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Autore: Amarie    26/10/2008    4 recensioni
Seduta in riva al mare, Amarië aspettava.
[...]
Da quando la maledizione di Mandos si era abbattuta sul popolo di Finwë da quando i due alberi di Valinor erano caduti, da quando i Noldor se n’erano andati oltre il Grande Mare, lontano da Aman.
Da allora, Amarië aspettava.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Absence

Absence

 
Seduta in riva al mare, Amarië aspettava.
Erano ormai passati anni, lunghi anni trascorsi ad aspettare.
Aspettare cosa?
Perché aspettare?
Tante domande e così poche risposte.
Nonostante i tanti anni trascorsi dalla sua nascita, lei era sempre bellissima. I suoi capelli biondi mandavano riflessi dorati al sole alto nel cielo, la sua pelle bianca era priva di qualsiasi segno del tempo, le sue mani erano candide, le dita sottili, esili, perfette.
Solo nei suoi occhi si leggeva il peso del tempo che portava sulle spalle, il peso di una vita di solitudine.
Il peso che non lasciava più il suo cuore da quando lui se n’era andato.
Da quando la maledizione di Mandos si era abbattuta sul popolo di Finwë da quando i due alberi di Valinor erano caduti, da quando i Noldor se n’erano andati oltre il Grande Mare, lontano da Aman.
Da allora, Amarië aspettava.
Non aveva voluto andarsene. Doveva fedeltà alla stirpe dei Vanyar, la sua stirpe, la stirpe di suo padre. Così come Finrod doveva fedeltà alla sua.
E così se n’era andato, lontano, lontano da Aman e lontano da lei.
Lasciandola sola.
Nemmeno la sua famiglia riusciva a portarle conforto, a guarire o almeno a curare la profonda ferita che il suo addio le aveva inferto nell’anima e nel cuore. Negli occhi delle persone che amava oramai riusciva solo a vedere il riflesso del suo rimpianto, lo specchio della sua sofferenza.
Essere soli è difficile.
Ma essere soli in mezzo alle persone che ami lo è ancora di più.
Se n’era andata.
Abbandonata la casa di suo padre, si era rifugiata sulle rive del Grande Mare.
Quello che tormentava il cuore di Amarië era un dilemma insostenibile, che la opprimeva e non le dava pace.
Lei amava Finrod. Lo amava più della sua stessa vita. E lo avrebbe amato in eterno, poiché gli elfi amano una sola persona per tutta l’eternità, e lui era il suo amore.
Ma non poteva tornare.
La maledizione di Mandos si era abbattuta sulla sua stirpe, e le vie di Aman gli erano precluse.
C’era un modo soltanto che gli avrebbe permesso di fare ritorno al Reame Beato.
Morire.
Amarië rabbrividì, mentre le onde continuavano ad abbattersi sugli scogli.
Morire. Per gli Elfi significava solo la morte del corpo, poiché l’anima rimaneva in vita per rinascere nuovamente dopo l’espiazione delle proprie colpe nelle Aule Atemporali.
Ma si trattava pur sempre di morte.
Desiderava con tutta se stessa di poter ricongiungersi con colui che amava. Ma questo significava desiderarne la morte.
Poteva davvero, nel profondo del suo cuore, sperare che lui morisse?
Non riusciva a darsi pace. Voleva che Finrod vivesse, ma allo stesso tempo sentiva un disperato bisogno di averlo di nuovo accanto, di stringersi a lui, di sentire di nuovo il sapore delle sue labbra e la sensazione delle sue mani su di sé, di rivederlo sorridere tra i campi dorati di Valinor.
Cosa desiderava di più, per il suo compagno, Amarië dei Vanyar? Una vita lontano da lei, o una morte che lo riportasse tra le sue braccia? Per che cosa pregava Eru? Per la sua salvezza o per poterlo riabbracciare?
Una risposta non esisteva.
Ed Amarië aspettava.
Cosa aspettasse, non lo sapeva.
Un segno del destino, o una risposta di Eru?
Aspettava.
Guardando le onde, aspettava.
Aggiungendo al Grande Mare le sue lacrime.

   
 
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