Titolo:
Ristorante Milicevic
Autrice:
Princes_of_the_Univers
Disclaimer: L’autrice non
scrive a scopo di lucro. Tutta la storia è
assolutamente stata inventata da me e dalla mia mente bacata. Purtroppo
non
posso dire di possedere i diritti sul protagonista maschile della
storia,
altrimenti sarei una donna veramente felice.
Timeline: imprecisata.
Rating: Per tutti
Commenti: per qualsiasi insulto,
prego… princes_of_the_univers@italianmarsarmy.com
Avevo
capito che non poteva
essere una grande giornata quando Tomo mi ha chiamato alle sette del
mattino…da
quando in qua Tomo è sveglio a quell’ora? O lo
sono io, del resto. Essere un
batterista famoso ha i suoi lati positivi, ma certo non quello di
andare a
letto presto.
E
ho capito che ci siamo
cacciati in un guaio non da poco, nel momento stesso in cui il nostro
“amico”
croato si è messo quel imbarazzante grembiule con scritto
“kiss the croatian”,
regalo di una Echelon particolarmente simpatica. Jared lo sta fissando
annoiato
e Tim, vicino ad una finestra, sta fumando come un turco.
“Dunque,
vi ho chiamato qui
perché so che voi siete miei amici e gli amici si vedono nel
momento del
bisogno. Ragazzi, io ho bisogno di voi, anzi, la mia famiglia ha
bisogno di
voi.”
Infatti
ci ha chiamato a
raccolta nel ristorante dei suoi genitori: la cucina è linda
e pulita, qualche
padella è già sul fuoco e mi sta facendo venire
l’acquolina in bocca.
“Tomo,
arriva al succo del
discorso. Ho sonno.” Il tono del mio fratellino è
seccato e lo capisco
perfettamente.
“I
miei se ne sono andati per
un week-end romantico e mi hanno lasciato in mano il locale. Non
dovevano
esserci problemi, tranne per il fatto che stamattina ho scoperto che
tutto il
personale è a vomitare l’anima a causa di un
burrito di scarsa qualità mangiato
al chiosco all’angolo.” L’odio trasuda
dalla sua voce: non gli piacciono i burriti?
“Bhe,
allora chiudi e tanti
saluti.” Fa Tim esalando una nube di fumo azzurrognola.
“Spegni
quella roba, non è igienico
qui dentro. Potessi chiudere, lo farei, ma oggi
c’è una festa di matrimonio per
100 persone e quindi non posso mandarli per strada a mangiare come
barboni:
devo cucinare io e voi mi aiuterete a gestire il ristorante.”
Scoppio
a ridere. Non posso
fare altrimenti, chi sarebbe così scemo da chiederci di
gestire un locale?
Ehi,
perché rido solo io?
Guardo Jared e me lo ritrovo con gli occhi ancora più a
palla del normale,
mentre Tim sta sputando un polmone a forza di tossire.
“Te
lo dicevo che faceva
male.” Riprende Tomo come se nulla fosse.
“Comunque, ho già chiamato Ivana e
Filip. Ivi mi aiuterà in cucina, mentre Fil potrebbe aiutare
a servire.”
“E
noi che ci facciamo qui?”
Chiede Jared ancora incredulo.
“Bhe,
principino dei miei
stivali, credi che mandare avanti la cucina sia così
facile?” Principino? Mo
Jared lo scanna. Da dove viene fuori questo Tomo così
autoritario? Di solito è
il più calmo di tutti noi. “Tim, tu starai dietro
il bancone del bar.”
“Ehy,
figo!” Fa lui
esaltatissimo, mentre si lecca le labbra di anticipazione.
“Guarda
che le birre sono per
i clienti, non per te. Altrimenti paghi!”
l’entusiasmo del nostro bassista si attenua un
bel po’.
“Ok,
Tim a fare il barista ci
sta, ma io? Io brucio qualsiasi cosa.” E’ tempo che
dica la mia. Lavorare in
cucina mi preoccupa un bel po’.
“Oh,
tu e Jared potete
decidere che cosa fare.” Fantastico…io decido di
non fare nulla. “uno farà il
cameriere e l’altro il lavapiatti.”
Di
scatto guardo Jay: è
sbiancato. Ancora si sveglia di notte con i sudori freddi ricordando la
sua
esperienza di lavapiatti: avrà anche detto in giro che
è stato il suo lavoro
più figo, ma solo un’idiota potrebbe crederci.
