Le sue palpebre si erano fatte pesanti, e le labbra emettevano lievi sospiri. Si era addormentato così, nelle mie braccia, con quel suo sorriso pieno di serenità e dolcezza, mentre io gli carezzavo il torace, tenendolo stretto a me, quasi a volerlo cullare; sembrava così piccolo ed indifeso quando dormiva. Lo osservai attentamente, dal meraviglioso profilo del volto, adesso tranquillo e rilassato, alle mani affusolate e incrociate con le mie, a formare un perfetto incastro. Sorrisi tra me e me, sporgendomi per lasciargli un bacio sulla fronte, cercando di fare il più piano possibile per non svegliarlo. Ripensai per un momento a tutto ciò che avevamo passato e il mio istinto di proteggerlo si fece più insistente. Appoggiai il mento sui suoi capelli, inspirando quel profumo così caratteristico di Stiles.

Non era stato un periodo facile per noi: un amore così intricato, rincorso, ostacolato da tante situazioni che si erano infiltrate nelle nostre vite. Entrambi avevamo rischiato di morire, entrambi avremmo ammazzato pur di salvarci a vicenda. Battaglie, lotte, fatiche e dolori. Eravamo esausti e sfiniti, il mondo non ci aveva dato tregua. Essere un lupo mannaro aveva i suoi aspetti positivi, ma si distingueva soprattutto dai quelli negativi, e rendeva il nostro rapporto sicuramente più difficile. Ero consapevole che il nostro amore fosse forte, in grado di superare qualsiasi problema, ma di certo non era stato semplice in quegli ultimi mesi.

Ricordavo il nostro primo incontro come se fosse avvenuto il giorno prima; qualcosa dentro di me era scattato, dal momento in cui i miei occhi si erano posati sui suoi. Eravamo così in astio l’uno con l’altro, inizialmente, litigando e provocandoci a vicenda ventiquattr’ore su ventiquattro. E adesso eravamo qui, abbracciati e intimi, dopo una notte intensa di amore e passione. All’inizio della nostra storia lui si sentiva così insicuro e timoroso, il mio piccolo Stiles. Non riuscivo a vedere altro in lui se non genuino affetto e gentilezza, quando i nostri sguardi si incrociavano. Era così puro d’animo, generoso, dolce, innamorato. Tanto quanto io lo ero di lui. Era diventato il centro di ogni mio pensiero, l’unica vera causa di felicità e sofferenze, il solo capace di farmi mutare l’umore ad una velocità disarmante. Mi bastava vederlo per sentirmi subito in pace. Sapeva confortarmi anche nelle situazioni più disperate, era sempre così premuroso nei miei confronti. Credevo che non potesse esistere un amore più reale del nostro.

Immerso in questi piacevoli pensieri, non mi accorsi immediatamente della sua espressione che, da serena e pacifica, si era tramutata in una smorfia di panico e dolore. Cominciò a sudare, gemendo piano, e ne trassi la conclusione che stesse avendo un incubo. Lo scossi lievemente, non volendolo svegliare in modo brusco, e pronunciai il suo nome, sussurrando. Lo ripetei diverse volte, ma sembrava non funzionare; la sua espressione si faceva sempre più crucciata.

<< Amore… Svegliati. >> dissi, aumentando il volume della mia voce. Iniziò a dimenarsi furiosamente e feci di tutto pur di bloccarlo; lo presi per le spalle e lo scossi nuovamente, finché improvvisamente i suoi occhi si aprirono, spalancandosi, e dalle sue labbra uscì un urlo strozzato.
<< Sh.. >> bisbigliai, guardandolo dolcemente. << Va tutto bene. >> aggiunsi poi, poggiandogli un dito sulle labbra. Gli ci volle qualche minuto per riprendersi – era ancora ansimante – ma dopo qualche attimo finalmente ricambiò il mio sguardo.

<< Derek... >> mormorò, con gli occhi pieni di lacrime. << Amore, stai tranquillo. Era solo un brutto sogno. >> lo rassicurai, stringendolo forte a me e carezzandogli i capelli. << Era… Era orribile. >> rispose con un singhiozzo. Sentii la sua stretta farsi più forte, e capii che aveva bisogno di più contatto fisico possibile. Era come se servisse a farlo sentire protetto e al sicuro, in qualsiasi situazione di pericolo o paura. Lo presi in braccio, posizionando la mia mano destra sotto le sue ginocchia e la sinistra intorno al torace.

<< Ti va di parlarmene? >> chiesi, incerto. << Non ce ne è bisogno… Non lo ricordo quasi più. Ma so che c’eri tu, e ti accadeva qualcosa di brutto. >> rispose, tremando ancora un poco. Sorrisi, intenerito, e avvicinai il mio viso al suo, mentre lui si rannicchiava ulteriormente contro il mio petto.

<< Sono qui, Stiles, e ci sarò sempre. Non mi accadrà nulla di male, non lo permetterò, ok? Non preoccuparti, amore. Sono qui… >> ripetei. Vidi il suo volto illuminarsi, e le labbra curvarsi in un sorriso pieno di sollievo e affetto. << Lo so, Derek… Lo so. E non potrei esserne più felice. >> disse, appoggiando la mano sulla mia guancia. Girai il viso e gliela baciai, senza interrompere il legame creatosi dai nostri sguardi. Mi piegai in avanti e lui fece lo stesso, finché le nostre labbra riuscirono a trovarsi e si unirono, in un profondo bacio colmo di quell’emozione che solo lui riusciva a trasmettermi.

<< Ti amo, >> bisbigliai, posando la mia fronte contro la sua. << e lo farò sempre. >>

<< Anche io. >> rispose lui, riprendendo a baciarmi, bisognoso di quel contatto tanto desiderato. Ne avevo bisogno anche io, e sarebbe sempre stato così. Perché lui era la mia ragione di vita, la mia ancora, e non importava cosa sarebbe successo; avrei continuato ad amarlo fino alla fine dei miei giorni.




Note dell'autrice:
Buonasera a tutti! Sono tornata con una nuova fanfiction, questa volta incentrata esclusivamente sui pensieri di Derek verso Stiles e sull'amore che prova per lui. E' molto breve e senza una trama di fondo, l'ho scritta in un momento di pura sofferenza - certi video su youtube non aiutano - . Spero vi abbia fatto sorridere, ci metto sempre il cuore quando scrivo di questi piccoli momenti, brevi ma pieni di amore. Un grazie infinito a tutti quanti per esservi fermati a leggere ♡