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Autore: HeyFox    23/11/2014    11 recensioni
(Seguito di "Freckles", precendentemente intitolato "Here we go again")
Non l’avessi mai fatto.
I miei occhi incontrarono i suoi e cominciai a sentire un caldo strano, uno di quelli che ti fanno sudare freddo.
Erano rimasti uguali a quelli che avevo lasciato sei anni prima.
Erano caldi, sorridenti.
Ma questa volta erano spenti, con un non so che di triste in profondità, ben nascosto dal sorriso finto ma convincente che aveva dipinto sulle labbra.
Quel sorriso che, appena si rese conto di chi stava guardando, scomparve d’un tratto, lasciando posto a un’espressione tra lo stupore e la felicità.
In quel momento sentivo come se il mondo attorno a noi si fosse fermato, come se fossimo ritornati quei ragazzini che nell’ultima liceo non pensavano ad altro se non a divertirsi.
Genere: Comico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Carlos, James, Logan, Nuovo personaggio, Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Mess'
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-Papà, siamo noi! Ti abbiamo portato un ospite!- gridai appena entrata a casa, con Rob davanti a noi che iniziò già a togliersi il giubbotto.
Prima di poter fare qualsiasi cosa, sentiamo il rumore di unghie che grattano il pavimento, un respiro affannoso e, infine, due palle di pelo, una oserei dire enorme, l'altra più piccola, che corrsero a tutta velocità verso di noi, saltandoci addosso.
Atterrai sulla schiena, ridendo, mentre Sonic non mi voleva lasciare stare, la sua lingua che mi leccava la faccia quasi come se fossi il suo gelato preferito.
-Sonic, ti prego, basta- cercai di dire tra una risata e l'altra mentre lo spingevo con le braccia.
La risata di Logan riempì l'aria e Sonic si fermò, alzando il muso verso, osservando curioso il ragazzo dietro di me.
Parve spaesato per un attimo, poi si lanciò su di lui, abbaiando felice.
Anche papà entrò nel corridoio, con un sorriso sulle labbra. Sorriso che sfumò lentamente appena si rese conto di chi fosse il suo terzo ospite.

-Logan, cosa diavolo ti ha detto mio padre?- chiesi per l'ennesima volta mentre dietro di me sentivo il respiro affannoso per la felicità di Sonic, seduto sui sedili posteriori.
Con la coda dell'occhio lo vidi alzare le spalle -Niente di che. Mi ha solo chiesto dove e perché fossi sparito così, senza dire niente a nessuno- mormorò senza degnarmi di uno sguardo.
Sbuffai sonoramente e decisi di mandarlo a quel paee.
Di nuovo.
-Perché Sonic stava da tuo padre?- chiese lui dopo qualche minuto, cercando di fare conversazione.
Ma l'unica risposta che gli giunse fu quella di Sonic che cominciò a leccarlo allegramente sul collo e sulla guancia sinistra.
-Jen, stai cercando di fare la sostenuta?- domandò e non ricevendo ancora risposta, sbuffò -Dai , non fare la bambina. Sei un'adulta, ormai-
Non avrei mai voluto dire quello che dissi subito dopo, ma lo feci. E me ne pentii ancora prima di poter finire completamente la frase.
-Io bambina? Chi è che, per l'appunto, se n'è andato, mandando a 'fanculo tutto e tutti?- oh no, Jennifer, non di nuovo -Manco tu eri un bambino all'età di diciotto fottutissimi anni, caro- sbottai, irritata dalle sue parole, facendo persino accucciare Sonic, all'istante.
Oddeo, Jennifer, dimmi che non l'hai detto davvero. Dimmi che non hai davvero mandato tu a 'fanculo tutto.
Se fossi stata da sola e se non fossi stata alla guida, probabilmente avrei sbattuto violentemente la testa contro il volante.
Non potevo essere veramente così tanto stupida.
E invece sì, considerato il mutismo di Logan e l'assenza di emozioni sul suo volto e, soprattutto, nei suoi occhi.
Come rovinare una giornata perfetta: Jennifer Brown style.
Le uniche parole che uscirono in seguito dalla sua bocca furono solamente le indicazioni per arrivare a casa sua e un flebile "Grazie, ci vediamo domani".
E io mi sentii ancora più una merda.
Appena vidi la porta della sua villetta chiudersi dietro di lui, sbattei veramente la testa contro il volante.
Il livello della mia deficienza saliva di giorno in giorno, a quanto pareva.
Sospirai e partii di nuovo, destinazione la mia gelateria preferita.
Avevo un disperato bisogno di gelato e Sonic aveva bisogno di uscire, a giudicare dalla sua irrequietezza.
-Dai bello, andiamo a calmarci entrambi. Magari mi cadrà involontariamente un po' di gelato per te- sussurrai dandogli una veloce carezza in mezzo alle orecchie.

