troppo occupata a soffocare quello che sente nel petto. Scuote la testa quando Castiel fa per avvicinarsi e aiutarla, fermandolo.
«Per favore, vorrei stare da sola» prega con un filo di voce.
Annuendo, l'angelo scompare dalla stanza e Mary si china per raccogliere i cocci della tazza -i cocci del suo cuore. Poi, improvvisamente, si ritrova in ginocchio a piangere disperata, a concedersi quel momento di debolezza, tenendosi il viso tra le mani.
Castiel, invisibile ai suoi occhi, non l'abbandona. È rimasto lì al suo fianco, così come è rimasto al fianco di Dean tante, tantissime volte. E il cuore gli si stringe un po' di più nel petto.


 

***
Quella notte, gli incubi tornano a farle visita. C'è il demone dagli occhi gialli e poi ci sono fiamme e lei sta bruciando e un bambino dagli occhi verdissimi chiama il suo nome, ma rimane solo nell'oscurità.
Mary si sveglia urlando e piangendo e si calma solo quando due braccia forti la stringono con gentilezza, quasi temessero di farle male. Castiel le accarezza i capelli biondi, lasciando che si tranquillizzi, la testa appoggiata sulla sua spalla e Dio solo sa quante volte ha vissuto quella stessa situazione con Dean. Per un attimo, gli sembra di star abbracciando il maggiore dei Winchester, di sentire il suo respiro spezzato e pesante nell'oscurità, gli occhi pieni di quei ricordi terribili che gli hanno marchiato l'anima per sempre che nemmeno la luce della sua Grazia è riuscita a cancellare. Castiel quei ricordi li conosce bene -Castiel conosce tutto di Dean, perchè loro condividono un legame più profondo- e spesso, quando l'umano si riaddormenta tra le sue braccia, una rabbia profonda lo assale, perché in cuor suo teme di aver fallito, di non essere riuscito a salvarlo, teme che un frammento della sua anima sia rimasto prigioniero all'Inferno.

(«Perché mi hai salvato Castiel? »
"L'avevo promesso" «Mi è stato ordinato Dean»
«Non lo meritavo. Sono un mostro»
"Credi di non meritare di essere salvato"
«Chi non lo è?»)

