Libri > Il Labirinto - The Maze Runner
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Autore: Stillintoyou    21/11/2014    1 recensioni
[Il Labirinto/The Maze Runner][Il Labirinto/The Maze Runner]Passò un sacco di tempo prima che quel dannato rumore smettesse di darmi il tormento.
‹‹ E ora? ›› pensai, poi alzai lo sguardo quando sentii che qualcosa, sopra di lei, si stava muovendo.
Della luce entrò all'interno di quella sottospecie di stanza, o cella, o quello che era.
Socchiusi gli occhi per l'improvviso impatto con la luce esterna, e qualcuno balzò a pochi centimetri da me.
‹‹ cosa c'è nella scatola? Un fagiolino nuovo, vero? ›› disse qualcuno dall'esterno.
Mi sentivo come se fossi imbavagliata, squadrando il ragazzo che si era inginocchiato per guardarmi in faccia.
‹‹ Oh caspio... ›› inclinò la testa, assumendo un espressione stranita. Si mise in piedi
‹‹ Newt? ››
‹‹ Non ci crederete mai... ›› alzò il volto, rivolgendosi alle persone che si erano raggruppati attorno all'uscita di quella... scatola, a quanto pare la chiamavano così.
‹‹ A cosa non crederemo mai? ››
‹‹ È.... una ragazza ›› il ragazzo abbassò nuovamente lo sguardo su di me ‹‹ Ci hanno mandato una ragazza. ››
Genere: Avventura, Fluff, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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«Fagiolina», pensai. Era un termine buffo, ed era il modo con cui gli altri ragazzi mi chiamavano ogni volta che ne incrociavo uno, mentre Alby mi accompagnava nel Casolare, una struttura in legno, storta, che fungeva praticamente da dormitorio.
Mi fece vedere un po' il luogo, facendomi fare un “giro turistico” del posto.
Mi disse che di norma avrebbe aspettato il giorno dopo, ma c'era abbastanza tempo da farmene vedere almeno metà.
Mi spiegò che ero arrivata dalla Scatola, che ogni mese alla stessa ora arrivava portando delle scorte e un nuovo “Fagiolino”, ossia un nuovo arrivato.
Tutti i nuovi arrivati si chiamavano “Fagiolini”, mentre gli altri erano dei pive.
Mi spiegò che quella era la Radura, che i suoi abitati si chiamavano Radurai. Che erano tutti ragazzi, e che io, come aveva detto prima, ero la prima ragazza a essere finita in quel posto.
Poi disse che il resto me l'avrebbe detto poco a poco, che troppe informazioni mi avrebbero solo terrorizzata.
Mi mostrò il posto dove un ragazzo di nome Frypan cucinava, e altri posti dove gli altri Radurai svolgevano le loro mansioni quotidiane.
«Domani finirai il giro turistico con Newt. Il pive biondino che è balzato dentro la scatola appena sei arrivata», spiegò, «E dopo aver fatto il giro turistico, Fagio, io e Newt ti porteremo dai vari Intendenti».
«Intendenti?»
«Gli altri capi, diciamo così. Ogni Intendente è il capo di uno dei compiti che si svolgono in questo caspio di posto. Per esempio, Winston è l'Intendente del Macello. Frypan della Cucina. Gally è l'Intendente dei Costruttori. Io sono l'Intendente degli Intendenti», lo disse con un tono quasi orgoglioso. «Sono il leader. Newt è il vice.»
Non sapevo chi fossero Winston e Frypan, ma Gally, a quanto avevo capito, era il ragazzo col naso a patata che si era affacciato al bordo della Scatola.
Entrammo nel Casolare, e la prima cosa che notai, fu la... puzza. L'odore chiaro che si sente in una stanza piena di zeppa di ragazzi.
Arricciai il naso, e per fortuna mi abituai quasi subito a quell'odore pesante.
