La follia altro non é che il travestimento che indossiamo nel momento in cui la realtà distrugge tutte le nostre convinzioni.
La giornata all'università é stata particolarmente stancante, i libri nella tracolla pesavano e io non vedevo l'ora di tornare a casa. Scendo le scale della stazione del metrò, mentre mi avvicino alla banchina il treno arriva. Strano però, penso, non c'é nessuno in giro, eppure é l'ora di uscita dagli uffici, l'ora di punta. Entro nel treno, con una mano mi tengo al palo e con l'altra provo a togliermi le cuffie dalle orecchie. Che però non ho messo. Mi guardo intorno. Il silenzio é assordante. Non c'é nessun'altra persona in piedi oltre a me. Non c'é il solito barbone. Non c'é il violinista. Sono tutti seduti, con occhi vuoti che fissano il vuoto. Voglio scendere. DEVO SCENDERE. Una goccia di sudore mi bagna gli occhiali. Provo a guardare fuori dai finestrini, ma é tutto buio. Potremmo anche essere fermi. Non si sente niente. L'aria che entra dal finestrino é gelida. Il treno é di quelli nuovi, per fortuna, posso camminare tra i vagoni. Cammino. Cammino. Ma non cambia niente. Sono tutti seduti e hanno tutti la stessa espressione. HANNO TUTTI LA STESSA FACCIA. Urlo con tutta la forza che ho in me. Piango. Dietro di me sento qualcuno che bisbiglia. Un uomo si alza. E ricomincia a bisbigliare. "La prego, non disturbi gli altri passeggeri" Mi fissa coi suoi occhi vacui, con le sue iridi color panna. Con le chiazze di sangue sotto i suoi piedi. Le luci della fermata sfrecciano dietro i finestrini. E Lui si avvicina.
Mamma non so se ti arriverà questo messaggio, ti voglio bene