Pochi giorni dopo la nostra vittoria nell'Arena ci furono le abituali interviste di Caesar con il fortunato tributo sfuggito alla morte. O in questo caso, ai due tributi. Io e Peeta ci avviammo tranquillamente mano nella mano verso il palco, ma quando Caesar iniziò con le domande fu un vero  incubo: nella situazione in cui mi trovavo, era un suicidio rispondere in modo sbagliato. Dopo le banali domande come "Cosa provate in questo momento?" o "L'Arena vi ha cambiati?", Caesar fece un commento davvero inaspettato: "Poveri innamorati sventurati!" e tirò un lungo sospiro. Tra il pubblico si sollevarono mormorii di stupore e bisbigli sconvolti, ma probabilmente i più scossi eravamo io e Peeta. Almeno fino a quando non mi accorsi di una cosa: Caesar è sempre stato più avanti rispetto a noi. Non è un semplice intervistatore di Capitol City, è un uomo molto astuto, che riesce sempre a comprendere la situazione in cui ci si trova. E allora divenne tutto più chiaro: i veri innamorati sventurati non eravamo io e Peeta, non lo siamo mai stati. Grazie alle attenzioni di tutta Panem abbiamo sempre potuto vivere la nostra "storia d'amore" serenamente, senza troppe complicazioni. Quelli di cui parlava Caesar erano Cato e Clove. Loro sì che sono stati sventurati.