-Pronto?- domandò una voce annoiata dall'altra parte della cornetta.
-Pronto? Sono la professoressa Brown. Con chi sto parlando?- chiesi stranita.
Chi diavolo poteva avere il mio numero? Ah, no, aspetta, è il numero di lavoro.
-Sono il segretario O'Brian. La chiamo perché il signor Henderson ha chiesto il suo numero, ma non ero convinto di poterglielo dare, perciò mi è sembrato opportuno chiamarla perch...- ma lo interruppi con uno sbuffo.
-Signor O'Brian, basta che me lo passi- dissi con voce scocciata.
Non volevo essere scortese, ma non ero dell'umore giusto per sentir blaterare O'Brian come era solito fare.
Sentii il telefono che passava in mano di qualcun altro, poi la voce calda di Logan.
-Scusa Jennifer, non vorrei disturbarti, so che ti stai rilassando, ma c'è un problema- disse.
Cominciai a giocherellare con la pagina del lbro che avevo in grembo -Perché mi chiami sul numero di lavoro e dalla scuola, soprattutto?- domandai invece io.
Me lo immaginai mentre alzava gli occhi al cielo -Perché James, facendo il bambinone che non è pù, mi ha involontariamente buttato il cellulare in piscina e ho perso tutti i dannati numeri, anche quelli di lavoro. In secondo luogo, si tratta di un problema lavorativo, non personale- spiegò come si spiega una cosa complessa ad un bambino, il tono paziente.
-Oh, capisco. Mi spiace per il tuo cellulare. Comunque, quale sarebbe questo problema tanto grave da interrompere la mia giornata di libertà?- domandai scherzando mentre con la mano libera spostavo il libro e mi alzavo, direta in cucina per prendere un bicchiere d'acqua.
-Ripeto, mi dispiace disturbarti. Comunque, domani dobbiamo annunciare un allenamente d'emergenza- disse lui con un sospiro, sicuramente una mano tra i capelli.
-Che è successo?- chiesi di nuovo, questa volta allarmata.
-Ashton si è fratturato un braccio. E' l'unico fullback che abbiamo. Dobbiamo pensare a qualcosa- disse.
Questa volta fui io a passarmi una mano tra i capelli -Merda. Questa non ci voleva. Qualche idea?- 
-Domani, io e te, dobbiamo passare la mattina a rifare la formazione, sperando di renderla decente-
spiegò.
-Certo, va più che... aspetta, no. Domani devo accompagnare la 4D in gita. Merda- una mano raggiunse con forza la mia fronte.
-Bello schifo- lo sentii sussurrare dall'altra parte.
Un'idea mi si accesa in testa con la stessa intensità di un rifelettore da palcoscenico.
-Vieni a casa mia. Facciamo tutto oggi. Se facciamo tardi, ordiniamo qualcosa da mangiare. Saremo da soli, nessuno che ci disturbi- esclamai, forse con un po' troppo entusiasmo.
Sogghignò -Non tentarmi, Brown. Potrei non rispondere alle mie azioni quando mi starai accanto-
Scoppiai a ridere come una matta -Ti aspetto tra un quarto d'ora, pervertito- chiusi senza dargli la possibilità di rispondere.
Cercai dei fogli, che misi in salotto e, cinque minuti prima del suo arrivo, misi a bollire l'acqua per il caffè.
Ne avremmo avuto disperato bisogno, non ci voleva un genio per saperlo.
Il campanello suonò proprio mentre il bollitore cominciò a fischiare. Lo spensi e andai ad aprire la porta, trovandomi davanti Logan in tutto il suo splendore.
Mi sorrise e mi spinse dentro, chiudendo la porta con un calcio. Fece mezzo giro su se stesso e mi schiacciò al muro, il suo naso a pochi centimetri dal mio, le labbra arricciate, troppo vicine alle mie.
Respira Jennifer. Respira.
-Te l'avevo detto di non provocarmi, altrimenti non avrei risposto alle mie azioni- sussurrò, la voce roca che mi fece aumentare drasticamente i battiti del cuore, le sue mani strette sui miei fianchi.
-Cosa... che ho detto di male?- domandai con un filo di voce, il respiro troppo veloce per sembrare vagamente normale.
-Mi hai chiamato pervertito. Chi ti ha detto che non lo sono?- domand sogghignando.
La gola mi si fece improvvisamente secca -Logan, mi stai facendo leggermente paura- sussurrai.
Mi scrutò un attimo, scoppiando poi a ridere.
Le sue mani si spostarono dietro la mia mia schiena, il suo corpo si chinò ancora di più sul mio, stringendosi al mio.
Sentii il suo fiato sul collo, la testa appoggiata sulla mia spalla.
Mi diede un delicato bacio dietro l'orecchio, annusando il mio profumo -Mi sei mancata- lo sentii sussurrare ancora sulla mia pelle, le dita che mi accarezzavano i capelli e la schiena.
Non potei fare a meno di rilassare i muscoli, abbandonandomi il mio corpo contro il suo, il naso affondato nella sua spalla, intendo ad inebriarsi del suo profumo, così diverso ma così simile a quello del ragazzino diciottenne che conoscevo.
Passai le braccia attorno al suo collo, accarezzandogli i capelli a mia volta -Mi sei mancato tanto anche tu- sussurrai.
Sospirò facendomi venire i brividi -Volevo dirtelo da molto. Avevo paura di rompere quel sottile equilibrio che si era creato tra di noi. E non volevo romperlo per niente al mondo. Ma negli ultimi giorni parlavamo solo di lavoro e mi son detto "Peggio di così non si può"- mormorò e rise leggermente, inconsapevole di avermi fatto sentire in colpa.
La novità del secolo, penserete voi.
Sorrisi lo stesso e mi staccai un po' dal suo corpo, lasciandogli un bacio sulla guancia.
