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Autore: veronika95    22/11/2014    3 recensioni
fanfiction basata dopo la 8x08
Da quando era nato aveva scelto di far vincere la razionalità sull’irrazionalità. Questo non significava che non fosse umano, che non avrebbe mai potuto avere una relazione intima, solo che doveva andarci piano; non poteva spalancare la porta tra i due mondi, dove prima tenerla socchiusa far uscire le cose poco alla volta; ma le avrebbe fatte uscire prima o poi perché Amy, infondo, era la ragazza che….
Genere: Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Amy Farrah Fowler, Sheldon Cooper
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno
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questa fanfiction si basa sulla canzone "a te " di Lorenzo Jovanotti che trovo molto bella e romantica. Ho provato ad immaginarla raccontata da una coppia come gli Shamy





A te che mi hai trovato
All’ angolo coi pugni chiusi
Con le mie spalle contro il muro
Pronto a difendermi
Con gli occhi bassi
Stavo in fila
Con i disillusi
Tu mi hai raccolto come un gatto
E mi hai portato con te


II cervello di Sheldon funzionava così. Mille immagini scorrevano davanti a lui a gran velocità. Proprio non riusciva ad ignorarne nemmeno una; prima un’equazione, poi gli amati treni, il telescopio Hubble, poi ancora l’idea di fare un viaggio in treno da Vancouver a Calgary, un atomo di carbonio, poi il pensiero che solo un genio come lui avrebbe potuto pensare tutti quei pensieri. Sorrise compiaciuto.
Gli amici erano tutti riuniti nell’appartamento 4A; era giovedì sera la serata pizza da quando Sheldon l’aveva imposto a tutti loro. Penny e Bernadette stavano chiacchierando di quelle fantastiche, ma costosissime scarpe viste al centro commerciale il pomeriggio; i ragazzi le ascoltavano come se parlassero in una lingua sconosciuta, avessero parlato in Klingon almeno le avrebbero potute capire.

Quella sera Sheldon proprio non riusciva a prendere parte al mondo esterno, il suo mondo interno, quello nella sua testa, era in subbuglio, un mondo disordinato e caotico come dopo il Big Bang. D’altronde non poteva essere altrimenti; Sheldon da sempre aveva un gran bisogno, un’ossessione di ordinare meticolosamente il mondo al di fuori di sé proprio per bilanciare la gran confusione dentro di lui. I pensieri ancora scorrevano dentro di lui, era come scorrere le foto su un iPad. Si divertiva. Ancora: la funzione Beta di Eulero, la teoria bosonica a 26 dimensioni, il gatto di Schredingher, Batman, i gravitoni, troppa poca mozzarella sulla pizza e salame troppo piccante. A volte avrebbe voluto spegnere tutto questo, ma non poteva farlo. Mai.

“Bene quindi sta sera possiamo considerare che siamo sei persone a cenare, Sheldon è nella bolla , scommetto che non parlerà per l’intera serata” disse Leonard dopo che anche il terzo tentativo di chiedere un tovagliolo all’amico fallì; Amy, che si trovava accanto “al suo fidanzato” passò il tovagliolo al fisico teorico insieme ad una fredda occhiata;
“non vedo come la serata possa migliorare” commentò Howard “Howie non essere cattivo” lo ammonì Bernadette.
Amy cercava di mangiare mentre guardava Sheldon di sottecchi, i bocconi le si fermavano in gola, vedeva il suo fidanzato ancora più strano del solito. Era davvero uno stramboide, ma infondo tutti loro lo erano, ma Sheldon era sicuramente lo stramboide più carino e intelligente di tutti; lo amava davvero, lo sapeva da sempre; da poco sapeva che il sentimento era reciproco. A volte avrebbe voluto prendergli la mano e sussurrargli piano tutto il suo amore e poi chiedere che cosa gli passava per quella testolina a patata. Ma Sheldon era nella bolla e non si poteva fare, distolse lo sguardo da lui e continuò a mangiare.

