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Autore: Laylath    21/11/2014    5 recensioni
... il viso rilassato era quello di chi ha appena trascorso una meravigliosa giornata assieme ai suoi genitori, dedicandosi alle attività preferite e godendo ampiamente della spensieratezza che solo l’infanzia riesce a regalare.
Almeno quando si ha la certezza di essere un figlio amato.
Faramir lo pensò con una punta di amarezza mentre si sedeva sul bordo del letto e contemplava il figlio dormiente. Allungò la mano ed accarezzò il visino placido: Elboron aveva ereditato la bellezza della madre, su questo non c’era alcun dubbio, ma il signore dell’Ithilien riusciva a scorgere anche qualche somiglianza con Boromir. Forse nella mascella, forse in quell’espressione serena di chi sa di avere il mondo dalla propria parte.
Quando sai di non essere per tuo padre il pupillo di uno stregone.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Eowyn, Faramir
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Parenthood



Il bambino dormiva sereno nel suo letto, i raggi della luna che gli accarezzavano la chioma dorata e le lunghe ciglia. Il viso rilassato era quello di chi ha appena trascorso una meravigliosa giornata assieme ai suoi genitori, dedicandosi alle attività preferite e godendo ampiamente della spensieratezza che solo l’infanzia riesce a regalare.
Almeno quando si ha la certezza di essere un figlio amato.
Faramir lo pensò con una punta di amarezza mentre si sedeva sul bordo del letto e contemplava il figlio dormiente. Allungò la mano ed accarezzò il visino placido: Elboron aveva ereditato la bellezza della madre, su questo non c’era alcun dubbio, ma il signore dell’Ithilien riusciva a scorgere anche qualche somiglianza con Boromir. Forse nella mascella, forse in quell’espressione serena di chi sa di avere il mondo dalla propria parte.
Quando sai di non essere per tuo padre il pupillo di uno stregone.
Quelle accuse così amare riecheggiarono nella sua mente e per qualche secondo gli parve che suo padre fosse di nuovo lì a fissarlo con disprezzo, facendogli pesare quel marchio che si portava dietro sin dalla nascita, sin da quando sua madre era morta nel metterlo al mondo.
Era un rapporto compromesso sin dall’inizio, dovevo capirlo. E poi lui aveva già Boromir, non sapeva che farsene di un figlio come me.
D’impulso la sua mano si ritrasse dal bambino, come se all’improvviso si sentisse indegno di lui. Quei fantasmi del passato proprio non gli davano tregua, nemmeno ad anni di distanza, nemmeno ora che la sua vita procedeva nel modo giusto, così come quella di tutta la Terra di Mezzo. Perché doveva rovinare in questo modo quello che aveva guadagnato a caro prezzo?
Perché devo aver… paura… di sfiorare il viso di mio figlio? Perché sono quasi felice di non vedere niente di me stesso in lui?
“Che cosa ti turba, mio signore?”
La voce purificatrice di Eowyn risuonò alle sue spalle, così fresca e cristallina, una fonte d’acqua che accoglie un viaggiatore stanco. Girandosi a guardarla, così meravigliosa nella semplice veste bianca che usava per dormire, Faramir si chiese per la centesima volta se non ci fosse sangue elfico nella stupenda donna di Rohan che da ormai dieci anni era la sua sposa. Perché guardare la Dama Bianca dell’Ithilien alla luce della luna era come osservare una creatura divina che grazia il mondo con la sua presenza.
Che grazia me e questa casa, ogni singolo giorno.
“Che cosa mai potrebbe turbarmi, mia signora? – scosse il capo, mentre la moglie gli si sedeva accanto – Ero solo restio a dormire, ma non ti dovevi scomodare pure tu.”
La mano di Eowyn era bianca e delicata, ma quando toccò la guancia di Faramir egli sentì quei calli che non se ne sarebbero mai andati. Ma lui amava questo dettaglio: gli ricordava che sua moglie era una donna forte, una guerriera, colei che con la sua determinazione aveva posto fine alla malefica esistenza del signore dei Nazgul. Perché la bellezza di Eowyn non era solo nella pelle candida e perfetta e nello sguardo dolce che in quel momento gli rivolgeva, ma era anche nella forza e nella tempra della scudiera di Rohan, della signora che cavalcava orgogliosa il proprio destriero come solo pochi sapevano fare.
“Si è proprio stancato oggi, vero? – Eowyn spostò lo sguardo sul figlio dormiente e subito il suo volto si illuminò di un’immensa tenerezza – Ma è un vero cavaliere: a sette anni cavalca come un ragazzo molto più grande. Sono certa che il futuro gli riserverà grandi cose, ma per ora lo vedo solo come il nostro prezioso bambino.”
