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Autore: Arain    21/11/2014    4 recensioni
Dal testo:
“Merlin era sempre stato un procrastinatore cronico.
In nessun caso e per nessuna scadenza, per quanto importante fosse, era mai riuscito ad organizzarsi in modo da non ridurre tutto il lavoro da svolgere all'ultimo secondo.
Bisognava aggiungere però che doveva godere anche di una buona dose di quello che nel linguaggio comune viene definito “culo”, perché non gli era mai capitato, se non in occasioni di scarsa importanza, di non riuscire a terminare qualcosa in tempo.”
Merthur AU principalmente dal punto di vista di Arthur. Un po' smielata, ma ho bisogno di dolcezza nella mia vita.
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Merlino, Principe Artù, Un po' tutti | Coppie: Merlino/Artù
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
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Merlin era sempre stato un procrastinatore cronico.

In nessun caso e per nessuna scadenza, per quanto importante fosse, era mai riuscito ad organizzarsi in modo da non ridurre tutto il lavoro da svolgere all'ultimo secondo.

Bisognava aggiungere però che doveva godere anche di una buona dose di quello che nel linguaggio comune viene definito “culo”, perché non gli era mai capitato, se non in occasioni di scarsa importanza, di non riuscire a terminare qualcosa in tempo.

Fin dai tempi della scuola elementare si ritrovava dopo cena a studiare per il giorno dopo, alla domenica sera per fare i compiti del weekend, all'ultima settimana delle vacanze estive per svolgere gli esercizi delle vacanze.

Alle superiori la storia non era cambiata, se non per il fatto che passava nottate in bianco a studiare per le verifiche e le interrogazioni del giorno dopo. Aveva sviluppato un intuito straordinario per prevedere quanto sarebbe durato lo studio e quanto tempo sarebbe occorso a lui per riposare quel tanto che bastava a non arrivare a scuola in stato catatonico.

Sua madre non era mai riuscita a fargli perdere questa fastidiosa abitudine.

Se si alzava durante la notte e scorgeva la luce filtrare da sotto la porta della camera di suo figlio, al mattino gli avrebbe al massimo rivolto uno sguardo di disapprovazione. Non riusciva a sgridarlo perché questa sua mania le ricordava troppo il padre di Merlin, morto quando il moro era ancora piccolo. Anche lui, come il figlio, rimandava sempre tutto all'ultimo momento utile: si ricordava ancora il panico scatenato dal fatto che, avendo ordinato tardi gli anelli per il matrimonio, questi non erano stati pronti che la mattina stessa delle nozze.

Fortunatamente erano della misura giusta.

Arthur aveva sentito quella storia almeno dieci volte, ma madre di Merlin adorava raccontarla, e incredibilmente ogni volta riusciva sempre a farlo ridere e commuovere, anche se solo interiormente, perché un Pendragon non si mette a piangere come una femminuccia emotiva per la prima storiella sentimentale.

Per questo motivo la signora Emrys non riusciva assolutamente a correggere questo difetto del figlio.

Gli amici di Merlin, pochi ma buoni, all'inizio avevano avuto difficoltà a convivere con la sua mania di procrastinare sempre tutto, cosa che aveva portato a diverse scenate isteriche e crisi di nervi in concomitanza della consegna di progetti scolastici importanti.

Ormai si erano tutti abituati a non fare affidamento su di lui per avere qualcosa pronto in anticipo, ma sapevano anche che si potevano fidare totalmente di lui: nonostante si riducesse sempre all'ultimo, metteva tutto se stesso in ciò che faceva.

Ora, all'ultimo anno di università, facoltà di Criminologia, nessuno si sarebbe mai immaginato che il giovane studente si desse una regolata e cominciasse ad elaborare un piano serio per lavorare alla sua tesi. Tutti i suoi amici erano rimasti allibiti quando aveva mostrato loro il suo calendario di studio, corredato di post-it e giornate evidenziate per rimarcare gli esami e le date più importanti.

Ma nessuno era rimasto più colpito di Arthur, il migliore amico di Merlin dai tempi della seconda media. Da che lo conosceva, non aveva passato una singola giornata senza dirgli le famose parole “Lo farò domani.”

In effetti, lui e Merlin erano diventati amici proprio per questo; in seconda media nella classe di Arthur si era trasferito questo nuovo bambino, che lui aveva classificato subito come strano: era magrissimo, quasi filiforme, e aveva una gran massa di capelli neri ad incorniciare un viso spigoloso con due zigomi assurdamente sporgenti, ma che non riusciva a nascondere del tutto le grandi orecchie a sventola che spuntavano tra i riccioli corvini. Aveva due occhi azzurri, incredibilmente penetranti e profondi per un ragazzino di soli dodici anni, che sembravano colmi di una singolare forma di saggezza. Già da piccolo mostrava in parte il fascino magnetico che lo avrebbe caratterizzato da adulto: non aveva una bellezza classica, cosa che invece poteva vantare Arthur, con i suoi capelli biondi, gli occhi celesti, i lineamenti cesellati e il fisico scolpito; invece Merlin era magro e spigoloso; ma c'era qualcosa, in lui, che attraeva le persone, che lo rendeva irresistibile. Arthur non sapeva definire con precisione cosa in lui ammaliasse così tanto chi gli stava intorno ma tutti finivano vittima del suo fascino innato. E lui non sembrava rendersene conto.

Comunque, era stato il caso a farli avvicinare, non certo Arthur: da buon Pendragon lui evitava tutte le cose o le persone strane che gli capitavano a tiro.

