Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio
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Autore: feistypaants    19/11/2014    1 recensioni
Quando il fidanzato di Anna, Hans, lascia la città per alcuni mesi, lei si ritrova ad essere sempre più infatuata del cantante di un quartetto locale. Quello che inizia come un innocente flirt potrebbe portare a qualcosa di più. Ma quando il suo fidanzato ritorna e scopre di questa piccola “innocente” avventura, gliela lascerà passare?
[Kristanna] [AU!Anni 40]
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Anna, Elsa, Hans, Kristoff
Note: AU, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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AVVISO: Questa storia è una traduzione, e appartiene a feistypaants! Io sono solo la traduttrice, e per questo lavoro ho avuto il permesso dell'autrice. È la prima volta che traduco qualcosa seriamente, quindi è più che probabile che abbia fatto errori, o che in ogni caso ci siano frasi che non tornano proprio bene in italiano. Per le traduzioni di cui non sono sicura ho messo un appendice e le note a piè di pagina, ma se non siete sicuri di qualche altra frase e/o parola, potete dirmelo e provvederò a cercare una traduzione migliore! Ho cercato di attenermi il più possibile al testo originale, per evitare equivoci tra questo testo e quello originale, ma in alcuni punti ho un po' dovuto parafrasare, quindi se vi capiterà di leggere la fanfiction in inglese di feistypaants e vi accorgete di qualche mio fraintendimento fatemelo sapere!

Per quanto riguarda la pubblicazione, cercherò di districarmi tra l'università, le mie fanfiction e la vita (???) e di pubblicare abbastanza regolarmente. Vedendo quanto poco ho impiegato per tradurre questa potreste anche aspettarvi che io riesca ad aggiornare ogni dieci giorni all'incirca (contando che inizierò a tradurre altre long di fesitypaants e le oneshots).
Il contatto di fesitypaants lo trovate cliccando sul suo nome, ho allegato i link.
Enjoy!

 

 

 

 

Elsa sollevò gli occhi al cielo mentre sua sorella le tirava ansiosamente la manica. “Andiamo sorellona, per favore! Se ne è appena andato... Ho bisogno di distrarmi!”. Le labbra di Anna erano spinte in fuori in un broncio, gli occhi grandi che scintillavano di false lacrime.

“Anna, per favore... Ho del lavoro da sbrigare prima che Papà torni a casa”. Elsa si morse le labbra, prima di arrischiarsi a lanciare uno sguardo verso la rossa. Quasi immediatamente, sospirò, spingendo la sedia via da sotto la scrivania. “Okay, va bene. Solo poche ore, però”.

Un sorriso le stirò le guance, e Anna tirò su eccitata la sorella dalla sua sedia, saltellando in circolo prima di correre fuori per cambiarsi. “Grazie!” gridò da sopra la spalla prima di sparire oltre la porta della sua camera. “Prometto che possiamo andare dovunque tu voglia!”

Elsa ridacchiò dietro la mano mentre i vestiti volavano oltre la porta aperta e fece qualche lento, cauto passo verso il tornado di abiti. “Anna, stai bene vestita così. Perché dovresti- “. Le sue parole furono interrotte da una gonna che le atterrò sulla testa. Scoprendo la faccia e piegando l'indumento sul suo braccio, Elsa lasciò andare un grido frustrato. “Anna!”

Prendendo una pausa, Anna guardò verso la sorella con verso di domanda1, prima di notare la confusione che aveva causato “Oh... Um...”

“Stai bene così, Anna. Inoltre, sei fidanzata. Non hai bisogno di impressionare nessuno” borbottò Elsa, un accenno di scherno che le stirò l'angolo della bocca.

Anna abbassò lo sguardo sul suo vestito, semplice, verde e nero, e scorse una mano lungo la stoffa. “Penso... Penso che tu abbia ragione!” rise, mentre il sollievo le passò sul volto. Il vestito, nella sua mente, era abbastanza semplice, ma era sicura che fosse adatto per uscire solo a fare compere. “Va bene!” iniziò, afferrando Elsa per il polso e conducendola fuori dalla porta. “Andiamo!”

