Sono giorni che mi rigiro nel letto della mia piccola casa a New York. Okay, non è una vera e propria casa, è solo un piccolo appartamento con tre lettini, un tavolo e un angolo da cucina abbastanza sufficiente per preparare del the o della zuppa. Abito qua da quando sono piccola, con mia zia, mia sorella e mio fratello, almeno fino a quando me ne sono andata di casa.

Ora ci sono solo io a occupare questo piccolo spazio, che quasi mi soffoca dai tanti ricordi che riemergono da ogni angolo della stanza.
Sento un leggero rumore fuori dalla porta, ma sono troppo immersa nei miei pensieri per vedere cosa sta succedendo là fuori. Il rumore si sta facendo sempre più forte, e il bussare alla porta sempre più insistente, tanto da farla tremare. Ho veramente paura che sia uno di quei stupratori o ladri ambulanti ubriachi della città, ma d’un tratto la porta si spalanca facendo entrare, oltre al vengo gelido di dicembre, tre figure indistinte.
Al centro, c’è un uomo alto e slanciato, con vestiti troppo eleganti per sembrare una persona ubriaca. Ai suoi lati ci sono due figure più basse e tozze, con delle braccia e gambe troppo fini per essere umane e con una testa ovale, senza orecchie.
L’uomo si avvicina al letto con un sorriso inquietante sul volto, si piazza difronte a me e esclama ad alta voce – Signorina Cassandra Gray, finalmente l’abbiamo trovata-

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