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Autore: DeadlyPain    15/11/2014    1 recensioni
Terzo capitolo della saga sui sette peccati capitali. Cosa si nasconde dietro uno Snorlax particolarmente goloso?
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Videogioco
- Questa storia fa parte della serie '7 Deadly Sins'
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Sonnecchio e dormo. Sgranocchio e ingoio.
Mangio. Mangio e mangio per non pensare. Finchè mangio mi concentro sul cibo, non posso concentrarmi su null'altro.
Cioccolato, gelato, toast e pizza. Serotonina, endorfina e dopamina. Bombardo la mia testa di alimenti per stare bene e non pensare. Non voglio pensare.
Non mi interesso del mio aspetto. Cioè, me ne interesso, sono enorme, grasso e flaccido.
Ma meglio così che triste.

La verità è che mangio perchè non ho niente di meglio da fare. Non ho amici e tutti mi evitano. Quando cammino, se cammino, vedo gli altri pokèmon correre, gli allenatori imprecare perchè sono troppo grosso e non passano dalle vie. Ma essere me è difficilissimo.
Sono uno Snorlax, e sono grosso di natura. Credo.
Non ce ne sono molti in giro come me e mi sento terribilmente solo. Nessuno può capirmi, nessuno può sentire ciò che sento io.
Mangio per disperazione, sognando un giorno di svegliarmi, piccolo e magrolino, poter conoscere nuovi pokèmon, muovermi con meno difficoltà, avere degli amici, passare i pomeriggi a correre e giocare. Invece di star qui, disteso a guardare il cielo e sognare.
Tu non sai che dolore è sognare per chi non può mai.
Mi vergogno di ciò che sono e vorrei che nessuno mi veda. Li sento i loro sguardi, i loro sguardi di giudizio, non voglio che qualcuno pensi, non voglio che qualcuno mi veda, ma non riesco a nascondermi, sono troppo grosso.
E affogo.
Affogo il dolore e la tristezza nel cibo. Serotonina, endorfina e dopamina. Mi imbottisco di cioccolato e zuccheri financhè non sento più nulla, nemmeno i miei pensieri. E l'unica cosa che riesco a fare è dormire, per digerire, o almeno provarci.
Oh non credete che mi piaccia. Mangiare mangiare e mangiare tutto il giorno. Le sento, sento le pareti del mio stomaco contorcersi e allargarsi fino al limite e poi mangio ancora e dentro il mio stomaco è teso come la pelle di un pallone da calcio. Un altro spillo e potrebbe esplodere. E brucia tantissimo. E fa male.
Ma il dolore fisico è più sopportabile della solitudine.

Dormo un po'. Almeno passerà un po' di tempo.
Ho sognato delle splendide Butterfree, alte e sinuose volavano nel cielo. Su, verso l'azzurro. Formavano grandi gruppi e sembravano felici. Chissà com'è essere felici. Mi sono alzato e mi sono messo ad urlare. Portatemi via con voi, vi prego, vi prego. Portatemi via da me.
Loro si sono avvicinate, e tutte insieme sono riuscite a sollevarmi da terra, portandomi sempre più in alto, sempre più lontano. Poi, improvvisamente, mollarono la presa.
Precipitai nel vuoto, sempre più velocemente, sempre più giù. In attesa dello schianto finale.
Lo schianto fu atroce. Mi ruppi ogni singolo osso del corpo, e le fratture scomposte uscivano dalla pelle facendo colare il grasso giallognolo sul mio pelo e sull'erba.
Mi svegliai angosciato. Le lacrime agli occhi. Non posso sognare, non posso sognare. Eppure non mi ha angosciato la mia morte, ma la caduta. Le sento ancora nelle orecchie. Mentre cadevo loro ridevano, ridevano di cuore.
Da allora ogni notte faccio lo stesso sogno, qualcuno sembra salvarmi da questa vita, sembra volermi bene, sembra volermi essere amico e poi, poi mi frantuma l'anima. Il corpo non ha importanza, un osso rotto si riaggiusta, ma quelle risate, oh, loro non se ne vanno facilmente dalla testa.
Sono distrutto e triste. Voglio piangere, ma sono talmente grasso che probabilmente anche le mie lacrime ormai sono fatte di caramello.
E mangio. Mangio e mangio fino a vomitare.
E mangio. Mangio e mangio fino a star male.
Se la mia morte fosse una liberazione allora voglio morire, almeno, non dovrò più soffrire.

E mangio. Mangio tanto e tanto. Anche troppo. Ecco, ecco la sensazione dello stomaco che si tira, mai dolorosa quanto quello del cuore che si spezza. Dovrei fermarmi qui. Dovrei smettere di mangiare. Eppure non sto ancora bene, sento ancora la voglia di mangiare e mangiare, sgranocchiare e deglutire, qualsiasi cosa trovi di commestibile, sento ancora le loro risate, fredde e acute, stridule come unghie sulla lavagna. I sapori nella bocca si mischiano, non so nemmeno più cosa sto mangiando. Ho solo bisogno di far andare ancora un po' le mandibole, triturare qualcosa sotto i miei denti. Ne ho bisogno, ne ho bisogno per stare bene. Ma il mio stomaco ma fa male, fa sempre più male e tira sempre con più forza e violenza. Ma ancora non sto bene. Piango, ma non dal dolore fisico. Ancora ancora quelle risate.
Vi prego, vi prego smettetela. Non ridete di me, non ridete di me, vi prego. Fa male il vostro riso.
Ormai rieccheggiano ovunque, ma so che sono solo nella mia testa. Qualcuno fermi la mia testa, qualcuno le fermi. Smettetela smettetela.
E mangio, e mangio ancora. Plastica e lattina nella mia bocca. L'insapore ed il tagliente.
Mi salgono conati di vomito, non importa, ingoio anche quelli. Che schifo, eppure non riesco a fermarmi. Sono in frenesia alimentare. Qualcuno mi fermi.
Eppure non ho voglia di fermarmi. Almeno finchè non starò bene. Ma mi sento davvero male.
Un dolore lancinante.
Come se qualcuno mi avesse pugnalato allo stomaco.
Mi accascio a terra tra le convulsioni ed il dolore, sputo sangue. Tra poco sarà tutto finito, il dolore allo stomaco passerà tra poco. E potrò mangiare di nuovo. Finchè non starò bene.
Ma il sangue continua a colarmi dalla bocca, ora anche dal naso. Ed il dolore si fa sempre più acuto.
Ormai faccio fatica anche a distinguere i colori, il dolore non mi permette nemmeno di respirare.
Non è indigestione.
Non è dolore da aver mangiato troppo.
Emorragia interna.
Il mio stomaco è scoppiato.
Ed ora nel mio corpo si stanno riversando schifezze mangiucchiate, morsicate o ingoiate intere nella foga, acidi e bile, liquefarmi putrefatti semi digeriti. Che schifo.
Una vita schifosa una morte altrettanto schifosa.
Il dolore continua e ormai so di essere spacciato.
Non ricordo altro. Se non che l'ultima cosa che vidi fu una piccola Butterfree posarsi accanto a me.
   
 
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