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Autore: Rinalamisteriosa    27/10/2008    5 recensioni
Cosa accadrebbe se il nostro tenente preferito, Riza Hawkeye, in seguito a una botta in testa non ricordasse più chi è? E dimenticasse tutti i volti delle persone conosciute?
[RoyAi | Revisionata | Incompiuta non per mia volontà, ma per mancanza d'ispirazione a riguardo.]
Genere: Azione, Commedia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Riza Hawkeye, Roy Mustang, Un po' tutti | Coppie: Roy/Riza
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Incompiuta
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Capitolo 1: Lavori in corso

 

 

 

 

*Ore 7.00 di mattina.

Appartamento di Riza Hawkeye*

 

 

 

 

Puntuale come un orologio svizzero, la donna aprì gli occhi al nuovo giorno.

Scostò piano le coperte che le arrivavano fino al collo e stirò le braccia sbadigliando.

Accucciato ai piedi del letto stava il fedele Black Hayate, taciturno.

Si alzò dal letto e gli diede una carezza sulla testolina, sorridendo.

“Andiamo a fare colazione?” sussurrò appena.

Il cagnolino sembrò capirla, perché con un piccolo balzo lasciò il letto e la seguì dritto in cucina.

Riza gli preparò una bella e abbondante ciotola di latte tiepido e la appoggiò per terra. Prontamente, il suo adorabile sottoposto cominciò a leccarla con piacere, il tutto senza che ci fosse bisogno di ordinarlo.

“Black Hayate, tu sì che fai progressi! Magari fossero tutti come te…” sospirò, rassegnata.

Per sé preparò una tazza di cappuccino fumante, vi aggiunse un cucchiaino di zucchero e la sorseggiò lentamente, per gustarne meglio l’aroma.

Poi buttò un occhio sull’orologio da tavolo.

Le sette e mezza.

“E’ meglio che vada a prepararmi per il lavoro” si disse.

Dopo avere fatto una doccia veloce, indossò la solita uniforme blu con le strisce bianche e uscì di casa.

Il quartier generale di Central City distava dieci minuti, quindi lo raggiunse a piedi.

Mentre percorreva il corridoio principale di questo immenso edificio, tutti coloro che incontrava le rivolgevano il saluto militare. Lei ricambiava o allo stesso modo oppure con un sorriso e un lieve cenno del capo.

Arrivata davanti alla porta dell’ufficio del suo superiore, il colonnello Mustang, notò una cosa strana.

C’era silenzio. Troppo silenzio.

Possibile che i ragazzi, una volta tanto, stavano lavorando sul serio, senza che lei li esortasse a farlo?

Per esserne davvero certa, appoggiò una mano sulla maniglia della porta e l’aprì di scatto, circospetta.

All’interno della stanza c'era solo lui, il colonnello, seduto con lo schienale rivolto tra la scrivania e la finestra. Il suo sguardo era concentrato, intento a leggere un foglio che teneva tra le mani: senza dubbio una lettera da parte di una delle sue innumerevoli ammiratrici misteriose.

“Buongiorno, colonnello!” esordì seria, chiudendosi la porta alle spalle.

“Buongiorno anche a lei, tenente” rispose, senza distogliere minimamente l’attenzione da ciò che stava leggendo.

“Signore... dove sono tutti gli altri?” gli domandò, fingendo sorpresa.

“Uhm… Fallman è stato richiesto al tribunale militare. A Fury, Breda e Armstrong è stato ordinato di controllare la zona est di Central City, perché pare vi si aggiri un pericoloso criminale. Havoc ha preso l’influenza e gli hanno dato un permesso di tre giorni. Acciaio e suo fratello sono ancora in missione. A quanto pare, gli unici rimasti qui siamo io e lei” elencò.

“Già… ma immagino che invece di lavorare sia impegnato in ben altre faccende!” puntualizzò. Ancora non si era degnato di guardarla in faccia mentre parlava: per una donna come lei, equivaleva a una mancanza di rispetto. L’avrebbe punito a modo suo.

“Che seccatura” sospirò. “Mi hanno dato una marea di scartoffie da firmare. Come se non bastasse, devo pure recarmi a ispezionare i lavori di un edificio statale in costruzione. Che diavolo c’entro io con quei lavori, poi?”

