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Autore: Elygrifondoro    17/11/2014    6 recensioni
Cosa succedere se uno Shadowhunter e i suoi amici frequantano la scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts? Cosa succede se due persone destinate a stare insieme come Alexander Lightwood e Magnus Bane si trovassero nella stessa scuola, rispettivamente nei panni di studente e professore? lLamore e l'attrazione vinceranno sui dubbi che una relazione proibita inevitabolmente crea?
Genere: Erotico, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Clarissa, Izzy Lightwood, Jace Lightwood, Magnus Bane
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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~~CALL IT MAGIC
Dopo aver urlato ogni insulto possibile alla porta sbarrata dell’aula di incantesimi ed ai due infermieri che mi tenevano fermo per evitare che buttassi giù tutta l’ala est del castello, decisi che dovevo fidarmi di Magnus e mi fu consigliato di tornare nel mio dormitorio per riposarmi. Giunto alla torre ovest, risposi stancamente all’indovinello postomi dal batacchio di bronzo e appena la porta nera e lucida si aprì, un milione di occhi si puntarono su di me e all’unisono tutti trasalirono, sussurrando il mio nome. Dopo alcuni secondi che a me parvero ore di imbarazzante silenzio, mi s’avvicinò un ragazzo alto e dai capelli biondi che mi avvolse in un abbraccio soffocante e mi parlò con la voce carica di tensione:
-Alec! Stai bene? –
Mi chiese squadrando i miei vestiti logori e i capelli scompigliati.
In poco tempo tutta la stanchezza e la rabbia repressa di quella giornata vennero vomitate dalle mie labbra.
-TI SEMBRA CHE STIA BENE MALEDETTO VIGLIACCO?! –
Juliàn assunse un’espressione ferita, da cane bastonato.
-Ma cosa stai dicendo? Alec sei solo molto stanco… -
Non gli permisi di sputare mezza parola di più.
-IO NON SONO AFFATTO STANCO! JULIÀN AVEVI L’ETÀ PER VENIRE LÀ FUORI A COMBATTERE INVECE CHE STARE RINTANATO IN DORMITORIO! ANNABELLE È QUASI MORTA LÀ FUORI! ED È ANCORA IN PERICOLO… -
Malgrado stessi urlando, la mia voce s’incrinò pericolosamente.
-cos’è successo ad Annabelle? –
Alcuni ragazzi posero la domanda all’unisono, non ricevendo risposta.
-Alec ti prego, vai a riposarti… -
Disse con voce calma cercando di sfiorarmi la spalla.
-NON TOCCARMI! LASCIAMI STARE! SEI SOLO UN CODARDO… -
-sono rimasto qui a vegliare su tutti gli altri! –
-POTEVI LASCIARE IL COMPITO AI PREFETTI! SONO MOLTO PIÙ SVEGLI DI TE SAI? MA NON TI SEI ACCORTO CHE ERI L’UNICO DEL NOSTRO CORSO AD ESSERE QUI?! TUTTI GLI ALTRI ERANO LÀ FUORI A RISCHIARE LA PROPRIA VITA, E MOLTI SONO ANCORA IN INFERMERIA MENTRE TU TE NE SEI STATO QUI AL SICURO A “VEGLIARE SUGLI ALTRI” ?! –
Feci le virgolette con le dita per evidenziare quanto la situazione fosse ridicola.
-OH, MI SCUSI SIGNOR SHADOWHUNTER DEI MIEI STIVALI! SCUSA SE NON SIAMO STATI TUTTI EDUCATI A RISCHIARE LA PELLE ALLA MINIMA RICHIESTA DI AIUTO COME TE OKAY? SCUSA SE NON PRENDIAMO ESEMPIO DAL NOSTRO MAGNIFICO E IMPAVIDO CAPOSCUOLA SENZA PAURA CHE È NATO E CRESCIUTO CON LA MORTE AL SUO FIANCO! E ADESSO NON VENIRE A LAGNARTI SUL FATTO CHE LA TUA VITA SIA INGIUSTA QUA DA NOI! –
Mi si avvicinò sogghignando, come se stesse godendo della situazione e delle parole che mi stava rivolgendo contro. Non lo avevo mai visto così. Juliàn era sempre stato un ragazzo tranquillo e solitario, forse anche troppo, ma in quel momento assomigliava più a Salazar Serpeverde nel pieno di un attacco d’ira.