Tornava a casa piangendo che
odiava quel posto…sarà per questo che mi
è diventato vegetariano?
“Io
faccio il cameriere!”
Esclama, infatti. Cazzo, non voglio passare una giornata intera a
lavare
pentole… e poi ecco la soluzione, semplice e
indolore…bhe, almeno per me.
“Sì,
fai tu il cameriere,
così poi oltre ai 100 posti del matrimonio dovremo servire
le 500 fangirl urlanti
che piomberanno qui urlando ‘Jared quanto sei
figo’. Apposto siamo… sei proprio
un genio del male.” Ridacchio per dare enfasi alle mie parole
e inizio a
sentire il tipico fuckeggiamento di Jared. Ho colpito nel punto giusto.
“Ma
fu**er the Fu**er, io non
voglio di nuovo lavare piatti…io l’ho
già fatto e so che cosa vuol dire.” Gli
vado vicino e gli poso una mano sulla spalla. Con tutto il mio talento
da
attore mancato, faccio la migliore faccia di circostanza funesta.
“Mi
spiace Jay, fa più male a
me che a te, credimi, ma devi capire, non possiamo dare a Tomo altre
preoccupazioni.” Lo sguardo di Jared da arrabbiato passa in
modalità
rassegnato, mette il broncio e guarda Tomino che ha iniziato a togliere
dal
frigo le prime cose da cucinare.
“Ok,
faccio il f********o
lavapiatti, ma esigo un paio di cose: doppio paio di guanti in silicone
morbido, misura 8 e mezzo e poi della crema all’aloe vera per
mantenere la mia
pelle delicata, morbida e profumata.” Lo guardo perplesso.
Ok, ha fatto
Efestione che non era proprio l’emblema della
mascolinità, però qui si esagera.
“Non
è un problema.” Fa Tomo
svolazzando una mano con noncuranza. “Ah, Shan, dietro la
porta dello
spogliatoio trovi la tua divisa.”
Alt!
Divisa? Io non porto
divise, io sono anticonformista, io sono diverso, io sono
l’Animale.
“Tomo,
ho capito
male…divisa?” Jared che sghignazza felice mi fa
venire voglia di spaccargli il
nasino perfetto…
“No,
hai capito benissimo. E
mi raccomando, la cravatta.”
Ok,
è la fine del mondo.
Ora
ne sono certo: non mi
sposerò mai. Sono le sei del pomeriggio e questi sono appena
al secondo… li
vorrei uccidere tutti. Ma si può?
Le
scarpe di vernice nera mi
stanno strette, la cravatta mi strozza e mi sono sporcato la camicia
grazie ad
un bambino che mi ha sputato addosso.
È
un incubo. E per i miei amici non va meglio.
Tomo
è rosso da far paura: i
vapori caldi lo stanno facendo sudare come un levriero afgano al
galoppo. In
più Ivana non lo aiuta molto, dato che spesso hanno da dirsi
qualcosa in croato
stretto. Suppongo che si stiano mandando a quel paese, dato che quando
stavamo
assieme, Ivana usava lo stesso tono con me. Però devo fare
ancora faville, mi
lancia certe occhiate di fuoco…
“Shannon,
sembri un maiale
sgozzato con quella cravatta.” Mi fa lei senza mezzi termine.
C***o e io che
credevo volesse dirmi che sono bellissimo, mi ha smontato in mezzo nano
secondo.
“Smettetela
di amoreggiare
voi due. Shan, prendi sti piatti e vai.” Gesù,
Giuseppe e Maria, Tomo è peggio
di un sergente maggiore.
Con
grazia felina faccio slalom
tra le sedie e i bambini che giocano, scocco un sorriso alla gentile
vecchietta
e cerco Tim con lo sguardo: è lì che sta bevendo
a canna dalla bottiglia di una
Corona. Se lo vede Tomo, lo ammazza.
“Mettila
via.” Gli sussurro.
“Ma
dai, vuoi che lo scopra?”
Fa Tim quasi preoccupato, poi scrolla le spalle “me la
farò togliere dalla
busta paga.”
“Perché
pensi che Tomo ci
pagherà per questa giornata?”
“Ovvio,
lo richiederò
espressamente. Già nella band faccio di tutto a salario
minimo: procurare take
away vegetariani per Jared, pulire le scarpe, fattorino e per finire
bassista.
Mi deve pagare.” Lo guardo scettico. Tomo è sempre
stato il tirchio della band.