“Capisco. Allora facciamo così, signore. Permette?”

Riza gli si avvicinò: con il suo spiccato senso del dovere, gli strappò di mano la lettera con un gesto preciso e veloce.

Roy sbuffò contrariato: gli mancavano le ultime cinque righe e avrebbe ultimato la sua lettura.

Fingendo di non aver sentito il superiore sbuffare di disappunto, riprese, calma come sempre: “Lei adesso si occupa delle scartoffie, a ispezionare i lavori ci penso io!”

“Ma no, tenente, non c’è bisogno che-”

“Insisto! E questa lettera…” con una mano gliela sventolò davanti al viso, “la porto con me. Gliela restituirò dopo, ma solo se avrà svolto i suoi doveri, signore!”

“Ma…” tentò lui.

“Niente obiezioni! Ormai ho deciso così. Ci vediamo dopo, colonnello” detto questo, Riza uscì dall’ufficio con un sorrisetto di soddisfazione dipinto sul volto.

Roy si voltò verso la finestra, offeso come poteva esserlo un bambino delle elementari. Ma allo stesso tempo apprezzava il fatto che quella donna, in un modo suo tutto particolare, si preoccupasse per lui.

“Tenente… cerchi di non cambiare mai” pensò, prima di girarsi e occuparsi della cosa che odiava fare di più al mondo: riempire noiose scartoffie!

 

 

Dopo aver chiesto in prestito le chiavi di un veicolo da un altro militare, Riza vi salì e premette l’acceleratore.

In mezz’ora, arrivò nel luogo dove parecchi operai stavano lavorando intorno allo scheletro di quello che, a giudicare dall’altezza, sarebbe diventato un grande palazzo.

Parcheggiò e scese dalla macchina, proprio mentre una donna con il suo bambino, che doveva avere all’incirca nove anni, entravano dentro il cantiere. La giovane signora teneva un cestino del pranzo in una mano. Riza li seguì e il bambino, accortosi della sua presenza, le sorrise gioviale e agitò la manina per salutarla.

“Che simpatico…” pensò lei, ricambiando con un dolce sorriso.

 

*Al quartier generale*

 

“Pronto”.

“Parlo con il colonnello Mustang?”

“Sì, sono io”.

“Le passo il sergente maggiore Fury, signore. Dice che è importante”.

“Va bene. Passamelo”.

Rimase in attesa.

“Pronto…”

“Sergente, che cosa succede?”

“Signore, volevo informarla che Prinstgral, il criminale che stavamo cercando, non si trova più nella zona est come ci era stato detto…”

“Ah no? E dove allora?”

“Un informatore anonimo ci ha appena informati che si sta dirigendo nella zona sud. Era sopra una macchina rubata e portava con sé una valigia alquanto sospetta”.

“Zona sud? Aspetta! Vuoi vedere che…” Il colonnello appoggiò la cornetta del telefono sulla scrivania, riflettendo. In quel momento, il tenente Hawkeye si trovava proprio lì, ad ispezionare quei lavori al posto suo. Dannazione!

“Pronto? Colonnello? È ancora in linea?” soggiunse la voce cauta del sergente maggiore.

Roy riprese il ricevitore in mano e lo appoggiò all'orecchio.

“Sì, ascolta, correte a ispezionare tutta la zona sud. Io vi raggiungo… ma prima devo fare una cosa!”

“D’accordo, signore! Agli ordini!”

Roy chiuse la comunicazione. Lasciò la scrivania con tutti i fogli che gli rimanevano da firmare, prese il suo cappotto scuro e uscì dall’ufficio, chiudendo la porta a chiave.

“Ho un brutto presentimento. Il tenente è una donna che sa cavarsela in ogni situazione ma… se dovesse succederle qualcosa, sarebbe colpa mia. Dovevo andare io a fare quello che sta facendo lei!”

 

 

Prinstgral si riteneva un tipo abbastanza furbo e diretto, un genio nel creare scompiglio e panico tra i cittadini.

Sapeva anche essere molto crudele e approfittatore.