«Beh... Non ricordo quanti letti abbiamo, molti li hanno sfasciati come delle testepuzzone, quindi se ne vedi uno, accaparratelo subito. Sei la Fagiolina nuova, se qualche pive decide di fare il gentiluomo e cedertelo, non perdere l'occasione!» Ridacchiò, anche se io non ci vedevo nulla di divertente in quella situazione.

Ero seduta contro la parete esterna del Casolare e un ragazzino robusto si avvicinò a me con una sorta di vassoio in mano, «Ehi, tu... Fagiolina, tieni.» Sembrava un po' a disagio.
Mi porse il vassoio, notando che sopra c'erano due panini, e uno era già stato addentato.
«Scusa, ne ho mangiato un pochino», mormorò imbarazzato, porgendomi anche una bottiglia, «Me l'ha dato Frypan. Non ti ha vista a cena e ha pensato che Alby si fosse dimenticato di farti vedere dove mangiamo, così ti ha fatto due panini e mi ha dato una bottiglia».
«Gentile da parte sua... anche se non so chi sia Frypan.»
«Oh, il ragazzo addetto alla cucina.» Abbassò il volto, poi lo rialzò, «Io sono Chuck, comunque».
«Vorrei presentarmi anche io, ma... non so il mio nome», dissi, prendendo il panino addentato e passandolo a Chuck.
Il viso gli si illuminò e lo prese subito, cominciando a mangiarlo quasi immediatamente.
Risi, prendendo l'altro panino e cominciando a mangiarlo, prendendo anche la bottiglietta d'acqua e poggiandomela accanto.
Ingoiò un grosso boccone e si girò verso di me, e quando lo feci anche io, notai che aveva già terminato il panino. «Grazie.»
Mi sentii come una lumaca che mangia un grosso pezzo di lattuga. Abbassai il volto e scrollai le spalle, «Prego. E comunque non potevo sicuramente mangiarlo io, ormai l'avevi addentato tu».
«Sì, beh... Scusa, Fagio. Avevo ancora fame. Frypan ultimamente mi mette meno cibo, perché secondo lui ogni tanto entro in cucina di nascosto e mangio qualcosa.»
Arricciai il naso, «Ma questo è veramente crudele!»
«È il minimo, credimi. Qui un po' tutti mi trattano come se fossi un pezzetto di sploff. Sopratutto perché sono uno Spalatore.»
«Uno Spalatore?»
Annuì. «Gli intendenti non hanno trovato nulla per me. Quindi sono diventato uno spalatore. Insomma... Tutti sanno spalare, no?»
«Oh... Beh, sì. Ma non scoraggiarti.»
«Come posso non scoraggiarmi?», borbottò
«Sei comunque utile. Insomma, se non ci fossero Spalatori, non penso che questo posto sarebbe così», mi inventai qualcosa. Non sapevo se la cosa reggesse, ma lui sembrò essersi tirato su di morale, dal sorriso che mi rivolse.
«Ehi Chuck, chi è il più grande qui?»
Scrollò le spalle, «Non ne ho idea. Bene o male i più grandi hanno tutti circa diciassette anni. Io dovrei essere il più piccolo. Su per giù ne avrò dodici o tredici, non di più».
«Mi consola sapere di non essere l'unica a non ricordarsi la propria età e il proprio nome», mormorai, addentando nuovamente il mio panino. Non sapevo di avere così poca fame, dopo tutto.
Più che altro, avevo una sete da paura. Aprii la bottiglia (con un po' di fatica) e cominciai a bere, portandola a quasi metà. La richiusi, facendo un respiro profondo e la poggiai di nuovo accanto a me.
«È normale. Io l'ho ricordato dopo un sacco di tempo. Credimi, sei forse l'unica persona che non si è sploffata nei pantaloni mentre eri nella scatola. Sembravi così rilassata, nemmeno stessi andando a fare una passeggiata nei campi di fiori!»
«Penso che mi abbiamo dato qualche sedativo o qualcosa del genere. Ma... che razza di lessico usate? Sploffata, testapuzzona, pive, fagio... che...»