 

Arthur era seduto composto al suo banco in prima fila mentre ascoltava con attenzione la professoressa di geografia che parlava del clima in Groenlandia. O meglio, faceva finta di prestare attenzione rimanendo immobile, cercando di non far notare la sua distrazione e aspettando con ansia il suono della campanella. Suo padre aveva insistito affinché l'insegnante lo sistemasse proprio davanti alla cattedra per migliorare la sua attenzione. Sebbene avesse solo dodici anni, Arthur aveva già capito che il cognome che portava, Pendragon, non era un suono qualunque, e che ci si aspettavano grandi cose da lui. Suo padre, Uther, non faceva che ripetergli quanto erano importanti l'educazione e lo studio.

Ad un tratto venne distratto dal suo stato di alienazione da un ragazzino alla sua sinistra. Si trattava di quello nuovo, che non parlava con nessuno e sembrava sempre perso nel suo mondo. I professori avevano deciso di metterlo in prima fila per aiutarlo a mettersi in pari con lo studio, dato che nella sua vecchia scuola erano più indietro con il programma.

-Attento, mi sa che ha notato che non sei attento e sta per farti una domanda.-

Gli sussurrò, fissandolo con quei suoi occhi azzurri che sembravano leggergli nella mente.

-Co-cosa?- Sibilò di rimando Arthur. Chi si credeva di essere quel tipo?

-Quindi, come vi ho spiegato lo strato di ghiaccio perenne che si trova sul terreno della Groenlandia si chiama Permafrost. Arthur, che cosa ho appena detto?-

La professoressa si era inequivocabilmente rivolta a lui, e lo guardava in attesa della sua risposta.

-Ci ha... ci ha appena detto cos'è il Permafrost.-

-Cioè?-

-Il ghiaccio che ricopre la Groenlandia tutto l'anno.-

L'insegnante parve concludere dalla sua risposta che era attento e stava per riprendere la spiegazione quando suonò la campanella che annunciava la fine delle lezioni.

Arthur si voltò verso il suo strano nuovo vicino di banco per ringraziarlo, ma quello era già scappato dall'aula.

Pensò che era davvero un tipo strano.

 

Insomma, per farla breve la professoressa li aveva messi in coppia per un progetto di studio. Essendosi appena trasferita la madre di Merlin non conosceva ancora la città ed era costretta a fare i turni più pesanti a lavoro – era infermiera – dato che era l'ultima arrivata, per cui era toccato ad Arthur andare a casa dell'altro per lavorare al progetto; ogni volta che si trovavano Merlin non aveva mai preparato ciò che lui gli chiedeva di fare, non studiava la sua parte e insisteva nel non cercare il materiale richiesto.

Arthur la notte prima della presentazione aveva dormito poco e male, perché anche a dodici anni era consapevole che essere un Pendragon comportava risultare sempre al meglio e sapeva che suo padre Uther non avrebbe accettato scuse di nessun genere. Invece, con sua grande sorpresa, Merlin non solo si era presentato perfettamente preparato e sicuro, anzi aveva aggiunto alcuni dettagli nuovi al loro progetto.

Da quella volta erano diventati inseparabili, perché entrambi si erano accorti che quando non battibeccavano stavano naturalmente bene in compagnia l'uno dell'altro.

Merlin aveva subito conquistato anche i suoi amici d'infanzia, Leon e Percy, e il duo era diventato un quartetto.

Arthur si era subito accorto che Merlin aveva un dono nel capire le persone e a rendersi bene accetto: ad esempio quando giocava con Leon, patito di videogiochi, gli parlava sempre degli ultimi giochi usciti per la Play Station, mentre quando era con Percy, grande amante dei libri e del silenzio, potevano anche passare ore seduti di fianco sul divano a leggere o a commentare insieme un libro appena pubblicato.

Con il tempo - quando il loro odio per le femmine era scemato - al gruppo si erano aggiunte Morgana, una ragazza con gli occhi verdi, i capelli scuri e mossi e un'invidiabile sicurezza in se stessa che era la sorellastra di Arthur più grande di due anni, e la sua migliore amica Gwen, una timida ragazza con gli occhi e i capelli marroni e la pelle color caramello.

Arthur aveva avuto una cotta per Gwen, durata fino all'arrivo di Lance, un moretto dal fascino latino coetaneo di Morgana, che in breve aveva conquistato il cuore della sua dama quando erano in seconda superiore. Il Pendragon si era subito fatto galantemente da parte riconoscendo che il loro era un sentimento profondo, e considerando che i due stavano ancora insieme dopo quasi dieci anni aveva avuto ragione. Fortunatamente non era mai stato innamorato sul serio della ragazza, per cui la delusione gli era passata quasi subito.

Aveva sospettato fino alla terza superiore che Merlin avesse una cotta per Morgana: gli sembrava che in sua compagnia cercasse sempre di mettersi in mostra e risultare più brillante, e che i due si scambiassero occhiate complici. Ma le sue elucubrazioni e i suoi tentativi di metterli insieme erano bruscamente cessati quando Merlin gli aveva presentato Gwaine, il suo ragazzo, e aveva scoperto che Morgana era l'unica con cui si era già confidato.

Arthur doveva ammettere che all'inizio aveva fatto fatica a vederli insieme e ad elaborare la loro relazione, poi però si era reso conto che Merlin era sempre Merlin e che questo Gwaine, un ragazzo castano poco più grande di loro, era davvero simpatico, tanto che quando dopo poco i due avevano rotto, di comune accordo, il ragazzo era rimasto tranquillamente nella compagnia e a parte un po' di imbarazzo iniziale si erano trovati sempre benissimo.