Una voce flebile lo riscuote dai suoi ricordi e il viso di Dean scompare davanti a lui.
«Ho sbagliato tutto nella mia vita, sai?» e l'angelo può benissimo immaginare il sorriso amaro sul viso di Mary. Rimane in silenzio, aspettando che la donna continui a sfogarsi.
«Io non volevo questa vita, non l'ho mai voluta. Ho iniziato ad addestrami su ordine di mio padre e forse da un lato mi andava bene un tempo, perché desideravo compiacerlo, desideravo condividere qualcosa con lui. È normale voler trascorrere qualcosa con il proprio papà, renderlo fiero, accontentarlo» e Castiel stira le labbra in un sorriso altrettanto amaro, perché lui è stato creato esattamente per quella ragione, per servire Dio e cerca di ignorare il fatto che, come Mary, ha tradito la vita tracciata per lui da suo Padre, sacrificandola e Cadendo per un umano. «A dieci anni le bambine collezionano bambole e non guardano più sotto i loro letti la notte, o dentro i loro armadi, perché sanno che i mostri non esistono. Io a quella stessa età sapevo già sparare e lanciare un pugnale con tale precisione da centrare sempre il cuore e scoprivo che invece i mostri esistono eccome» si ferma giusto il tempo per riprendere fiato. «Credo che i miei incubi siano iniziati allora, perché, dopo un po' che fai questa vita fantasmi e streghe e demoni ti entrano dentro e non ti lasciano più. Non ti permettono più di vivere, nemmeno quei pochi giorni di tranquillità che ti vengono concessi tra una caccia e l'altra, quando provavo a respirare un po' di normalità, quando provavo a capire cosa volesse dire essere normale. E quando ci riuscivo, quando baciavo un ragazzo o uscivo con delle amiche, la notte si popolava di tutte le creature uccise fino a quel momento, ricordandomi che no, quella vita non poteva essere mia, che io appartenevo a loro. Poi ho incontrato John» a quel nome, Mary sorride teneramente. «Era un giovane soldato tornato dal Vietnam, ma, a differenza di tutti gli altri, la guerra non l'aveva rotto. Era ancora pieno di speranze che l'orrore non era riuscito a soffocare e io mi innamorai del suo sorriso e dei suoi abbracci, tanto forti che sembravano avessero aggiustato la mia anima. Quando ero con lui, sentivo che il sogno che avevo da sempre (una vita normale, una casa, un marito che torna la sera e ti bacia e poi bacia il tuo pancione) poteva diventare realtà e che potevo farcela, potevo lasciarmi alle spalle tutto quanto e regalare a Dean la normalità che mi era stata negata» Mary china la testa e inizia a singhiozzare, le lacrime le rigano le guance e cadono sulla mano di Castiel, che quasi non riesce a sentire quello che la donna ha ancora da dire. «Adesso scopro di essermi illusa ancora una volta, perché la mia vecchia vita non mi lascerà mai in pace, la sentirò aggrapparsi a me, graffiarmi con i suoi artigli, soffocarmi, prendersi tutto ciò che mi è più caro al mondo. Si prenderà Dean e io non potrò fare nulla per fermarla e proteggerlo»
"Non potrai fare niente, perché Azazel reclamerà la tua anima e morirai. Non potrai salvare Dean e Sam perché sarai inghiottita da fuoco e fiamme" pensa Castiel e rimane in silenzio, non svelando il finale della storia, perché non gli è concesso cambiarla. A nessuno è concesso cambiare il corso del destino.
«Ho fallito come madre» la voce della donna è sofferenza e dolore e delusione e colpisce l'angelo dritto al cuore.
«Io non credo che tu abbia fallito Mary» si ritrova a dire e la donna si scosta un poco, il tanto per poterlo finalmente guardare negli occhi, senza mai sciogliere l'abbraccio in cui continua a nascondersi.
«Non hai fallito con tuo figlio. Dean ti ama immensamente e non ti incolpa per la vita che ha intrapreso. Se non fosse stato un cacciatore, non avrebbe salvato il mondo dalla distruzione. Se non fosse stato un cacciatore, non avrebbe salvato tutte quelle persone che oggi sono vive grazie a lui. Non ti rimprovera nulla Mary. Nulla»
«Come fai ad esserne così sicuro?-
«Io conosco Dean» afferma. «Conosco il Dean che verrà e posso assicurarti che quello che dico è vero» si ferma per un momento, come cercasse di riordinare i pensieri e trovare le parole adatte per descrivere qualcosa che non si può esprimere, ma solo provare. «Io conosco Dean» ripete e Mary annuisce.
«Lo so, me l'hai appena detto»
«No, non in quel senso» sbotta e all'improvviso sembra frustrato, così alza gli occhi al soffitto prima di continuare. «Io conosco Dean nel profondo, lo conosco più di quanto lui conosca se stesso. L'ho salvato da fiamme, fuoco e orrore, l'ho salvato quando pensava che non fosse più possibile, quando credeva di essere diventato un mostro anche lui. Ho ridotto in cenere chi lo aveva fatto cedere e poi ho lottato contro di lui. L'ho afferrato e ho cercato di risanare le sue ferite, sia quelle che aveva e quelle che invece continuava ad infliggersi. Alcune credo addirittura di avergliele causate io. L'ho guardato a lungo negli occhi, sperando che capisse, che anche lui vedesse la meraviglia che avevo visto io»
Mary si stupisce perché è la prima volta che l'angelo, solitamente così silenzioso, pronuncia tutte quelle parole di sua spontanea volontà, senza che lei l'abbia costretto a parlare e la sua voce, calma e profonda, si colora di emozioni forti e lei non può fare a meno di sentirsi ancora una volta minuscola di fronte a quell'immensità. Per un attimo, desidera con tutta se stessa lasciarsi affogare in quel mare blu scuro di sentimenti così belli, ma non lo fa, perché in cuor suo sa che tutto quello non è destinato a lei.
«Che cosa hai visto Castiel?» domanda invece, curiosa e subito non ottiene risposta. Per un attimo crede di aver osato troppo, ma poi lo sente sospirare e la sua voce risuona ancora una volta nel silenzio della stanza.
«La sua anima, Mary» sussurra così piano che, se non fosse stato tanto vicino, di certo non lo avrebbe sentito
«Nella nostra vera forma, noi angeli rappresentiamo la Gloria del Signore, siamo la Gloria. Ma l'anima di Dean... La sua anima è quanto di più perfetto possa esserci, così forte nella sua fragilità, perché è l'essenza di un uomo che lotta e spera anche quando la situazione è disperata e che non si rende mai conto della sua grandezza. Sai, credo che la mia Caduta sia iniziata allora, quando l'ho visto per la prima volta. Mi è stato ordinato di salvarlo, ma alla fine è stato lui a salvare me» e Castel sa benissimo che quello che è appena detto è sbagliato, Cadere è la vergogna più grande per un angelo, ma non per lui.
«Sai, Mary» continua ad un tratto, dopo un lunghissimo momento passato in silenzio. «Tutta questa bellezza la rivedo in te. Tu e Dean condividete la stessa luce che sarà la sua unica ancora di salvezza quando la vita sembrerà troppo dura e le speranze morte. Tu sei e sarai per sempre la sua guida»
Poi la sente piangere e abbassa gli occhi su di lei, confuso. La scosta appena, giusto per osservare il suo volto rigato dalle lacrime e inclina la testa, dubbioso.
«Perchè piangi?»
Mary, in tutta risposta, lo abbraccia stretto ed è tutto troppo strano per lui, che non ha ancora capito bene quale logica seguano le reazioni e i comportamenti umani. Quindi si irrigidisce a quel contatto, non sapendo come comportarsi e la sente sorridere e anche questo è strano, perché stava piangendo prima.
«Dovresti fare altrettanto, sai. Intendo, dovresti abbracciarmi anche tu» e lui annuisce, stringendola piano, come se potesse romperla, come se fosse fragile, ma Mary non è fragile e quindi la stringe un po' di più e non può vedere il suo sorriso diventare enorme.
«Grazie per tutto quello che hai detto, Cas» sussurra contro la sua spalla e l'angelo sente il suo cuore perdere un battito quando la donna pronuncia il suo nomignolo.
Improvvisamente si accorge di star sorridendo anche lui, perché quel momento è bello, bello come l'anima di Mary che si addormenta fra le sue braccia, bello come tutte le emozioni che lo assalgono e che lui non riesce a chiamare per nome -sono troppe e lui ha appena iniziato a conoscerle- ma che ringrazia perché lo fanno sentire vivo
.











 
   
 
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