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Autore: mrsdianablack    21/11/2014    0 recensioni
Oh allora..una long finalmente, l'unica decente che ho completato nell'universo di Buffy. E' ambientata durante la stagione 5 di Angel, subito dopo l'episodio Damage, quello in cui Spike viene ferito dalla cacciatrice pazza. E se Buffy avesse scoperto tutto e fosse corsa a Los Angeles? Da lì' si sviluppa in maniera diversa rispetto la serie. Fred non diventa Illyria e non c'è nessuna apocalisse. Ma c'è l'Immortale. Ma non sta con Buffy.
Piccola nota: i primi 8 capitoli li ho scritti nel 2005/2006, gli altri nel 2008, quindi probabilmente si noterà una piccola differenza stilistica.
Buona lettura :)
Genere: Angst, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Angel, Buffy Anne Summers, Un po' tutti, William Spike
Note: AU, Cross-over, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Era da poco trascorso mezzogiorno e grosse nuvole cariche di pioggia si addensavano sul cielo plumbeo di Los Angeles. L’aria era satura di elettricità ma nessuno pareva farci caso. La vita frenetica della città degli angeli non si fermava di fronte un temporale. Di tanto in tanto i lampi rischiaravano l’atmosfera mentre rombi lontani sovrastavano per qualche istante il traffico cittadino. La gente gli passava accanto e non si accorgeva di Spike, fermo al centro del marciapiede, gli occhi chiusi e le narici dilatate, alla vana ricerca dell’aroma di Buffy. Era già la terza volta che lo perdeva. Tanta gente, tanti odori mescolati insieme e un fastidioso vento che si era alzato da poco gli confondevano le idee. 
Scosse la testa, aspirando a fondo e finalmente… Eccolo. Il profumo della sua cacciatrice. Riaprì gli occhi soddisfatto e riprese a camminare. 
Raggiunse Griffith Park  nello stesso momento in cui le prime gocce di pioggia iniziavano a cadere. Si fermò all’ingresso, guardandosi intorno, e poi la vide. Era seduta con le gambe raccolte al petto in una panchina di fronte un laghetto, sola. Aveva lo sguardo perso e l’aria di un cucciolo smarrito. 
Le si avvicinò piano, silenzioso come un gatto e timido come un bambino. Durante la sua ricerca non aveva fatto altro che ripetersi mentalmente il discorso da farle ma ora le parole sembravano come bloccate in gola. Le si fermò di fronte sospirando, mentre lei rimaneva immobile, fingendo di non averlo visto. 
Si era subito pentita di essere fuggita a quel modo, senza dargli tempo di spiegare, e di chiarire. Forse avrebbe dovuto utilizzare un altro modo per farlo ragionare, invece di urlargli dietro tutta la sua rabbia. Ma ora non aveva il coraggio di tornare indietro. Così dopo un lungo girovagare si era fermata in quel parco, certa che prima o poi lui l’avrebbe raggiunta. E ora era arrivato. 
“Posso sedermi?” 
Buffy alzò il capo e lo osservò, accennando un sorriso. Il vampiro biondo era fermo davanti a lei, lo sguardo fisso sul suo viso.  Piccole gocce di pioggia brillavano tra i suoi capelli, illuminandone il colore, altre scendevano a rigare lo spolverino, che gli danzava intorno sollevato dal vento come grandi ali nere. Di nuovo le parve di vedere un angelo. 
“Così mi hai trovato…” sussurrò piano, facendogli cenno di accomodarsi.
Spike le si sedette accanto, senza smettere di guardarla. Era così bella, anche con i capelli scomposti e bagnati. Avrebbe voluto abbracciarla ma non osava muoversi. E soprattutto non sapeva cosa dire.
“Mi dispiace, per prima…sono stato uno stupido.” mormorò alla fine, maledicendosi per non aver trovato qualcosa di meglio.  Buffy sorrise, guardandolo dritto negli occhi. 
“Cosa ti ha fatto cambiare idea?”
Spike abbassò lo sguardo, torcendosi nervosamente le mani, sul dorso di una spiccava ancora evidente una lunga ferita rossastra. 
“Bugia o verità?” Fece un lungo sospiro e decise per la sincerità. 
“Ho avuto una piccola…chiacchierata con Angel…”
“Ed è servita?”
“Sì…”sospirò lui. “Mi ha detto…che mi ami, e che non devo sprecare quest’occasione per essere felice…”
La cacciatrice gli sfiorò il mento con un dito, costringendolo ad alzare il viso fino ad incontrare di nuovo il suo sguardo.
“E avevi bisogno di lui per capirlo?” chiese, prima di posargli un lieve bacio sulle labbra. 