Con un ghigno perfido sul volto scavato e pieno di cicatrici, scese dalla macchina che aveva sottratto sotto il naso ad un povero idiota, ma non prima di aver recuperato dal sedile posteriore una valigia nera e pesante. Entrò anche lui nel cantiere, proprio mentre si svolgeva una pausa, e si guardò intorno: c’erano una coppia con il suo bambino, due operai che mangiavano un panino in silenzio e una donna in divisa militare che parlava con un addetto ai lavori, segnando ogni tanto qualcosa sul taccuino che teneva in mano.  Senza farsi notare - o almeno, così credeva - oltrepassò circospetto tutti e raggiunse le prime sbarre di ferro che sorreggevano il complesso.

Proseguì oltre, finché non si sentì tirare la mano. Era il bambino che, con tutta probabilità, mentre i genitori erano distratti, lo aveva seguito curioso.

“Ehi, signore, posso sapere che cosa contiene questa cosa? Un giocattolo?” domandò con vocina molto curiosa.

“Uhm… sì, certo! Diciamo che contiene un giocattolo molto interessante”.

“Wow! Me lo fa vedere? La prego, mi sto annoiando, voglio giocare!”

L’uomo si piegò sulle gambe fino a raggiungere l’altezza del piccolo interlocutore e accennò un mezzo sorriso fintamente intenerito, scompigliandogli i capelli castani con la mano.

“Presto lo vedrai, piccolo... Presto lo vedrai…”

 

 

“Mio figlio! Mio figlio è sparito!” strillò la giovane mamma, dopo essersi accorta che suo figlio non era nei paraggi e attirando l’attenzione di tutti i presenti, compresa Riza.

“Signora, non si preoccupi, davvero. Lo cerco io” la rassicurò prontamente.

Si fece strada tra i lavori senza indugio. Aveva notato, infatti, quell’uomo sospetto… e anche il bambino che lo seguiva.

Aspettava soltanto il momento buono per intervenire.

Momento che era arrivato.

Riza poteva vederlo: stava piazzando qualcosa per terra, sotto gli occhi ingenui di quel bambino.

Pensò subito a una bomba, data la sua forma strana.

“Fermo lì! Non si azzardi ad attivarla o ne pagherà le conseguenze!” disse ad alta voce all’uomo, spianando la sua calibro nove.

“Troppo tardi, soldatessa” la informò irrisorio. “Il timer è già partito, tra cinque minuti esatti salterà tutto in aria! Ahah!”

Scoppiò a ridere come un pazzo, il volto una maschera inquietante.

“Che significa? Salterà tutto in aria? È un nuovo gioco?” chiese spontaneamente il bambino.

“No, non è affatto un gioco! Piccolo, vieni qui! Forza! Stai vicino a me. Quell’uomo è pazzo!” lo incitò Riza, alzando ancora il tono. 

E quando il bambino, ubbidiente, l’aveva ascoltata, lei sparò un colpo, sfiorando la spalla al malintenzionato.

“EHI!”

“Disattivala immediatamente, o con il prossimo colpo faccio centro!”

“Non credo proprio, cara”.

L’uomo serbava un’altra sgradevole sorpresa, oltre all'ordigno esplosivo. Estrasse dalla tasca sinistra dei pantaloni un oggetto rotondo e lo gettò in un punto vicino alla donna. Con un leggero pluff questo oggetto si ruppe, inalando una sostanza soporifera.

Con una mano, Riza si coprì velocemente la bocca e il naso, ma ormai aveva respirato un po’ di quel gas e si sentì mancare. Lo stesso successe al bambino, mentre quel criminale, indossata una mascherina, si avvicinò a loro. Riza, che non era ancora svenuta del tutto, gli mollò un pugno sullo stomaco.

Nelle sue attuali condizioni, però, non gli fece molto male. Lui invece, raccolta una sbarra di ferro da terra, la colpì violentemente alla testa.

Da quel momento tutto, intorno a lei, si fece nero.

 

 

Mentre succedeva tutto questo, il colonnello arrivò al cantiere. Vedendolo entrare, la mamma di quel bambino gli si avvicinò preoccupata.

“Lei è un soldato, vero? Una sua collega è entrata lì dentro per cercare mio figlio, ma non è ancora uscita” lo informò la stessa signora di prima, che mostrava gli occhi lucidi e rossi.

“D’accordo. Si calmi, vado a vedere!” rispose lui, prendendo la stessa strada.

