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Autore: Kim WinterNight    14/11/2014    2 recensioni
«Il resoconto della breve ma intensa storia d'amore tra Aurélien e Alizée.
Un sentimento nato in quello che è lo scenario più bizzarro e competitivo in cui un adolescente possa trovarsi: l'Accademia di Recitazione.»
♥ QUINTA CLASSIFICATA al "SONG-FIC’S CONTEST # In Love" indetto su facebook da Editing & Graphic EFP e Down Hanna's Ally.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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Scorpions – Still loving You

( http://www.youtube.com/watch?v=3uNyPefjS88 )

 

 

 

 

 

Aurélien Monfils aveva capito fin da subito che Alizée Philippe sarebbe stata sua e di nessun altro.

Nonostante si fossero conosciuti all’Accademia di Recitazione e lui si fosse ritenuto non all’altezza di quella ragazza, in cuor suo aveva sentito scattare qualcosa, qualcosa che lo aveva fatto fremere.

Ma il mare è pieno di pesci. Questa era sempre stata una delle sue frasi, una di quelle citazioni stupide che rifilava a chiunque nei momenti più disparati e meno opportuni.

Però gli piaceva.

Gli piaceva perché rispecchiava la realtà dei fatti e poteva essere applicata a qualsiasi circostanza: in amore, in amicizia, in campo lavorativo e, ovviamente, nel mondo del Teatro e dello Spettacolo in generale.

Aurélien aveva lottato per farsi rispettare e accettare in quel mondo dove chiunque vuole sopraffare il prossimo senza porsi alcun problema; ci era voluto del tempo, ma lui lo aveva fatto anche e soprattutto per potersi avvicinare ad Alizée Philippe.

Lei era una ragazza bella e perciò stimata e ammirata dai più: lunghi capelli corvini, mossi, selvaggi, le incorniciavano il viso dalla carnagione scura. Nonostante i suoi lineamenti rimandassero alle origini etiopi di sua madre, la sua espressione era talmente gentile da far apparire dolci le labbra piene e gli occhi grandi, profondi e limpidi, scuri come la notte; il tutto coronato da lunghe ciglia e da un delizioso e tipico naso alla francese.

Aurélien non riusciva a resistere, quando la incrociava nel corridoio dell’Accademia, durante il primo periodo: si sentiva quasi costretto ad abbassare lo sguardo per paura che nei suoi occhi lei potesse leggere la profonda attrazione che lui provava nei suoi confronti.

Poi le cose cambiarono quando Aurélien si ritrovò a preparare uno spettacolo natalizio insieme a lei. Il copione era inedito, ideato dal professor Dupois, il quale si era inoltre impegnato ad effettuare le selezioni.

Così, Aurélien e Alizée furono scelti come protagonisti.

Prima d’allora non avevano mai scambiato che qualche parola ed ebbero così occasione di conoscersi meglio: si incontravano durante le ore buche per provare le parti, si scambiavano opinioni su questo o quello spettacolo e avevano persino pensato di andare a teatro insieme, qualche volta.

Aurélien, tuttavia, non riusciva a capire se la ragazza fosse interessata davvero a lui e fu anche peggio quando Alizée scoprì che alla fine della rappresentazione i due protagonisti avrebbero dovuto scambiarsi un bacio. Non si era preoccupata di leggere tutto il copione finché non era giunto il momento di provare le ultime scene.

Così il giorno seguente, durante la lezione, si alzò, agguerrita, con lo sguardo fiammeggiante. “Signor Dupois, non sono d’accordo con il finale del suo copione!”

il giovane uomo le rivolse una delle sue occhiate maliziose, quelle che soleva rivolgere alle sue alunne. Girava voce, in Accademia, che avesse avuto diverse avventure con le giovani attrici che gli chiedevano di poter avere delle lezioni private ed individuali.

Alizée non era come le altre, però: non arrossì né distolse lo sguardo; si limitò ad incrociare le braccia sul petto, impassibile.

“Signorina Philippe, qual è il suo problema?”

