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Autore: Fiery    23/11/2014    7 recensioni
[The Flash]{Barry/Caitlin ~}
Il suo telefono aveva squillato cinque volte al giorno per cinque giorni.
Il sesto giorno le era arrivata un’e-mail di Cisco, con allegata una foto del cosplay di iron man che stava preparando, chiedendole dei consigli. Un unico post scriptum: “ho distrutto il tuo telescopio, non l’ho fatto apposta”.
Il settimo e l’ottavo giorno aveva vissuto nella solitudine più estrema.
Il nono giorno Barry aveva suonato alla porta di casa. Non aveva per niente un bell’aspetto.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Barry Allen, Caitlin Snow
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Serie TV: The Flash

Personaggi/Pairing: Barry Allen/Caitlin Snow

Note: vorrei precisare che la ripetizione continua della frase “non sono un’infermiera” è voluta, perché penso che a Caitlin sotto sotto vada pure bene essere l’infermiera personale di Barry, ma non lo vuole dare a vedere, ecco. Il titolo è una frase di Caitlin tratta dal telefilm.

Disclaimers: i personaggi non mi appartengono, non scrivo a fini di lucro, però se volete regalarmi Barry non vi dico “no”! :D

 

 

 

 

 

Don’t expect me to patch you up every time you break something

 

 

 

Ufficialmente Caitlin non era un’infermiera. Non lo era. Lei aveva una laurea in bioingegneria: aveva alle spalle tirocini ed esami ed esperimenti e nuove scoperte scientifiche che il genere umano non si sognava nemmeno e per cui dovrebbe essere persino ringraziata. Lei era tutto tranne che una semplice infermiera.

Eppure si sentiva come tale ogni volta che Barry entrava in laboratorio, pieno di lividi ed ossa fratturate, perché “non l’avevo previsto, quello è fatto d’acciaio”, costringendola ad occuparsi della sua guarigione e non, come dire, del suo lavoro (sì, aveva ancora un lavoro, visto male dalla maggior parte delle persone, ma non stava in laboratorio davanti a telescopi e calcoli complicati a fare niente).

La prima volta era fattibile, insomma: aveva appena iniziato a capire i suoi poteri, non sapeva davvero cosa stesse facendo e perché lo stesse facendo. La seconda volta l’aveva istigato Cisco ed entrambi si erano beccati una ramanzina lunga un’ora. La terza volta l’aveva fatto per Iris. La quarta, la quinta, la sesta… aveva perso il conto di quante volte era entrata nella stanza, era accorsa nel vederlo a terra e si era fatta in mille per curarlo senza che Cisco e il Dr. Wells aprissero bocca.

A tutto c’era un limite, comunque. E lei quel limite l’aveva raggiunto nel vederlo nemmeno a terra, ma direttamente steso sul solito lettino, già pronto a farsi curare. Per questo Caitlin gli si avvicinò a passo di carica, neanche preoccupata – no, un po’ lo era, ma finse di non esserlo – ma arrabbiata, stanca, frustrata. Afferrò una delle stringhe immacolate, le riempì di un antidolorifico potente e Barry non fece neanche in tempo a salutarla o spiegarle cos’aveva che prontamente Caitlin gli aveva già ficcato l’ago nel braccio. Da sopra la maglia che indossava.

«Caitlin! Ma che fai?» domandò sorpreso Barry.

Caitlin buttò l’ago nel cesto sotto il tavolo, mentre Cisco la fissava ad occhi sgranati. Un divertito Dr. Wells si schiarì la voce, «Forse dovresti fare prima una diagnosi…»

«La diagnosi è che è un idiota.» sbottò Caitlin, permettendosi forse per la prima di rispondere male al suo superiore, dopodiché lanciò uno sguardo severo a Barry, il quale la fissava come un cucciolo sperduto, «E a quello, purtroppo, non c’è alcun rimedio medico.»

Se Barry ci rimase male, beh, Caitlin non lo vide, perché gli aveva già dato le spalle e se n’era andata. Il giorno dopo si era messa in malattia.

 

***

 

Il suo telefono aveva squillato cinque volte al giorno per cinque giorni.

Il sesto giorno le era arrivata un’e-mail di Cisco, con allegata una foto del cosplay di iron man che stava preparando, chiedendole dei consigli. Un unico post scriptum: “ho distrutto il tuo telescopio, non l’ho fatto apposta”.

Il settimo e l’ottavo giorno aveva vissuto nella solitudine più estrema.

Il nono giorno Barry aveva suonato alla porta di casa. Non aveva per niente un bell’aspetto.