“A prescindere da quello che diverrà – commentò Faramir, quasi facendo una promessa a se stesso – ti giuro che a nostro figlio non mancherà mai il mio affetto. E anche se un giorno dovesse avere un fratello non…” scosse il capo con aria di scusa e lasciò cadere la frase.
Che senso aveva ritirare fuori quelle amarezze del passato davanti a lei?
“Lo vedi? Qualcosa ti affliggeva – Eowyn gli prese la mano – ne vuoi parlare?”
“Non è il caso. Sono solo pensieri che riaffiorano a tradimento, ma hanno a che fare con un’esistenza che ormai mi pare lontanissima e nemmeno più mia.”
“Anche se è così lontana è pur sempre tua – ammise lei, inclinando il capo con aria incuriosita – o forse una donna che non appartiene al popolo di Numenor non può capire?”
Faramir  sorrise nel sentire quel riferimento alla vecchia frase che in qualche modo aveva suggellato il loro amore anni prima*. E forse era giusto parlarne: Eowyn era l’unica che avrebbe potuto ascoltarlo e capirlo, l’unica a cui avrebbe aperto del tutto il suo cuore e la sua anima.
“In nostro figlio vedo tanto di te e di mio fratello – spiegò – ma vedo pochissimo di me stesso. Ripensavo a quanto sono stati amari i giorni della mia infanzia… a quanto mi considerassi spesso indegno di mio padre perché ben poco gli somigliavo. Invidiavo Boromir con la sua forza ed il suo sapersi accattivare le persone, ma per quanto pensassi simili cose sono sempre rimasto il pupillo di uno stregone.”
“Hai paura che la medesima sorte tocchi a Elboron?”
“Potrebbe, mia signora? In fondo in me scorre lo stesso sangue che ha portato la casata dei Sovrintendenti di Gondor alla rovina…"
“No, non potrebbe mai succedere, Faramir di Gondor – scosse il capo lei, interrompendolo– l’uomo che ho sposato ha resistito persino agli influssi malvagi dell’Unico, gli stessi che hanno condotto tuo fratello alla rovina. La stirpe dei Sovrintendenti non può che essere fiera di te, del tuo coraggio, della tua forza: nostro figlio non può avere esempio migliore… padre migliore. Anche se in Elboron è forte il sangue di Rohan, non per questo lo amerai di meno, lo sai bene pure tu perché è quello che fai ogni giorno.”
L’uomo la fissò per qualche secondo e poi sorrise stancamente. Il tempo riprese a scorrere nel modo giusto, col passato che tornava ad essere solo quello: passato. Nella sua famiglia non c’era nessuna ombra della tristezza che aveva colpito i giorni della sua gioventù.
“I giorni cupi sono finiti, mio signore – sorrise ancora la dama Bianca, prendendogli la mano e baciandola con affetto – così come i sentimenti distorti. Proprio come questa terra sta risorgendo sotto la tua saggia guida, così dev’essere per il tuo cuore, per tutto quello che hai passato.”
E nei suoi occhi c’era tanta fiducia, tanta speranza.
Perché anche se il dolore aveva più volte visitato l’animo di quella splendida fanciulla, essa non smetteva mai di tenere lo sguardo alto e fiero, sicura della prosperità che avrebbe regalato loro il futuro.
Il futuro che per Faramir di Gondor erano lei ed Elboron.





*la frase in questione è:

"Devo dunque lasciare il mio popolo, uomo di Gondor?" ella disse."E vorresti che la tua gente orgogliosa dicesse di te: 'Ecco un signore che ha domato una selvaggia fanciulla del Nord! Non vi era dunque una donna della razza dei Númoreani ch'egli potesse scegliere?'".



___________________
nda.
Salve a tutti, questa è la prima volta che scrivo in questo fandom.
A dire il vero avevo provato più volte a cimentarmi in una fic sul SdA, ma fino a questo momento era stato qualcosa di troppo sacro per riuscire a creare qualcosa che mi soddisfacesse il tanto per postare qui. 
Ho sempre amato il personaggio di Faramir, è forse il mio preferito di tutta la storia: lo trovo molto profondo con tutto il suo background di figlio bistrattato dal padre, marchiato dal suo essere "pupillo di uno stregone". Eppure risulta essere uno degli umani più resistenti all'influenza dell'anello. 
Alla fine mi sono voluta soffermare su quelli che potevano essere i suoi dubbi sulla paternità, derivati da quell'infanzia non proprio facile che ha vissuto. Spero di aver reso lui ed Eowyn IC.
E spero che questo piccolo omaggio a questi bei personaggi vi sia piaciuto

 
  
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