“Gliel’ho detto: non sono d’accordo con il finale e non penso di recitare nei panni di Aliénor.”

“Oh, per favore! Lei è stata scelta, ricorda? Come può essere così ingrata?”

Aurélien, intanto, si sentiva ribollire il sangue nelle vene e invadere dall’imbarazzo: perché Alizée Philippe non voleva baciarlo? Possibile che fosse così disgustoso ai suoi occhi?

“Signor Dupois, non le parli così” si ritrovò ad intervenire, senza nemmeno sapere perché. Conosceva Alizée da poco ma sentiva di doverla proteggere, in qualche modo, tanto più che detestava i modi viscidi di Dupois.

“Scusa, Aurélien, non ho bisogno di un avvocato” ruggì la ragazza, senza degnarlo di uno sguardo.

Lui tacque, mentre Hérman Dupois ridacchiava.

“Signori miei, ascoltatemi bene: c’è chi pagherebbe milioni per essere qui, al vostro posto. L’Accademia di Recitazione di Parigi è una delle più rinomate e ambite da tutti quei figli di papà come voi che – senza offesa – hanno la squallida opportunità di sborsare quattrini per iscriversi. Poi, ci sono quelli che devono sudare per entrare a far parte dei nostri studenti. Questo è il caso della signorina Philippe, o sbaglio? Se non vuole stare qui, Alizée” – Dupois si interruppe per rivolgere un’occhiata eloquente alla ragazza – “può prendere le sue cose e andarsene, quella è la porta” concluse, indicandole l’uscita con un gesto sprezzante della mano.

Aurélien era fuori di sé. Quel verme aveva umiliato Alizée di fronte a tutta la classe, facendo leva sulla sua povertà e sul fatto che fosse entrata all’Accademia grazie ad una borsa di studio. Avrebbe voluto prenderlo a pugni ma riuscì a trattenersi, essendo per natura poco audace.

Intanto la campanella che segnalava la fine dalla lezione era risuonata per i corridoi, le aule e il Teatro.

Alizée Philippe afferrò la sua borsa e si precipitò fuori, infuriata come non mai.

Aurélien decise di seguirla.

“Alizée, aspetta!” le gridò dietro, afferrandola per un polso.

Lei si voltò, lo sguardo infestato dalla rabbia.

“Non far caso a Dupois, è un verme. Ci parlo io, vuoi? Del resto, non può obbligarti a…

“Lascia stare, non voglio parlarne. Ci vediamo questo pomeriggio per le prove.”

Detto questo, la ragazza si divincolò e corse via.

Fu proprio quel pomeriggio che tutto ebbe inizio.

Aurélien aspettava Alizée nel teatro deserto, seduto sul bordo del palco. Si era portato dietro la sua bella chitarra classica e stava strimpellando qualcosa. Avrebbe dovuto fare i noiosissimi esercizi che la signora Pascal aveva assegnato alla fine del Laboratorio di Chitarra, ma lui aveva già le basi e in ogni caso non aveva il tempo materiale per ripassare i rudimenti di quello strumento che, in fin dei conti, non amava poi così tanto.

Quella mattina, mentre si preparava per le lezioni, aveva acceso la radio e aveva sentito una canzone bellissima, che gli era rimasta impressa. Canticchiando la melodia, provò a riprodurla attraverso le corde.

Quando Alizée arrivò, lo trovò assorto: la chitarra non lo entusiasmava, ma era portato per suonarla. La ragazza rimase per un attimo in silenzio, a fissare le sue lunghe dita che scivolavano sulle corde e producevano suoni che sembravano non soddisfarlo affatto.

“Che suoni?” domandò lei, facendolo sussultare. Aurélien non si era accorto del suo arrivo, così le rivolse un sorriso incerto.

“Non so, ho sentito una canzone alla radio e non riesco però a suonarla” spiegò lui, riponendo lo strumento e alzandosi. “Possiamo cominciare.”

“Senti, Aurélien… spero di non averti offeso, stamattina. Il fatto è che…

“Hai tutto il mio appoggio. Siamo allievi di questa scuola, è vero, ma non possono chiederci di fare qualcosa per cui non ci sentiamo pronti.”