Il vampiro appoggiò la fronte contro quella di lei. “Evidentemente sì…” bisbigliò sulla sua bocca. Rimasero un lungo istante in quella posizione, immobili, poi si scostarono. 
“Riusciremo ad andare d’accordo per più di cinque minuti?” chiese Buffy, rannicchiandosi contro di lui.
Spike la accolse tra le sue braccia, scuotendo la testa. “Ti prometto che proverò a fidarmi di te…” mormorò, baciandole i capelli. “E io proverò ad essere più paziente…” replicò lei, nascondendo il viso sul suo petto. 
“Hai freddo amore?” osservò il biondo, dopo qualche minuto, notando che lei stava tremando.
“Un po’…” bisbigliò la ragazza, stringendosi maggiormente a lui. 
“Andiamo a casa, vuoi?”

Quando finalmente giunsero a casa erano bagnati fradici, ma felici come non lo erano mai stati. Sembrava che la pioggia avesse lavato via ogni rancore, ogni tristezza, lasciando posto solo alla gioia di stare insieme. 
“Oddio, non avevo mai visto tanta acqua…” esclamò Buffy, passando le dita tra i capelli umidi, nel vano tentativo di districarli.
Si voltò verso Spike che, fermo sulla soglia, la guardava incantato. Anche così conciata gli pareva la donna più bella del mondo. Le si avvicinò di un passo. Allungò una mano, lisciando le ciocche che le scendevano disordinate ai lati del viso. 
“Sei splendida, passerotto…”
Buffy socchiuse le labbra, scuotendo appena il capoGli sfiorò il volto con le dita, scostando alcuni riccioli ribelli dalla fronte.
“Il mio angelo…”sussurrò, scendendo ad accarezzargli la guancia. 
Un brivido di piacere percorse la schiena di Spike mentre abbassava il capo e la baciava dolcemente. 
“Ti andrebbe…una doccia?” chiese, ancora sulle sue labbra. Buffy gli circondò il collo con le braccia, aggrappandosi a lui e approfondendo il contatto. Non ci fu bisogno di risposta. Lo trascinò al centro della stanza, interrompendo il bacio solo per riprendere fiato.
Attraversarono il salotto, e poi il corridoio, fino alla stanza da bagno, baciandosi e accarezzandosi di continuo, come se non fossero mai sazi l’uno dell’altra.
I vestiti cadevano abbandonati lungo il cammino dei due amanti, le lingue si intrecciavano e i corpi si lambivano. Finirono sotto il getto caldo della doccia senza smettere di toccarsi; le mani di Buffy scivolavano lungo il torace perfetto del vampiro, scendevano fino all’inguine e raggiungevano la sua erezione, aumentando a dismisura l’ eccitazione. Spike la baciava ovunque mentre le sue dita correvano lungo la pelle liscia del ventre, accarezzavano la dolce curva dei seni e riscendevano giù, verso il centro del piacere. 
Ansimando la spinse contro la parete della doccia, sollevandola da terra e affondando il viso sul suo collo. La ragazza si aggrappò a lui, circondandogli i fianchi con le gambe e permettendogli di entrare in lei. 
Apri’ gli occhi un istante, cercando il suo sguardo in una muta domanda. Il vampiro alzò il capo, annuendo brevemente e posandole un bacio sulle labbra. 
Ben presto l’aria si riempì dei loro gemiti che di tanto in tanto sovrastavano lo scrosciare dell’acqua che scorreva sui loro corpi uniti.

Era ormai sera a Los Angeles, e la pioggia aveva smesso di cadere, lasciando il posto a un cielo limpido e punteggiato di stelle. Timidi raggi di luna filtravano attraverso le tende socchiuse, illuminando appena i corpi abbracciati dei due amanti.
Spike fu il primo a svegliarsi, socchiuse appena gli occhi e osservò la sua ragazza, profondamente addormentata. Buffy aveva il viso appoggiato nell’incavo della sua spalla, i capelli sparsi tutt’intorno, il braccio allungato sul suo petto.
Era stata una giornata perfetta, come gli era capitato di rado. Erano rimasti insieme per tutto il pomeriggio. Dopo aver fatto l’amore sotto la doccia si erano lavati e insaponati a vicenda. Infine lui l’aveva presa tra le braccia e portata a letto. Lì si erano coccolati, e amati di nuovo, avevano anche pranzato e fatto tutte quelle cose che una coppia innamorata fa. 
