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Autore: lumosargento    22/11/2014    1 recensioni
La storia delle due ragazze inizia qualche settimana prima. Il racconto del loro primo incontro ci sarebbe - e anche di tutti quelli che verranno dopo - ma questa è la parte che preferisco. Nessuna delle due sa cosa si aspetta l'altra, ma stando insieme...
Genere: Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Universitario
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Sono in un labirinto. E questa volta è reale, non sono nella mia mente cercando una via d’uscita dai miei pensieri. Indosso una pettorina con sei obbiettivi luminosi di un rosso acceso che mi rendono un facile bersaglio. Sugli occhi, oltre alle lenti a contatto, ho un paio di occhiali in plastica per vedere meglio al buio. Tutt’intorno a me, infatti, oltre alle multicolori luci da discoteca, si intravedono solo ogni tanto delle figure nere aggirarsi con circospezione e scoprire qualche volta i loro bersagli rossi e verdi.
Tengo tra le mani una pistola che, nonostante sia mancina con la penna, impugno tutt’altro che titubante con l’indice della mano destra sul grilletto. Non ho paura di far partire un colpo, e non ho nemmeno il terrore di muovermi al buio. Sono solo ansiosa di ritrovarti, tra tutti questi corridoi infiniti che si snodano per due piani e sembrano immensi per sole dodici persone che si aggirano al loro interno.
Finora ho incontrato solo due dei tuoi amici, credo Lorenzo e Francesco. Il primo mi è passato accanto senza vedermi e io gli ho sparato a tradimento alle spalle, immobilizzandolo per dieci preziosi secondi in cui mi sono data saggiamente alla fuga. Il secondo, invece, ha tentato un silenzioso agguato ma è stato battuto sul tempo; anche la sua pettorina, colpita dal raggio luminoso della mia pistola, lampeggiava mentre mi addentravo nei corridoi per non farmi a mia volta colpire.
Ho le spalle contro un muro e la pistola a un palmo dal naso. Da questa posizione riesco a intravedere tra le luci un cerchio verde che si avvicina e so che sta arrivando un ragazzo. Alla fine, infatti, abbiamo deciso di giocare maschi contro femmine... La guerra più vecchia di questo mondo. Mi preparo a sparare, prendo la mira, faccio un respiro profondo e nell’aria che entra dal naso si mischia anche un nuovo profumo. Mi blocco e mi giro di scatto.
«Sofia, sei pazza?!» esclamo, moderando la voce per non far scoprire la nostra posizione «Mi hai fatto prendere un colpo».
Abbasso l’arma e ti sorriso. In fondo ci speravo, prima o poi, di trovarmi di fronte a te, sole, in questo labirinto. Anche tu accenni un sorriso e mi guardi. Non porti gli occhiali protettivi e sei calma, come se qui non fosse in corso una guerra che ne va della nostra vita: abbiamo infatti scommesso che la squadra che perde paga la pizza all’altra, e non solo questa sera, ma anche nelle prossime dieci volte che usciremo insieme.
«Come facevi a sapere che ero io?» mi chiedi, controllando di sfuggita che non si avvicini nessuno al nostro nascondiglio.
Alzo le spalle con aria innocente. «Il tuo profumo» rispondo, bisbigliando, un po’ per l’imbarazzo e un po’ per paura che quel ragazzo che ho intravisto prima ci scopra.
Tu non dici nulla, ma il tuo gesto mi paralizza più di qualsiasi cosa potesse uscire dalle tue labbra. Allunghi le braccia verso il mio viso e io accenno un passo indietro, ritrovandomi spiaccicata contro il muro. La tua pistola l’hai riposta un attimo nella fondina e con entrambe le mani mi alzi gli occhiali protettivi. Mi guardi dritta negli occhi. Forse era questo il tuo intento, dato che attraverso la plastica era impossibile distinguere il mio sguardo. Non so cosa vedi in questi due occhioni azzurri innamorati, però io son sicura di cosa intravedo nei tuoi: il verde pastello luccica nel buio lasciandomi sprofondare nei tuoi pensieri che interpreto come uguali ai miei.
Ci stiamo avvicinando pericolosamente quando il rumore di uno sparo virtuale ci coglie di sorpresa. La tua pettorina lampeggia e io, con la pistola sempre in mano, colpisco a mia volta il tuo assassino che ci ha sorprese alle spalle. È Marco. Lo riconosco dai capelli lunghi e dal sorrisino che ti rivolge. Ci sta provando, gli piaci. E come dargli torto?
«Scappiamo» urlo, cercando di tirarti verso il labirinto di corridoi, con me. Tu mi segui senza dire una parola e scompariamo prima che la tua e la sua pistola ritornino attive.
  
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