Scorpions – Still loving You
( http://www.youtube.com/watch?v=3uNyPefjS88 )
Aurélien Monfils aveva capito
fin da subito che Alizée Philippe sarebbe stata sua e di nessun altro.
Nonostante
si fossero conosciuti all’Accademia di Recitazione e lui si fosse ritenuto non
all’altezza di quella ragazza, in cuor suo aveva sentito scattare qualcosa,
qualcosa che lo aveva fatto fremere.
Ma il
mare è pieno di pesci. Questa era sempre stata una delle sue frasi, una di
quelle citazioni stupide che rifilava a chiunque nei momenti più disparati e
meno opportuni.
Però gli
piaceva.
Gli
piaceva perché rispecchiava la realtà dei fatti e poteva essere applicata a
qualsiasi circostanza: in amore, in amicizia, in campo lavorativo e,
ovviamente, nel mondo del Teatro e dello Spettacolo in generale.
Aurélien aveva lottato per farsi rispettare e accettare
in quel mondo dove chiunque vuole sopraffare il prossimo senza porsi alcun
problema; ci era voluto del tempo, ma lui lo aveva fatto anche e soprattutto
per potersi avvicinare ad Alizée Philippe.
Lei era
una ragazza bella e perciò stimata e ammirata dai più: lunghi capelli corvini,
mossi, selvaggi, le incorniciavano il viso dalla carnagione scura. Nonostante i
suoi lineamenti rimandassero alle origini etiopi di sua madre, la sua
espressione era talmente gentile da far apparire dolci le labbra piene e gli
occhi grandi, profondi e limpidi, scuri come la notte; il tutto coronato da
lunghe ciglia e da un delizioso e tipico naso alla francese.
Aurélien non riusciva a resistere, quando la incrociava
nel corridoio dell’Accademia, durante il primo periodo: si sentiva quasi
costretto ad abbassare lo sguardo per paura che nei suoi occhi lei potesse
leggere la profonda attrazione che lui provava nei suoi confronti.
Poi le
cose cambiarono quando Aurélien si ritrovò a
preparare uno spettacolo natalizio insieme a lei. Il copione era inedito,
ideato dal professor Dupois, il quale si era inoltre
impegnato ad effettuare le selezioni.
Così, Aurélien e Alizée furono scelti come protagonisti.
Prima
d’allora non avevano mai scambiato che qualche parola ed ebbero così occasione
di conoscersi meglio: si incontravano durante le ore buche per provare le
parti, si scambiavano opinioni su questo o quello spettacolo e avevano persino
pensato di andare a teatro insieme, qualche volta.
Aurélien, tuttavia, non riusciva a capire se la ragazza
fosse interessata davvero a lui e fu anche peggio quando Alizée scoprì che alla
fine della rappresentazione i due protagonisti avrebbero dovuto scambiarsi un
bacio. Non si era preoccupata di leggere tutto il copione finché non era giunto
il momento di provare le ultime scene.
Così il
giorno seguente, durante la lezione, si alzò, agguerrita, con lo sguardo
fiammeggiante. “Signor Dupois, non sono d’accordo con
il finale del suo copione!”
il
giovane uomo le rivolse una delle sue occhiate maliziose, quelle che soleva
rivolgere alle sue alunne. Girava voce, in Accademia, che avesse avuto diverse
avventure con le giovani attrici che gli chiedevano di poter avere delle
lezioni private ed individuali.
Alizée
non era come le altre, però: non arrossì né distolse lo sguardo; si limitò ad
incrociare le braccia sul petto, impassibile.
“Signorina
Philippe, qual è il suo problema?”
“Gliel’ho
detto: non sono d’accordo con il finale e non penso di recitare nei panni di Aliénor.”
“Oh, per
favore! Lei è stata scelta, ricorda? Come può essere così ingrata?”
Aurélien, intanto, si sentiva ribollire il sangue nelle
vene e invadere dall’imbarazzo: perché Alizée Philippe non voleva baciarlo?
Possibile che fosse così disgustoso ai suoi occhi?