-So bene cosa combini Lightwood. Ti ho visto l’altro giorno con il professor Bane: sembrava molto più di un normale rapporto fra insegnante e studente a meno che adesso il regolamento sia cambiato e per prendere un Eccezionale sia richiesto anche un palpeggiamento del fondoschiena. –
Un’esclamazione di stupore divampò repentinamente da ogni angolo della sala comune e la gente iniziò a mormorare e a guardarmi indignata, proprio come era successo al prato poco meno di un’ora addietro.
-non osare… -
Sibilai al ragazzo che adesso troneggiava in tutta la sua altezza su di me, assaporando ogni secondo di quell’oblio che mi stava tessendo attorno.
-oh, certo che oso! A quanto pare non sei poi così perfetto Alexander. Forse ti sei stancato di rispettare il regolamento perché, per quanto ne so, tu e il nostro giovane ed attraente professore di Difesa Contro le Arti Oscure avete infranto almeno una decina di regole in poco meno di tre settimane... complimenti! Avete battuto il record dei leggendari gemelli Weasley! –
In quel momento mi sembrò di scoppiare. L’adrenalina pulsava ancora irrefrenabile nelle vene e per un momento pensai di prendere per la gola quel maledetto figlio di… ma non lo feci. Rovistai solamente nella tasca interna del mio mantello alla ricerca della bacchetta di legno di pesco e gliela puntai al petto.
-STUPEFICIUM! –
Gridai e in poco meno di un millesimo di secondo Juliàn era volato per aria sbattendo violentemente la schiena contro al muro opposto all’entrata, svenuto. Guardai tutti i miei compagni, che mi fissavano con gli occhi fuori dalle orbite e pallidi in viso.
-Lasciatelo lì a marcire quel verme. Non si merita la vostra compassione. –
Tutto d’un tratto l’effetto dell’adrenalina si estinse lasciando posto ad un’improvvisa stanchezza. Semplicemente mi feci scorrere lungo la parete, tenendomi la testa fra le mani. Sapevo che Juliàn aveva ragione. Avevo infranto il regolamento ma soprattutto avevo messo in pericolo Magnus. Lacrime lente e amare iniziarono a incidermi le guance esangui come uno stilo traccia silenzioso i suoi marchi e leggeri tremiti mi percorsero il corpo. Sentii che qualcuno mi stava sfiorando la spalla, o forse era solo una conseguenza della stanchezza che mi stava divorando come una bestia vorace. Alzai lo sguardo e vidi stringersi attorno a me tutta la squadra di Quidditch di Corvonero, escluso il portiere.
Cashmere si sedette accanto a me avvolgendomi le spalle con un braccio, cercando di rassicurarmi.
-Alec, Alec cerca di calmarti… è tutto a posto okay? Noi siamo dalla tua parte e credo anche il resto delle persone in questa stanza. –
Tutti i Corvi, dal primo al settimo anno, annuirono alle parole della bionda.
-Quello che proviamo per te non è cambiato. Di certo non sarà Juliàn a modificare l’opinione che abbiamo delle persone che amiamo davvero. Per noi sarai sempre un modello da seguire. –
Scostai un poco le braccia dagli occhi e vidi Eric ed Aaron annuire all’unisono, seguiti poi da Amira e Julia.
-è normale che tu sia così distrutto, ma vedrai che Annabelle starà bene, ha solo bisogno di riprendersi. È sempre stata una ragazza forte. -
Annuii anche se non ero affatto convinto delle parole del mio capitano.
-forza, portiamolo in dormitorio. E che qualcuno sistemi quell’essere. –
Disse acida Amira indicando Juliàn com lo sguardo. In un batter d’occhio venni sollevato da Aaron e da Eric che mi portarono fino alla mia stanza adagiandomi sul letto. Lì Julia prese degli abiti puliti e mi fece cambiare mentre Cashmere mi medicava le decine di graffi che mi ero procurato nella foresta. Non ricordo molto di quella sera ma quello che la mia squadra fece per me fu un gesto indimenticabile che mai scorderò.