“Sì, ma non è questo il punto, Aurélien” ribatté lei, guardandolo dritto negli occhi.

Lui non disse niente, si limitò ad attendere che lei parlasse.

Hérman Dupois vorrebbe che alla fine dello spettacolo noi ci scambiassimo un bacio, no? Io gli ho detto che non sono d’accordo, ma la ragione non è quella che pensi tu.”

“E qual è, allora?” sbottò lui, confuso.

“Vorrei baciarti, Aurélien, ma non di fronte a tutti, non così. Non vorrei doverlo fare sapendo di recitare una parte. Almeno, non prima di aver assaporato le tue labbra in privato” spiegò lei.

Lui rimase immobile, senza riuscire ad assorbire quelle parole. Come Alizée avesse potuto parlare tanto apertamente, non lo sapeva proprio. Lui si sentiva a disagio soltanto a pensare di poterla sfiorare. Quella ragazza gli piaceva sempre più, proprio perché possedeva una determinazione che lui faticava a conquistare.

Alizée gli si avvicinò e gli carezzò una guancia, immergendo i suoi occhi scuri in quelli di lui.

Aurélien simise di respirare, smise di pensare e di comprendere dove fosse e cosa stesse per accadere.

Poi realizzò, di colpo, che lei provava esattamente ciò che provava lui: lo leggeva nel suo sguardo, lo sentiva da come lei lo toccava e lo comprese ancor più quando le loro labbra si sfiorarono per la prima volta. Il suo corpo si incendiò a causa di quel contatto e Aurélien seppe per certo che anche quello di Alizée stava reagendo alla stessa identica maniera.

Da quel momento tra loro cambiò ogni cosa: passavano il tempo insieme, ogni occasione era buona per rifugiarsi l’uno nelle braccia dell’altra. Inoltre, Alizée lo pregò di imparare a suonare la canzone che lui cercava di strimpellare il giorno in cui si erano scambiati il primo bacio, dopo aver scoperto che si trattava di una canzone degli Scorpions che le ricordava tantissimo il suo defunto padre.

Aurélien, a quel punto, si impegnò al massimo, fece in modo di procurarsi gli spartiti, di studiare ad orecchio, fece di tutto per rendere quel pezzo perfetto, in modo da poterlo suonare per Alizée ogni volta che lei lo desiderava.

Quando Aurélien ritenne di essere pronto, glielo disse e lei decise che voleva ascoltarlo il prima possibile e così decisero di uscire dalla scuola, eludendo la sorveglianza e prendendosi un momento tutto per loro, lontano dal resto del mondo. Poi Aurélien propose di salire sul tetto, in piena notte. Nessuno si sarebbe accorto della loro assenza e sarebbero stati in pace.

Aurélien, con grande sorpresa di Alizée, aveva imparato tutto il testo a memoria, riarrangiando il tutto in chiave acustica.

La guardò negli occhi e, dopo averle regalato un dolce bacio, strinse la chitarra tra le mani e cominciò a suonare, sfiorando le corde con estrema sicurezza e amore, come non aveva mai fatto in vita sua. invaso da una miriade di emozioni, cominciò a cantare con voce tremante, senza mai incontrare lo sguardo della ragazza, per paura di ciò che avrebbe potuto leggervi.

 

 

Time, it needs time

To win back your love again

I will be there, I will be there

Love, only love

Can bring back your love someday

I will be there, I will be there

 

I’ll fight, babe, I’ll fight

To win back your love again

I will be there, I will be there

Love, only love

Can break down the wall someday

I will be there, I will be there

 

If we’d go again

All the way from the start

I would try to change

The things that killed our love

Your pride has built a wall, so strong

That I can’t get through

Is there really no chance

To start once again

I’m loving you

 

Try, baby try

To trust in my love again

I will be there, I will be there

Love, our love

Just shouldn’t be thrown away

I will be there, I will be there

 

If we’d go again

All the way from the start

I would try to change

The things that killed our love

Your pride has built a wall, so strong

That I can’t get through

Is there really no chance

To start once again

 

If we’d go again

All the way from the start

I would try to change

The things that killed our love

Yes, I’ve hurt your pride, and I know

What you’ve been through

You should give me a chance

This can’t be the end

I’m still loving you

I’m still loving you,

I need your love

I’m still loving you

 

 

Quando Aurélien sfiorò le corde per l’ultima volta, sollevò finalmente il capo e incontrò gli occhi della bella Alizée.

