“Il ponte dei suicidi.”
Faceva freddo,quella sera. Il vento gelido mi accarezzava dolcemente i capelli e mi trapassava le ossa,provocandomi brividi continui su per la schiena.
Ero sul Tower Bridge,il ponte di Londra sul fiume Tamigi,alto abbastanza da farti accapponare la pelle.
“Il ponte dei suicidi.”,Lo chiamavo io dal giorno in cui lui scomparve tra quelle acque grigie.
Il cielo nero era coperto dalle nuvole,ma riuscii comunque a scorgere la luna. La guardai,forse per l’ultima volta,e rividi i suoi occhi grigi,le sue labbra rosse,il suo naso perfetto e il suo sorriso gioioso.
Sorrisi.
Poi il mio sguardò si spostò di nuovo tra le acque e rividi il suo corpo bianco e senza vita,le sue mani perfette e calde,quelle che stringevano le mie con forza per riscaldarle in inverno quando per le strade faceva troppo freddo per uscire,ora secche,fredde e pallide.
Mi mancava,Shine. Era così perfetto che,all’inizio della nostra relazione,credevo fosse un angelo venuto dal cielo per portarmi via da tutta questa merda,ma andò via da solo,nonostante la sua promessa di fuggire via con me,lontano da tutti e tutto.
Senza di lui mi sentivo così sola,impaurita. Volevo raggiungerlo,avrei mantenuto io la promessa per entrambi.
Mi sporsi dal ponte e feci per buttarmi. Precipitai velocemente e senza nemmeno rendermene conto le acque gelide mi circondarono.
I miei polmoni erano in fiamme e annaspavo in cerca di ossigeno. Chiusi gli occhi cercando di calmarmi.
Il solo pensiero di rivedere Shine mi rese felice. L'avrei rivisto, dopo cosi tanto tempo. Sorrisi al pensiero e mi lasciai cullare tra le braccia della morte.