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Autore: Maybeisyou    15/11/2014    0 recensioni
Luke: "Un mese fa ho incontrato una ragazza. Era così diversa da tutte quelle che ci seguono di solito..”
Calum: “Oh si, la ragazza del McDonald!”.
Smetto di scarabocchiare e alzo lo sguardo.
Luke mi guarda, io lo guardo. Riprende a parlare: “Si, lei Calum. Dicevo, ho incontrato questa ragazza per caso e.. Beh la storia la sapete.. Avrei voluto chiederle il suo numero di telefono, o la sua mail, o almeno il suo nome. Mentre non ne ho avuto la possibilità. E ancora oggi non ho idea di quale sia, il suo nome; o di che suono abbia, o se renda giustizia al suo sorriso timido..” dice mentre appoggia i gomiti alle ginocchia ed accenna ad un sorriso sbilenco, proprio come quando mi ha rivolto la parola per la prima volta.
“Quindi, signorina White, come si chiama?”
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ashton Irwin, Calum Hood, Luke Hemmings, Michael Clifford, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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"When you change your mind I'll be waiting
'Cause I'm better than him
Just saying"


Past without Future.

3 giorni.

“Stasera ti va di andare al cinema?” mi chiede Gio mentre saliamo sul tram che ci riporta a casa. Mi tiene per mano e ha un bellissimo sorriso. E io sono felice. E sono concentrata. Su di lui, non su qualcun altro. Abbiamo preso la strada giusta, e non stiamo sbandando sulle rotaie. Andiamo dritti all’obiettivo.

1 giorno.

“E se mi cercasse?” urlo dalla doccia.
Alaska si sta lavando i denti, mentre Aurora è seduta nella nostra vasca da bagno con un libro tra le mani.
“Hai bloccato il suo numero, come altro può rintracciarti? È impossibile..” mugugna Alaska con la bocca piena di dentifricio.
“Non parlare con la bocca piena Al, non è da signorine per bene..” dice Aurora ridendo.
“Vi sembro una signorina per bene?” continua imperterrita l’altra.
“NO!” urliamo all’unisono e scoppiamo a ridere come tre deficienti.


Giorno X.

“Bene, per chi ancora non se ne fosse accorto, oggi abbiamo imparato una lezione importante da un grande autore: mai mettere a rischio il presente per un passato che non ha futuro. Vi auguro una buona giornata.”
Il professor Rossi ci lascia così, con una frase che mi rispecchia drammaticamente. Con il sorriso e il cuore leggero esco dall’aula e mi avvio all’entrata dell’Università. Percorro i sentieri di ghiaia in mezzo alle aiuole come se fossi una piuma. Mi sento leggera, perché ho capito che Gio può essere un buon futuro. Intravedo il cancello dell’Università e mi dirigo da quella parte, come praticamente tutte le persone che ho intorno. Ma c’è qualcosa di strano, perché la gente è rumorosa: gridolini striduli, risate isteriche, borbottii e frasi dette sommessamente. Mi infilo le cuffie e faccio partire “Chocolate” dei 1975. Canticchio mentre sorpasso due ragazze che si tengono per mano e saltellano come due liceali il primo giorno di scuola. Arrivo al cancello della mia facoltà e il mio respiro si ferma. Bloccato. Sono in apnea. Tra tutte quelle teste riesco a scorgere il passato che non può avere futuro.
Luke è appoggiato ad una macchina. Ha le mani in tasca e ignora palesemente tutte le ragazze che gli si avvicinano. Ha i capelli spettinati, gli occhiali da sole messi come scudo e le gambe incrociate. Non sorride. Emana angelica strafottenza.
Mi blocco in mezzo alla gente e tutta la rabbia e la frustrazione che ho provato di fronte a quel giornale spariscono. È come se non avessi mai visto quelle foto, come se il mio cuore volesse convincermi che no, erano semplici fotomontaggi.
“Col cazzo!” urla la mia mente. Ed ha ragione. Per una volta voglio ascoltare il cervello, così faccio di tutto per passare inosservata, sperando di raggiungere la fermata del tram senza che lui si accorga della mia presenza.
Muovo qualche passo verso sinistra, ma..
La mia mano viene trattenuta da qualcosa: dita fredde che emanano un calore ustionante. Non mi serve voltarmi per capire, così non lo faccio. Resto ferma e guardo di fronte a me. E mi mordo un labbro perché mi sento divisa in due, spezzata. E completamente vulnerabile.

