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Autore: liquid_sun    20/11/2014    7 recensioni
[CoA Missing Moment]
- È solo che... - fece Alec, ma nemmeno lui sapeva cosa dire. - Forse è meglio che me ne vada davvero. - concluse.
Magnus scosse la testa e lasciò la presa sul braccio di Alec. - Non puoi andare, per due ragioni: la prima è che c'è un contratto tra me e l'Inquisitrice che mi vieta di lasciarti andare, ora che hai preso il posto di Jace.
Alec sembrò riflettere. - Di certo non posso dire a Jace di tornare indietro dopo tutto il trambusto di prima e... Qual è la seconda ragione? - domandò, dopo una piccola pausa.
- Io stesso non voglio lasciarti andare. - rispose Magnus con una sincerità tale che lo stupì.
Alec fece un passo verso di lui ed era così vicino che Magnus poteva avvertirne il respiro. - Ed io non voglio andarmene. - disse.
- Allora non andare. - sussurrò Magnus, un attimo prima di catturare le labbra di Alec con le proprie.
Genere: Commedia, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Magnus Bane
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Piccola nota iniziale: Quello che è successo tra Alec e Magnus mentre Clary e gli altri erano alla Corte Seelie sembra essere il missing moment Malec per eccellenza. Questo è quindi un missing moment di “Città di Cenere”, la mia versione dei fatti.
Mi scuso per eventuali incongruenze cronologiche. Ho messo il rating arancione perché sono paranoica.
Spero di non deludervi.

 

 

 

 

“Il tempo era qualcosa che per Magnus si muoveva a singhiozzo,
dissipandosi come foschia o trascinandosi come pesanti catene,
eppure, quando Alec stava con lui,
era come se finalmente trovasse il ritmo ideale,
come se i loro cuori battessero all'unisono.”
(C. Clare, S. Rees Brennan, Le Cronache di Magnus Bane:
un regalo di compleanno per Alec)

 

Il ritmo ideale

 

Quando il gruppetto uscì da casa sua, Magnus si appoggiò al tavolo con le braccia incrociate sul petto e la faccia di pietra. Rimase con gli occhi puntati sulla schiena di Alec, in attesa che il ragazzo smettesse di fissare la porta d'ingresso e si voltasse a guardarlo.

Infine Alec si voltò e aveva sul viso un'espressione indecifrabile. Sembrava stesse sul punto di aprire bocca e parlare, ma Magnus lo precedette.

- Cos'era quello? - gli domandò con voce ferma.

- Di che parli? - fece Alec, sinceramente confuso.

Magnus roteò gli occhi. - Fa parte del giuramento parabatai? “E se male ti farai, da me coccole tu avrai”. Cielo, mi sembra di parlare come Spencer...

Alec lo guardò furente. - Se ce l'hai con me per qualcosa che ho fatto, dimmelo! Ma non ti permetto di insultare il mio legame parabatai con Jace.

Magnus lo guardò incredulo. Alec era visibilmente agitato, persino arrabbiato. Quando Alec si arrabbiava, diventava un'altra persona, una persona che a Magnus non piaceva. Gli aveva detto tempo prima che lui era diverso dai Lightwood che aveva conosciuto, ma quando si arrabbiava sembrava tirar fuori il Lightwood che c'era in lui.

Sapeva di stare esagerando, eppure non riusciva a mandare giù la sbandata di Alec per il biondino. Quell'assurda sensazione che provava dentro, come se quel Jace gli stesse portando via qualcosa di suo, aveva un nome. E, con profondo orrore, lo ammise a se stesso: era geloso.

La posizione di Magnus non era cambiata di una virgola, la sua figura era rimasta perfettamente immobile. Quella di Alec, invece, era un turbine in movimento.

- Senti, forse è meglio che io me ne vada e raggiunga gli altri. - disse Alec, senza degnarlo di uno sguardo. - E dire che l'idea di prendere il posto di Jace e mandarlo alla Corte Seelie con gli altri poteva essere un'ottima scusa per passare del tempo con te... Beh, mi sono sbagliato di grosso. - proseguì, incamminandosi verso la porta. - E poi, chi diavolo è Spencer?