«Il lessico dei Radurai. Che pretendi? Dopo che stai isolato in posto del genere per chissà quanto tempo, è normale che finisci con l'usare parole strane e un “vocabolario” tutto tuo.»
«Effettivamente... Tu da quanto tempo sei qui?»
«Ero un Fagiolino, prima del tuo arrivo», sorrise, e il rossore delle sue guance sembrò essere più evidente. Probabilmente merito anche del tramonto che prendeva piede nella radura. «Sono qui da un mese.»
«E che cosa sai di questo posto?»
«Non molto, a dirla tutta. Non mi parla quasi nessuno se non per darmi qualche compito, o per dirmi tipo “vai a dire questo a quello” o “porta questo e questo a quell'altro”, in stile piccione.»
Provai quasi pena.
Dei ragazzi uscirono correndo da una grossa fessura tra le enormi pareti che c'erano davanti a noi. Sebbene fossero di enormi dimensioni, non mi ero accorta della loro presenza fino a quel momento.
O meglio, sì, me n'ero accorta, ma non ci avevo dato peso.
Pochi istanti dopo l'apparizione dei ragazzi che continuavano a correre, andando verso una sorta di capannina, la fessura cominciò a chiudersi, producendo un fracasso assurdo che mi costrinse a tapparmi le orecchie.
«Ehi, Fagiolina, tutto okay?» A stento riuscii a sentire quelle parole. Alzai il volto, vedendo il viso del ragazzo biondo. Newt, se non ricordavo male.
«Cosa?», chiesi. Non ero sicura di aver capito bene.
«È tutto okay?», chiese gridando, spostandomi le mani dalle orecchie.
Spostai le mani, poggiandomele contro il petto. Mi sentivo a disagio ogni volta che toccavo qualcuno.
«Sì ma, perché c'è questo casino? Perché i muri si muovono?» Ero confusa, avrei voluto riempirlo di domande, ma non volevo che poi magari si scocciasse e mi abbandonasse nei miei dubbi.
Era meglio fare un passo alla volta, per essere più sicuri.
«Calma, Fagio», bofonchiò, sollevando l'indice contro le sue labbra.
Aspettò in silenzio, poi fece cenno a Chuck di allontanarsi, cosa che fece con un espressione un po' afflitta. Provavo pena per lui.
Newt si sedette accanto a me, poggiando le braccia sulle ginocchia. Aspettò che le mura si chiudessero completamente, fece passare qualche minuto, poi si girò verso di me, «Dicevi?»
«Perché le mura si sono chiuse? Dico, perché si muovono?»
Ridacchiò, «Ringrazia che quelle mura si chiudano, o probabilmente a quest'ora saremo tutti schiattati da un pezzo». Tornò a guardare dritto
«Perché?», domandai, ma per un attimo pensai di non volerlo veramente sapere.
Newt sospirò, giocando con le proprie dita, «Vedi quelle enormi mura che abbiamo davanti? Ebbene, quelle sono le mura che portano al Labirinto. Questo posto, la Radura, è completamente circondato da quelle enormi mura. E fuori dalle mura, come ho detto prima, c'è il Labirinto».
Ero confusa.
«Questo è tipo un campo di prigionia?»
Newt ridacchiò di nuovo, scuotendo la testa. «Probabile. Non si sa, a dire il vero. Ci siamo ritrovati tutti qui e nessuno ha memoria di cosa o chi eravamo prima», si strinse nelle spalle, «Sappiamo solo che siamo arrivati qui dalla Scatola, come te, e che lì fuori c'è un caspio di Labirinto di cui non abbiamo ancora trovato un uscita. Hai visto per caso dei ragazzi uscire da lì?», si voltò nuovamente verso di me.
Mi limitai ad annuire. Volevo saperne di più, e non osai fare domande per interromperlo.