“Signor Dupois, non le parli così” si ritrovò ad intervenire, senza
nemmeno sapere perché. Conosceva Alizée da poco ma sentiva di doverla
proteggere, in qualche modo, tanto più che detestava i modi viscidi di Dupois.
“Scusa, Aurélien, non ho bisogno di un avvocato” ruggì la ragazza,
senza degnarlo di uno sguardo.
Lui
tacque, mentre Hérman Dupois
ridacchiava.
“Signori
miei, ascoltatemi bene: c’è chi pagherebbe milioni per essere qui, al vostro
posto. L’Accademia di Recitazione di Parigi è una delle più rinomate e ambite
da tutti quei figli di papà come voi che – senza offesa – hanno la squallida
opportunità di sborsare quattrini per iscriversi. Poi, ci sono quelli che
devono sudare per entrare a far parte dei nostri studenti. Questo è il caso
della signorina Philippe, o sbaglio? Se non vuole stare qui, Alizée” – Dupois si interruppe per rivolgere un’occhiata eloquente
alla ragazza – “può prendere le sue cose e andarsene, quella è la porta”
concluse, indicandole l’uscita con un gesto sprezzante della mano.
Aurélien era fuori di sé. Quel verme aveva umiliato
Alizée di fronte a tutta la classe, facendo leva sulla sua povertà e sul fatto
che fosse entrata all’Accademia grazie ad una borsa di studio. Avrebbe voluto
prenderlo a pugni ma riuscì a trattenersi, essendo per natura poco audace.
Intanto
la campanella che segnalava la fine dalla lezione era risuonata per i corridoi,
le aule e il Teatro.
Alizée
Philippe afferrò la sua borsa e si precipitò fuori, infuriata come non mai.
Aurélien decise di seguirla.
“Alizée,
aspetta!” le gridò dietro, afferrandola per un polso.
Lei si
voltò, lo sguardo infestato dalla rabbia.
“Non far
caso a Dupois, è un verme. Ci parlo io, vuoi? Del
resto, non può obbligarti a…”
“Lascia
stare, non voglio parlarne. Ci vediamo questo pomeriggio per le prove.”
Detto
questo, la ragazza si divincolò e corse via.
Fu
proprio quel pomeriggio che tutto ebbe inizio.
Aurélien aspettava Alizée nel teatro deserto, seduto
sul bordo del palco. Si era portato dietro la sua bella chitarra classica e
stava strimpellando qualcosa. Avrebbe dovuto fare i noiosissimi esercizi che la
signora Pascal aveva assegnato alla fine del Laboratorio di Chitarra, ma lui
aveva già le basi e in ogni caso non aveva il tempo materiale per ripassare i
rudimenti di quello strumento che, in fin dei conti, non amava poi così tanto.
Quella
mattina, mentre si preparava per le lezioni, aveva acceso la radio e aveva
sentito una canzone bellissima, che gli era rimasta impressa. Canticchiando la
melodia, provò a riprodurla attraverso le corde.
Quando
Alizée arrivò, lo trovò assorto: la chitarra non lo entusiasmava, ma era
portato per suonarla. La ragazza rimase per un attimo in silenzio, a fissare le
sue lunghe dita che scivolavano sulle corde e producevano suoni che sembravano
non soddisfarlo affatto.
“Che
suoni?” domandò lei, facendolo sussultare. Aurélien
non si era accorto del suo arrivo, così le rivolse un sorriso incerto.
“Non so,
ho sentito una canzone alla radio e non riesco però a suonarla” spiegò lui,
riponendo lo strumento e alzandosi. “Possiamo cominciare.”
“Senti, Aurélien… spero di non averti offeso, stamattina. Il fatto
è che…”
“Hai
tutto il mio appoggio. Siamo allievi di questa scuola, è vero, ma non possono
chiederci di fare qualcosa per cui non ci sentiamo pronti.”
“Sì, ma
non è questo il punto, Aurélien” ribatté lei,
guardandolo dritto negli occhi.
Lui non
disse niente, si limitò ad attendere che lei parlasse.