E ora tutto stava per finire. Richiuse gli occhi. Non voleva che finisse. Non voleva che lei se ne andasse. Perché l’avrebbe fatto. Ne era sicuro. Presto se ne sarebbe andata. E lui sarebbe rimasto di nuovo solo. 
Tutti i pensieri negativi, che aveva tenuto lontano fino a quel momento lo travolsero come un fiume in piena.
Resterò finchè non sarai guarito…” gli aveva promesso lei, soltanto il giorno prima.
E lui ormai si sentiva guarito. Erano bastati due giorni e il dolore era quasi completamente scomparso. Le ferite si erano completamente rimarginate e le cicatrici stavano sparendo. Probabilmente sarebbe rimasta solamente una sottile linea biancastra attorno ai polsi, come ricordo indelebile di quella notte. 
E lei sarebbe tornata a Roma, alla sua vita, alla sua famiglia, ai suoi amici. Anche di quello era sicuro. In quei tre giorni lei gli era stata vicino, aveva parlato d’amore ma…non l’amava veramente. Non come lui amava lei almeno. Forse provava un’affetto profondo, ma non amore.   
Lei ti ama…” gli diceva una vocina dentro di sé. Ma lui non gli dava ascolto. 
La ragazza accanto a lui si mosse appena. Si irrigidì inconsapevolmente, restando perfettamente immobile. Il momento che tanto temeva era giunto.
Buffy si stiracchiò languidamente prima di aprire gli occhi. Accarezzò con le dita il petto del suo vampiro e alzò un poco la testa. Lui stava ancora dormendo. Si tirò su, cercando di muoversi piano per non fare rumore e rimase a guardarlo per un lungo momento.
Era così bello, anche quando dormiva. I lineamenti erano distesi, le labbra appena socchiuse e alcuni riccioli ricadevano ribelli sulla fronte. Sì assomigliava decisamente ad un angelo. Si chiese come avesse fatto a non rendersene conto prima. Lo conosceva da…almeno 5 anni, e non si era mai accorta di quanto fosse speciale. Grazie al cielo aveva avuto un’altra possibilità per farlo. E stavolta non l’avrebbe sprecata.
Questa volta avrebbe pensato soltanto a sé stessa e alla sua felicità e non più al giudizio dei suoi amici. Aveva deciso. Sarebbe rimasta a Los Angeles, accanto a lui. E al diavolo l’Europa, l’Italia, Roma e le cacciatrici da istruire. Ne andava della sua vita, e di quella di Spike. 
Gettò un occhiata verso la finestra socchiusa e poi all’orologio sul comodino. Segnava le nove. E lei era affamata. Non solo. Era notte. Ed era a Los Angeles. Dove lei era nata. Dove era diventata la cacciatrice. E dove lei ora sarebbe uscita per rivivere un po’ i vecchi tempi.
Tornò a guardare Spike. Dormiva ancora. Se fosse stata fortunata sarebbe riuscita a uscire e rientrare prima che lui si svegliasse. 
Non era sicura che avrebbe capito il suo desiderio. E non era nemmeno sicura che avrebbe gradito quell’uscita. Sicuramente l’avrebbe accompagnata ma lei temeva ancora per la sua incolumità e preferiva saperlo a casa al sicuro. Dopotutto non sarebbe rimasta via a lungo.
Si alzò piano e andò a cercare i suoi vestiti, sparsi un po’ ovunque. Sorrise, ricordando come e in quale circostanza gli erano stati tolti.
“Ti troverò mai accanto a me al mio risveglio, passerotto?” la sua voce calda la fece trasalire e quasi le cadde la giacca che teneva in mano.
Si voltò verso il letto e lo vide seduto tra le lenzuola, perfettamente sveglio, i suoi occhi blu che la scrutavano.
“Spike…” sussurrò, un po’ imbarazzata. “Scusami, non volevo svegliarti…”
Il vampiro scosse la testa, invitandola con un cenno ad avvicinarsi. Buffy si sedette sul bordo del letto, accanto a lui.
“Dove stai andando?” le chiese, per nulla sicuro di voler udire la risposta.
La ragazza abbassò lo sguardo. Era peggio di quanto lui temesse.
“Amore…”
Lei rialzò lo sguardo.
“Non ridere, ok?” lo ammonì, seria. Spike alzò un sopracciglio, senza capire.
“Io…ecco…” iniziò lei… “Ecco…volevo uscire di ronda!” esclamò poi tutto d’un fiato.
Il vampiro allargò gli occhi, troppo sorpreso per riuscire a dire una parola. Si era aspettato che lei se ne andasse invece voleva uscire di ronda. Non sapeva se ridere o piangere.
“Vuoi venire con me?” aggiunse lei, più tranquilla.

   
 
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