-Dai, andiamo nel salotto. Intanto ti porto del caffè- dissi scostandomi, fuggendo quasi, dalla sua figura, dal suo abbraccio che mi sapeva di casa, un po' troppo di quel che avrebbe dovuto, forse.
Lo sentii spostarsi dietro di me, ma, invece di dirigersi nel salotto come gli avevo detto, si sedette all'isola della cucina.
Un sorriso divertito mi si dipinse sulle labbra -Tu sì che sai come si eseguono gli ordini-
Lui ammiccò nella mia direzione e abbozzò un sorriso malizioso, oserei dire -Beh, se mi dicessi di baciarti... o portarti in camera da letto... o sul divano... ma anche sull'isola andrebbe b...- un panno, il primo che mi capitò sotto mano, lo interruppe, arrivandogli dritto in faccia.
-Logan! Smettila! Sono cose da dire a una ragazza?!- chiesi imbarazzata, la faccia che mi bruciava per l'imbarazzo che cercai di nascondere girandomi dall'altra parte per versare l'acqua nelle due tazze.
Lo sentii sghignazzare piano e dopo qualche secondo il suo mento si appoggiò sulla mia spalla, gli occhi intenti ad osservare i miei movimenti tremendamente impacciati per la sua eccessiva vicinanza.
-Non puoi farmi una colpa se dico ciò che penso- sussurrò, il fiato caldo sul mio orecchio, il suo odore a riempire le mie narici e le mani appoggiate delicatemente sui miei fianchi.
-Sai che se in questo momento arriva Edward uccide prima te e poi me, vero?- chiesi con voce tremante, tanto quanto le mani, impegnate ad aggiungere dello zucchero nella mia tazza.
Sbuffò -Sì, è probabile. Ma Edward non torna oggi, o, almeno, non in queste ore, no?- domandò questa volta lui, sfilandomi lentamente il cucchiaino con lo zucchero dalle mani, aggiungendone solo uno alla sua tazza.
Si sporse un po' di più, premendo il suo corpo contro il mio mentre afferrava la tazza.
Fu in quel momento che sentii... l'effetto che gli facevo.
Arrossii ancora di più se possibile, ma cercai comunque di usare un tono divertito quando dissi -Sì, è vero, ma tieni a bada i tuoi istiniti mascolini, calma gli ormoni- dissi con un tentativo fiacco di risata.
Vidi i suoi occhi, l'unica parte del suo viso non coperto dalla tazza, sorridere -Io sono un uomo. Tu sei una donna. Una bellissima donna, aggiungerei... e hai addosso solo una camicia che ti copre il sedere- mormorò divertito, non staccando mai i suoi occhi dai miei.
Oh, porca...
Guardai in basso e, in effetti, mi accorsi di essermi dimenticata di infilare un paio di pantaloni.
Le guance tornarono ad essere bollenti e mi affrettai a lasciare la tazza sul ripiano della cucina.
Corsi letteralmente su per le scale e sbattei la porta della mia camera alle spalle.
Mi guardai freneticamente intorno.
Un pantaloncino da calcetto du l'unica cosa decente che i miei occhi registrarono subito.
Quando tornai di sotto, trovai Logan comodamente seduto su una delle poltrone.
-Oh, ma perché ti sei messa i pantaloncini? Per me stavi più che bene solo con la maglietta-
Inutile dire che gli arrivò un cuscino dritto in faccia, senza dargli la possibilità di schivarlo.
-Idiota- borbottai.
Rise leggermente -Almeno abbiamo la certezza sul fatto che tu non abbia perso la tua infallibile mira- sogghignò.
Alzai gli occhi al cielo, le braccia incrociate al petto -Smettila di fare l'adolescente arrapato e spiegami quello che è successo- lo rimproverai con tono autoritario.
E così, mentre io mi sedevo sul divano di fronte al ragazzo e afferravo un foglio e una penna per prendere appunti, la tazza del mio caffè stretta in una mano, lui raccontò tutto quel che sapeva sul nostro sfortunato fullback.
-E così siamo un po' fottuti, per dirla con delicatezza- sospirai strofinandomi gli occhi.
Rise -In effetti non ce la passiamo tanto bene-
Passammo tutto il pomeriggio e una buona parte della serata chini sui fogli, facendo e rifacendo formazioni.
Quando finalmente ci ritenemmo abbastanza soddisfatti del risultato finale, con un running back, Miles Waters che, comunque, secondo noi soddisfaceva più le qualità di fullback. Probabilmente avrebbe assunto quel ruolo, da quel momento in poi.
Stavamo spaparanzati uno sulla poltrona, l'altra sul divano, quando un sonoro borbottio dello stomaco di Logan mi fece scoppiare a ridere.
-Direi che è meglio se torno a casa per mangiare qualcosa- disse iniziando ad alzarsi.
Scossi la testa e gli feci segno di sedersi -A cuccia, Ciccio. Oggi ho voglia di una serata pizza-film.amico, e tu farai la parte dell'"amico", che ti piaccia o meno- dissi ammiccando.
Afferrai il cellulare e chiamai la pizzeria all'angolo della strada e, mentre io ordinavo, lanciai il telecomando a Logan.
Quando chiusi la chiamata lo guardai interrogativa.
-Io ho rimediato le pizze che arrivano tra dieci minuti. Tu cosa hai trovato di decente?- domandai mettendomi a sedere in modo leggermente più comodo.
Alzò le spalle e sbuffò sonoramente -In tutti i seicentocinquanta canali che tieni, i film che, dalla trama, mi sembrano più decenti sono "Colpa delle Stelle", " Il pianista" e "The Last Exorcism 2"- disse facendo ancora zapping.
-Mi stai dicendo che c'è "Colpa delle Stelle" in TV e tu non sei entusiasta?- chiesi sconcertata.
-Dovrei?- domandò lui, insicuro.
-Mai visto?-
-Ehm... no?-