“Hérman Dupois vorrebbe che alla
fine dello spettacolo noi ci scambiassimo un bacio, no? Io gli ho detto che non
sono d’accordo, ma la ragione non è quella che pensi tu.”
“E qual
è, allora?” sbottò lui, confuso.
“Vorrei
baciarti, Aurélien, ma non di fronte a tutti, non
così. Non vorrei doverlo fare sapendo di recitare una parte. Almeno, non prima
di aver assaporato le tue labbra in privato” spiegò lei.
Lui
rimase immobile, senza riuscire ad assorbire quelle parole. Come Alizée avesse
potuto parlare tanto apertamente, non lo sapeva proprio. Lui si sentiva a
disagio soltanto a pensare di poterla sfiorare. Quella ragazza gli piaceva
sempre più, proprio perché possedeva una determinazione che lui faticava a
conquistare.
Alizée
gli si avvicinò e gli carezzò una guancia, immergendo i suoi occhi scuri in
quelli di lui.
Aurélien simise di respirare,
smise di pensare e di comprendere dove fosse e cosa stesse per accadere.
Poi
realizzò, di colpo, che lei provava esattamente ciò che provava lui: lo leggeva
nel suo sguardo, lo sentiva da come lei lo toccava e lo comprese ancor più
quando le loro labbra si sfiorarono per la prima volta. Il suo corpo si
incendiò a causa di quel contatto e Aurélien seppe
per certo che anche quello di Alizée stava reagendo alla stessa identica
maniera.
Da quel
momento tra loro cambiò ogni cosa: passavano il tempo insieme, ogni occasione
era buona per rifugiarsi l’uno nelle braccia dell’altra. Inoltre, Alizée lo
pregò di imparare a suonare la canzone che lui cercava di strimpellare il
giorno in cui si erano scambiati il primo bacio, dopo aver scoperto che si
trattava di una canzone degli Scorpions che le
ricordava tantissimo il suo defunto padre.
Aurélien, a quel punto, si impegnò al massimo, fece in
modo di procurarsi gli spartiti, di studiare ad orecchio, fece di tutto per rendere
quel pezzo perfetto, in modo da poterlo suonare per Alizée ogni volta che lei
lo desiderava.
Quando Aurélien ritenne di essere pronto, glielo disse e lei
decise che voleva ascoltarlo il prima possibile e così decisero di uscire dalla
scuola, eludendo la sorveglianza e prendendosi un momento tutto per loro,
lontano dal resto del mondo. Poi Aurélien propose di
salire sul tetto, in piena notte. Nessuno si sarebbe accorto della loro assenza
e sarebbero stati in pace.
Aurélien, con grande sorpresa di Alizée, aveva imparato
tutto il testo a memoria, riarrangiando il tutto in
chiave acustica.
La
guardò negli occhi e, dopo averle regalato un dolce bacio, strinse la chitarra
tra le mani e cominciò a suonare, sfiorando le corde con estrema sicurezza e
amore, come non aveva mai fatto in vita sua. invaso da una miriade di emozioni,
cominciò a cantare con voce tremante, senza mai incontrare lo sguardo della
ragazza, per paura di ciò che avrebbe potuto leggervi.
Time, it needs time
To win back your love again
I will be there, I will be there
Love, only love
Can bring back your love someday
I will be there, I will be there
I’ll fight, babe, I’ll fight
To win back your love again
I will be there, I will be there
Love, only love
Can break down the wall someday
I will be there, I will be there
If we’d go again
All the way from the start
I would try to change
The things that killed our love
Your pride has built a wall, so strong
That I can’t get through
Is there really no chance
To start once again
I’m loving you
Try, baby try
To trust in my love again
I will be there, I will be there
Love, our love
Just shouldn’t be thrown away
I will be there, I will be there
If we’d go again
All the way from the start
I would try to change
The things that killed our love
Your pride has built a wall, so strong
That I can’t get through
Is there really no chance
To start once again
If we’d go again
All the way from the start
I would try to change
The things that killed our love
Yes, I’ve hurt your pride, and I know
What you’ve been through
You should give me a chance
This can’t be the end
I’m still loving you
I’m still loving you,
I need your love
I’m still
loving you
Quando Aurélien sfiorò le corde per l’ultima volta, sollevò
finalmente il capo e incontrò gli occhi della bella Alizée.
