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Autore: Little Wings    22/11/2014    9 recensioni
[Solangelo]
Afrodite odiava Ade. Probabilmente il dio degli Inferi aveva combinato qualcosa che aveva fatto arrabbiare la dea, non era strano per le divinità. Si, si disse Nico, Afrodite odiava Ade. E visto che non poteva prendersela direttamente con lui, aveva ripiegato su suo figlio. Sbuffò.
Magari odiava lui, e non suo padre, ma non aveva fatto niente per meritasi quell'odio, stando a quello che si ricordava. O forse le piaceva soltanto vederlo soffrire. Che la dea dell'amore fosse una sadica repressa?
In ogni caso, lei e quel simpaticone di suo figlio Eros si divertivano a farlo innamorare di persone che non l'avrebbero mai corrisposto, nemmeno in un universo parallelo. E ovviamente non si limitavano a fargli prendere innocenti cotte passeggere, no, le sue infatuazioni dovevano durare anni.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Nico di Angelo, Nico/Will, Will Solace
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Thè al melograno
 
 
 
 




 
A  Kalbalakrab,
sperando che possa piacerle.
Buon compleanno
 
 
 






 
Passò la lingua sul suo collo, prima di lasciarci un bacio e scendere verso un capezzolo. Nico gemette quando sentì la lingua ruvida del maggiore stuzzicarlo e infilò una mano tra i suoi capelli biondi, attirandolo maggiormente a sé.
"W-Will..."mormorò tra un gemito e l'altro, cercando di riacquistare la lucidità necessaria per completare la frase.
Il biondo non diede segno di averlo sentito e continuò la sua discesa verso l'ombelico del moro.
"Will..." ripeté, riuscendo finalmente a catturare la sua attenzione.
Il maggiore alzò la testa, poggiando il mento sulla pancia di Nico. Appena il figlio di Ade incrociò gli occhi blu dell'altro, si svegliò.
Nico aprì gli occhi di colpo, mettendosi a sedere nel suo letto nella Cabina 13, con il fiato corto a causa del sogno appena fatto e un'evidente problema in mezzo alle gambe. Imprecò qualcosa in greco, non traducibile per buon costume, mentre scendeva dal letto per dirigersi verso il bagno. Si tolse la maglietta nera che usava come pigiama e i boxer, prima di aprire l'acqua e infilarsi nel box doccia. Appoggiò la testa alle mattonelle fredde, lasciando che l'acqua gli scivolasse addosso, sperando che insieme all'eccitazione lavasse via anche i suoi problemi.
Afrodite odiava Ade. Probabilmente il dio degli Inferi aveva combinato qualcosa che aveva fatto arrabbiare la dea, non era strano per le divinità. Si, si disse Nico, Afrodite odiava Ade. E visto che non poteva prendersela direttamente con lui, aveva ripiegato su suo figlio. Sbuffò.
Magari odiava lui, e non suo padre, ma non aveva fatto niente per meritasi quell'odio, stando a quello che si ricordava. O forse le piaceva soltanto vederlo soffrire. Che la dea dell'amore fosse una sadica repressa?
In ogni caso, lei e quel simpaticone di suo figlio Eros si divertivano a farlo innamorare di persone che non l'avrebbero mai corrisposto, nemmeno in un universo parallelo. E ovviamente non si limitavano a fargli prendere innocenti cotte passeggere, no, le sue infatuazioni dovevano durare anni. Senza contare poi che i loro standard nel scegliere la persona di cui farlo innamorare erano estremamente alti. Doveva essere bella, quella persona, popolare, invidiata da molti e, ovviamente, etero fino al midollo. Basti pensare a Percy, il ragazzo per cui Nico aveva avuto una cotta da quando aveva dieci anni.
Almeno 'sta volta avevano scelto qualcuno non fidanzato. Per adesso, disse una vocina nella testa di Nico, che il ragazzo su affrettò a scacciare.
Se li immaginava, Afrodite e Eros, mentre lo guardavano alle prese con la sua cotta su un megaschermo. Nico Di Angelo's love story. Magari ci avevano fatto anche un programma TV per tutti gli dei. Ne sarebbero stati capaci, ne era sicuro. Quando si trattava di quelle cose, gli dei sapevano essere estremamente insensibili.
Rabbrividì quando un getto di acqua più fredda gli colpì la schiena e chiuse il rubinetto. Uscì dalla doccia, facendo attenzione a non guardarsi allo specchio - non aveva bisogno di commiserarsi ulteriormente - e andò a vestirsi, rigorosamente di nero.
Appena mise piede fuori dalla sua Cabina per andare a fare colazione, avvertì gli sguardi degli altri semidei si di sé. Sbuffò. Capiva che non stava loro simpatico - non stava simpatico nemmeno a se stesso - e che a volte era leggermente inquietante, ma avrebbero potuto essere più discreti. O magari parlare alle sue spalle una volta sicuri di essere effettivamente lontani dalla portata delle sue orecchie.