Malgrado tutto quello che i miei amici avevano fatto per me, il mio sonno fu popolato da tremendi incubi. Rivivevo continuamente la scena nella foresta, in cui Annabelle moriva tutte le volte uccisa però da Juliàn. Dormii per poco meno di due ore, poi mi alzai dal letto e mi vestii in tutta fretta con una vecchie maglietta nera e scolorita e un paio di jeans. Mi infilai un maglione sformato di almeno tre taglie più grande ed uscii diretto verso l’aula di incantesimi. Attraversai i corridoi in silenzio, malgrado questi fossero gremiti di gente che si affaccendava a dare una mano. Voltato l’ennesimo angolo, raggiunsi l’aula sulla cui soglia v’erano ancora gli infermieri che mi avevano trascinato via a forza. Dedicai loro un cenno del capo e questi, rimanendo in silenzio, mi diedero il permesso di entrare. L’aria profumava di medicinali e disinfettante, adorna di tendine bianche che separavano i pazienti l’uno dall’altro: per fortuna sapevo quale era occupato dalla mia amica. Superai due divisorie e entrai nella terza sulla sinistra richiudendomi la tendina alle spalle. Annabelle era sdraiata su un letto dalle lenzuola bianche, indosso una camicia da notte dello stesso colore, i capelli le ricadevano sul cuscino ricordando vagamente le radici di un grosso albero. Seduto su una sedia, con la testa poggiata sul bordo del letto, v’era Magnus palesemente addormentato. Sorrisi vedendolo così e mi soffermai a contemplare quel viso che conoscevo così bene sfigurato da un leggero graffio sullo zigomo. Mi avvicinai a lui e fui vinto dalla tentazione di sfiorargli i capelli. Gli posai un leggero bacio sulla fronte e gli presi la mano stringendola forte. Con l’altra afferrai quella della mia amica, gelida come ghiaccio ma ancora pulsante di un debole soffio di vita. Rimasi così, stringendo le mani di due delle persone più care a me fino al risveglio di Magnus.


-buongiorno –
Fui risvegliato dalla voce di Alec, il miglior risveglio della mia vita nonostante avessi riposato su una sedia di plastica con la testa appoggiata al materasso di un letto d’ospedale.
-Alec… buongiorno. –
Farfugliai un po’assonnato sollevando la testa e mettendomi seduto: ogni singolo osso del mio corpo sembrava scricchiolare come un rametto secco schiacciato da uno scarpone.
-come stai? –
Domandò mettendosi la mano fra i capelli per tirarseli indietro. Erano decisamente troppo lunghi ma lui non sembrava farci caso. E poi Alec era bello proprio perché era spontaneo e incurante di quello che pensava la gente attorno a sé.
-sei bellissimo –
-come? –
-ho detto che sei bellissimo –
Lui mi squadrò da cima a fondo probabilmente pensando che avessi bevuto qualche pozione soporifera di troppo o che avessi picchiato forte la testa. Le guance gli si tinsero di rosso.
-smettila Magnus… -
-ma che ho detto di male? –
-nulla, è solo che… -
In quel momento la porta dell’aula si spalancò lasciando entrare il preside Paciock ancora vestito con gli abiti che gli avevo visto il giorno prima e i capelli arruffati e sporchi di sangue.
-signor Bane… mi avevano avvisato della sua presenza… -
Gli occhi gli caddero su Alec che teneva la mano accanto alla mia poggiata sul letto.
-oh, buongiorno signor Lightwood. Come si sente? Ho saputo che insieme a sua sorella ha eroicamente salvato la signorina Price ieri. –
-era mio dovere signore. –
Per i Nephilim era normale avere a che fare con persone di una certa autorità ed Alec rimase impassibile nel sentir nominare Annabelle nonostante l’angoscia gli stesse divorando le pareti delle vene.
-ebbene, dovevo parlare ecco… con entrambi quindi, se mi fate il favore di seguirmi nel mio ufficio… -
-e chi veglierà su Annabelle? –
Nonostante l’autocontrollo, le sue emozioni abbatterono le barriere rivelando il suo voler rimanere accanto all’amica fino al suo risveglio.
-ci penserà il personale medico signor Lightwood, non si preoccupi. –
-voglio essere il primo che lei vedrà quando i suoi occhi si riapriranno. –
-ci sono cose più importanti in questo momento signorino e adesso mi segua, non ammetto obiezioni. –
Sapevo cosa voleva dirgli. Cosa c’era di più importante della vita di Annabelle? Beh, ovviamente, le vicende di poche ore prima. Dovevano calmarsi le acque, fare in modo che il caso venisse isolato e che le difese fossero aumentate, rassicurare il paese sul fatto che non sarebbe scoppiata nessuna nuova guerra. Ma nemmeno io ne ero più sicuro… demoni ad Hogwarts? Impossibile. Hogwarts era il luogo più sicuro di tutta la Gran Bretagna. Appunto… era.