Occhi che lo fissavano con immensa tristezza, ma nei quali lui riuscì a intravedere anche qualcos’altro, un sentimento di profondo rispetto e ammirazione, un affetto che non le aveva mai visto esprimere.

La ragazza si avvicinò piano, gli sfilò la chitarra dalle braccia e la posò con delicatezza sul pavimento.

Poi gli gettò le braccia al collo e si strinse a lui, baciandolo con trasporto.

“Grazie” mormorò al suo orecchio, poi lo fece stendere sulle piastrelle e continuò a baciarlo, prima con dolcezza, poi con più trasporto, finché non si ritrovarono avvinghiati l’uno all’altra.

Fecero l’amore per la prima volta su quel terrazzo, mentre la brezza notturna sferzava i loro caldi corpi, senza però ferirli né disturbare il loro amore.

Aurélien si sentì così felice che non riuscì a chiudere occhio, una volta tornato nel suo letto. Avrebbe voluto addormentarsi con Alizée tra le braccia, ma sapeva che in quella scuola non era possibile. I suoi compagni di stanza non avrebbero mai acconsentito ad ospitare una ragazza e nemmeno a lui l’idea piaceva granché.

Dopodiché, ‘Still loving You’ era diventata la loro canzone, nonostante parlasse di un amore ormai finito e senza più alcuna speranza. Per loro, questo non aveva importanza, poiché rappresentava il ricordo della prima volta che si erano abbandonati ai loro sentimenti nella maniera più profonda e definitiva.

Così, passarono i mesi. Aurélien e Alizée erano quotidianamente travolti dal loro amore e lo spettacolo di Natale fu un successo, tanta era la sintonia che i due protagonisti trasmettevano attraverso ogni loro gesto. Lo stesso Hérman Dupois si complimentò personalmente con entrambi, nonostante Alizée gli avesse rivolto un’occhiataccia, anziché ringraziarlo per gli elogi. Non aveva dimenticato il suo comportamento e la discriminazione che le aveva rivolto di fronte a tutti i suoi compagni.

Durante il secondo anno di Accademia, però, accadde qualcosa che distrusse tutto ciò che Aurélien aveva lottato per ottenere.

Hérman Dupois, durante una delle sue noiosissime lezioni, annunciò che sarebbero giunti nella scuola dei talent scout che avrebbero selezionato alcuni studenti. L’idea era quella di creare un musical del tutto inedito e moderno, che avrebbe coinvolto i più giovani allievi dell’Accademia.

“Si dà il caso che questi importanti giudici siano miei cari amici” ci tenne a precisare Dupois, sogghignando.

Aurélien sapeva esattamente cosa significavano quelle parole: Hérman Dupois sarebbe stato disposto a mettere una buona parola per qualunque ragazza che, in cambio, gli avesse concesso certi servizietti. Tutti sapevano qual era la reputazione di quel verme, perciò il ragazzo non si sorprese affatto quando lo sorprese a rivolgere occhiate maliziose in direzione delle ragazze, Alizée compresa. Lei, per tutta risposta, rimase impassibile e non distolse lo sguardo.

Era una ragazza tanto fiera e forte, non si lasciava mai scoraggiare né mettere i piedi in testa da nessuno.

Ma quando la lezione si concluse, Aurélien notò con disappunto che la sua ragazza si avvicinava a Dupois. Assistette impotente a quella scena e osservò con disgusto Dupois che sorrideva alla sua Alizée, sfiorandole appena un braccio.