Cercò di ignorarli e si diresse verso il suo tavolo, dove mangiava sempre da solo. Anche dopo la battaglia, le regole non erano cambiate al Campo Mezzosangue: ci si sedeva al proprio tavolo, senza mischiarsi. Chirone pensava che fosse meglio avere un ordine, in quel periodo in cui erano stati tanto vicini al caos. La solita routine avrebbe aiutato di più i semidei a riprendersi. Era passato quasi un mese dalla sconfitta di Gea, la maggior parte dei feriti era stata curata, ma nessuno si sarebbe dimenticato quella battaglia.
Si mise in bocca un biscotto, pensando a quello che avrebbe potuto fare quel giorno. Andare a trovare Hazel era fuori discussione, dopo averle rivelato la sua cotta per un certo biondino era sparito nell'ombra ed era troppo imbarazzato per vederla, allenarsi all'arena era escluso, così come farsi un bagno nel lago e andare alle stalle. Soppesò l'idea di andare al poligono di tiro con l'arco, ma scacciò subito l'idea. Dove c'era un arco e delle frecce c'era anche Will Solace, perciò no.
Ovviamente, quando si parla del diavolo, spuntano le corna. Nico sentì la risata del biondo dal suo tavolo e alzò gli occhi dal suo the al melograno per cercare la figura del figlio di Apollo. Will stava scherzando con i suoi fratelli, cosa che Nico gli invidiava molto: aveva due sorelle e una era morta mentre l'altra era al Campo Giove. Si chiese quando avrebbe smesso di essere così sfigato.
Forse si era accorto che qualcuno si fissava o forse si voleva solo guardare intorno, fatto sta che il biondo si girò verso di lui e gli sorrise.
Nico abbassò di scatto la testa verso la sua bevanda per evitare che l'altro vedesse il rossore sulle sue guance. Maledì Afrodite, Eros, Will, se stesso e le sue dannate guance che non facevano mai niente di buono in italiano, inglese e greco.
Decisamente, tiro con l'arco era escluso.
Riportò lo sguardo sul suo the e gli venne in mente la discussione fatta con Jason qualche giorno prima, riguardo al fatto che avesse un che di macabro il bere un the al melograno, il frutto grazie al quale Persefone era stata costretta a restare negli Inferi. Forse per il figlio di Giove era macabro, ma Nico lo beveva perché stava inconsciamente cercando il suo the al melograno, qualcosa che lo facesse restare al campo invece di sparire per chi sa dove.
Finì la sua colazione in fretta e poi si diresse verso il bosco, alla ricerca di un posto tranquillo in cui passare la giornata. Si fermò per raccogliere un sasso, se lo passò da una mano all'altra come un giocoliere per un po' prima di scagliarlo con forza qualche metro più in là. Poi prese un altro sasso, e un altro ancora, e ad ogni pietra scagliata corrispondeva un improperio. Dopo aver maledetto buona parte dell'Olimpo e del Campo, fu distratto da una voce.
"Cosa ti hanno fatto quei poveri sassi?" chiese infatti una voce divertita alle sue spalle.
Nico sobbalzò e si girò, anche se sapeva già chi aveva pronunciato quelle parole.
"Loro niente, immagino che siano altre persone" disse, lasciando cadere la pietra che aveva in mano.
Will rise, scuotendo leggermente la testa e facendo muovere la sua chioma bionda. Poi però tornò serio e "Cosa ti sei fatto alla mano?" chiese, indicando la destra del minore.
Nico si guardò la mano e vide un taglio sull'indice, probabilmente se l'era fatto con una pietra particolarmente appuntita, ma non si era accorto di niente.
"Niente di che. É solo un taglietto" minimizzò scollando le spalle.
Evidentemente Will non la pensava così, perché gli si avvicinò e gli prese la mano per poi portare il dito ferito alla bocca. Nico avvampò quando la sua falange scomparve nella bocca del biondo. Non poteva fargli una cosa del genere. Afrodite avrà pure avuto un briciolo di umanità, no? A quanto pare no, perché Will prese a leccare la ferita, rischiando di far collassare il minore in quel momento.
"La saliva disinfetta, lo sai?" chiese Will quando ebbe finito il suo lavoro.
Nico annuì, cercando di calmare il suo cuore, che a quanto pare aveva deciso di uscirgli dal petto. Quando aveva una cotta per Percy era decisamente meglio. Tanto per cominciare, non era ancora entrato nella fase in cui sono gli ormoni a controllare il corpo e non il cervello, e, sopratutto, il figlio di Poseidone non si era mai ficcato le sue dita in bocca in quel modo. Decise che quella sera avrebbe sacrificato qualcosa ad Afrodite, giusto per non darle un motivo in più per tormentarlo.
"D-devo andare" disse il moro prima di sparire nell'ombra.
 