Sheldon sapeva che ogni tanto se riusciva a stare immobile ed usare solo il cervello come muscolo poteva pensare più cose contemporaneamente, come quando su un computer si aprono molte finestre. Lui era proprio come un computer. Ecco c’era quasi riuscito quando un pensiero diverso dal solito, più colorato gli apparve. Amy aveva impercettibilmente sfiorato la sua mano mentre posava sul tavolo il cartone con la pizza già divorata. Non era mai successo, niente e nessuno potevano distrarlo mentre era nella bolla. “A quanto pare questo non funziona con la persona che amo, fatto curioso” si disse. Così non poté fare a meno di pensare ad Amy. Si aprì una grande finestra nella sua testa tutta dedicata alla sua fidanzata. Chi era Amy Farrah Fowler? Era una ragazza incontrata per gioco in una tavola calda pochi anni prima, la ragazza che lo aveva scelto come suo amico e con cui poteva parlare di scienza; era stata per un periodo “si una ragazza, si una sua amica, ma NO non la sua fidanzata”, ma poi lo era dovuta diventare per forza perché non avrebbe sopportato mai più di vederla uscire con un uomo diverso da lui; era quella ragazza che mai come nessuno prima lo aveva cambiato; prima era schivo, sempre sulla difensiva attento che nessuno lo distraesse dal raggiungimento del premio Nobel, ma lei aveva scelto lui, non si era mai arresa, lo aveva sempre capito in tutte le situazioni; sapeva di essere spesso brusco e inappropriato, ma Amy lo adorava e portava sempre pazienza; pur con difficoltà ammise dentro di se che Amy lo aveva salvato, aveva deciso di portarlo con sé, di continuare insieme il loro cammino. Quindi chi era Amy Farrah Fowler, quella bizzarra neurobiologia che sedeva accanto a lui? era la sua ragazza, la ragazza che amava.


A te che io
Ti ho visto piangere nella mia mano
Fragile che potevo ucciderti
Stringendoti un po’
E poi ti ho visto
Con la forza di un aeroplano
Prendere in mano la tua vita
E trascinarla in salvo

A te che mi hai insegnato i sogni
E l’arte dell’avventura
A te che credi nel coraggio
E anche nella paura
A te che sei la miglior cosa
Che mi sia successa
A te che cambi tutti i giorni
E resti sempre la stessa

Sheldon non poteva fare a meno di pensare come fosse cambiata Amy in quegli anni. Erano uno la copia dell’altra all’inizio. Da qui era nata un’attrazione mentale senza freni per quella ragazza; lo affascinava sotto ogni punto di vista, la sua intelligenza, i giochi di parole scientifici, la totale mancanza di voglia di contatto fisico di qualsiasi tipo. Insomma le era piaciuta da subito. Ma poi molte cose erano cambiate in lei; ora avrebbe voluto passare con lui non solo la notte del ballo, ma probabilmente tutte le altre notti che le rimanevano, come gli aveva confessato poche sere prima. Tutto questo lo spaventava. Allo stesso tempo però sapeva che Amy sarebbe sempre rimasta lì accanto a lui, proprio come lo era ora mentre gli sfiorava la mano. Avrebbe aspettato che fosse pronto anche lui, perché era sicura che prima o poi lo sarebbe stato. Sheldon le era estremamente grato per essere sempre così comprensiva. Amy era una gran persona e anche per questo non poteva non volerle bene. L’aveva vista uscire da mille situazioni diverse sempre a testa alta. L’aveva vista piccola e indifesa quella sera quando aveva dovuto coccolarla perché Penny e Bernadette non l’avevano portata con loro a scegliere i vestiti per il matrimonio. Certo aveva odiato non potersi dedicare alla sua serata Lego, ma aveva provato molta tenerezza nel vederla così ed una sensazione non-ancora-identificata quando i loro corpi erano rimasti stretti in un abbraccio per tutta la notte. L’aveva, però, vista forte, sicura e piena di rabbia al loro ultimo S. Valentino quando pretendeva di meritare del romanticismo; era ancora una ragazza piena di paure che andava in panico se lui le diceva di amarla, ma era una ragazza che non aveva più paura di abbracciarlo e di essere fiera del suo “stramboide preferito”, era il meglio che avesse mai potuto trovare.


Sei l’orizzonte che mi accoglie quando mi allontano

A te che sei l’unica amica
Che io posso avere
L’unico amore che vorrei
Se io non ti avessi con me
A te che hai reso la mia vita bella da morire,
che riesci a render la fatica un immenso piacere

Mentre pensava a tutto questo Sheldon quasi inconsciamente aveva avvolto nella sua la mano di Amy; un gesto di grande naturalezza, una presa leggera che dipinse un sorriso nel volto di Amy. La stanza ora era avvolta nel buio l’unica fonte d’illuminazione era la televisione che si faceva spazio dal fondo della sala. Howard aveva appena inserito un dvd nel lettore ed era tornato ad abbracciare Bernadette; Penny con un bicchiere di vino nella mano destra si era alzata dicendo “Ancora uno di quei film di Start-coso, ma non possiamo vedere nient’altro?”
“Perchè non guardiamo un film con Sandrah Bullok?” esclamò Raj; subito arrivo la risposta di Howard “e perché mai dovremo farlo?” “Perchè tutto quello che lei fa è perfetto” sentenziò l’indiano con aria irritata. Leonard invece rimase in silenzio, aveva visto di sfuggita il gesto del suo migliore amico; anche lui aveva sorriso e si era detto che ora anche Sheldon stava diventando grande, che il robot era umano.