Elsa non poté trattenersi dal ridacchiare mentre la sorella la trascinava fuori, zittendo le risatine eccitate della rossa.

 

xx

 

Entro un'ora, le due sorelle erano nel centro città, qualche borsa attaccata alle spalle di Anna, Elsa che rideva mentre veniva trascinata da una vetrina all'altra dalla vivace sorella. “Anna, non esagerare, adesso... Lo sai che Papà vuole che tu sia un po' più attenta con i soldi da quando...”

Anna arretrò e pose una mano sulla bocca della bionda. “Shhh” sibilò, piazzando l'indice libero sulle proprie labbra. “Non parliamo di questa cosa!”. Sentendo la bionda sorridere contro la propria mano, la lasciò andare, e si raddrizzò. “Ad ogni modo, ho imparato la lezione! Sto comprando solo cose che sono in sconto, vedi?”

Elsa ruotò gli occhi blu ghiaccio, ghignò e con una scrollata di spalle continuò a camminare. “Come dici te, sorellina. Non ti difenderò stavolta se Papà si a-”

Improvvisamente, le mani di Anna erano strette attorno agli avambracci di Elsa, e la stava tirando disperatamente. “Lo senti, Elsa?”. La bionda tese le orecchie, cercando di capire di cosa stesse blaterando sua sorella, notando a malapena di star essendo trascinata lungo il marciapiede. “Qualcuno canta! Dobbiamo andare a sentire!”

“A-Anna...” Elsa la tirò per un braccio, per farla fermare. Non poteva fare a meno di stancarsi velocemente della personalità super entusiastica di sua sorella. “Possiamo camminare?”Ci fu un ovvio sospiro di sollievo da parte di Elsa quando Anna annuì con un sorriso, e fece del suo meglio per ridurre il suo saltellare ad una camminata lenta. Veloci parole di scusa piovvero fuori dalle labbra della rossa mentre si concentrava nel non correre troppo lontano dalla sorella.

Per Anna, fu come metterci un'eternità per trovare la fonte della musica – un piccolo quartetto, tutti giovani, forti uomini con grandi sorrisi sulle loro facce mentre giovani donne li fissavano e sorridevano infatuate. Uno di quegli uomini in particolare catturò gli occhi di Anna. Aveva profondi occhi marroni, capelli biondi lisciati indietro sotto il cappello. Ed era chiaro che anche lui l'aveva notata. Lei ridacchiò, un leggero rossore che le si spanse sulle guance quando lui le sorrise, per poi guardare altrove.

Elsa inarcò un sopracciglio guardando la sorella che ridacchiava, poi lo sconosciuto, e indietro verso le guance arrossate della sorella. Era nota per essere una ragazza che flirtava facilmente, e dal momento che Hans non ci sarebbe stato per due mesi, non era sicura di come sua sorella si sarebbe comportata, se avesse dovuto affrontare un attraente sconosciuto che le dava le attenzioni che aveva bramato per tutta la sua vita.

Lo sguardo fisso dell'uomo biondo seguì Anna quando lei e sua sorella iniziarono ad allontanarsi, e si distaccò dagli altri uomini per seguire i suoi movimenti. Improvvisamente, ad Anna mancò il respiro quando sentì una larga mano afferrare la sua molto più piccola, attirandola e voltandola verso il gruppo. Elsa incrociò le braccia sul petto impazientemente, guardando con iperprotettività mentre l'uomo si piegava su un ginocchio, cantando direttamente ad Anna. Il rossore sulle guance di Anna si era scurito, la faccia quasi dello stesso colore dei capelli, mentre le parole rotolavano giù dalla lingua del cantante, parole dolci d'affetto attraverso la canzone.