Ora si trovavano tutti riuniti, ad eccezione di Merlin, in casa Pendragon. Era in atto una riunione segreta che aveva come scopo l'elaborazione di un piano tattico per l'organizzazione di una festa a sorpresa in onore della laurea di Merlin. Erano tutti d'accordo sul fatto che sarebbe stata una cosa informale, con pochi intimi tra amici e parenti, senza esagerare. La scelta della location, invece, stava creando qualche problema.

-Secondo me l'idea di affittare una barca sull'Avalon è molto carina.- Commentò Gwen, in risposta alla faccia poco convinta di Arthur.

-Ma è scomoda, costa tanto, sul lago ci sono le zanzare e io soffro di mal di mare!- Esclamò il ragazzo con tono lugubre. La proposta della barca era stata avanzata da Morgana e lui sapeva per esperienza come sarebbe andata a finire: con una festa di laurea sul lago.

-Arthur, sei il solito bambinone, egoista ed egocentrico. Si sta parlando di Merlin, non di te. Merlin, presente? Occhi blu, capelli neri, orecchie a sventola ed espressione da cucciolo!-

Gli sibilò in faccia la sua sorellastra.

Lui borbottò qualcosa sul fatto che aveva ben presente la fisionomia facciale di Merlin, ma evidentemente la strega che aveva per parente interpretò male le sue parole, perché gli rivolse una strana occhiata curiosa, prima di scambiare con Gwen uno sguardo complice che gli fece accapponare la pelle.

Con tono rassegnato e sapendo già di aver perso in partenza si arrischiò a fare un ultimo tentativo di resistenza:

-Che ve ne pare invece del castello di Camelot? Il volantino dice che affittando diverse sale per i ricevimenti e mettono a disposizione le sale con le armature, la collezione di armi antiche e la raccolta di arazzi famigliari secolari!-

Dando ormai Lance per perso, visto che la sua ragazza era a favore di Morgana, sperò di convincere almeno Leon, Percy e Gwaine, cercando con gli occhi la loro approvazione, ma con sua somma delusione rifuggirono il suo sguardo. Avevano abbandonato la discussione da più di mezzora, cercando di stare fuori dall'ennesima lite tra i due Pendragon.

-Asino, quello è un posto in cui fare la tua festa di laurea, sei tu quello che studia Storia Medievale! Qui stiamo sempre parlando di Merlin, nel caso in cui tu te lo sia dimenticato! Di quell'adorabile ragazzo che ama la natura e adora uscire in barca sul lago Avalon, quello che non vede l'ora di organizzare scampagnate e gare in canoa! E poi non è che il castello sia proprio a buon mercato, eh!-

Arthur scosse la testa, infastidito dal fatto che la sorella avesse – come sempre, praticamente - ragione: Merlin amava il lago fin dalla prima volta in cui ci era andato. O meglio, in cui lui ce l'aveva portato.

Aveva appena scoperto che nel paesino dove abitava prima di trasferirsi in città c'era un piccolo bacino dove i bambini andavano spesso a giocare. Nella voce di Merlin aveva percepito una nostalgia struggente per quel luogo che evidentemente adorava e così aveva deciso di mostrargli che anche lì avevano un bellissimo lago.

 

Arrivarono a metà mattina, accompagnati dal padre di Arthur, che però non si sarebbe potuto fermare con loro a causa di un appuntamento di lavoro. Li avrebbe lasciati sotto la tutela di Gaius, un vecchio burbero soprannominato “custode del lago” perché viveva lì da quando era nato e che era amico di Uther da tempo immemore; in fondo avevano già quattordici anni e potevano sopravvivere da soli per un giorno. Sarebbe tornato a prenderli la sera.

Era una calda e fragrante giornata primaverile, perfetta per una gita al lago: il sole si rifletteva sulla superficie dell'acqua creando giochi di luce spettacolari, i fiori sbocciati di mille fogge e colori diversi sulla riva si specchiavano nell'acqua e la coloravano di un meraviglioso arcobaleno vivente. L'aria era pura e profumata, silenziosa eppure piena dei suoni della natura che si risvegliava. Lungo le sponde del lago, che aveva delle rive scoscese che si alternavano ad alcuni strapiombi, erano disseminati alcuni moli e pontili a cui erano attraccate diverse barche, rigorosamente non a motore – era proibito a causa dell'inquinamento e del rumore che produceva -. Arthur sapeva - perché lo aveva letto alcuni minuti prima sul cartello di accesso – che da un lato all'altro del lago c'erano circa due chilometri di lunghezza per uno di larghezza. Gli alberi che circondavano il tutto contribuivano a trasmettere la sensazione che quello non fosse un luogo umano, ma il regno delle fate dei fiori, dei folletti dei prati e delle ninfe acquatiche.

Merlin stava in piedi di fianco ad Arthur e non aveva detto una parola da quando era sceso dalla macchina. Sembrava incantato dal panorama e quasi non sbatteva le palpebre per non smettere di osservare il lago.

-Allora? Ti piace? Devi ammettere che sicuramente questo posto è più bello del bacino vicino a casa tua. Personalmente non amo particolarmente il lago e la natura, ma questo posto è davvero incredibile.-

Arthur si voltò verso Merlin, che ancora non aveva aperto bocca.