Sheldon non seguì la discussione su quale film scegliere, sta volta non gli importava imporre il suo volere, aveva la finestra di Amy ancora aperta nella sua mente e non se ne aprivano altre, il contatto con la sua mano aveva causato un blocco al sistema. Amy era estremamente facile ed estremamente difficile da amare. Lei era l’amica con cui condividere tutte le stramberie, tutto ciò che gli passava per la mente, ed era anche l’unica fidanzata che avrebbe mai voluto avere. Allo stesso tempo la paura gli rendeva difficile amarla. Esatto l’amava così tanto da avere paura di farlo, di dirglielo, di afferrarle la mano, di baciarla e di passare con lei una notte piena di passione. Lei era un continuo contrasto. Una parte del suo cervello gli diceva che avrebbe dovuto stringere la presa, guardarla dritta negli occhi e portarla in camera sua; lì l’avrebbe baciata dolcemente, sul collo, poi sulle labbra, poi le sue mani le avrebbero accarezzato i capelli fino a scendere lentamente lungo i fianchi, poi avrebbe attraversato un cardigan poi un altro cardigan e la camicetta e avrebbe finalmente toccato la sua pelle, l’avrebbe spinta verso il letto e poi fatta distendere e mentre la sua lingua si intrecciava a quella di Amy, piano con la mano destra le avrebbe sbottonato un cardigan dopo l’altro, ed avrebbero passato la notte insieme, insieme avvolti dall’oscurità mentre diventavano una cosa sola.
Ma c’era l’altra parte del cervello di Sheldon quello che aveva paura, che non voleva toccarla, che pensava solo alla scienza e che voleva reprimere a tutti i costi altri sentimenti. Sheldon era preciso meticoloso freddo col mondo esterno perché doveva star bene attento a bilanciare il suo mondo interno. Da quando era nato aveva scelto di far vincere la razionalità sull’irrazionalità. Questo non significava che non fosse umano, che non avrebbe mai potuto avere una relazione intima, solo che doveva andarci piano; non poteva spalancare la porta tra i due mondi, dove prima tenerla socchiusa far uscire le cose poco alla volta; ma le avrebbe fatte uscire prima o poi perché Amy, infondo, era la ragazza che….
come si era aperta la finestra “Amy” si richiuse  facendo ripiombare Sheldon nel mondo esterno.


A te che sei,
Semplicemente sei,
Compagna dei giorni miei...
Sostanza dei sogni...

Il film era ormai finito; Raj si era alzato aveva salutato tutti e fiero di aver guardato il diario di Briggete Jones era tornato dalla sua cagnolino Cinnamon; anche Bernadette e Howard ormai stanchi avevano abbandonato l’appartamento. Leonard aveva sussurrato a Penny di andare nel suo appartamento per un po’ di esercizio fisico, Penny aveva guardato il suo “imperatore dei Nerd” senza poter fare a meno di ridere ed erano usciti. Nella stanza erano rimasti solo Sheldon e Amy, lei non se ne era andata era rimasta lì mentre il fidanzato le stringeva la mano. Per tutto l’intero film aveva sentito più il battito del suo cuore che le battute.”ti amo, ti amo, ti amo” non avrebbe mai smesso di sussurarglielo, ma non voleva farlo scappare proprio ora che lui aveva finalmente aperto il suo cuore.

Sheldon si svegliò come da un sogno, si accorse che ormai tutti erano andati via, voleva chiedere spiegazioni, ma ora sentiva solo che avrebbe dovuto aprire ancora un po’ quella porticina tra il mondo fuori e il mondo di Sheldon; l’avrebbe aperta piano piano, perché temeva che un incontro troppo brusco avrebbe potuto creare un nuovo Big Bang e chissà quale incasinato universo. Si voltò verso Amy, con la mano le accarezzò il volto, le mise i capelli dietro l’orecchio e si chinò su di lei fino a quando le sue labbra toccarono quelle di lei in fiamme, poi scostandosi dolcemente mentre la teneva stretta a sé le sussurrò piano “Ti amo Amy, ti amo, ti amo ti amo…” finchè la sua voce si confuse col silenzio della stanza.



A te che sei l’unica al mondo
L’unica ragione per arrivare fino in fondo
Ad ogni mio respiro
   
 
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