"Si può sapere cos'hai al posto del cervello? Noccioline caramellate?"
Nico sobbalzò di nuovo quando sentì la voce di Will.
Credeva che arrampicarsi su un albero lo avrebbe salvato dal dover interagire con i vivi, ma evidentemente si sbagliava. Guardò in basso, dove un figlio di Apollo lo guardava piuttosto accigliato con le mani sui fianchi.
"Eh?"
"Non dovresti fare viaggi nell'ombra! Ti stanchi troppo!"
Nico sbuffò. Ecco che entrava in modalità dottore. Doveva assolutamente andarsene dal campo.
"Scendi" gli ordinò Will, vedendo che la sua precedente frase era stata bellamente ignorata.
"Will, lasciami in pace"
"Non costringermi a salire!"
"Will..."
"Scendi!"
Dei, sarebbe andato a stare in un cimitero. O nel deserto. In un posto in cui non c'erano bellocci biondi rompiscatole.
"Scendo, scendo"
"Ce la fai?"
Nico lo fulminò con li sguardo.
"Secondo te come sono salito? Volando?"
Will ignorò il suo tono acido e tese le braccia verso di lui.
"Forza, salta"
"Non ho intenzione di spappolarmi al suolo"
"Ti prendo io, dai"
Nico borbottò qualcosa come "chi me l'ha fatto fare?" prima di buttarsi - letteralmente - tra le braccia del biondo.
Il ramo su cui era seduto non era molto alto, ma forse si era dato troppo slancio, perché non finì esattamente tra le braccia di Will, bensì sopra a Will, a sua volta sdraiato a terra.
Fantastico, pensò, ho appena ucciso il ragazzo per cui ho una cotta.
"Will" lo chiamò, ricevendo in risposta solo un debole mugolio.
Sbuffò, prima di prendergli la mano e condurlo nella Cabina 13 con un viaggio nell'ombra, lo stesso viaggio che il dottore gli aveva vietato meno di dieci minuti prima. Avrebbe potuto portarlo in infermeria e mollarlo ai suoi fratelli, ma probabilmente avrebbe dovuto dare loro una spiegazione riguardo le condizioni del biondo e sarebbe stato decisamente imbarazzante.
"Will è svenuto perché gli sono caduto addosso"
No, la Cabina 13 era un'opzione più invitante.
Quando Will rinvenne, tra mugolii sconnessi e grugniti animaleschi, Nico stava sorseggiando l'ennesimo the al melograno della giornata. Il biondo capì di non essere nel suo letto e tantomeno nella sua capanna - quale figlio di Apollo avrebbe disegnato un murales con degli scheletri sul soffitto? - e si irrigidì, almeno fino a quando non scorse una figura seduta a gambe incrociate su una sedia poco distante da lui.
Il figlio di Ade non si era accorto di essere osservato da Will, che non poté fare a meno di pensare a quanto fosse tenero mentre soffiava sulla tazza che aveva tra le mani.
"Cos'è?" chiese alludendo all'odore che sentiva - mela? Pompelmo? - facendo sussultare lievemente il moro.
Nico ci mise qualche secondo a capire cosa intendesse il biondo.
"Melograno" rispose pacato.
Will storse il naso. "Non è un po' macabro?"
Il moro roteò gli occhi visibilmente infastidito.
"Non è macabro, è..." si fermò, cercando la parola adatta.
"È?" lo incitò a continuare l'altro.
"È quello che cerco" disse, prima di mordersi l'interno guancia. Non voleva lasciarsi sfuggire quelle parole.
Will si mise a sedere. "Cioè? Spiegati meglio"
Nico sospirò. Ormai aveva parlato.
"Conosci la storia di mio padre e Persefone, no? Lui ne usò i frutti per trattenerla negli Inferì" iniziò, fissando il liquido bella sua tazza "Io sono come Persefone: voglio andarmene. Non c'è niente che mi trattiene qui"
"E i tuoi amici?"
"A nessuno di loro dispiacerebbe più di tanto se me ne andassi"
"Sono sicuro che non è così. A me dispiacerebbe molto"
Nico cercò di ignorare il rossore che gli aveva invaso le guance, lodandosi mentalmente per aver costruito la Capanna in modo che fosse sempre in penombra.
"D-dicevo, voglio andarmene. Forse però non è quello che voglio veramente, forse sto cercando il mio melograno, qualcosa che mi trattenga qui al Campo"
"O qualcuno"disse sorridendo Will.
Nico annuì. "O qualcuno"
Nella Cabina calò il silenzio, Nico rimuginava su quello che aveva appena detto, mentre il biondo cercava di formulare al meglio nella sua testa ciò che stava per dire.
"Nico" lo chiamò, facendogli alzare gli occhi dalla tazza "se trovassi qualcuno per cui vale la pena restare, non te ne andresti?" chiese, voleva essere sicuro prima di esporsi.
Il moro annuì, chiedendosi dove volesse andare a parare l'altro ragazzo.
"Allora resta per me"
A Nico andò di traverso il sorso di the. Aveva sentito male. Di sicuro.
"C-cosa?" chiese, voltandosi verso il biondo, cercando tracce di scherno sul suo viso, ma non trovandone.
"Resta per me" ripeté Will, con la faccia più seria che avesse mai avuto.
Nico non poté non annuire, mentre un sorriso genuino gli increspava le labbra e il sangue gli affluiva nelle guance.
Aveva trovato il suo the al melograno.
 