Occhi
che lo fissavano con immensa tristezza, ma nei quali lui riuscì a intravedere
anche qualcos’altro, un sentimento di profondo rispetto e ammirazione, un
affetto che non le aveva mai visto esprimere.
La
ragazza si avvicinò piano, gli sfilò la chitarra dalle braccia e la posò con
delicatezza sul pavimento.
Poi gli
gettò le braccia al collo e si strinse a lui, baciandolo con trasporto.
“Grazie”
mormorò al suo orecchio, poi lo fece stendere sulle piastrelle e continuò a
baciarlo, prima con dolcezza, poi con più trasporto, finché non si ritrovarono
avvinghiati l’uno all’altra.
Fecero
l’amore per la prima volta su quel terrazzo, mentre la brezza notturna sferzava
i loro caldi corpi, senza però ferirli né disturbare il loro amore.
Aurélien si sentì così felice che non riuscì a chiudere
occhio, una volta tornato nel suo letto. Avrebbe voluto addormentarsi con
Alizée tra le braccia, ma sapeva che in quella scuola non era possibile. I suoi
compagni di stanza non avrebbero mai acconsentito ad ospitare una ragazza e
nemmeno a lui l’idea piaceva granché.
Dopodiché,
‘Still loving You’ era diventata la loro canzone, nonostante parlasse di
un amore ormai finito e senza più alcuna speranza. Per loro, questo non aveva
importanza, poiché rappresentava il ricordo della prima volta che si erano
abbandonati ai loro sentimenti nella maniera più profonda e definitiva.
Così,
passarono i mesi. Aurélien e Alizée erano
quotidianamente travolti dal loro amore e lo spettacolo di Natale fu un
successo, tanta era la sintonia che i due protagonisti trasmettevano attraverso
ogni loro gesto. Lo stesso Hérman Dupois
si complimentò personalmente con entrambi, nonostante Alizée gli avesse rivolto
un’occhiataccia, anziché ringraziarlo per gli elogi. Non aveva dimenticato il
suo comportamento e la discriminazione che le aveva rivolto di fronte a tutti i
suoi compagni.
Durante
il secondo anno di Accademia, però, accadde qualcosa che distrusse tutto ciò
che Aurélien aveva lottato per ottenere.
Hérman Dupois, durante una
delle sue noiosissime lezioni, annunciò che sarebbero giunti nella scuola dei
talent scout che avrebbero selezionato alcuni studenti. L’idea era quella di
creare un musical del tutto inedito e moderno, che avrebbe coinvolto i più
giovani allievi dell’Accademia.
“Si dà
il caso che questi importanti giudici siano miei cari amici” ci tenne a
precisare Dupois, sogghignando.
Aurélien sapeva esattamente cosa significavano quelle
parole: Hérman Dupois
sarebbe stato disposto a mettere una buona parola per qualunque ragazza che, in
cambio, gli avesse concesso certi servizietti. Tutti sapevano qual era la
reputazione di quel verme, perciò il ragazzo non si sorprese affatto quando lo
sorprese a rivolgere occhiate maliziose in direzione delle ragazze, Alizée
compresa. Lei, per tutta risposta, rimase impassibile e non distolse lo
sguardo.
Era una
ragazza tanto fiera e forte, non si lasciava mai scoraggiare né mettere i piedi
in testa da nessuno.
Ma
quando la lezione si concluse, Aurélien notò con
disappunto che la sua ragazza si avvicinava a Dupois.
Assistette impotente a quella scena e osservò con disgusto Dupois
che sorrideva alla sua Alizée, sfiorandole appena un braccio.
Poi lei
lo salutò e si diresse verso Aurélien.
“Perché
sei andata da lui?” sbottò lui, non appena uscirono dall’aula.
“Che ti
prende? Non sarai mica geloso?” lo punzecchiò Alizée, prendendolo sottobraccio.