Arrivato a metà della costruzione, trovò sia la bomba che segnava due minuti all’esplosione sia i due svenuti.

“Ma cosa…? No, adesso non c’è tempo per chiedersi cosa sia successo. Devo portare fuori di qui Riza e il bambino alla svelta!” pensò.

Prese in braccio prima il bambino e lo allontanò. Poi tornò indietro a fare lo stesso con la sua sottoposta. Mancavano trenta secondi all’esplosione. Con tutto che la teneva in braccio, riuscì ad avanzare veloce. Li depositò in un posto sicuro, tra delle lunghe sbarre di acciaio resistenti che aveva trovato. Se li avesse portati direttamente fuori, non ce l’avrebbe fatta.

L’esplosione avvenne.

Per un caso fortuito, la bomba di quel pazzo, che in mezzo al trambusto era riuscito a scappare, non era buona e non aveva provocato seri danni.

Il boato, però, fece allarmare tutti quelli che stavano vicino al cantiere, che subito si precipitarono con dei secchi d’acqua, pronti a spegnere il piccolo incendio per evitare che divenisse più vasto.

Ma se Riza e il bambino fossero rimasti là vicino… sarebbero morti.

Roy era intenzionato a fargliela pagare a quell’uomo. Come si era permesso ad aggredire Riza?

Mentre pensava a come incenerirlo meglio se l’avesse trovato, il bambino aprì gli occhi.

“Che cosa è successo?” chiese, confuso.

“Niente, piccolo. Puoi tornare dalla tua mamma, sai? Sarà preoccupatissima per te!” mormorò, per poi distogliere lo sguardo cupo.

“Okay! Ma dov’è?”

“Proseguì sempre dritto, verso la luce”.

“Va bene! Grazie, signore!”

“Nessun problema” disse il colonnello, sorridendo appena e guardandolo mentre si allontanava. Poi tornò a fissare preoccupato il tenente. Provò persino a scuoterla un poco dalle spalle, ma senza risultato. Decise che era meglio portarla all’ospedale, la ferita alla testa sanguinava ancora e rischiava di aggravare le sue condizioni.

 

 

Il medico, dopo averla visitata, constatò che Riza non aveva alcun danno fisico.

Consigliò ugualmente al colonnello di convincerla a farsi un controllo più approfondito per vedere se non avesse subito danni al cervello.

Quando, finalmente, lei riprese conoscenza, in un letto d’ospedale, era già sopraggiunta la notte.

Eppure Roy era rimasto lì, a vegliare in attesa del suo risveglio. Non sapeva perché, ma ci teneva a chiederle scusa.

“Tenente…”

“Mhm… che mal di testa!”

“Ci credo. Doveva vedere che brutta ferita le ha causato quell’uomo. Con cosa l’ha colpita? Perché se lo becco, io…”

Riza spalancò gli occhi e mise a fuoco la camera. Non riusciva in nessun modo a ricordare cosa era successo, neanche sforzandosi, constatò.

E soprattutto… chi era l’uomo che le stava parlando?

Si mise seduta per guardarlo attentamente.

E dedusse che no… non l’aveva mai visto prima d'ora!

“Che cosa c’è, tenente? Perché mi fissa in quel modo?” domandò con una certa perplessità.

“Tenente?”

Pausa.

“Mi scusi ma… lei chi è?”

 

 

 

 

 

 

Note pre-revisione: Ecco il primo capitolo!

Chiedo umilmente scusa per l’errorre commesso a postare questa storia la settimana scorsa e ringrazio Red Robin e Shatzy per avermelo fatto notare.

L’ho scritta dopo essermi ripresa dall’influenza, dato che non riuscivo a combinare nulla di buono.

 

Non ho altro da dire…

le spiegazioni al prossimo capitolo^^ aggiornerò appena posso.

 

Ciao a tutti!

Rinalamisteriosa

 

Note post-revisione: Per quanto riguarda << L'amnesia del tenente Hawkeye >>, in realtà non ci saranno cambiamenti importanti.

Ho sistemato molte frasi, corretto la punteggiatura e farò lo stesso nei prossimi capitoli, almeno resterà sul sito in una forma sì decente, ma con la semplicità e la leggerezza dei primi tempi in cui scrivevo ^_^.

 

  
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