“Guardami.”
Siamo al centro dell’attenzione e non voglio fare una scenata, così mi volto. Cerco di assumere l’atteggiamento più distaccato possibile di fronte a quello che è il ragazzo più bello e bastardo di questo mondo. Alzo il mento in segno di sfida e guardo i suoi occhiali, ringraziando il cielo che sotto tutto quel nero non riesco a scorgere un guizzo azzurro.

“Perché White?”

“Non so di cosa stai parlando. Ora sono in ritardo quindi dovrei andare, se gentilmente mi lasci la mano..” rispondo fredda.
“Sei in ritardo? Perfetto. Ti accompagno, mi manca fare una camminata con te.” Risponde lui, continuando a stringere la mano. Si fa largo tra i miei compagni di Università e sono io quella che comincia a chiedersi perché?

Perché l’ha fatto? Perché mi ha inconsciamente illusa per andare a farsi qualche groupie tedesca? Perché mi ha chiuso il telefono in faccia? Perché?!

Camminiamo uno di fianco all’altra, e io sto ribollendo. Una bomba ad orologeria: sono in procinto di esplodere.
“Te lo chiedo un’altra volta: perché?”
“Sii più chiaro Hemmings.” rispondo io.

“Perché cazzo mi hai bloccato? Perché sei sparita?” mi urla in faccia piazzandosi di fronte a me. Mi sovrasta di un po’ di centimetri e io devo automaticamente alzare la testa verso di lui. Siamo a meno di un metro di distanza e io mi sento spaventosamente attratta dalla sua bocca. È un secondo, un istante di debolezza. Mi riprendo subito e la bomba esplode.

“Perché? TU osi chiedere a me una spiegazione? Tu che eri non so dove a scoparti ragazzine a caso, che neanche sanno di quante sfumature hai gli occhi? Tu che sei stato così stupido da fare tutto con leggerezza, permettendo a non so quanti paparazzi di sbattermi in faccia tutti i vari tipi di mezze troiette che ti sei fatto passare? Tu ti permetti di chiedermi perché ho bloccato il tuo numero? Perché non meriti niente! Mi hai sbattuto il telefono in faccia e poi sei finito in non so quale posto dimenticato da Dio a rimorchiare puttanelle che di te conoscono solo il nome! E sai la cosa più triste di tutto questo? Mi avevano aperto gli occhi e io come una stupida ti ho difeso, SEMPRE. A spada tratta, Luke. Ti ho difeso perché credevo che
la tua personalità avesse un minimo di spessore. Mi sbagliavo.”

“Perché credi che mi sia comportato così? Ero ubriaco! Ti ho chiamato e tu eri con un altro.
Perché Vanessa, spiegami cosa ha lui che io non posso darti?”

Si avvicina sempre di più mentre mi urla addosso e io mi rendo conto di quanto è fottutamente stronzo. Crede di essere il centro del mondo. Lui! Il ragazzino che si accontentava di una chitarra e di qualche visualizzazione su Youtube, ora crede di essere meglio di tutti perché ha ottenuto il successo che credevo meritasse.
“Ma ti ascolti quando parli Luke? Ascolti quanto suona ridicolo ciò che dici? Io davvero non..”
“Ma tappati la bocca un minuto White!” mi urla contro.
“Spero tu ti sia tappato qualcos’altro in tutte le tue notti folli, perché al mondo basta e avanza uno stronzo come te. Quindi vedi di non produrre tue copie.”

Lo lascio senza parole, in mezzo ad un marciapiede. E gli passo attorno, incamminandomi verso casa mia. Le lacrime non tardano ad arrivare, e allora comincio a correre sperando di riuscire a scappare dai problemi. Sto scappando, si. Dal solo e unico passato, presente e futuro che vorrei. E che però mi spingerebbe inesorabilmente a fondo. 

 

“Quindi è tornato..”