Magnus aveva avuto secoli a disposizione per allenarsi a non dare a vedere quello che provava. Di rado appariva sbalordito o meravigliato, almeno esteriormente. Poi vedeva Alec, gli sentiva dire delle cose in maniera così semplice e diretta che per un attimo si poteva pensare che avesse il cervello scollegato dalla bocca. Completamente senza filtri. E all'improvviso saliva in lui una strana voglia di mandare all'aria quei secoli di allenamento e buttarsi.

Fu in quel momento che raggiunse Alec poco prima che afferrasse la maniglia e lo trattenne per un braccio. Alec si voltò di scatto, gli occhi azzurri che sembravano chiedere il perché di quel gesto.

Magnus si diede dello stupido: non avrebbe dovuto reagire in quel modo, come se Alec fosse suo, come se stessero insieme a tutti gli effetti, come se lui fosse il suo ragazzo. Non era così, Magnus sapeva di non poter illudersi.

- Non volevo mancare di rispetto, Alexander. Ti chiedo scusa. - disse Magnus piano.

- È solo che... - fece Alec, ma nemmeno lui sapeva cosa dire. - Forse è meglio che me ne vada davvero. - concluse.

Magnus scosse la testa e lasciò la presa sul braccio di Alec. - Non puoi andare, per due ragioni: la prima è che c'è un contratto tra me e l'Inquisitrice che mi vieta di lasciarti andare, ora che hai preso il posto di Jace.

Alec sembrò riflettere. - Di certo non posso dire a Jace di tornare indietro dopo tutto il trambusto di prima e... Qual è la seconda ragione? - domandò, dopo una piccola pausa.

- Io stesso non voglio lasciarti andare. - rispose Magnus con una sincerità tale che lo stupì.

Alec fece un passo verso di lui ed era così vicino che Magnus poteva avvertirne il respiro. - Ed io non voglio andarmene. - disse.

- Allora non andare. - sussurrò Magnus, un attimo prima di catturare le labbra di Alec con le proprie.

Gli era mancato così tanto sentire la bocca di Alec sulla sua, il corpo di Alec contro il suo, le sue carezze dolci... Magnus decise che sarebbe stato meglio per entrambi accantonare l'argomento Jace. Alec aveva i suoi buoni motivi per tenere nascosto il fatto che lui uscisse con Magnus, motivi che lo stregone avrebbe rispettato.

L'unica cosa a cui riuscì a pensare, dopo, fu l'immagine di loro due avvinghiati in un abbraccio che sembrava non volesse sciogliersi mai. Sentiva le dita Alec esplorargli delicatamente la pelle sotto la maglietta, mentre Magnus conduceva entrambi in camera da letto.

Poco dopo, Magnus si ritrovò disteso sopra Alec che continuava a baciarlo con foga sempre crescente. Magnus si sentì premere contro di lui e pensò di impazzire. Staccò la sua bocca da quella di Alec per andarsi a posare sul collo. Alec aveva un sapore e un odore così buoni da mandare Magnus in orbita. Voleva lasciargli un segno sulla pelle bianca, come aveva già fatto in precedenza. Sentì Alec sussultare e gemere, il respiro caldo del ragazzo all'altezza del suo orecchio, le sue mani sotto la maglietta lungo la linea dei pantaloni... I vestiti di entrambi che stavano via via diventando un ostacolo...

Magnus smise di tormentare il collo di Alec e si allontanò quel tanto che bastava per guardalo negli occhi. Le iridi azzurre brillavano così come le labbra, le guance erano rosse, il respiro affannato: in quel momento, Alec era di una bellezza sconvolgente e soltanto Magnus poteva goderne.

Magnus utilizzò un braccio per sostenersi, mentre con l'altra mano accarezzava il viso di Alec. Era tutto così meravigliosamente perfetto che temette che la cosa potesse sfuggirgli di mano e finisse per rovinare tutto.

Forse era rimasto a guardarlo per un po' perché Alec gli chiese: - Che c'è, Magnus? - mordendosi il labbro inferiore e con un filo di preoccupazione nella voce.

Magnus fu felice di constatare che Alec, sebbene fosse ancora incerto su alcune cose, in altre si mostrava più sicuro. Si lasciava baciare, accarezzare, mordere. Ma Magnus non voleva correre, non voleva portare le cose più in là del dovuto.