Uscimmo dalla stanza senza proferir parola con il preside che ci precedeva e noi due dietro a testa china. Uno di fianco all’altro, silenziosi, due prigionieri condannati alla pena di morte.
-bene, siamo di nuovo qui. –
Disse il professor Paciock appena si sedette sulla sua poltrona dietro la scrivania facendo comparire due sedie per me e il mio accompagnatore.
-dove tutto è cominciato… -
Mormorai io a denti stretti. L’uomo mi dedicò uno sguardo di ghiaccio per poi soffermare lo sguardo su Alec. NESSUNO aveva il diritto di guardarlo con quello sguardo accusatorio. Nessuno. Ma lui era il preside e poteva tutto.
-credo sappiate entrambi il motivo della vostra presenza qui. –
-lui non c’entra niente! –
Alec s’era alzato in piedi, rosso di rabbia, incapace di contenere le sue emozioni.
-qui sono io a decidere chi ha ragione e chi ha torto Lightwood. –
Non l’avevo mai sentito parlare così. Neville Paciock era sempre stato un uomo piuttosto bonario, ma doveva pur far rispettare la Legge…
-come già detto prima a lei, professore, avete infranto uno dei punti del nostro regolamento. È inammissibile una cosa del genere. Avete un ruolo all’interno di questa realtà scolastica piuttosto rilevante e io non posso permettere che nella mia scuola si infranga il regolamento con tanta frivolezza… -
-FRIVOLEZZA?! MA LEI CHE NE SA DI COSA È DAVVERO IMPORTANTE NELLA VITA?! –
-NON PARLARMI IN QUESTO MODO RAGAZZINO! LEI NON È CERTO L’UNICO CHE NELLA VITA CI HA PIÙ PERSO CHE GUADAGNATO! Ho vissuto una guerra, gli anni che ne sono seguiti e adesso gestisco una scuola. La mia scuola. In passato ho infranto anch’io il regolamento, ma non certo per interessi miei. –
Sapevo cosa avrebbe fatto il ragazzo seduto alla mia destra, ma non so come riuscii a prendergli la mano e a stringergliela forte prima che potesse dire qualcos’altro.
-è lodevole il contributo che avete dato nello scontro di ieri, ma non posso rimanere indifferente mi capite? Dura Lex, Sed Lex. Mi può comprendere signor Lightwood. –
L’intero corpo del Nephilim si irrigidì a quelle parole ed io non potei fare a meno di notarlo.
-Dura Lex, Sed Lex. Lo so. Quindi cosa vuole farci? Impedirmi di avvicinarmi a Magnus? Se lo caccerà, non si aspetti che io rimanga signore. –
-non ho alcuna intenzione di cacciare nessuno dei due. Vi sto solo dicendo… di stare più cauti. Vi ho visti là fuori, li ho visti i vostri sguardi. Ho visto quell’espressione poche volte nella mia vita e sul viso di persone a cui affiderei la mia esistenza. Solo poche volte nei momenti peggiori e voi siete come loro ed io ho potere su tutto entro queste mura fuorché l’amore. O almeno quello vero. -
I miei occhi incontrarono quelli azzurri di Alec alimentati da una scintilla di speranza.
-quindi sta dicendo… -
-sto dicendo che dovrete stare attenti. Ma finché questa storia rimarrà fra le mura di quest’ufficio non c’è nessun vero pericolo. Dopotutto, non si può condannare nessuno senza delle prove. Fate in modo che io né terzi ne abbiano. –


ANGOLO DELL’AUTORE:
Buon pomeriggio carissimi! Eccomi qui con un nuovo capitolo! Spero vivamente che vi sia piaciuto e non vedo l’ora di leggere le vostre opinioni!!! Cosa succederà adesso? Come si evolverà la situazione? Ma soprattutto… chi è stato a permettere ai demoni di superare i confini inviolabili della scuola di magia? Avranno mai pace questi due ragazzi? Io credo di no, anche perché non sarebbe così divertente!
Un bacio,
Elisa

  
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