Nonostante Elsa non riuscisse a distinguere tutte le parole cantate, aveva sentito abbastanza a proposito di questi uomini e dei loro infatuamenti con ricche ragazze, e tirò via immediatamente Anna, accigliandosi quando il biondo smise di cantare e guardò dritto davanti a sé. Con la ragazza andata, e il gruppo che lentamente deragliava senza la voce del loro cantante a guidarli, lo sconosciuto biondo si alzò in piedi, scuotendo la polvere dalle ginocchia.

“Scusate, ragazzi” mormorò, tornando alla loro postazione. Un moro colpì il suo braccio con un gomito, ridendo.

“Non ti vedevo così da un bel po', Kristoff...”

“Già, già. Stai zitto, amico”

 

xx

 

Kristoff buttò giù un groppo che si stava formando nella sua gola mentre guardava la misteriosa rossa andar via, prima di schioccare le dita e incoraggiare il gruppo a continuare con il loro repertorio per il pomeriggio. Dovevano in qualche modo guadagnare dei soldi, e non avrebbe permesso ad una rossa carina qualsiasi di distrarlo dal suo scopo principale là fuori. “Avanti, qual è la prossima?”

“Elsa!” gridò Anna, tirando via il suo braccio dalla presa della sorella. “Per cosa diamine era quello?”. Incrociando le braccia sul petto, la rossa aspettò pazientemente una spiegazione. La bionda si strinse un po' di più nello scialle e sospirò.

“Anna... Entrambe sappiamo che tu... Beh...” prese un respiro nervoso, gesticolando con le sue mani prima di stringerle insieme davanti al suo petto. “Sappiamo entrambe che a te...piace ricevere attenzioni...”

Cosa?

“... E non sei una che le rifiuta, specialmente da... uomini...” Elsa ingoiò il resto delle parole, guardando indietro nervosamente verso sua sorella, le cui insicurezze si stavano palesando sul suo volto. “Anna... Io non intendevo...”

“No! Hai ragione. Hai...” la rossa sospirò, lasciandosi scivolare su una panchina vicina, gettando il suo sguardo sui sassolini sotto i suoi piedi.

“È solo che sei fidanzata...”

“Lo so...”

“E posso vedere nei tuoi occhi quello sguardo, lo stesso di quando hai incontrato Hans per la prima volta...”

Anna si accigliò, incrociando le dita insieme. “Davvero?” chiese, sbirciando da sotto le palpebre. Aveva davvero dato quello sguardo a quel ragazzo? Certo, era carino... ma non era Hans. E lei non sapeva nemmeno il suo nome! Come poteva -

“Ma era diverso in qualche modo”. Anna alzò lo sguardo mentre sua sorella le si sedeva accanto, posando una mano sulla sua spalla. “Solo ricorda quanti sforzi hai fatto per far sì che tutti noi accettassimo Hans...” Elsa le diede una piccola, rassicurante stretta alla spalla quando la preoccupazione sparì dal suo volto, prima di alzarsi dalla panchina. “Andiamo, Papà sarà presto a casa.”

Anna annuì, le sorrise e si alzò in piedi, seguendo sua sorella.

Il resto della serata fu una buona distrazione per Anna. Tra aiutare Mamma a cucinare, portare fuori il loro cagnolino, Marhmallow, e pulire la cucina, non aveva avuto un solo momento per pensare ad Hans... o allo sconosciuto di quel giorno. Ma sedersi in quel momento, preparandosi per andare a letto e lasciando che la sua mente vagasse, non poté fare a meno di vedere il suo sorriso caldo e i profondi occhi marroni dietro le palpebre quando le chiudeva.

Doveva vederlo di nuovo.

Non che... Lei voleva solo-

Ci fu un forte bussare alla sua porta, e Anna si voltò, sorridendo mentre sua sorella entrava nella stanza. “Ciao” iniziò Elsa, chiudendosi silenziosamente la porta alle spalle. Fece qualche passo in avanti, e allungò le mani verso Anna, fissando nello specchio davanti a loro. “Possiamo parlare?”