Poi lei lo salutò e si diresse verso Aurélien.

“Perché sei andata da lui?” sbottò lui, non appena uscirono dall’aula.

“Che ti prende? Non sarai mica geloso?” lo punzecchiò Alizée, prendendolo sottobraccio.

Lui si fermò e si scostò da lei, voltandosi per guardarla negli occhi.

“Cosa ho fatto di male?” chiese ancora lei, rabbuiandosi. “Volevo soltanto saperne di più su questa selezione, qual è il problema?”

“Sai benissimo cosa intendeva Dupois con quella frase” sibilò il ragazzo, a denti stretti.

“E allora?”

“Allora niente” tagliò corto lui. “Non voglio che tu entri in confidenza con quel tipo” borbottò, scuotendo il capo.

La conversazione si concluse con l’arrivo di Janette, un’amica di Alizée che la trascinò via.

Ma Aurélien non riuscì a togliersi dalla testa le immagini di Dupois che toccava la sua Alizée, non riusciva a concepire che potesse succedere una cosa del genere. Si sentiva invadere dalla rabbia, la quale lo accecava e lo rendeva piuttosto inquieto.

Così decise di affrontare Dupois e andò alla sua disperata ricerca. Lo trovò in Teatro che compilava un registro. Sembrava molto concentrato e quasi si spaventò nel vedere Aurélien che gli si era piazzato di fronte.

Dupois, dobbiamo parlare” annunciò il ragazzo, con tono serio.

“Mi dica, signor Monfils, in cosa posso esserle utile?”

“Non faccia il finto tonto con me! Se crede di poter sedurre la mia ragazza, si sbaglia di grosso!” ruggì il ragazzo, stringendo i pugni.

Col senno di poi non avrebbe certo commesso lo stesso errore, ma in quel momento era come se non ragionasse.

Dupois sollevò lo sguardo dal registro e scoppiò a ridere, appoggiandosi allo schienale della poltroncina imbottita.

“Non sto scherzando” sibilò Aurélien.

“Sa, Monfils, lei mi è proprio simpatico. Ha già capito come si trattano le donne. Ma vede, mio caro allievo, il mare è pieno di pesci e il gentil sesso si stanca facilmente, in mancanza di… stimoli. Capisce cosa intendo?”

Aurélien non poteva credere che Dupois avesse utilizzato la sua citazione preferita per sostenere le sue rivoltanti teorie.

“Lei mi disgusta.”

“Moderi i termini, la prego, non è il caso di prendersela tanto. In sostanza, Monfils: se la signorina Philippe decidesse di subire il fascino di qualcun altro, lei dovrebbe porsi qualche domanda sul perché. E ora, mi scusi, ma devo andare.”

Detto questo, chiuse il registro e se ne andò in tutta tranquillità.

Aurélien allora prese ad imprecare, insultandolo nonostante il professore non potesse più udirlo e mollando calci a tutto ciò che si trovava attorno a lui. Odiava Dupois, odiava quella sua faccia da schiaffi e quel suo essere presuntuoso e tremendamente viscido; ancor più, detestava la consapevolezza di sé che lo caratterizzava e lo rendeva insopportabile. Un verme, nient’altro che un lurido verme bastardo!

Non disse a nessuno della sua conversazione con il professore, neanche ad Alizée. Riuscì ad illuderla che andasse tutto bene, ma in cuor suo si sentiva ribollire di rabbia ogni volta che vedeva quell’uomo o che seguiva una sua lezione.

Le cose peggiorarono quando Aurélien notò gli sguardi e i commenti che Dupois rivolgeva ad Alizée. Lei sembrava impassibile come al solito, ma il ragazzo si rese conto che ogni tanto rispondeva alle sue provocazioni. Il che faceva alquanto impazzire il giovane, il quale avrebbe volentieri spaccato la faccia a chiunque avesse messo gli occhi addosso alla sua ragazza.

Un pomeriggio, alla fine delle lezioni, decise di andare in teatro a suonare la chitarra in santa pace, senza che nessuno lo disturbasse.