Lui si
fermò e si scostò da lei, voltandosi per guardarla negli occhi.
“Cosa ho
fatto di male?” chiese ancora lei, rabbuiandosi. “Volevo soltanto saperne di
più su questa selezione, qual è il problema?”
“Sai
benissimo cosa intendeva Dupois con quella frase”
sibilò il ragazzo, a denti stretti.
“E
allora?”
“Allora
niente” tagliò corto lui. “Non voglio che tu entri in confidenza con quel tipo”
borbottò, scuotendo il capo.
La
conversazione si concluse con l’arrivo di Janette,
un’amica di Alizée che la trascinò via.
Ma Aurélien non riuscì a togliersi dalla testa le immagini di Dupois che toccava la sua Alizée, non riusciva a concepire
che potesse succedere una cosa del genere. Si sentiva invadere dalla rabbia, la
quale lo accecava e lo rendeva piuttosto inquieto.
Così
decise di affrontare Dupois e andò alla sua disperata
ricerca. Lo trovò in Teatro che compilava un registro. Sembrava molto
concentrato e quasi si spaventò nel vedere Aurélien
che gli si era piazzato di fronte.
“Dupois, dobbiamo parlare” annunciò il ragazzo, con tono
serio.
“Mi
dica, signor Monfils, in cosa posso esserle utile?”
“Non
faccia il finto tonto con me! Se crede di poter sedurre la mia ragazza, si
sbaglia di grosso!” ruggì il ragazzo, stringendo i pugni.
Col
senno di poi non avrebbe certo commesso lo stesso errore, ma in quel momento
era come se non ragionasse.
Dupois sollevò lo sguardo dal registro e scoppiò a
ridere, appoggiandosi allo schienale della poltroncina imbottita.
“Non sto
scherzando” sibilò Aurélien.
“Sa, Monfils, lei mi è proprio simpatico. Ha già capito come si
trattano le donne. Ma vede, mio caro allievo, il mare è pieno di pesci e il
gentil sesso si stanca facilmente, in mancanza di…
stimoli. Capisce cosa intendo?”
Aurélien non poteva credere che Dupois
avesse utilizzato la sua citazione preferita per sostenere le sue rivoltanti
teorie.
“Lei mi
disgusta.”
“Moderi
i termini, la prego, non è il caso di prendersela tanto. In sostanza, Monfils: se la signorina Philippe decidesse di subire il
fascino di qualcun altro, lei dovrebbe porsi qualche domanda sul perché. E ora,
mi scusi, ma devo andare.”
Detto questo,
chiuse il registro e se ne andò in tutta tranquillità.
Aurélien allora prese ad imprecare, insultandolo
nonostante il professore non potesse più udirlo e mollando calci a tutto ciò
che si trovava attorno a lui. Odiava Dupois, odiava
quella sua faccia da schiaffi e quel suo essere presuntuoso e tremendamente
viscido; ancor più, detestava la consapevolezza di sé che lo caratterizzava e
lo rendeva insopportabile. Un verme, nient’altro che un lurido verme bastardo!
Non
disse a nessuno della sua conversazione con il professore, neanche ad Alizée.
Riuscì ad illuderla che andasse tutto bene, ma in cuor suo si sentiva ribollire
di rabbia ogni volta che vedeva quell’uomo o che seguiva una sua lezione.
Le cose
peggiorarono quando Aurélien notò gli sguardi e i commenti
che Dupois rivolgeva ad Alizée. Lei sembrava
impassibile come al solito, ma il ragazzo si rese conto che ogni tanto
rispondeva alle sue provocazioni. Il che faceva alquanto impazzire il giovane,
il quale avrebbe volentieri spaccato la faccia a chiunque avesse messo gli
occhi addosso alla sua ragazza.
Un
pomeriggio, alla fine delle lezioni, decise di andare in teatro a suonare la
chitarra in santa pace, senza che nessuno lo disturbasse.
Era
rimasto d’accordo con Alizée affinché si incontrassero sul tetto dopo cena, in
modo da non attirare sguardi indiscreti e perciò decise di prendersi del tempo
per sé, non avendo alcuna lezione dopo la pausa pranzo.