“Certo” borbottò Anna, porgendo alla sorella la spazzola che aveva in mano. Aveva imparato, con il tempo, che Elsa era molto più brava a esprimere concetti complicati se le sue mani erano occupate. Quando succedeva qualcosa tra le due sorelle, Elsa si sentiva molto più a suo agio se spazzolava i capelli della rossa. “Cosa c'è che non va?”

Lei spazzolò per cinque volte, esattamente come faceva ogni volta prima di parlare. “Ti conosco, Anna... E so che vedrai quel ragazzo di nuovo.” Anna aprì la bocca per protestare, ma Elsa la interruppe. “Per favore. Solo...” sospirò. “Anna, sii solo furba. So che Hans non ci sarà per un po' ma...”

Anna si voltò sulla sua sedia, afferrando lo schienale della sedia così forte che le sue nocche cominciarono a diventare bianche. “Stai dicendo che sono una prostituta2?”

“No! No! Anna! Io volevo sotanto...” Elsa fece qualche passo indietro quando Anna si alzò di fronte a lei, le sue mani strette in pugni, il volto rosso di frustrazione.

“Lo so che sono impegnata, Elsa.” Si avvicinò al letto, sedette e incrociò le braccia. “Non sono stupida.”

“Non stavo dicendo che lo sei!” La bionda osservò le mosse della sorella, e subitò si sentì riempire da un senso di rimpianto. “Mi dispiace, Anna... Io... Lo so che ami Hans. E con tutti gli sforzi che hai fatto per far sì che fossimo d'accordo con il fidanzamento -” Elsa sedette accanto a lei, posando una mano sul suo ginocchio.

“Lo so, Elsa. Lo so. Voglio soltanto...” Sospirò, posando il mento sulle mani giunte. “Voglio solo sapere il suo nome.” Premendo le sue mani sul retro del suo collo con frustrazione, Anna si morse le labbra e guardò sua sorella. “Onestamente, Elsa. Una volta scoperto, sarà tutto finito! Davvero!”

Elsa sorrise, un ovvio scetticismo nel suo sorriso. “Okay, Anna... Solo...”

“Lo so. Non farò nulla di stupido”

Il gelo calò tra le due sorelle mentre la bionda si alzò, baciò la punta della sua testa e si avvicinò alla porta. “Buona notte, Anna”.

Sorridendole un'ultima volta mentre la sorella maggiore chiudeva la porta, la rossa lasciò che il suo sorriso si affievolisse e si lasciò cadere di schiena sul letto con un lamento frustrato. “Solo conoscere il suo nome. Tutto qui, Anna. Solo...” Si fermò, premendo il palmo delle sue mani sugli occhi.

 

xx

 

Il sole stava risplendendo attraverso la finestra, brillando contro i suoi occhi mentre qualcuno bussava forte alla sua porta. “Anna,” La voce di sua madre la stava chiamando da dietro la porta. “Si sta facendo tardi, e Papà, Elsa e io stiamo uscendo. Ti va bene restare da sola oggi?”

Tossì, si strofinò gli occhi e gridò un debole “Sì, va bene! Ci vediamo dopo!” prima di sentire sua madre andarsene. Ci mise davvero poco a realizzare che se loro erano fuori quel giorno, lei avrebbe avuto la possibilità di rivedere quel ragazzo e Elsa non lo sarebbe mai venuta a sapere.

Si morse le labbra, e sorrise. Era perfetto! Aspettò vicino alla finestra, salutando allegramente mentre la sua famiglia si allontanava. Corse per lavarsi velocemente, tirò fuori un delizioso vestito azzurro, e sistemò i suoi capelli in una cascata di riccioli appuntati a casaccio attorno alla sua testa. In una mezzora, era fuori di casa e sulla sua bici, diretta in città salutando velocemente una delle sue domestiche.