-Non che io l'abbia mai fatto, ma so per certo che più avanti noleggiano barchette a remi e canoe, e organizzano escursioni guidate nel bosco... insomma, ci sono tante cose fare qui, e se ti annoi c'è un servizio di navette eco-sostenibili che ti porta alla fermata dell'autobus più vicina. Non l'ho mai presa ma non credo che costi molto...-

Si sentiva sempre più nervoso mano a mano che il tempo passava e Merlin non spiccicava una parola.

Si grattò un orecchio e aggiunse con la voce che si affievoliva:

-Ora dovremmo andare da Gaius per fargli sapere che siamo arrivati, altrimenti si potrebbe preoccup-

All'improvviso Merlin gli afferrò una mano e si voltò a fissarlo intensamente negli occhi.

-Arthur... grazie.-

Forse fu il suo sguardo, o il suo tono, così caldo e sincero, che gli fece capire di avergli fatto un dono davvero grato, e il suo petto si gonfiò in parte di orgoglio, ma soprattutto di felicità riflessa. Gli parve che il moro volesse aggiungere qualcos'altro, ma vedendo che rimaneva in silenzio gli strinse un attimo la mano poi si staccò imbarazzato e si incamminò verso casa di Gaius, borbottando quello che sembrava un grazie. Si girò un attimo a guardarlo e vide un sorriso luminoso e caldo sul viso di Merlin, il primo di una serie che gli avrebbe dedicato solo in circostanze davvero speciali.

 

Era stato davvero amore a prima vista con l'Avalon, tanto che da allora Arthur, che odiava il lago e non perdeva occasione per ripeterlo, si era dovuto sorbire interminabili giornate passate sulle sue rive o peggio, sulle sue acque. Aveva infatti scoperto di soffrire terribilmente il mal di mare.

Si riscosse dai suoi ricordi, che erano dolci e felici nonostante il luogo sfortunato, quando sentì Morgana proporre una votazione, e seppe di aver perso la partita.

Si rifiutò di alzare la mano a favore del lago per puro orgoglio – o forse è meglio dire cocciutaggine - ma fu l'unico: Morgana, Gwen, Lance, Percy, Leon e Gwaine vinsero con una maggioranza netta.

-Allora è deciso: tra due settimane ci sarà la discussione della tesi di Merlin e subito dopo scatterà il nostro piano per portarlo alla festa senza insospettirlo. Come decorazioni avevo in mente...-

E qui Arthur smise di ascoltare. Sua sorella aveva abbandonato l'università - Economia - ad un anno prima della laurea per avviare un'impresa di catering con Gwen che stava riscuotendo un grosso successo nell'ambiente: poteva parlare per ore e ore di tovagliolini color pervinca, tartine al salmone e champagne.

-Vedo che avete tutto sotto controllo e io non vi servo più. Se non vi dispiace vado in camera mia a studiare, visto che la mia laurea sarà tra quattro settimane, nel caso ve lo siate dimenticati tutti.- Disse in tono acido alzandosi.

In realtà aveva bisogno di stare solo e di riflettere con tranquillità.

Negli ultimi mesi ne aveva sentita la necessità sempre più spesso: e sarebbe stato mentire a se stesso affermare che non ne sapeva il motivo.

La causa era... Merlin. O meglio, il fatto che di lì a un mese, pochi giorni dopo la laurea di Arthur, sarebbe partito per l'America per frequentare un corso specialistico per diventare un profiler. Quando Arthur gli aveva chiesto cosa voleva dire, Merlin gli aveva spiegato in breve che essere un profiler voleva dire tracciare il profilo psicologico di un criminale per aiutare nelle indagini e possibilmente nella cattura. Aveva fatto finta di capire la spiegazione, ma aveva compreso davvero bene quanto Merlin ci tenesse a diventare... quella cosa lì. L'amico stesso gli aveva raccontato il motivo.

 

Avevano diciassette anni ed erano in camera di Arthur, stesi sul suo letto da una piazza e mezzo ad ascoltare della musica dall'Ipod del biondo. Ad un tratto Merlin si tolse la cuffia dall'orecchio e fece un profondo sospiro. Arthur spense l'apparecchio, perché aveva imparato che quando il moro faceva così stava per parlargli di qualcosa di davvero importante. Era in una situazione analoga che gli aveva confessato di uscire con Gwaine.

-Tu cosa vuoi studiare? Dico all'università.-

Arthur si era voltato a sbirciare il viso dell'altro, trovandolo con lo sguardo fisso sul soffitto. Il non guardarlo in faccia era un altro sintomo che stava per iniziare un discorso serio.

Avevano già parlato di quell'argomento, sempre restando sul vago: mancavano ancora più di due anni alla fatidica scelta. Il biondo decise di dare una risposta neutra, per vedere dove voleva andare a parare il suo amico.

-Beh, io dovrò studiare Legge o Medicina o Economia. Credo che mio padre preferirebbe Legge, così da poter entrare nel suo studio notarile.-

Merlin gli lanciò un'occhiata in tralice, per poi tornare al soffitto.

-Ti ho chiesto cosa vuoi studiare tu, non cosa preferirebbe tuo padre. E so per certo che tu non vuoi fare Legge.-

Arthur aprì la bocca per ribattere risentito che Merlin non sapeva un bel niente di cosa voleva lui, ma si accorse che le parole del moro avevano toccato un tasto scoperto.

Prima che potesse rispondere Merlin riprese a parlare.

-Io studierò Criminologia.-

Lo disse con una sicurezza tale che sembrava dovesse cominciare il corso il giorno seguente, lasciando Arthur davvero perplesso.