 

***

 

A una prima occhiata, Barry aveva solo un occhio pesto e un labbro spaccato. A un’analisi più approfondita forse anche due costole rotte e un polso slogato.

«Come stai?»

Caitlin lo guardò male dall’alto, visto che Barry era seduto sul bordo della sua vasca da bagno mentre lei si occupava di controllare i riflessi, «Segui il dito.» non rispose, iniziando a muovere l’indice davanti agli occhi del ragazzo.

Barry fece come gli ordinò, ma non per questo rimase zitto, «Cisco è preoccupat-ah!!» si lasciò andare ad un lamento quando il disinfettante con cui aveva imbevuto del cotone gli venne posato sul labbro spaccato, la cui ferita lentamente si stava già rimarginando.

«Potevi farti medicare da lui.»

«L’ultima volta mi ha rimesso a posto la spalla dalla parte opposta. Grazie, ma no.»

Lei a quel punto alzò gli occhi al cielo e prese ad esaminare la sua spalla giusto per precauzione, ma doveva avergliela risistemata di nuovo, questa volta dalla parte giusta.

«Quel ragazzo ha passato troppo tempo a cosplayare. Gli manderò un manuale di ripasso riguardo al corpo umano.»

«O forse potresti tornare a lavoro.» finì di tamponargli il labbro spaccato e si tolse i guanti di plastica, buttando tutto nel cestino del bagno. L’occhiataccia che si guadagnò Barry fu sufficiente a farlo sbattere le ciglia confuso, «O forse no? No. Decisamente no.»

«Non sono un’infermiera.» si premurò di interromperlo, lavandosi velocemente le mani, «Non è il mio lavoro.»

«Lo so. Lo so, sei mia amica.»

«Ah, davvero?» sbottò Caitlin sarcastica, «Adesso gli amici arrivano ogni giorno a lavoro trovando l’altro pieno di ferite? Perché non vai da Iris allora a farti medicare? Avanti, presentati nel bar dove lavora, steso per terra, chiedendo aiuto!»

Barry la guardò come se avesse appena detto di voler intraprendere la carriera da astronauta. Anzi, forse quello sarebbe stato più ragionevole. Per questo Caitlin scosse la testa ed uscì dal bagno. Non fece nemmeno in tempo a raggiungere la porta della cucina, poiché un movimento improvviso la fece indietreggiare. In un secondo Barry le era davanti, ma si sorresse allo stipite mentre con l’altro braccio si teneva le costole.

«Sei pazzo?» si sorprese Caitlin, prendendolo per le spalle, «Non puoi fare il tuo giochetto a “corri e fuggi” in queste condizioni!»

«Sei preoccupata.» mormorò Barry, lasciandosi trascinare fino al divano dove Caitlin iniziò a sistemare i cuscini, «Lo sono anch’io.»

«Tu non sei preoccupato, sei un incosciente, è diverso.» sospirò sedendosi al suo fianco e sistemandogli meglio un cuscino dietro alla schiena. Iniziò poi a tastargli il petto, facendo una smorfia quando lui stringeva un occhio per il dolore, «Non posso arrivare tutti i giorni a lavoro e trovarti lì, a soffrire. Non ce la faccio.» confessò sottovoce, «Tutti i giorni mi vesto, apro la porta di casa… e poi penso a come ti ho trovato l’ultima volta. Già steso su quel lettino, già pronto, come se fosse qualcosa di estremamente normale.»

«Non lo è…?» domandò confuso lui.

«Non lo è.» confermò, portandosi poi una mano fra i capelli esausta, «Barry, non sei indistruttibile. E un giorno, magari, non arriverò in tempo.»

Barry allungò una mano per stringere la sua, un sorriso tranquillo a stirargli le labbra, «Se non arriverai in tempo correrò io da te, come oggi.»

«Pessimo gioco di parole.»

Nonostante questo sorrise lievemente e Barry le passò un braccio attorno alle spalle, tenendo per sé il dolore nel sentirla appoggiarsi contro le sue costole ammaccate, «Ti ho fatto comunque sorridere, è abbastanza.»

 

***

 

Il decimo giorno Caitlin rientrò a lavoro. Cisco indossava la maschera di Iron Man. Il dr. Wells le sorrise semplicemente, indicandole il lettino poco distante. Barry sedeva con le gambe a penzoloni, con un grande sorriso.

«Non sono la tua infermiera.»

«Lo so.» le disse, abbassando il tono di voce per non farsi sentire dagli altri e poi anche il viso imbarazzato, perché lui non era poi così bravo in certe cose, «Sei molto di più.»

 

  
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