Il tratto per la città non era lungo, e con la fresca brezza di fine primavera che la accarezzava, era pure abbastanza piacevole sotto il sole battente. Ma si era mossa velocemente, probabilmente un po' troppo disperatamente, per raggiungere il luogo dove aveva sentito cantare il giorno prima. Quando sentì le familiari armonie appena dietro l'angolo, smontò dalla bici, legandola contro la parete di un edificio e raddrizzandosi.

Anna fece qualche passo prima di fermarsi, mordendosi le labbra e tirando uno dei suoi riccioli liberi per arricciarlo attorno le sue dita. E se non avesse catturato ancora i suoi occhi? E se facesse così con ogni ragazza che passa? E se...

No. Non aveva importanza! Voleva solo sapere il suo nome. Non c'era nient'altro a cui valesse la pena pensare. Lei aveva Hans, ed era sicura che anche lui avesse qualcuno che lo aspettava a casa. Era troppo bello perché non fosse così. Solo il suo nome. Solo. Il. Nome. Respirò profondamente, e voltò l'angolo, spostando subito lo sguardo verso lo sconosciuto biondo.

Quando la vide, lui non poté fare a meno di incespicare tra le parole della canzone, e le lanciò un sorriso nervoso. Anna rimase indietro, salutandolo con un lieve cenno, e arrossendo violentemente quando lui si mosse verso di lei, il suo gruppo che lo seguiva da vicino. Quindi era lei colei a cui voleva cantare. Più di quando volesse cantare a chiunque altro fosse là attorno, alla fine.

In un istante, una delle mani di lui si era chiusa attorno alle sua, il suo braccio che la faceva girare avanti e indietro, e l'altra sua mano che afferrava le sue quando lei tornava indietro, scontrandosi petto contro petto. Una risata cristallina le sgorgò dal petto quando lui le fece fare un casquè3 sull'ultima nota, ridacchiando poi quando lui la risollevò.

“Ciao” mormorò lui, lasciandola andare e facendo un passo indietro, una nuova consapevolezza che si stava impadronendo di lui. Anna sorrise, sistemandosi un ricciolo libero dietro l'orecchio libero e trasalì quando sentì le sue guance arrossire. “Non c'è nessuno a trascinarti via oggi, eh?”

La sua voce quando parlava era morbida proprio come quando cantava, e solo le sue parole la fecero arrossire ancora di più e sentire lo stomaco fare le capriole. “N-no... Io... Da sola! Voglio dire. Io non...”. Anna si morse le labbra per chiudersi la bocca da sola, e porse velocemente una mano per stringerla. “Sono Anna”.

Uno spesso sopracciglio si alzò nella sua direzione mentre le sollevava una mano verso le proprie labbra, ghignando contro la pelle morbida. “Kristoff”. I suoi grandi occhi blu continuavano a fissarlo con un sorriso sognante che le stirava le labbra, e lui iniziò ad arrossire. “Q-quindi, Anna-”

Anna tornò indietro dal suo inebetirsi. “Bene!” Ritirando la sua mano per liberarla, Anna fece qualche passo indietro interrompendolo. “Solo il tuo nome! È tutto ciò che ero venuta a cercare. Vedi... Io... Devo incontrarmi con la mia famiglia! Devo andare!”. Prima che lui avesse il tempo di reagire, lei stava già scappando in un'altra direzione, e Kristoff rimase lì dove lei lo aveva lasciato, completamente esterrefatto.

“A-aspetta!” tentò, facendo un paio di passi per seguirla, prima che il suo amico lo richiamasse indietro.

“Ehy, Bjorgman!” lo chiamò il moro, facendogli cenno con la mano. “Abbiamo appena iniziato! Torna qui!”

Il respiro appena dopo fu quasi una risata amara. Che diavolo era appena successo?