Era rimasto d’accordo con Alizée affinché si incontrassero sul tetto dopo cena, in modo da non attirare sguardi indiscreti e perciò decise di prendersi del tempo per sé, non avendo alcuna lezione dopo la pausa pranzo.

L’Accademia era insolitamente silenziosa e Aurélien fu felice che nessuno lo fermasse durante il tragitto lungo i corridoi dell’istituto.

Si fermò di botto nell’udire delle voci stranamente familiari provenire da una delle aule.

Non voleva credere alla sue orecchie e rimase pietrificato nel rendersi conto che i suoi sospetti, purtroppo, erano fondati: Alizée era in quella stanza.

E stava parlando con Hérman Dupois.

“Alizée Philippe, il tuo atteggiamento mi sorprende” disse il professore, utilizzando il suo solito tono beffardo e colmo di malizia.

“Senti, arriviamo al dunque: cosa intendevi quando hai detto che quei talent scout sono tuoi amici?” domandò lei, dandogli del tu.

Aurélien rimase scioccato, non sapeva cosa in realtà stesse accadendo lì dentro, ma allo stesso tempo era disgustato dal fatto che Alizée si rivolgesse in quel modo a Dupois e che lui facesse lo stesso.

“Vedo che sei perspicace. Hai capito qual era la domanda giusta da farmi.”

“Rispondi! Falla breve, Hérman!”

Da quando tra i due si era istaurata un simile livello di confidenza? Il ragazzo avrebbe voluto far irruzione nell’aula e interrompere quello scempio di conversazione, ma il suo corpo non rispondeva ai comandi del cervello e non poté far altro se non stare lì, ad ascoltare.

“Credo che tu non abbia bisogno della mia risposta, dolcezza” asserì Dupois, poi si udì un rumore e Aurélien capì che uno dei due si era alzato. Doveva trattarsi di Dupois, concluse.

“Come puoi ricattare così le tue alunne?”

“Ah, tesoro! Sei ingenua o fingi di esserlo? Credi davvero che cambierebbe qualcosa, per me, se a recitare in quel musical fossi tu o chiunque altra? Élodie, ad esempio?”

“Non nominare quell’oca, lei non è all’altezza di quella parte e tu lo sai meglio di me!”

“Oh, certo che lo so, ma i miei amici mi darebbero ascolto se suggerissi loro di ingaggiarla, perché si fidano di me.”

“E tu lo faresti soltanto per motivi così squallidi?”

“Non li definirei proprio squallidi, piuttosto… divertenti” ribatté Dupois, ridacchiando.

“Io non sono così stupida da…

“Sì, certo, però vuoi quella parte e sono certo che accetteresti, se l’unico modo per ottenerla fosse divertirti un po’ con me.”

Dopodiché calò il silenzio e Aurélien si sentì morire. Perché nessuno parlava? Perché Alizée non gli rispondeva a tono? Possibile che stesse davvero prendendo in considerazione quelle eresie?

L’unica cosa che il ragazzo seppe per certo fu che doveva allontanarsi, non era più possibile per lui stare ad ascoltare, non ne aveva più la forza.

Riuscì a muoversi e in men che non si dica si ritrovò a correre, diretto verso la sua stanza.

Una volta giunto in camera, tirò un sospiro di sollievo quando la trovò deserta.

Lasciò cadere la chitarra per terra e si sedette sul bordo del letto.

Doveva riflettere, c’era qualcosa che gli sfuggiva.

Aveva sempre sostenuto che Alizée fosse troppo per lui, che lui non fosse all’altezza di quella ragazza. Ogniqualvolta che si guardava allo specchio, si sentiva insignificante: quei capelli perennemente scompigliati che non aveva mai voglia di sistemare, dal colore indefinibile che poteva variare dal castano al rosso spento, fino a raggiungere sfumature di biondo scuro; gli occhi erano chiari, di un verde che non aveva nulla di luminoso o affascinante, un verde come tanti; la corporatura esile e le mani un po’ troppo grandi, l’abbigliamento comune e alquanto sciatto.