-Crimi-che?-

Merlin si girò di scatto verso di lui sbuffando.

-Criminologia, asino. La materia che studia la psicologia criminale. Il crimine in generale.-

Il biondo ora era davvero stupito.

-Perché?-

Si pentì di aver posto quella domanda quando vide l'altro girarsi e tornare a fissare il soffitto. Sapeva per esperienza che forzare il moro a parlare non sarebbe servito a nulla, quindi attese pazientemente che Merlin si decidesse a sputare il rospo.

Quando ormai si era rassegnato l'altro riprese il discorso:

-Quando avevo undici anni mio padre è morto. È stato ucciso da un criminale seriale, che ha mietuto altre due vittime poi si è fermato. Tutti uomini intorno ai trent'anni, tutti sposati con almeno un figlio maschio adolescente o pre-adolescente. Non è mai stato preso.-

Arthur non sapeva cosa dire. Non avrebbe mai immaginato una storia del genere. Era al corrente del fatto che Merlin si era trasferito con la madre in seguito alla morte del padre, ma lui era sempre stato talmente riservato sull'argomento che non aveva mai osato fare domande.

-Aveva anche una firma. Un tratto distintivo. Tutti i criminali seriali ne hanno uno. Lasciava una rosa gialla sul letto del figlio maschio un'ora prima di compiere l'omicidio.-

Arthur si voltò verso Merlin e gli afferrò una mano. L'altro sussultò per il contatto ma non si scostò, deglutì e terminò il macabro racconto:

-La mia l'ho messa a seccare. L'ho fatta plastificare ed è diventata il mio segnalibro.-

Il biondo poté chiaramente scorgere una lacrima scivolare lungo la guancia dell'amico.

-Non voglio che nessun altro bambino si senta come mi sono sentito io. Voglio aiutare a trovare i colpevoli, e prevenire i crimini, se posso.-

Detto questo strinse la mano di Arthur e chiuse gli occhi.

Stettero così, le mani unite, in silenzio, per un tempo che parve infinito.

Arthur sospirò.

-Storia... vorrei studiare storia. La mia preferita è quella medievale.-

Merlin si voltò verso di lui sorridendo, lo stesso sorriso luminoso e caldo che aveva quando andavano al lago.

-Lo sapevo! Ora non resta che convincere tuo padre!-

 

Arthur sorrise a quella memoria che gli aveva invaso la mente. Sapeva per certo di essere l'unico a cui l'amico avesse confidato questo segreto terribile: nonostante la sua aria solare e la parlantina allegra erano davvero poche le persone che potessero dire di conoscerlo a fondo, ed Arthur era di sicuro il suo migliore amico.

Poi si ricordò che Merlin sarebbe partito, e il sorriso si spense sulle sue labbra.

Naturalmente era felice per lui che era riuscito a coronare il suo sogno, ma non poteva fare a meno di essere triste al pensiero che sarebbe stato lontano almeno per due anni. Due anni. Settecentotrenta fottutissimi giorni in cui non ci sarebbe stato. In cui non avrebbe ricevuto chiamate in piena notte a causa di incubi tremendi, in cui non avrebbe potuto stare tutto il giorno a casa sua a parlare, in cui non avrebbe avuto un compagno di bevute che sapeva alla perfezione quanto alcool poteva reggere e come fargli passare una sbornia con la giusta combinazione di acqua, aspirine e caffè. Gli sarebbero mancate perfino le scampagnate al lago e le gare in canoa. Non lo avrebbe più accompagnato alle sue gare di tiro con l'arco, a cui Arthur partecipava in segreto, e di cui era a conoscenza solo Merlin. Avrebbe perso il confidente a cui raccontava di tutte le sue cotte, solitamente momentanee e scottanti, e che gli dava consigli dolci quanto inutili e ingenui.

Arthur ancora si chiedeva come avesse fatto a mettersi con Gwaine, dato che era una frana in amore, mentre l'altro era un casanova spregiudicato e sospettava che Morgana avesse avuto un ruolo dietro le quinte.

Aveva capito da subito che la loro storia non avrebbe potuto funzionare, erano troppo diversi.

Anche lui e Merlin erano diversi: Arthur ci sapeva fare in amore, solitamente riusciva a conquistare le donne che puntava, ma non lo faceva per sport: di solito si reputava davvero innamorato delle sue fiamme, anche se non era mai vero; era di buona compagnia ma riservato con chi non conosceva ed era il tipo che rispondeva ad una provocazione, anche se si rischiava di arrivare alle mani; pianificava sempre tutto ed era estremamente affidabile; Merlin invece era impedito in amore, e poteva sembrare un po' troppo allegro e sempre di buon umore, ma conoscendolo si rivelava più profondo, sensibile e insicuro di quanto non apparisse ad un primo sguardo; la sua arma di difesa era il sarcasmo; non aveva mai pianificato nulla in vita sua e di certo non lo si poteva definire affidabile al cento per cento, anche se per le persone che amava c'era sempre e si faceva in quattro per aiutare un amico. O anche in otto, se ad avere bisogno era sua madre.

Anche lui e Merlin erano diversi, insomma, ma lo erano in un modo più... complementare. Erano in sintonia, come due facce della stessa medaglia.

E rinunciare a tutto questo, rinunciare al suo migliore amico per due anni lo atterriva.

Arthur aveva capito per la prima volta che Merlin faceva sul serio con la storia del profiler quando gli aveva mostrato il progetto a cui stava lavorando per partecipare al corso in America. La selezione era davvero tosta e Merlin gli aveva spiegato che era partito in anticipo a prepararsi per avere più possibilità.

