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Autore: _ali stories_    23/11/2014    1 recensioni
16 anni sono difficili da gestire, soprattutto se cerchi ancora il principe azzurro e stai per entrare in una scuola nuova dopo esserti trovata male nella precedente, per via delle compagne invidiose dei tuoi voti piuttosto che della tua bellezza e per via dei tuoi compagni che definirli bambini era già tanto.
Mi sono sempre piaciuta abbastanza, ho un nasino piccolo, capelli biondi e lisci,occhi verdi, un'altezza di circa 1,65 e un corpo magro ed esile; eppure lui ha mandato via ogni mia certezza e l'ha trasformata in un dubbio in un attimo, come un soffio di vento che porta le nuvole e manda via il sole.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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Non so ancora se ti amo o ti odio

Mister Arroganza






- Amore alzati! - Il suono della voce di mia mamma mi fa quasi cadere dal letto e anche se so che lo fa per me mi viene istintivamente la voglia di ucciderla per avermi svegliato e per aver spalancanto le finestre per far entrare la luce.
- Mmh.- un lamento esce dalla mia bocca e chiede pietà a mia madre.
 Sono in anzia, nuova scuola significa nuovi compagni e nuovi professori, inoltre la scuola che ho scelto è del tutto diversa dalla mia precedente, infatti passo dal classico ad uno sportivo.
Ho sempre pensato che la scuola perfetta per me fosse incentrata sulle materie umanistiche, ma a quanto pare mi sbagliavo, ed è stato molto difficile ammettere a me stessa che non mi conosco per niente.
-Io vado!- la mia voce risulta entusiasta e mi sorprendo di aver finto così bene.
-amore ma non fai colazione.- e secondo lei con l'agitazione che ho in corpo sarei capace di mangiare? 
-No mamma non ho fame.- si limita ad annuire e avvicinarsi per darmi un bacio sulla fronte ed augurarmi un imbocca al lupo.
La fermata dell'autobus è vicinissima a casa mia e, secondo il mio cellulare, l'autobus dovrebbe passare tra due minuti, ma io non ho molta fiducia in queste applicazioni, dicono sempre il falso.
Anche questa volta,infatti,si erano sbagliati di grosso, io capisco che devono controllare tutti gli autobus dell'Italia però cavolo mi fa venire un nervoso.
Attacco le cuffiette al mio IPhone 5s e aspetto l'arrivo dell'autobus.
Arriva con ben 7 minuti di ritardo rispetto a quello che aveva detto l'applicazione.
Fortunatamente le fermate da fare sono poche e l'autobus lascia praticamente davanti scuola,mi piace essere puntuale e sinceramente non avrei gradito per niente fare ritardo il primo giorno di scuola.
Una massa di gente era radunata intorno al cancello della scuola e mancavano due minuti prima che si aprisse.
Superate le prime due missioni, quella di alzarmi dal letto e quella di arrivare in orario me ne mancavano altre due, trovare la mia classe e superare la giornata senza intoppi.
Il cartellone dentro la scuola segnava che la mia classe, la 2ªB, era al secondo piano, cosa che mi fece spazientire poiché significava che ogni mattina avrei dovuto fare, oltre alle mie scale, anche le scale della mia scuola, aumentando le possibilità di fare ritardo.
Salgo le scale con calma mentre mi chiedo che cosa diavolo si corrono tutti gli altri ragazzi. Avevano per caso fretta di andare a scuola? Io proprio non li concepisco.
La mia classe era difronte al bagno, quindi questo voleva dire che avrei rinunciato alla passeggiata per i corridoi prima di arrivare al bagno...altra sfortuna.
Entrai nella classe e con grande sorpresa notai che dentro c'erano solamente due ragazze, cosa che mi fece dispiacere e allo stesso tempo esultare.
-Ciao, è la 2ªB?- ma quanto sono stupida,certo che è la 2ªB, c'è il cartello fuori dalla classe.
-Percaso hai perso la vista?-  Iniziamo molto bene...mi girai in direzione del suono della voce che avevo appena sentito. Vidi un ragazzo bello da impazzire: alto, occhi verdi e profondi come l'oceano e capelli scuri. Rimasi a guardarlo in silenzio,incapace di rispondere, mentre tutti intorno a me ridevano per la sua risposta alla mia domanda.
-allora?- arrogante il ragazzo.
-no, fortunatamente ce l'ho ancora, tu piuttosto hai perso la simpatia e l'educazione?- lui boccheggiò, non si aspettava una risposta del genere e con lui tutta la classe.
La campanella riportò fortunatamente tutto alla normalità, era diventato imbarazzante.
-Ciao,sei tu quella nuova?.- Una ragazza mi si era avvicinata mentre io mi stavo chiedendo dove poggiare le mie cose.
-Si,piacere Alice- le avevo sorriso e aspettavo che stringesse la mia mano.