L’Accademia
era insolitamente silenziosa e Aurélien fu felice che
nessuno lo fermasse durante il tragitto lungo i corridoi dell’istituto.
Si fermò
di botto nell’udire delle voci stranamente familiari provenire da una delle
aule.
Non
voleva credere alla sue orecchie e rimase pietrificato nel rendersi conto che i
suoi sospetti, purtroppo, erano fondati: Alizée era in quella stanza.
E stava
parlando con Hérman Dupois.
“Alizée
Philippe, il tuo atteggiamento mi sorprende” disse il professore, utilizzando
il suo solito tono beffardo e colmo di malizia.
“Senti,
arriviamo al dunque: cosa intendevi quando hai detto che quei talent scout sono
tuoi amici?” domandò lei, dandogli del tu.
Aurélien rimase scioccato, non sapeva cosa in realtà
stesse accadendo lì dentro, ma allo stesso tempo era disgustato dal fatto che
Alizée si rivolgesse in quel modo a Dupois e che lui
facesse lo stesso.
“Vedo
che sei perspicace. Hai capito qual era la domanda giusta da farmi.”
“Rispondi!
Falla breve, Hérman!”
Da
quando tra i due si era istaurata un simile livello di confidenza? Il ragazzo
avrebbe voluto far irruzione nell’aula e interrompere quello scempio di
conversazione, ma il suo corpo non rispondeva ai comandi del cervello e non
poté far altro se non stare lì, ad ascoltare.
“Credo
che tu non abbia bisogno della mia risposta, dolcezza” asserì Dupois, poi si udì un rumore e Aurélien
capì che uno dei due si era alzato. Doveva trattarsi di Dupois,
concluse.
“Come
puoi ricattare così le tue alunne?”
“Ah,
tesoro! Sei ingenua o fingi di esserlo? Credi davvero che cambierebbe qualcosa,
per me, se a recitare in quel musical fossi tu o chiunque altra? Élodie, ad esempio?”
“Non
nominare quell’oca, lei non è all’altezza di quella parte e tu lo sai meglio di
me!”
“Oh,
certo che lo so, ma i miei amici mi darebbero ascolto se suggerissi loro di
ingaggiarla, perché si fidano di me.”
“E tu lo
faresti soltanto per motivi così squallidi?”
“Non li
definirei proprio squallidi, piuttosto… divertenti”
ribatté Dupois, ridacchiando.
“Io non
sono così stupida da…”
“Sì,
certo, però vuoi quella parte e sono certo che accetteresti, se l’unico modo
per ottenerla fosse divertirti un po’ con me.”
Dopodiché
calò il silenzio e Aurélien si sentì morire. Perché
nessuno parlava? Perché Alizée non gli rispondeva a tono? Possibile che stesse
davvero prendendo in considerazione quelle eresie?
L’unica
cosa che il ragazzo seppe per certo fu che doveva allontanarsi, non era più
possibile per lui stare ad ascoltare, non ne aveva più la forza.
Riuscì a
muoversi e in men che non si dica si ritrovò a
correre, diretto verso la sua stanza.
Una
volta giunto in camera, tirò un sospiro di sollievo quando la trovò deserta.
Lasciò
cadere la chitarra per terra e si sedette sul bordo del letto.
Doveva
riflettere, c’era qualcosa che gli sfuggiva.
Aveva
sempre sostenuto che Alizée fosse troppo per lui, che lui non fosse all’altezza
di quella ragazza. Ogniqualvolta che si guardava allo specchio, si sentiva
insignificante: quei capelli perennemente scompigliati che non aveva mai voglia
di sistemare, dal colore indefinibile che poteva variare dal castano al rosso
spento, fino a raggiungere sfumature di biondo scuro; gli occhi erano chiari,
di un verde che non aveva nulla di luminoso o affascinante, un verde come
tanti; la corporatura esile e le mani un po’ troppo grandi, l’abbigliamento
comune e alquanto sciatto.
Cosa
poteva aver affascinato tanto Alizée?