“Ah, Shan…secondo me qualcuno si è
accorto che noi siamo…bhe Tu-Sai-Che-Cosa.”
Siamo Voldemort? “Ci sono due ragazze tra le invitate che non
fanno che
seguirti con lo sguardo. Una rossa, poi, miagola ogni volta che passi
vicino a
lei.”
Uhmmm
forse questa giornata
alla fine non sarà completamente da buttare se riesco a
rimorchiare qualcuna.
Torno
in cucina: la
vecchietta di prima mi sta ammiccando…oddio, sarà
mica lei la rossa che miagola
e Tim si è bevuto il cervello, oltre che la birra?
Porto
dei piatti a Jared. Oddio,
ha lo sguardo da invasato, le mani gli tremano: sta per avere una crisi
isterica.
“Jay,
prendi un bel respiro.
Perché non ti vai a fumare una cicca con Tim?”
L’occhiata assassina che mi
lancia mi fa tacere. Eh dai, ho capito che sei salutista e avanti di
sto passo,
ma io stavo solo pensando al tuo bene.
“Non
vedo l’ora che questa
f*********a giornata sia finita. Non sopporto più questi
piatti, o peggio, le
padelle.” Anche la voce è da crisi isterica.
Peccato che non so che fare per
dargli una mano. La vasca del lavello è ricolma di scodelle,
bicchieri e piatti
di tutte le forme, ma quel che è peggio, negli altri lavatoi
la situazione è
delirante: ci sono vasche di metallo unte, scatolame di plastica da
risciacquare, pentole incrostate.
“Shannon,
muoviti!” Sento
Tomo che mi chiama e non posso fare altro che andare da lui.
“Che
vuoi?”
“Porta
questi al tavolo e
inizia a tirare su i piatti del secondo.” Se penso che Jared
non ha finito di
lavare quelli del primo mi viene male. Prendo un vassoio carico di
carne e lo
posiziono davanti agli sposi: loro non se ne sono neppure accorti, ma
sono così
presi con tutto il resto che non gli do torto. Mi carico una decina di
piatti
unti e vado da Jared. Secondo me scoppia a piangere quando mi vede.
Invece
succede il finimondo: io
e Filip ci scontriamo ed è un tripudio di ceramica infranta.
Tra me e lui credo
che rompiamo almeno una ventina di piatti. Insomma, alla fine qualcosa
di buono
per Jared sono riuscito a fare. E quasi quasi chiedo ai Sig. Milicevic
se mi
regalano dei piatti per la batteria, fanno un rumore favoloso.
“Shannon,
sei un genio.” Mi
dice sorridendo. E riprende a lavare fischiettando.
Tomo,
d’altra parte, si sta
insultando con il fratellino e io, quatto quatto, inizio a tirare su i
cocci.
Manca solo che qualcuno si faccia male.
Finirà
questo inferno?
Dieci
di sera: ormai manca
solo la torta. Jared è riuscito a terminare i piatti: ora si
ritrova solo una
caterva di posate sporche, ma soprassediamo.
“Milicevic,
maledetto, come
minimo mi devi una f****a manicure. A forza di grattare pentole mi si
è
rovinata la french!” il morbo di Efestione si fa risentire.
“Ragazzi,
io sto crollando”
Tim è davanti a noi e sembra stanco. “Il padre
della sposa non fa che bere ed
urlare. Crede che io sia suo fratello morto in guerra e tra un
po’ si metterà a
piangere.” Si siede pesantemente su uno sgabello di legno
“Se avessi saputo che
farvi da bassista portava a cose del genere, col cavolo che accettavo.
Fa***o!”
La
verità è che gli hanno consumato
tutte le Corona e quindi non sa che bere.
Quando
ognuno è tornato al
proprio posto, vedo spuntare una figura alla porta. È un
bambino di non più di
otto anni, biondo e con gli occhi grigi. Sembra Jared da piccolo.
“Ehi,
ti sei perso?” gli fa
Ivana. Ah, gene materno femminile. Il bimbo scuote la testa e mi indica.
“Io
so chi sei. Tu sei
Shannon dei 30 Seconds to Mars.” Il tempo si ferma: abbiamo
fatto di tutto
perché nessuno scoprisse chi fossimo e l’unico che
si accorge di qualcosa è un
mocciosetto. M****a!
“No,
piccolo, guarda che ti
sbagli. Che ci farebbe Shannon qui?”