Sorrise. - Niente. - gli disse solo.

Alec sollevò di poco la testa e gli diede un fugace bacio all'angolo della bocca. Resistergli stava constando a Magnus uno sforzo sovrumano.

- Mi dici chi è Madonna? - chiese Alec a un tratto.

Magnus spalancò gli occhi e rise. Non ci pensava nemmeno più alla battuta che aveva fatto prima su Madonna. Si tolse da sopra Alec ed entrambi si distesero sul letto, con la schiena poggiata sui cuscini.

- Tra le altre cose, dovrebbero far studiare a voi Nephilim un po' di cultura popolare. - disse Magnus, ma Alec continuava a guardarlo perché difatti non aveva risposto alla sua domanda. - Ma dai, Madonna! Like A Virgin, True Blue... Vogue! Vogue è bellissima.

- È una cantante?

- È la cantante.

Con uno schiocco delle dita, la tv si accese e sullo schermo comparve Madonna che cantava Vogue. Alec guardava il video immobile, mentre Magnus si tratteneva dal non mettersi a ballare come un pazzo.

- Carina. - commentò Alec.

- Come sei riduttivo! Madonna è spettacolare! - esclamò Magnus, prendendo il suo cellulare e utilizzandolo come microfono per fare il lip-sync sulle note di Vogue.

Alec si voltò a guardarlo con tanto d'occhi, ma il divertimento gli si poteva leggere in faccia. Poi scoppiò a ridere quando Magnus si mise anche a ballare – non poté trattenersi oltre. Magnus non sapeva cosa fosse la vergogna, ma fare quello che stava facendo davanti ad uno Shadowhunter lo avrebbe gettato nello scandalo, in un'altra circostanza. Eppure si sarebbe preso su di sé tutti gli scandali del mondo pur di vedere Alec ridere e divertirsi a quel modo. Dubitava fortemente che lo facesse nella sua vita di tutti i giorni.

Finita la canzone, Magnus tornò a sedersi sul letto accanto ad un Alec che era diventato rosso come un peperone per lo sforzo di ridere incontrollatamente.

- E questa era Madonna. - annunciò Magnus spalancando le lunghe braccia.

Alec rideva e rideva, e Magnus ne era abbagliato. Nella sua vita immortale il tempo scorreva ad una velocità impetuosa o con una lentezza esasperante, ma con Alec era tutto diverso. Con lui il tempo scorreva esattamente come doveva scorrere, armonioso e perfetto.

- Ho riso così tanto che ho male agli addominali! - disse Alec, cercando di riprendersi.

Magnus sorrise. - Dovresti farlo più spesso, sai?

- Cosa?

In risposta, Magnus si avvicinò e gli diede un leggero bacio sulle labbra. Era così adorabile che gli risultò difficile trattenersi. Da un lato si sentiva orgoglioso del fatto che Alec tirasse fuori questa sua dolce spontaneità solo con lui, dall'altro avrebbe preferito che fosse sempre così con tutti anziché stare male con se stesso. Ma per il momento, Magnus voleva tenersi il vero Alec tutto per sé.

- E poi c'è Like A Virgin. - proseguì Magnus. - Ora che abbiamo tirato fuori l'argomento Madonna, sei obbligato ad ascoltare le sue hit più famose.

- Obbligato? - fece Alec, la voce ancora piena delle risate di prima.

- Già.

Alec scosse la testa. - No.

- Osi dire di no al Sommo Stregone di Brooklyn? - scherzò Magnus.

- Oso dire di no a Magnus Bane, Sommo Stregone di Brooklyn nonché... Hai altri titoli?

- Campione di Scarabeo.

Magnus stava per chiedere ad Alec se conoscesse Scarabeo, ma la domanda andò persa prima ancora che venisse formulata perché Alec iniziò a ridere di nuovo e il suono della sua risata riempì le orecchie e il cuore di Magnus.

***

Avevano trascorso il pomeriggio distesi sul letto completamente vestiti – persino con le scarpe – a chiacchierare e ridere. Poi il sole era tramontato e ormai si era fatto buio. Magnus si era offerto di ordinare magicamente una pizza con leggero disappunto di Alec che invece aveva proposto di farsela portare normalmente a casa. E così fecero, cosa che a Magnus non dispiacque affatto. Avrebbe fatto di tutto pur di non urtare la sensibilità di Alec. Aveva già in mente di comprare persino una macchinetta del caffè.