«Bene. Quelli sono i Velocisti. Corrono nel Labirinto ogni giorno, dalla mattina presto, appena le Porte del Labirinto si aprono, e tornano prima che si chiudano. Oggi gli è andata bene, sono arrivati pochi secondi prima della chiusura.» Schioccò la lingua, «Minho e i suoi se la sono vista veramente brutta oggi».
«Minho...?»
«Ah già. Sei una Fagiolina.» Sollevai un sopracciglio a quelle parole. «Minho è l'Intendente dei Velocisti. Il migliore Velocista che abbiamo.»
«Cos'è un Velocista?», mormorai. Era come se stesse parlando arabo.
«Un Velocista è chi esce nel Labirinto e lo mappa. Corrono nel Labirinto tutto il tempo, esplorano le varie aree, poi tornano qui e le mappano, disegnandole su dei fogli per filo e per segno. Non devono sbagliare di una linea, deve essere un percorso preciso. Loro sono praticamente la nostra speranza per andarcene da questo posto. Loro cercano un’uscita dal Labirinto.»
«Quindi la mia teoria che questo sia un campo di prigionia, infondo, non è così sbagliata...» mormorai, abbassando lo sguardo. Mi sentivo spaesata e confusa. Come c'ero finita lì? Perché ero lì? Avevo fatto qualcosa di così orribile che meritava di essere punito e che mi aveva portato a doverlo cancellare in modo totale, facendomi addirittura dimenticare chi ero?
In quel momento, capii che volevo seriamente tornare indietro. O magari quello era solamente un incubo e presto mi sarei svegliata. Non capii seriamente di voler tornare indietro finché Newt non mi ebbe spiegato meglio le cose. Mi spiegò che erano lì da su per giù due anni, e che ancora non avevano trovato un’uscita. Che le avevano tentate tutte per andare via. Che nessuno sapeva chi li avesse mandati lì.
Che molti avevano perso la vita nel tentare di fuggire. Ma ancora non mi aveva detto molto, sul Labirinto, se non i modi che avevano provato ad usare per andarsene da lì.
«Newt?»Non rispose, si limitò a guardarmi.
«Cosa c'è lì fuori?», indicai le mura.
Lui sorrise, poi tornò serio e sollevò un sopracciglio, «Intendi nel Labirinto?»
«Sì.»
Storse il naso, osservandomi come se stesse valutando l'idea di dirmelo o meno, «Mh... sei una Fagio. Sei una ragazza. Scoprirlo potrebbe farti sploffare nei pantaloni...».
Schiusi le labbra e corrugai la fronte, «Ehi!»
«Dico sul serio!», si mise in piedi, «Te lo dirò quando ti sarai ripresa completamente dal tuo arrivo qui. È già troppo se appena arrivata non ti sei strappata quei tuoi lunghi capelli castani in preda ad una crisi di nervi. A proposito, com'è che eri così calma? Solitamente chiunque esca da quella Scatola è così traumatizzato che, potendo, ti morderebbe le gambe per quanto è terrorizzato». Mi porse la mano per aiutarmi a rimettermi in piedi, ma mi limitai a guardarla, scuotendo le spalle. «Non lo so. Penso che chiunque mi abbia cacciata lì dentro mi abbia sedata, o qualcosa del genere. Probabilmente ho dormito per non so quanto mentre ero lì.»
Newt ritrasse la mano, chinandosi alla mia altezza, proprio come quando ero nella Scatola, «Questo spiegherebbe perché non hai cercato di cavarmi gli occhi. Comunque», inclinò la testa, «stammi bene a sentire, Fagio. Mentre noi eravamo in mensa, tutti parlavano della nuova Fagiolina sperduta. Sta’ attenta, questo posto non è esattamente adatto alle femmine. Non ne abbiamo mai avute, qui. Sei la prima».
«Lo so, Alby me l'ha detto.»