Il biondo, forte dei suoi quasi dodici anni di conoscenza dell'altro, era rimasto allibito. Il suo amico Merlin “procrastinatore nato” Emrys aveva cominciato qualcosa in anticipo. Sentiva di aver appena perso una delle certezze della sua vita.

Eppure non aveva potuto fare altro che sostenere il suo migliore amico in tutti i modi, accompagnandolo agli esami più duri e aiutandolo a studiare. C'era da dire che comunque Merlin aveva fatto lo stesso per lui. Anzi, era addirittura merito suo se stava studiando Storia e non Legge. L'aveva aiutato a fronteggiare suo padre facendo valere le sue ragioni, convincendolo che valeva la pena di lottare per la sua vita. Ancora oggi a volte Uther gli rinfacciava quella scelta, ma vedendo gli ottimi risultati e la passione del figlio non aveva potuto fare altro che accettare che il discendente maschio della famiglia non sarebbe diventato un notaio o un avvocato ma uno storico o un professore. Dopo aver minacciato di diseredarlo e di cacciarlo di casa alla fine gli aveva persino permesso di continuare a vivere lì, dato che l'università si trovava davvero molto vicina.

Era steso sul letto a fissare il soffitto, come avevano fatto tante volte lui e Merlin, e fu così che lo trovarono Gwaine e Gwen, con la testa piena di pensieri malinconici.

-Arthur... siamo solo venuti a dirti che abbiamo già chiamato il noleggio per prenotare la barca... abbiamo anche iniziato la lista degli invitati, e oltre a noi abbiamo incluso la madre di Merlin, sua cugina Elena e la sua coinquilina, Freya. Sai se lui avrebbe piacere di avere qualcun altro...- La voce di Gwen era calma e gentile e si capiva che cercava di capire di che umore era Arthur prima di proseguire.

-Ci sarebbe anche Will, il suo amico d'infanzia, e... ah, Gaius. Non so se verrà ma vale la pena di invitarlo, secondo me considera Merlin come il figlio che non ha avuto.-

Il tono neutro di Arthur sembrò convincere Gwen che lui non era più arrabbiato e la spinse a proseguire.

-Non ti preoccupare, io e Morgana penseremo a tutto quanto. Tu devi solo preoccuparti di non svelare la sorpresa a Merlin, di portare la tua persona sulla barca e di procurarti un regalo per lui.-

-Un... regalo?-

Arthur venne colto totalmente alla sprovvista da questa affermazione di Gwen. Non gli aveva minimamente sfiorato la mente il pensiero che in occasione della laurea di Merlin avrebbe dovuto fargli un regalo. Riflettendoci ora sembrava una cosa ovvia, ma lui era stato talmente impegnato a non fargli capire quanto soffriva per la sua partenza che non aveva pensato ad altro.

-Sì, Arthur, un regalo. Vorresti dirmi che il tuo migliore amico si laurea e tu non hai pensato che fosse il caso di regalargli qualcosa?-

Grazie Gwen per avermi appena fatto notare quanto sono idiota, ma l'avevo già capito da solo, pensò Arthur amareggiato.

-Lo sai Gwen che non è una festa per la laurea, vero? Ufficialmente sì, ma in realtà è una festa di addio. Solo che non abbiamo voluto chiamarla così perché sarebbe... perché è troppo triste.-

La voce di Arthur suonò amara alle sue stesse orecchie, e anche se dalla sua posizione sdraiata non poteva vederli, sapeva che si erano scambiati uno sguardo d'intesa.

Sentì il letto piegarsi sotto il peso di Gwen quando lei si sdraiò accanto a lui e avvertì Gwaine lasciare la stanza chiudendo la porta piano. Capì che si erano già preparati a parlare con lui.

-Arthur...-

-Gwen, sto bene, non preoccuparti. Non preoccupatevi. So che questa è una grande opportunità per Merlin, una di quelle che ti capitano una volta nella vita, e che deve coglierla al volo. Sono nervoso per la mia laurea, tutto qui.-

La ragazza non rispose, sapendo che Arthur avrebbe continuato se non avesse insistito. In questo lui e Merlin erano uguali.

-Solo che... due anni... capisci anche tu che è un periodo davvero lungo... e anche dopo rimarrà sicuramente là, perché diventerà bravissimo e gli offriranno un lavoro subito. E allora... allora lui... e io...-

Gwen gli posò una mano sul braccio.

-Arthur, non serve a niente far finta che non ti mancherà, che starai bene e che sarà tutto come prima.- Gli disse dolcemente. -Ma come hai detto tu questo è il sogno della sua vita, e noi dobbiamo incoraggiarlo. La vostra amicizia è forte, non si spezzerà così facilmente.-

Il Pendragon sospirò.

-Lo so, lo so. È che... siamo stati sempre accanto per quasi dodici anni, mentre di qui ad un mese ci separeremo, forse per sempre...-

La ragazza non rispose. Stettero fermi sul letto, in silenzio, poi Gwen si alzò e Arthur si mise seduto.

-Torno dagli altri, vorranno sapere come... cosa hai... chi hai suggerito di invitare. Ah, devi dirmi anche cosa pensi di regalargli!-

Arthur si grattò la testa e sospirò.

-Non lo so... per favore, di' a Morgana che è un segreto, non che non ne ho ancora un'idea!-

Gwen annuì ed uscì chiudendosi la porta alle spalle.