Sono sdraiata sul letto a pancia in giù, con la mia copia di “Oceano Mare” tra le mani, quando sento Gio parlare dalla porta della mia camera. Mi volto e lo vedo appoggiato allo stipite, con uno sguardo triste e smarrito. E allora mi rendo conto che ha paura, perché sa che non potrebbe vincere contro quello che si è rivelato essere il ragazzo più insensibile del globo.

“Ciao.. Sì, è tornato.” Rispondo mentre chiudo il libro e mi metto a sedere.
Gio si avvicina e si siede sul bordo del letto.
“Cosa hai intenzione di fare?” una domanda semplice eppure inspiegabilmente complessa.
Cosa ho intenzione di fare? Della mia vita? Della sua? Del computer che devo portare a far sistemare? O cosa intendo fare con quello che sarà sempre il mio sogno proibito?
“Credo di voler lasciare le cose come stanno.” Dico mentre appoggio la fronte sulla sua spalla.
Profuma di buono, di vaniglia. Profuma di sicurezza. Si volta e mi da un bacio sulla fronte. Non siamo amici, non stiamo insieme. Siamo qualcosa che sta nel mezzo, qualcosa come la mousse di cioccolato: non è una stecca di cioccolato, non è nutella e non è neppure cioccolata calda. È una cosa morbida e confortante, buona. Noi siamo buoni.
Il mio telefono squilla dopo qualche istante, e rispondo senza pensarci un secondo.
“Pronto?”
“Vanessa! Sono Calum. Non riattaccare ti prego.” La mia faccia diventa di pietra.
Calum Hood che mi prega di non riattaccargli il telefono in faccia? Il mondo sta decisamente andando al contrario.
“Cal! Che bello sentirti!” dico mentre esco dalla mia camera. Posso immaginare il motivo della sua telefonata ed infatti le mie idee vengono subito confermate.
“Anche a me fa davvero molto piacere.. ti chiamo perché avrei bisogno di parlarti. Sono sotto quello che Josh afferma essere il tuo palazzo, potrei salire? Sono solo.” Ha una voce preoccupata così non esito nemmeno un minuto.
Dopo cinque minuti Cal è alla porta del nostra appartamento, e Aurora e Alaska sono su di giri. Gio è l’unico che sembra diretto ad un funerale. Quando Calum entra in casa mi fa un gran sorriso e mi abbraccia, dicendomi che gli sono mancata. Ma quanto può essere dolce? Quasi quasi mi verrebbe da chiedergli perché non insegna le buone maniere al suo amichetto dal sorriso sbilenco.

“Possiamo parlare?” mi chiede serio. Così ci dirigiamo in camera mia e ci accomodiamo: lui sulla sedia della mia scrivania e io per terra, con le gambe incrociate.
“Avanti Hood, sono tutt’orecchi..” dico con un sorriso, nonostante io sia spaventata a morte. Sono quasi sicura che sia qui per informarmi del fatto che Luke mi ha denunciata per diffamazione in luogo pubblico.

“Sono qui per parlarti di Luke. Mi ha raccontato quello che è successo quando si è presentato fuori dalla tua scuola. Lo avevo avvisato che non era una buona idea, alla luce degli ultimi avvenimenti, ma sai come è fatto.. ha agito di testa sua e ora ha rovinato tutto.” Annuisco e faccio delle facce strane in base all’argomento che Calum sta affrontando, ma mi obbligo a non aprir bocca fino a quando lui avrà qualcosa da dirmi. Così con uno sguardo lo invito a continuare.

“Quello che ha fatto è sbagliato, sono il primo ad ammetterlo. Ma è un ragazzo, è giovano e famoso; ed era tristemente ubriaco. Tristemente perché ha fatto tutto quello che i giornali hanno riportato perché era mosso dalla rabbia. Tu gli piaci. Lui non lo ha mai ammesso, e mai lo ammetterà; però tu gli piaci sul serio. Non so quale sia il confine dei suoi sentimenti, perché è un vero stronzo. Lo hai imparato a tue spese. Però ti assicuro che ha fatto di tutto per trovare il tuo numero di telefono, e quando riceveva una tua risposta sorrideva come un quattordicenne. Ha passato gli ultimi giorni del tour costantemente attaccato al suo cellulare e, quando ha capito che lo avevi tagliato fuori, lui ha tagliato fuori noi. Si è chiuso in se stesso. Eravamo convinti fosse una cosa passeggera ma ora, dopo quello che è successo tre giorni fa, è ripiombato in quel silenzio assordante. Ci sta facendo preoccupare. Io non so cosa ci sia tra voi, cosa c’è stato o cosa potrà esserci, ma ti prego: siigli amica.”