«Bene così.» Si guardò attorno, come se avesse paura che qualcuno potesse sentirlo, «Dobbiamo capire perché stavolta hanno mandato una ragazza. Non è normale, e qui è pericoloso. Sopratutto perché qui siamo tutti maschi, e tu sei una ragazza. Non mi stupirei se qui qualcuno cominciasse a fare il cretino con te e cominciassero a scoppiare dei litigi. E non andrebbe bene», scosse la testa.
«Oh. Ti preoccupi per me?», usai un tono sarcastico, e lui sollevò un sopracciglio, come se avesse voluto guardarmi male.
«Mi preoccupo per tutti. Questo posto comincerebbe a crollare se perdiamo la fiducia tra noi e cominciamo a litigare. È già una brutta sensazione stare qui, essere smarriti e non ricordare un caspio di sé stessi, figurati come sarebbe se tutti litigassero con tutti e nessuno avesse più voglia di fare niente.» Fece un respiro profondo, «E comunque, sì, mi preoccupo anche per te. Gally stava già facendo storie per il tuo arrivo».
«Ma... Gally nemmeno mi conosce!»
«Se la mettiamo così, nessuno ti conosce. Gally ha sempre la puzza sotto il naso, non preoccuparti. È una testapuzzona.» Rimase in silenzio, guardandomi negli occhi per diverso tempo. Assunse un espressione seria. Sentirmi il suo sguardo addosso mi metteva un certo disagio. «Ho bisogno di chiederti una cosa.»
«Che... Che cosa?», mormorai
«Ho bisogno che tu ti fidi di me. Per qualsiasi cosa. Va bene? Devi sempre fidarti di me. Ti proteggerò io, da qualsiasi cosa.»
«Va bene, mi fiderò di te», mormorai di nuovo. Non avevo nulla da perdere, era dannatamente gentile con me e lo apprezzavo.
Perlomeno mi rendeva più facile restare in quel luogo e, da come me ne aveva parlato, nonostante tutto, era un vero inferno.
«Bene così.» Mantenne ancora gli occhi su di me, restando in silenzio ancora un po'. Si guardò di nuovo intorno, lasciando passare un Raduraio e aspettando che si allontanasse, poi si girò di nuovo verso di me, «Ti proteggerò anche dalle testepuzzone che ti importuneranno». Accennò un sorrisetto ironico, che mi portò a sorridergli a mia volta.
«Sarai, tipo, il mio cavaliere dall'armatura lucente?»
«Mh, sì, mettiamola così.» Si mise in piedi, porgendomi la mano. Stavolta la presi e mi aiutò ad alzarmi.
«Ah, devi promettermi anche un'altra cosa», disse, lasciandomi la mano e cominciando a camminare verso l'entrata del Casolare, facendomi cenno di seguirlo.
«Cosa?», domandai.
«Non dovrai mai, per nessuna ragione, cercare di entrare nel Labirinto. Sopratutto da sola.»
«Okay», corrugai la fronte, «Ma... perché?».
«Tu non farlo e basta. Più avanti ti spiegherò.»
«Non puoi farlo ora?»
Si girò di scatto verso di me e mi fulminò con lo sguardo, «No», sbottò freddo, contraendo la mascella.
Trasalii, distogliendo lo sguardo, «Scusa», mormorai, rialzando lo sguardo, e per un attimo mi sembrò di vedere una punta di rimorso nei suoi occhi
«Promettimelo e basta», borbottò, tornando a guardare davanti a sé ed entrando nel Casolare.
«Okay, okay. Lo prometto», borbottai anche io.

 


{Angolo dell'autrice}

Ho deciso di pubblicare subito il secondo capitolo perché era già pronto e il primo era decisamente troppo corto.
Anche questo, come il primo, non dice un graché. È solo la presentazione dei personaggi.
Come avrete capito (spero... se no lo scroprite ora :'D) sto cercando di approfondire un po' di più anche gli altri personaggi secondo un mio punto di vista, quindi non solo quelli originali (che chiaramente non modificherò, ma cercherò di evidenziare alcuni lati che non sono ben chiari).
Alla prossima!


 

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