Neanche
il suo carattere era granché. Non si sentiva coraggioso e non aveva quella
forza che avrebbe dovuto caratterizzare un uomo, almeno secondo il suo parere.
Allora
perché Alizée lo amava?
No,
argomentò, non lo amava, se aveva deciso di parlare con Hérman
Dupois e di concedergli tanta confidenza. Si domandò
cosa stessero combinando quei due. Allora si rese conto che era stato proprio
un vigliacco, esattamente l’opposto di ciò che sarebbe dovuto e voluto essere.
Forse
era ancora in tempo per raggiungerli e salvare il salvabile. Ma poi rifletté
sul fatto che nulla avrebbe fermato Alizée, se era realmente intenzionata ad
ottenere quella parte nel musical.
Una
fitta di dolore si impossessò del suo petto e lo straziò, facendo sì che si
accasciasse sul materasso e si rannicchiasse su se stesso come se tentasse di
difendersi dalle sensazioni negative che lo stavano travolgendo.
Era
stato proprio uno stupido a credere che Alizée sarebbe stata sua in eterno. La
sua mente da ragazzino si era illusa che quello sarebbe stato il suo unico
grande amore e che anche lei avesse la medesima opinione sulla loro relazione.
No, nulla
era andato secondo i suoi stupidi piani.
Quando
sentì bussare alla porta della sua camera, il filo dei suoi pensieri si
interruppe di colpo. Non sapeva dire se si fosse assopito o se fosse
semplicemente troppo assorto e sconvolto per mantenere un normale contatto con
la realtà; tuttavia balzò dal letto e andò ad aprire, senza comprendere dove
avesse trovato la forza per reagire immediatamente.
Alizée
si presentò di fronte a lui e il suo cuore perse un battito: lei stava
sorridendo.
“No,
Alizée. È finita, vattene!” sibilò e fece per tornare dentro.
Lo
sguardo della ragazza si rabbuiò di colpo.
“Cosa stai…”
“Non
voglio sapere niente di te e Dupois, ne morirei! Ti
prego, vai via!”
“Aurélien, non capisco, ma che…”
Le chiuse
la porta in faccia e girò la chiave nella serratura, poi si gettò sul letto e
infilò le cuffie, isolandosi dal resto del mondo.
‘Still loving You’,
ecco cosa si espanse nelle sue orecchie e si insinuò fin nella sua anima.
Non
parlava molto bene l’inglese, ma aveva sempre capito quel testo, proprio perché
rappresentava Alizée, la loro relazione intensa e meravigliosa, almeno finché
era durata.
Anche
lui, come l’autore di quel brano, non sapeva come riavere l’amore di Alizée,
ammesso che lei lo avesse realmente amato fino a quel momento.
Ma si
poteva smettere di amare qualcuno per ottenere una stupida parte nello stupido
cast di uno stupido musical?
No, si
disse, non poteva succedere; ma il musical in questione doveva essere di
importanza vitale per Alizée, altrimenti non avrebbe mai pensato di concedersi
a Dupois, quel verme schifoso di Dupois.
Uno dei
suoi grandi difetti, tuttavia, era sempre stato l’orgoglio, l’unica cosa che lo
avvicinasse alla definizione che lui attribuiva ad un vero uomo. Perciò, non
pensò neanche di chiedere spiegazioni alla ragazza, aveva già ammesso che
sarebbe morto di dolore se avesse saputo cos’era accaduto tra lei e quell’uomo,
dopo la sua fuga.
No,
decise, non lo avrebbe fatto.
Se per
lui e Alizée fosse stato progettato un destino insieme, solo il tempo avrebbe
potuto mostrarglielo.
Per il
momento, mentre Aurélien ascoltava gli Scorpions, non volle più pensare a ciò che sarebbe
accaduto.
Col
tempo avrebbe certamente capito di aver sbagliato e di aver tratto conclusioni
affrettate e avrebbe altresì odiato il suo stupido orgoglio, ma in quel momento
voleva stare solo e decise di non innamorarsi mai più di nessuna ragazza che
non fosse la sua dolce e bella Alizée.