“Sei
tu Shannon. La mia
sorella ha tutte le foto appese al muro.” Tomo ridacchia.
“E
a tua sorella piace Shan?”
chiede mentre inizia a portare le ultime cose nella lavanderia.
“No.
A noi piace Jared.” Oh,
un Echelon in erba.
“Nicky!!!
Dove diavolo sei
finito?”
“A
quanto pare la mamma ti
cerca.”
Appare
una ragazza
elegantemente vestita, con i capelli lunghi e mossi e un paio di
occhiali blu
elettrico.
“Monica,
guarda, c’è
Shannon.” Ma porca vacca, stare zitto no? Lei alza lo sguardo
e mi vede. Ok, ci
ha scoperti. È paralizzata e fa vagare gli occhi tra me e
Tomo che è tornato in
cucina.
“Nicola,
vai a chiamare Stefy
per favore.” Il bambino ritorna poco dopo con una rossa dai
capelli corti che
borbotta. Appena mi vede, miagola. Ecco la tipa che mi aveva detto
Tim!!!
Meglio della vecchietta di sicuro.
“Ok,
possiamo spiegare.” Ma
da dove mi è venuta sta frase da film di serie B? Manco
stessimo facendo
qualcosa di male.
“Io
non potevo crederci…mi
sembrava Tim, ma era troppo inverosimile.”
“Che
c***o succede di qua?”
Ecco, ci mancava solo il frontman. La rossa si avvicina sorridendo a
quaranta
denti.
“Ciao,
io sono Stefy.” Ok, la
situazione è surreale. La moretta è sbiancata
ulteriormente quando ha visto
Jared e pure il bambino urla felice.
“Monica!!!!
E’ Jared Leto!”
“Sssss
per carità, non dirlo
troppo forte.” Fa Jay sorpreso da quella inaspettata fama.
“Sentite,
abbiamo da fare.”
“Dai
Tomo, sono Echelon.” Fa
Jared con la speranza negli occhi: magari così smette di
lavorare.
“Me
ne frego. Finisci di
lavare e poi ne riparliamo.” Mi fa paura, giuro che lo porto
da un esorcista,
questo non può essere il vero Tomo.
“Jared
lava i piatti?” la
ragazza a stento non ride e contagia pure me. Ci mettiamo poco a
scoppiare,
sotto lo sguardo infuriato del diretto interessato.
“Ma
andate a farvi f****e!” e
se ne torna alla sua postazione.
“Scusalo,
ma il lavoro è
duro.”
“Lei
lo sa bene, lavorava in
un ristorante.” Mi fa Stefy “Ti posso aiutare, bel
micione?”
“Sai
portare i piatti?”
“No.”
“E
allora che vuoi fare?”
“Ti
guardo le spalle…e non
solo quelle.” Monica se ne va con il fratello da Jared. La
seguo perché sono
curioso: trovo mio fratello che fuckeggia allegramente, mentre
è alle prese con
forchette e coltelli. Occhio che se li lancia fa male, ha una buona
mira.
“Se
vuoi ti do una mano e ti
insegno come far scomparire le cose.” Jared la guarda senza
capire e lei, in
fretta, inizia ad accumulare tutte le vasche sporche nei lavelli
inutilizzati.
Crea una pila semi invisibile, poi passa la spugnetta sul piano
d’acciaio e il
gioco è fatto. “Così lasci roba a chi
viene domani.” Guardo Jay: è innamorato.
Ok, innamorato è una parola grossa, ma di sicuro
è felice.
“Mi
salvi la vita.”
“Esagerato.”
“E
tu, quanta roba devi
portare ancora?” mi fa la mia spalla privata.
“Niente,
credo…” Lei sorride.
“Fantastico,
ti offro da
bere.” Mica male l’offerta. Mi tolgo la cravatta
dell’incubo e la lancio a
Tomo.
“Io
ho terminato. Hasta la
vista Tomino!” e me ne vado al bar. Poco dopo, vicino a noi,
si siedono Monica,
il fratello e Jared. Quello più eccitato è il
bambino che a me non calcola neanche
di striscio, ma che sta facendo una testa quadra a Jay.
Tim
si unisce a noi, e pure
Tomo riesce ad arrivare.
“Alla
fine non ce la siamo
cavata male dai.” Fa lui guardando gli invitati.
Se
Dio vuole, l’Apocalisse è
terminata.
“Shannon…Ho
bisogno di voi.
La mia famiglia ha bisogno di voi.”
NO!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!