 

 

 

************************************

 

 

 

Arthur se ne stava appoggiato al parapetto del pontile. Era sceso da quella trappola infernale comunemente nota come “imbarcazione” sulla quale si trovava la festa. Mentre guardava le stelle sentiva i rumori della festa che stava finendo giungergli attutiti alle orecchie.

Sorrise ripensando alla faccia prima stupita poi entusiasta di Merlin quando gli avevano tolto la benda e gridato tutti insieme “sorpresa!” inondandolo di coriandoli e stelle filanti. Pensò che non aveva mai visto il ragazzo così teso come la mattina prima di entrare nell'aula per discutere la tesi. Ovviamente era andato tutto liscio e il signorino aveva ricevuto pure la lode. Arthur riteneva che se la meritasse appieno.

Aveva riso, scherzato, parlato con tutti, abbracciato Merlin, salutato i suoi amici. Aveva assistito allo scartaggio dei regali ed rimasto dentro fino all'ultimo, poi non aveva più retto ed era uscito. Aveva borbottato qualcosa sul prendere una boccata d'aria e sul mal di mare e si era defilato con una bottiglia di vino in mano. Era un po' sbronzo, ma ancora abbastanza lucido da ricordarsi perfettamente perché era scappato.

Era stata colpa di tutte le persone che continuavano a dire “allora ci vediamo prima che tu parta” o “dobbiamo proprio uscire prima del tuo viaggio”. Come se Merlin dovesse partire per una vacanza di un mese e non per un corso di due anni. In America.

Ad un tratto qualcuno gli sfiorò una spalla e si appoggiò al parapetto di fianco a lui.

-Che nottata magnifica. Guarda, là si vedono il Grande ed il Piccolo Carro.-

Merlin era sempre stato affascinato dalla natura.

-Mmh.-

Arthur vide il moro lanciargli un'occhiata in tralice.

-Davvero una bella sorpresa, non me l'aspettavo minimamente. Per fortuna che vado a fare quel corso! Che profiler sono se non riesco nemmeno ad accorgermi che i miei amici mi organizzano una festa!-

Arthur rise senza allegria.

-Già, proprio una fortuna che tu parta.-

L'amarezza della sua voce colpì Merlin come un pugno

-Arthur...- Disse, con la voce che si spezzava. -Ti prego Arthur, non farmi questo...-

-Farti cosa? Dirti che mi mancherai? Che sto già male al pensiero che non ci vedremo per due anni?-

La sua voce era partita sicura, ma ora si stava spezzando, carica di dolore.

-No, per favore fermati, sei ubriaco. Vieni che torniamo dentro ad aiutare gli altri a pulir-

-No, fermati tu e ascoltami. Non sono ubriaco. Guarda.- Esclamò mostrandogli la bottiglia di vino. -È ancora chiusa. Ok, ammetto che sono un po' brillo, ma non sono ubriaco.-

Fece una pausa e si voltò a guardare Merlin negli occhi, perdendo un po' della sua foga notando le lacrime pronte a scendere dagli occhi dell'altro.

-Siamo stati migliori amici per quasi dodici anni, e ora tu partirai e te starai via per due anni. Poi magari ti troverai un lavoro là, ti farai altri amici, conoscerai qualcuno che ti farà perdere la testa...-

Merlin si voltò, non riuscendo più a sostenere il suo sguardo, e le lacrime cominciarono a scendere lungo le sue guance.

-Non so come fare, senza di te, non so cosa... come... dove... io ti voglio bene, eri come un fratello per me.-

Fu il turno di Merlin di ridere senza allegria, lasciando Arthur senza parole.

-Non... non sto a ripeterti quanto questa opportunità sia importante per me, lo sai perfettamente. Visto che siamo in vena di confidenze, lascia che ti dica una cosa. Tu non sei, e forse non sei mai stato, come un fratello per me.-

Arthur non aveva mai sentito la voce di Merlin così amara e triste. Il dolore per le sue parole, però, offuscava tutto il resto.

-Ho rimandato tanto questo momento. Mi sono sempre detto che era molto meglio non dire nulla, non rovinare la nostra amicizia. Oppure che avrei aspettato il momento giusto, il momento migliore. La mia mania di procrastinare sempre tutto...-

Arthur non stava più capendo nulla, si limitava a fissare il suo amico e ad aspettare che continuasse.

-Ma direi che ormai non ha più senso dato che, come hai ben ricordato, sto per partire.-

Si girò verso il biondo, inchiodandolo con uno sguardo incredibilmente intenso.

-Uno dei motivi principali per cui ho partecipato al bando per il concorso... in realtà non credevo nemmeno che mi avrebbero preso... comunque, uno dei motivi principali era allontanarmi da te. Perché io non ti vedo come un fratello.-

Merlin stava ancora piangendo e la sua voce era ancora amara, ma rotta dall'emozione.

-Io ti amo, Arthur. Da quando eravamo piccoli. Da sempre. E uno dei motivi per cui me ne voglio andare è che non riesco più a starti accanto, mi fa troppo male. Speravo che questi due anni mi aiutassero a dimenticarmi di te, anche se so che è quasi impossibile.-

Dopo queste parole Merlin sfuggì lo sguardo di Arthur e tornò ed appoggiarsi al parapetto con il capo chino.

Il biondo non sapeva cosa dire, i suoi pensieri erano un turbine indistinto impossibile da tradurre a parole.