Mi sbattei una mano sulla fronte -Dopo tutti questi anni che è uscito, tu non hai visto quel capolavoro? Devi vederlo, assolutamente, non ci sono scuse- affermai con un tono che non ammetteva repliche.
Alzò gli occhi al cielo -Mi dovrò sorbire una romanticheria sdolcinata da far vomitare, vero?- 
Sbuffai -Prima guarda, poi giudica-
Le pizze arrivarono giusto due minuti prima dell'inizio del film e noi, armati di qualche lattina di birra e di cocacola, ci buttammo a terra, appoggiati al divano.
Prima della metà del film mi accorsi che Logan era troppo preso anche solo per accorgersi che lo stavo fissando da un tempo indeterminato.
Quando finì la prima parte, ci accorgemmo di stare abbastanza scomodi sul pavimento e ci spostammo sul divano, talmente vicini da toccarci con le spalle, le braccia, i fianchi e le ginocchia.
A inizio seconda parte, Logan mi mise un braccio sulle spalle, avvicinandomi ancora di più a lui.
Colpa dell'abitudine con tutte le sue conquiste, pensai io.
A metà della seconda parte, mi accorsi di avere sonno e che, dentro quell'abbraccio caldo e romantico e protettivo allo stesso tempo, si stava fottutamente bene.
Poco prima dei tre quarti del film, appoggiai la testa tra la spalla e il collo del ragazzo, inebriando i miei sensi del profumo del fumo delle sigarette e delle vecchie cicche alla menta.
Ancora prima di sentire l'elogio funebre di Hazel per Gus, ero già nel mondo dei sogni.