Cosa poteva aver affascinato tanto Alizée?

Neanche il suo carattere era granché. Non si sentiva coraggioso e non aveva quella forza che avrebbe dovuto caratterizzare un uomo, almeno secondo il suo parere.

Allora perché Alizée lo amava?

No, argomentò, non lo amava, se aveva deciso di parlare con Hérman Dupois e di concedergli tanta confidenza. Si domandò cosa stessero combinando quei due. Allora si rese conto che era stato proprio un vigliacco, esattamente l’opposto di ciò che sarebbe dovuto e voluto essere.

Forse era ancora in tempo per raggiungerli e salvare il salvabile. Ma poi rifletté sul fatto che nulla avrebbe fermato Alizée, se era realmente intenzionata ad ottenere quella parte nel musical.

Una fitta di dolore si impossessò del suo petto e lo straziò, facendo sì che si accasciasse sul materasso e si rannicchiasse su se stesso come se tentasse di difendersi dalle sensazioni negative che lo stavano travolgendo.

Era stato proprio uno stupido a credere che Alizée sarebbe stata sua in eterno. La sua mente da ragazzino si era illusa che quello sarebbe stato il suo unico grande amore e che anche lei avesse la medesima opinione sulla loro relazione.

No, nulla era andato secondo i suoi stupidi piani.

Quando sentì bussare alla porta della sua camera, il filo dei suoi pensieri si interruppe di colpo. Non sapeva dire se si fosse assopito o se fosse semplicemente troppo assorto e sconvolto per mantenere un normale contatto con la realtà; tuttavia balzò dal letto e andò ad aprire, senza comprendere dove avesse trovato la forza per reagire immediatamente.

Alizée si presentò di fronte a lui e il suo cuore perse un battito: lei stava sorridendo.

“No, Alizée. È finita, vattene!” sibilò e fece per tornare dentro.

Lo sguardo della ragazza si rabbuiò di colpo.

“Cosa stai…

“Non voglio sapere niente di te e Dupois, ne morirei! Ti prego, vai via!”

Aurélien, non capisco, ma che…

Le chiuse la porta in faccia e girò la chiave nella serratura, poi si gettò sul letto e infilò le cuffie, isolandosi dal resto del mondo.

Still loving You’, ecco cosa si espanse nelle sue orecchie e si insinuò fin nella sua anima.

Non parlava molto bene l’inglese, ma aveva sempre capito quel testo, proprio perché rappresentava Alizée, la loro relazione intensa e meravigliosa, almeno finché era durata.

Anche lui, come l’autore di quel brano, non sapeva come riavere l’amore di Alizée, ammesso che lei lo avesse realmente amato fino a quel momento.

Ma si poteva smettere di amare qualcuno per ottenere una stupida parte nello stupido cast di uno stupido musical?

No, si disse, non poteva succedere; ma il musical in questione doveva essere di importanza vitale per Alizée, altrimenti non avrebbe mai pensato di concedersi a Dupois, quel verme schifoso di Dupois.

Uno dei suoi grandi difetti, tuttavia, era sempre stato l’orgoglio, l’unica cosa che lo avvicinasse alla definizione che lui attribuiva ad un vero uomo. Perciò, non pensò neanche di chiedere spiegazioni alla ragazza, aveva già ammesso che sarebbe morto di dolore se avesse saputo cos’era accaduto tra lei e quell’uomo, dopo la sua fuga.

No, decise, non lo avrebbe fatto.

Se per lui e Alizée fosse stato progettato un destino insieme, solo il tempo avrebbe potuto mostrarglielo.

Per il momento, mentre Aurélien ascoltava gli Scorpions, non volle più pensare a ciò che sarebbe accaduto.

Col tempo avrebbe certamente capito di aver sbagliato e di aver tratto conclusioni affrettate e avrebbe altresì odiato il suo stupido orgoglio, ma in quel momento voleva stare solo e decise di non innamorarsi mai più di nessuna ragazza che non fosse la sua dolce e bella Alizée.

  
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