-sei stata grandissima, finalmente qualcuna che sa rispondere alle sue provocazioni- spinse via la mia mano e al contrario mi abbracciò.
-Comunque sono Angelica, cioè il mio nome è Angelica ma io non sono angelica,cioè nel senso che il mio carattere non è angelico...hai capito il senso?.- disse quelle parole con la velocità di un rapper e ci misi un può' prima di elaborare la sua frase.
-Capito.- sorrisi.
-Buongiorno ragazzi.- una professoressa minuta entrò nella classe con un sorriso a 36 denti e andò a sedersi alla sua cattedra, mentre Angelica mi chiedeva se volevo sedermi al banco con lei.
Non sapevo dove andare così decisi di accettare la sua proposta e di farmi trascinare al banco dove si era messa.
Non davanti a lui, non davanti a lui,non davanti a lui...davanti a lui.
Ci mancherebbe altro, con la mia enorme sfiga non potevo non capitare al penultimo banco davanti a quel ragazzo.
Anche lui sembrava parecchio infastidito dal fatto che io sarei stata davanti a lui.
-Angelica, che materia insegna questa professoressa?- la sua testa scattò subito verso di me.
-Insegna matematica- disse pronunciando la parola 'matematica' con una smorfia di disgusto.
-Comunque mi puoi chiamare Angy, cioè per abbreviare il nome- questa ragazza metteva 'cioè' dappertutto.
-ok, grazie.- lei non rispose e si limitò a sorridermi e a girarsi dalla parte della prof.
-Chi è la nuova ragazza?- cavolo,ma perché doveva fare proprio quella domanda la professoressa? 
-Sono io.- alzai la mano e mi feci notare dalla prof. che mi annuì.
-Ti va di presentarti alla classe?- 
No che non mi va, razza di odiosa professoressa!
 -Certo.- sorrisi sperando di non sembrare arrabbiata per la proposta di prima, ma al contrario educata, gentile e cordiale.
-Bene, allora alzati in piedi e dicci qualcosa su di te.- 
Alazati in piedi? nemmeno i bambini delle elementari facevano cose del genere.
-Mi chiamo Alice, ho 16 anni e vengo da un liceo classico dove non ho vissuto un'esperienza troppo positiva per via dei miei compagni di classe e per via della severità e pretenzione dei miei professori, spero di trovarmi bene in questa scuola e soprattutto di dimenticare la mia esperienza precedente.- ma come diavolo avevo parlato? Sembravo ad un colloquio di lavoro.
Sentii il rumore di un applauso dietro le mie spalle e subito intuì chi lo stava facendo.
-che fantastica presentazione!.- mi trattenni dal dire 'che fantastico stronzo!.' e feci finta di niente.
-Emanuele!- quasi strillò la professoressa. Era così che si chiamava quindi? 
-Grazie Alice. Ragazzi mi sembra un po' inutile fare lezione oggi,però grazie ad Emanuele vi assegnerò un lavoro per casa da fare a coppie, e la prima coppia che formo è quella di Alice ed Emanuele, così magari lui chiederà scusa a lei.-   
No, no,no, io non ho intenzione di stare coppia con quell'odiosissimo,arrogante e presuntuoso ragazzo,tutti ma non lui.
 -No!.- rispondemmo entrambi nello stesso momento.
-niente no, mi dispiace Alice ma ormai ho fatto la mia scelta.-
Ma chi si credeva di essere quella nana malefica?
Disse tutte le altre coppie e poi ci lasciò stare per il resto dell'ora.
La campanella suonò la ricreazione e tutti ci alzammo dalle nostre sedie.
-Oggi alle 4.30...ti vengo a prendere a casa tua. Dammi il tuo indirizzo.- ehi scusa ci sarei anche io, chiedere se mi va bene oggi e quell'ora non ti piace?.
-Senti, oggi proprio non posso!- mentii e ammetto che la mia voce tremava ed era poco credibile.
-E sentiamo...cosa dovresti fare di così importante?- ma chi diavolo si credeva di essere? Con quel sopracciglio alzato e interrogativo come a dire 'guarda che non ci credo che devi fare qualcosa oggi '.
Che cosa gli dico?.
-lo sai che chi si fa gli affari suoi campa cent'anni?- dove era andata a finire la mia gentilezza e la mia educazione? 
-vuol dire che morirò a 99 anni...allora?- ma che vuole questo? 
-le mie amiche,quelle che tu non hai, mi hanno chiesto di uscire con loro e non posso dargli buca dopo che ci siamo messe d'accordo.- la mia voce era fredda e per una volta mi resi conto di essere credibile.
-Hai ragione, non ho amiche,io le ragazze me le faccio e poi chi le sente più.- un sorriso malizioso comparve sul suo volto e mi trattenni dallo sferrargli uno schiaffo sul viso che si sarebbe ricordato per tanto tempo.
Anche se devo ammettere che con quel sorriso era ancora più bello.
-Via Livenza 53- mi arresi, il compito non si sarebbe di certo fatto da solo.
-Brava Merlin- pronunciò il mio cognome con soddisfazione mentre io mi chiedevo come diavolo faceva a saperlo.

  
   
 
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