 

xx

 

Anna poggiò la sua schiena contro il muro, appena dopo l'angolo, e prese un respiro profondo. Okay. Kristoff. Il suo nome era Kristoff... Era tutto quello che voleva sapere, giusto? Aveva iniziato a giocherellare nervosamente con l'anello alla sua mano sinistra, girandolo e rigirandolo attorno al dito. Era fidanzata. Lui stava tornando indietro. Lei non poteva...

Mordendosi le unghie, Anna rilasciò un respiro che non sapeva nemmeno di star trattenendo. Non c'era nulla di male nel guardare il suo spettacolo... vero? Vero! Lei avrebbe potuto ascoltare il quartetto, era solo un membro del pubblico. Solo un nome, e un quartetto, e un piccolo, innocente flirt.

Fu quello che si disse il giorno dopo.

E quello dopo.

E per un altro ancora.

Prima che potesse realizzarlo, un'intera settimana era già passata. Una settimana di passaggio, e occhiate a lui. Una settimana di lui che le prendeva le mani e cantava per lei. Una settimana di arrossire e scappare via. E una settimana, secondo Anna, era più che abbastanza.

Quel giorno avrebbe fatto qualcosa di diverso. Sempre innocente, si disse. Ma differente.

Con una calma che non si riconosceva, camminò dritta fino al punto in cui gli uomini stavano suonando. Niente accogliersi, niente cenni, niente tranne un piccolo sorriso. E quando lui sorrise verso di lei e chinò il capo, lei afferrò il suo cappello e corse via. Si guardò dietro le spalle una volta per vedere che avevano smesso di cantare, e che lui la stava solo fissando, e nel tempo in cui lui aveva iniziato a correrle dietro, Anna aveva già affrettato il passo, ridacchiando incontrollatamente mentre voltava l'angolo.

“Ehi!” sentì la sua voce rimbombare alle sue spalle mentre si fermava contro una parete, sperando che non l'avrebbe vista quando avesse voltato l'angolo. Sentì i passi diventare sempre più vicini, lo slittare delle sue scarpe sul marciapiede mentre cercava di prendere l'angolo un po' troppo radente, e il suo respiro pesante quando la vide e si fermò. “Per quale motivo l'hai fatto?”.

Facendo ruotare il cappello tra le sue mani, Anna ghignò. “Non lo so!” rise, portandolo dietro la sua schiena, e guardando in su verso il biondo, mentre lui si appoggiava al muro vicino a lei. “Pensavo solo di poter attirare la tua attenzione prendendo...” si dovette fermare per ingoiare il nervosismo che la stava schiacciando mentre lui si avvicinava al suo volto. “...prendendo qualcosa”.

Kristoff rise. “Ora, ora, signorina...” tentò di recuperare il cappello da dietro di lei, ma lei si muoveva un po' troppo velocemente per lui. “Se non me lo ridai subito, ho paura che dovrò chiederti di uscire con me per poterlo riavere...”. Le passo le dita gentilmente sul mento, inclinando il suo volto verso di lui. “Ora, sono sicuro che non è questo ciò che vuoi...”

Spingendosi via dal muro, Anna gli sorrise mentre si rigirava ancora il cappello tra le mani, prima di posarselo sopra i voluminosi riccioli. “Quindi dove andiamo?”.

 

 

 

 

 

Note della traduttrice

Allora, eccoci qui!

1an hum of inquiry: 'Hum' ho trovato essere tipo canticchiare, oppure ronzare, e 'inquiry' è inchiesta, richiesta, indagine. Non sono riuscita a tradurla diversamente, ma se avete suggerimenti fatevi avanti!

2La parola utilizzata da feistypaants era 'tramp'. In generale è utilizzata per barbone, cencioso, ma significa anche prostituta o persona incline alla promiscuità.

3A bright laugh bubbled from her chest as he dipped her on their last note: la traduzione che ho trovato per il verbo 'to dip' è immergersi, affondare, tuffare. 

   
 
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