4 giorni dopo.

Le parole di Calum continuano a rimbombarmi in testa. Gli ho detto che ci avrei pensato, e che avrei sbloccato il numero di Luke. Probabilmente sto facendo di un aspetto della sua vita privata un affare di Stato, ed è sbagliato. Ne ho parlato con Gio e, nonostante non sia entusiasta, ha detto che forse essere sua amica potrebbe essere una cosa buona per entrambi. Ed ha ragione: io sarei ancora circondata dall’azzurro, avrei ancora la possibilità di star vicino a quello che, nel profondo, credo sia un bravo ragazzo. E lui sarebbe più tranquillo.
Così quel pomeriggio ho preso tutto il coraggio che ho mai avuto in corpo e ho schiacciato la cornetta verde che si trova accanto al suo nome. Il telefono ha fatto due squilli e poi mi ha risposto quella che mi sembrerà sempre la voce più angelica del mondo.

“White?” Una fredda sorpresa. Ecco cosa stava ad indicare la sua voce: una fredda, inaspettata sorpresa.
“Sì. Come stai Luke?” chiedo io.
“Bene. E tu?”
“Molto bene, ti ringrazio. Ascolta, mi chiedevo se potevamo chiarire la questione..”
“Certo, dimmi pure.”

Speravo nelle sue scuse, mentre ora sembra che il ruolo della peccatrice tocchi a me. E mi sta bene. Nonostante lo abbia criticato, per lui farei di tutto. Solo che non lo posso ammettere, metterebbe a rischio tutto quello per cui ho lavorato negli ultimi mesi: essere forte. Perché lui mi butterebbe a terra, mi passerebbe sopra con un camion e farebbe pure inversione di marcia per spiaccicarmi bene al suolo. Mi distruggerebbe. E io glielo permetterei.

“Ehmmm, volevo scusarmi Luke. Ho esagerato un po’ forse. Non erano affari miei, e avrei dovuto stare dalla tua parte visto che i giornali hanno reso pubblica la tua vita privata. Non mi sono comportata da amica, né tantomeno da fan. Ti ho voltato le spalle.”
“Per fortuna White, sapevo che da te potevo aspettarmi qualcosa di più di un semplice scusa. Comunque non ti preoccupare, accetto le tue scuse e ti chiedo la stessa cosa: perdonami. Mi sono comportato da perfetto idiota, ero ubriaco e geloso. E ho commesso degli errori.”
“E’ tutto apposto Luke..”
Non lo è per niente.. Ora devo scappare White, a presto.”

Mi ritrovo a fissare il mio telefono con ventimila punti di domanda che mi affollano la mente, ma cerco di farli tacere in fretta. Abbiamo parlato, abbiamo chiarito, dovrebbe essere tutto apposto. Anche se una voce continua a dirmi, piangendo, che Luke Hemmings è uscito definitivamente dalla mia vita. 


                                                                     

Ciao bellezze!
Bonjour!
Mi scuso per la mia ingiusta e prolungata assenza. Ho avuto dei problemi in famiglia e, come se non bastasse, la scuola mi sta uccidendo. So che non è un granchè questo capitolo, ma spero che la vostra costanza sia sempre presente e che mi continuerete a tener compagnia con visualizzazioni e, soprattutto, recensioni. Leggere i vostri pensieri mi fa sempre spuntare un sorriso, perchè io sto condividendo i miei con voi e sarebbe davvero bellissimo se anche voi vi fidaste a tal punto da lasciarmi leggere ciò che vi affolla la mente quando vi trovate di fronte questo groviglio di parole che costituisce la mia storia. 
Sempre vostra, V. 

 
   
 
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