 



Angolo autrice

Buona domenica, popolo!
Come ve la passate?
No, se vi state chiedendo, non sta per arrivare l'apocalisse, state tranquilli.
Ho aggiornato (mentre dovrei studiare) perché oggi vado a vedere Mockingjay parte 1 e sono troppo emozionata per concentrarmi bene e poi, andiamo, domani ho un incontro con i rappresentanti d'istituto per due ore, quindi, who care dei compiti :D
Tornando seri.
Ammettetelo che stavate pregando santi, morti e risorti perché succedesse qualcosa tra quei due!
Ma no! Sono malefica io.
E' ancora troppo presto, troppo semplice per farvi avere quella soddisfazione. Non immaginate nemmeno cosa ho in serbo per voi.
Comunque, che mi dite del capitolo? Vi piace, vi appassiona, vi fa schifo, vorreste cancellarmi dalla faccia della terra? Cosa succederà a questa povera pseudo-autrice? Lo scoprirete solo continuando a seguire la storia!
No, okay, la smetto, giuro. Anzi, me ne vado, prima che qualcuno tiri fuori un bazooka.
Vi ringrazio TANTISSIMO per le ventiquattro recensioni (e siamo solo all'ottavo capitolo, per la miseria!) e per le tonnellate e tonnellate di visite.
Non smetterò mai di ripeterlo: non potrei mai volere dei lettori migliori di voi, sul serio.
E con questo, concludo.
Vi voglio bene, spero di sentirvi presto.
-HeyFox


Curiosità

L'idea iniziale per la storia consisteva nel far diventare Jennifer una mamma single, con Carlos e James come suoi "appigli", un po' come era in Freckles. La cosa, però, cominciò a sembrarmi banale e scontata dal quarto capitolo. Dopo settimane di riflessione e scartaggio di millemila idee, mi era venuto in mente Edward (che all'inizio era Justin, con una personalità del tutto diversa). Ho dovuto riscrivere tutti e quattro i capitoli. Poche cose (come il nome del bambino e l'arrivo di Logan) sono rimaste immutate dall'idea originale.
   
 
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