-Scusami, non volevo dirtelo così. Anzi, in realtà non volevo dirtelo affatto. Però è anche colpa tua, sai? Potevi anche fare a meno di essere così dolce, gentile e affettuoso. Non montarti la testa però eh? Sai anche essere testardo come un mulo, a volte non ti accorgi di nulla a meno che uno non ti sbatta le cose in faccia e pretendi di avere sempre ragione. Quando sorridi mi riscaldi...-

Se Merlin si fosse voltato verso di lui avrebbe visto che Arthur stava sorridendo.

-Poi sei così ingenuo a volte... non capisco se fai apposta o se credi davvero di essere innamorato tutte le volte che esci con una... adoro quando sei nervoso prima di un esame e mi chiedi di stringerti la mano prima di entrare... ti prego di' qualcosa, mi sento un idiota! Mandami a cagare, dimmi che non ho speranze, vattene, ma ti prego fa' qualcosa!-

Arthur sospirò.

-Non ti ho ancora dato il mio regalo.-

-Come?-

-Il mio regalo. Per la laurea.-

Merlin lo guardò come se pensasse che fosse impazzito.

-Non hai sentito quello che ti ho-

-Sì che ho sentito, ma prima prendi il mio regalo.-

Così dicendo Arthur prese dalla tasca un sacchettino spiegazzato e un po' sporco.

Merlin lo prese con diffidenza.

-Dai, aprilo!-

Il moro aprì con attenzione il sacchetto e si trovò in mano un bulbo sporco di terra. Per un po' non disse nulla, spostando lo sguardo dal bulbo ad Arthur e poi ancora al bulbo.

-Allora? Ti piace?-

-Ehm...-

Arthur sospirò di nuovo.

-Ti devo spiegare tutto... lo sapevo. Quello è un bulbo di tulipano, ignorante.-

Merlin era sempre più confuso.

-So che è un bulbo di tulipano Arthur, però non ho capito perché me lo stai regalando...-

-Me lo sono fatto dare da Gaius. È un tulipano rosso. Mi ha spiegato che significa-

-Una dichiarazione d'amore.- Sussurrò Merlin spalancando gli occhi.

Arthur alzò gli occhi al cielo sbuffando.

-Finalmente ci sei arrivato! Lo sai che non sono bravo con le parole. Mi ero preparato tutto un discorso, ma tu prima non mi hai lasciato finire...-

Fu il turno di Merlin di alzare gli occhi sbuffando, poi finalmente realizzò la portata di quanto era appena accaduto.

-Vuoi dire che... anche tu mi ami?-

Arthur si avvicinò al moro e sussurrò:

-Quando hai cominciato a parlarmi di quel corso in America, ho cominciato a sentirmi male. Pensavo che fosse perché sei mio amico e mi saresti mancato molto, poi però ho visto che nessuno, nemmeno tua madre, stava così male... così ho capito. Ci ho messo un po', è vero, e devo ancora metabolizzare per bene la cosa. Ma almeno questo l'ho capito: al pensiero di stare senza di te sento che mi manca l'aria. Allora volevo che avessi qualcosa che ti facesse pensare a me mentre stavi là. Volevo che pensassi a me, ma ancora di più volevo che rimanessi con me. E se questo non è... amore, allora non so proprio cosa sia.-

Poi senza indugiare oltre posò le sue labbra su quelle di Merlin, che si rivelarono soffici e umide a contatto con le sue. Dolcemente le schiuse e lasciò che la sua lingua scivolasse nella bocca dell'altro che l'accolse volentieri. Merlin si strinse a lui e gli infilò le mani tra i capelli, mentre Arthur gli posò una mano sulla nuca e con l'altra scese lungo la sua schiena. Nel frattempo le loro lingue danzavano insieme, piano, senza fretta.

Fu un bacio lungo e dolce, fatto anche di sospiri e carezze leggere. Si separarono lentamente, i respiri accelerati, mantenendo le fronti unite.

-Allora...- Soffiò Merlin sulle labbra di Arthur.

-Allora...- Sorrise di rimando il biondo.

-Ci siamo chiariti appena in tempo eh?-

-Per il rotto della cuffia. Tu e la tua mania di procrastinare sempre tutto...-

-A me questo sembra un tempismo perfetto.-

Allora Arthur esclamò:

-Vengo in America con te.-

E nello stesso momento Merlin chiese:

-Vieni in America con me?-

 

 

 

 

 

 

 

 

 

NOTE DELL'AUTRICE

Allora... questa storia l'ho scritta tutta d'un fiato, mentre studiavo filosofia. Merlin studia Criminologia perché io vorrei studiare Criminologia (anche se non per lo stesso motivo suo, sia chiaro!) e Arthur studia Storia Medievale perché, dai, lui è Artù!

Lo so che il finale è un po' lasciato in sospeso, ma ho voluto concentrarmi soprattutto sui sentimenti di Arthur e sul suo percorso per capire che ama Merlin.

L'ho scritta principalmente per me stessa, perché ho bisogno di un po' di dolcezza nella mia vita e nelle mie serie (potete benissimo rendervi conto dello stato dei miei poveri feelings andando a vedere le serie che seguo nella mia pagina di autrice).

Ringrazio tantissimo tutti quelli che leggeranno e/o recensiranno!

Ah, un'altra cosa, la storia è ambientata ai giorni nostri ma in un luogo imprecisato, che però non è l'America. Dato che non ne ho una mezza idea di come funzionino le università in Inghilterra, ho deciso di basarmi su quelle italiane inventando anche un po', visto che era rilevante ai fini della storia.

 

P.S. Se vedo che la storia piace potrei anche decidere di aggiungere un epilogo fluff e coccoloso... :)

   
 
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