Le onde si
arricciavano tranquille contro di loro, cullate dalla confortante
presenza a
bordo del figlio di Poseidone.
L’Argo
II
galleggiava calma e il sole si rifletteva sulla spada di Jason mentre
questi
alzava il viso, per vedere il sole tramontare sull’oceano,
creando una
meravigliosa miscela di colori.
Jason
sbuffò. Non stava dando il massimo, decisamente.
Notò
in quel
momento una figura solitaria in una giacca nera d’aviatore
seduta sul bordo
della nave, le gambe a penzoloni nel vuoto.
Nico di
Angelo stava fissando cupamente— diamine, stava fissando
cupamente tutto e
tutti.
Eccetto
Percy.
Ma Percy era
speciale abbastanza perché Nico gli prestasse attenzione.
Per qualche
ragione, questo infastidì Jason.
Si
avvicinò
e gli si sedette vicino con un sospiro. L’italiano gli diede
un veloce sguardo
per poi ritornare ad osservare l’acqua, come se Jason fosse
invisibile.
“C’è
una
bella vista.” Disse Jason con semplicità, per poi
maledirsi. Che modo idiota
per iniziare una conversazione.
Nico
grugnì.
Jason
sospirò. “Puoi almeno provare ad essere
gentile?” chiese piano, fissando l’acqua
che sfiorava il lato della barca.
“No.”
Disse
Nico. “Non è nella mia natura.”
“Credevo
che
fossimo amici.”
Nico rise
cupamente. “È tutto qui? Sei ferito
perché il tuo BFF non risponde ai tuoi
messaggi?”
Jason
aggrottò la fronte. “Pensavo di poterti
aiutare.”
“Aiutarmi
con cosa?” scattò Nico.
“Sai…”
Jason
si guardò intorno, ma non c’era nessun altro sul
ponte. “Volevo darti una mano
a superare la questione ‘Percy’.”
Sembrava
proprio che Nico facesse del suo meglio per non sorridere.
“Cosa,
cosa
c’è? Se non vuoi parlarne non lo farò.
Cercavo solo di essere gentile.”
“Non
è
questo.” Nico scosse la testa, e Jason fu sorpreso di
constatare che stava
davvero sorridendo. Era carino quando sorrideva.
“E
allora
che cos’è?”
“Con
Percy
ho chiuso. Era solo una cotta. Ero giovane e stupido, come si dice. Ma
ho
superato la cosa.” Disse Nico.
Jason
sorrise. “Non penso sia la verità. Credo ci sia
una parte di te a cui piace
ancora. Ma, come ho detto, posso darti una mano.”
La fronte di
Nico si aggrottò. “Non mi piace. E non ho bisogno
dell’aiuto di nessuno.
Specialmente del tuo.
“Io
credo
davvero che tu ne abbia bisogno. Non ti senti solo? A volte, non
vorresti
semplicemente parlare con qualcuno?” gli domandò
Jason, imperterrito. Nico
sospirò.
“Vorrei
solo… Oh, non importa.” Scosse nuovamente il capo.
“No!
Dimmelo! Va benissimo! Stai facendo uscire i tuoi veri
sentimenti!” Esclamò
Jason, per poi rendersi conto che quella che appena detto suonava molto
femminile.
Nico
roteò
gli occhi, sorridendo al ragazzo romano.
“Stai
calmo.”
Sospirò di nuovo. “Vorrei solamente che a
qualcuno… Importasse.” Sussurrò con
voce flebile, così flebile che Jason non era sicuro se
avesse sentito bene.
Nico
spostò
lo sguardo verso il basso, a guardarsi i piedi, che stavano calciando
la barca.
Jason
portò
la mano al mento del figlio di Ade, e glielo alzò in modo
che si potessero
vedere l’un l’altro negli occhi.
“A me
importa.”
Era come se
Nico stesse trattenendo il respiro, in attesa che succedesse qualcosa.
La mano
di Jason era ancora sul viso del moro, e Jason riusciva a sentire che
era
quello il suo posto. Era giusto.
Jason si
schiarì la voce, spostando lo sguardo imbarazzato su
qualsiasi cosa che non
fosse Nico, che lo stava fissando con uno sguardo ampio, quasi
spaventato.
“Probabilmente
Piper mi sta cercando.” Mormorò, alzandosi. Nico
distolse lo sguardo.
“Sì,”
sussurrò, “sì, probabilmente
è così.”
L’angolo
(che più che un angolo è una circonferenza) di
Cavaliera…
Scommetto
di essere mancata a
molti.
Riesco
quasi a sentire le vostre
urla di gioia –anche se, lo ammetto, sembrano più
di terrore.
Se
volete recensite (non penso che
a NeverWantedToDance facciano schifo un paio di pareri in
più su questa
one-shot, che ne dite, eh?), se non volete… *si stringe
nelle spalle*
Le
correzioni sono sempre gradite,
dato che sono ancora relativamente nuova nel
“mestiere” J
A
presto,
Cav.