Passò la lingua sul suo collo, prima di lasciarci un bacio e scendere verso un capezzolo. Nico gemette quando sentì la lingua ruvide del maggiore stuzzicarlo e infilò una mano tra i suoi capelli biondi, attirandolo maggiormente a sé.
"W-Will..."mormorò tra un gemito e l'altro, cercando di riacquistare la lucidità necessaria per completare la frase.
Il biondo non diede segno di averlo sentito e continuò la sua discesa verso l'ombelico del moro.
"Will..." ripeté, riuscendo finalmente a catturare la sua attenzione.
Il maggiore alzò la testa, poggiando il mento sulla pancia di Nico. Appena il figlio di Ade incrociò gli occhi blu dell'altro, parlò.
"Sono felice di essere rimasto"
 
 



 
 
Si, allora. Questa cosa l’ho scritta per Kalbalakrab (anche se con un giorno di ritardo, ma ieri dovevo studiare), anche se so che non è bella come le sue Solangelo, ma spero che le faccia piacere. E invece la detesterà.
Vabbè, a parte questo, non ho molto da dire. Una frase di Will è una mia citazione, quella delle noccioline caramellate, lo dico sempre io. Spero di non aver fatto un Nico OOC, cribbio, ci ho provato, cercando di non uscire dal personaggio. 
  
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