E ora stavano seduti sul divano. Andava tutto così meravigliosamente bene che Magnus stava per convincersi di trovarsi dentro a un sogno.

Un miagolio annunciò il rientro a casa del Presidente Miao. Magnus era solito lasciare una finestra aperta per permettere al Presidente di svignarsela per le sue scappatelle notturne e tornare quando gli andava di tornare. A volte quel gatto era peggio di una donna di malaffare.

Il Presidente notò subito la presenza di Alec perché non perse tempo a strusciarsi tra le sue gambe, miagolando in cerca di attenzione.

- Piaci al Presidente. - disse Magnus.

- Lo dici ogni volta. - disse Alec, mentre si chinava a prendere il gatto da terra per tenerlo in braccio. - Non può essere un gatto tanto terribile.

- Credimi, lo è. Le persone non gli piacciono, ma tu sì ed è per questo che hai tutta la mia stima.

Alec rise, ma smise subito quando sia lui che Magnus avvertirono l'inconfondibile ronzio di un telefono che vibrava. Alec lo prese dalla tasca dei jeans con profondo rammarico del Presidente Miao che, con un piccolo salto, tornò sul pavimento.

L'espressione che fece Alec quando guardò il display del suo cellulare a Magnus non piacque per niente.

- È Jace. - disse, alzandosi di scatto e recuperando la sua giacca.

Anche Magnus si alzò dal divano. - È successo qualcosa?

- Dice di andare al cimitero ebraico alla periferia di Queens il più in fretta possibile. Dice anche di portare del sangue.

Magnus spalancò gli occhi e pensò immediatamente a Raphael. Prese il suo lungo cappotto in pelle e lo indossò. - Conosco una macelleria a Greenpoint dove possiamo prendere tutto il sangue che ci occorre. Andiamo.

Dieci secondi dopo, i due erano già per le scale.

- Magnus... - lo chiamò Alec, facendo arrestare lo stregone a metà della rampa. - Grazie. Per il tuo aiuto.

Magnus non era abituato a ricevere ringraziamenti dagli Shadowhunters e si stupiva ogni volta che Alec lo ringraziava. Ma c'era dell'altro: non avrebbe mai immaginato che tanta riconoscenza potesse risiedere nell'animo di un Lightwood.

Si voltò a guardarlo. Magnus era qualche gradino più sotto rispetto a lui e lo guardava dal basso. Sembrava un angelo amorevole pronto a difendere chiunque ne avesse avuto bisogno. E, come un angelo, era tremendamente bello.

- Si fa quello che si deve fare, Alexander. - rispose lo stregone con voce grave. - Non è un favore, questo.

- Allora perché lo fai? Perché ci aiuti?

Magnus sapeva la risposta a quella domanda ma non volle dire nulla. Il motivo era lo stesso che teneva Alec rinchiuso nel suo guscio. Dirgli quello che provava avrebbe complicato le cose e Magnus preferiva tenersi tutto dentro piuttosto che mettere Alec in situazioni complicate.

Si avvicinò a lui e posò il palmo della mano sulla sua guancia. Al tocco, Alec chiuse gli occhi per una frazione di secondo e Magnus lo baciò. Al buio, sulle scale.

Andava bene così.

Magnus avrebbe voluto protrarre quel bacio più di ogni altra cosa, ma capiva l'urgenza del momento e capiva che Alec doveva raggiungere i suoi compagni alla svelta. Si separarono.

- Sbrighiamoci. - fu l'unica cosa che Magnus riuscì a dire.

Alec annuì, gli occhi azzurri pieni di determinazione e di qualche altra cosa che Magnus non avrebbe potuto decifrare.

Ritornarono sui loro passi e corsero in strada.

 

-+-+-+-+-

Ok, se siete arrivati fino a qui avete tutta la mia ammirazione!
Mi sentivo particolarmente ispirata a scrivere questo spezzone di vita Malec. Probabilmente ne avrete letti a centinaia, ma mi renderebbe felice se mi faceste sapere cosa ne pensate.

Mille grazie glitterati ^^

 

   
 
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