Ivrin
Tanto e
tanto tempo fa, quando gli uomini non
avevano ancora colonizzato la terra e nei boschi tutto era pace, nei
pressi di
un piccolo fiume viveva una fata. Il suo nome era Ivrin.
I suoi lunghi capelli erano
viola e
argentati, gli occhi avevano il colore scuro del notturno cielo
stellato.
La sua voce
era simile al canto dell'usignolo, fresco e limpido, e tutti gli
abitanti della
foresta erano presi da malia, quando, al crepuscolo, Ivrin cantava tra
le
fronde.
Tuttavia,
nella sua felicità, a volte sentiva come
un vuoto, la sensazione che le mancasse qualcosa, un qualcosa che non
poteva
trovarsi nel bosco in cui viveva. Lì si sentiva protetta
eppure veniva sempre
divorata dalla curiosità di sapere cosa ci fosse oltre gli
alberi e voleva
conoscere altri animali oltre le bestie e gli uccelli che
l’accompagnavano nel
canto.
Passò l’inverno e arrivò la primavera.
I fiori sbocciarono colorati e profumati
sotto i suoi occhi, sugli alberi nacquero nuove gemme di un verde
brillante e
ogni forma di vita sembrava rinata o svegliata da un lungo e profondo
sonno.
Gli animali suoi amici ascoltavano ancora mentre cantava sotto una
quercia o
sulle sponde del ruscello nel quale immergeva i piedini delicati, ma lo
facevano amoreggiando tra loro: i cerbiatti si sfregavano il muso, le
farfalle
volteggiavano in danze leggiadre e gli uccellini cinguettavano con
passione.
Lei li guardava
senza capire cosa
stessero facendo, sentendo solo un gran vuoto nel suo cuore. Presa
allora dallo
sconforto abbandonò i suoi amici e si mise in viaggio. "Se
viaggerò molto
ed esplorerò il mondo oltre i confini di questa radura,forse
scoprirò il perché
della loro gioia " si disse, e per giorni e giorni camminò
leggera nel
fitto degli alberi che la circondavano. La foresta sembrava non aver
mai fine e
Ivrin era meravigliata e attonita di tutte le meraviglie che le si
presentavano, nuove specie di piante e animali che la seguivano e
l’accompagnavano e con cui lei si fermava spesso a giocare.
Dopo molto viaggiare giunse, stanca, sulle sponde del mare e ne rimase
incantata poiché mai aveva visto una cosa così
meravigliosa: i raggi del sole
risplendevano sulla superficie calma e piccole onde andavano a lambirle
i piedi
nudi.
Mentre, rapita, osservava l'orizzonte lontano, un giovane le si
affiancò sorridendo:"A
lungo ti ho aspettato, Ivrin. Ora, ti prego, rimani con me per sempre!".
Ivrin
si girò sorpresa di sentir pronunciare il suo nome.
Di fronte
le stava un giovane molto simile a lei, eppur diverso; i capelli
dello stesso colore del mare gli incorniciavano il volto ridente,mentre
degli
occhi profondi azzurro intenso la guardavano fissa.
< Chi sei tu, che conosci il mio nome? > chiese incantata.
< Io sono l'essenza del mare > rispose il giovane con un
grande sorriso
< Non stupirti Ivrin, perché sono innumerevoli secoli
che attendo il tuo
arrivo.>
<
Tu sapevi del mio arrivo? > esclamò Ivrin
sorpresa. Com’era possibile che la stesse aspettando mentre
per lei lui era un
perfetto sconosciuto?
Il giovane sorrise enigmatico < Lo sapevo e basta >
rispose < Non lo
sapevi forse anche tu? >
Ella
allora sorrise e, presolo per mano, corse
ridendo sul bagnasciuga; per molti giorni rimase con il Mare
compiacendosi
della sua felicità e ammirandone la calma cristallina. Si
tuffava tra le sue
acque profonde e accoglienti e iniziò a cantare accompagnata
dai gabbiani e
tutti i pesci si radunavano per ascoltarla, proprio come avveniva nella
sua
radura.
Un giorno, però, giunse inattesa una tremenda tempesta e il
mare si ingrossò, diventando
scuro.
< Cos'è tutto ciò? > gli chiese
spaventata da quel cambiamento repentino
< Eri calmo e cristallino, ma ora sei scuro e minaccioso!
>
Allora il Mare si girò verso Ivrin, la prese per mano e
condottola su un alto
scoglio che cadeva a picco fra i flutti, disse < Questo sono io,
è la mia
natura, calma a volte e altre volte indomabile > Ivrin
guardò giù dallo scoglio, perdendosi tra le onde
che risuonavano
burrascose e la schiuma bianca che saliva verso l'alto.
Era spaventata e al contempo affascinata da quei flutti tumultuosi. Si
ricordò di
quando si era tuffata nelle sue acque placide per nuotare libera da
ogni
costrizione e pensò a quanto fosse grande e infinito in
confronto alla piccola
radura in cui aveva vissuto. Infine si meravigliò di quanto
fosse bello e
seducente ora che si agitava, con l’acqua dello stesso colore
dei suoi capelli
al chiaro di luna.
<
Desideri forse tornare alla foresta d’onde
provieni? > chiese il Mare tristemente e nuovi tuoni
squarciarono le nubi.
Ivrin allora si voltò e guardandolo fisso negli occhi disse:
< Finalmente ho
trovato ciò che andavo cercando! Il mare mi ha suscitato
gioia quando ammirai
le sue acque chiare e pacate, ma ora che odo la sua voce potente e
scorgo i
suoi alti flutti infrangersi sulla scogliera non
provo più gioia, ma
Amore! >
E alzatasi sulle punte dei piedi lo baciò.
Fu così che, mentre Infuriava la tempesta, Ivrin
riempì il vuoto che l’aveva
resa triste, legandosi al Mare per sempre e vivendo sulle sue sponde
dorate.